𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐭𝐫𝐞𝐧𝐭𝐚𝐝𝐮𝐞𝐬𝐢𝐦𝐨
Seonghwa andò avanti per primo dentro quell'hotel, dovevano stare attenti e le condizioni in cui l'edificio versava non aiutavano affatto. Era pieno di erba e piante che uscivano da porte e finestre, ma la cosa peggiore era che il solaio del piano terra era crollato, creando una grande voragine di roccia e piante al posto dell'atrio principale. Dovettero prestare molta attenzione a dove mettevano i piedi, non sapendo dove il pavimento potesse cedere, le piastrelle erano bianche e nere disposte in modo da formare una scacchiera, e nelle parti crollate il pavimento creava delle rampe che potevano essere usate per scendere, cosa che i due non fecero dato che non era una mossa molto furba e avevano già avuto brutte esperienze con i sotterranei. I soffitti erano alti, era sicuramente un hotel abbastanza di lusso visto l'arredamento interno di cui ormai ne erano rimaste poche tracce a causa del degrado che aveva preso il sopravvento. I raggi del sole entravano dalle grandi vetrate passando attraverso le piante e creando vari giochi di luce e ombra. C'era una grande tranquillità lì dentro e la vista di quel posto era affascinante anche per il biondo che se ne andava in giro girando su sé stesso per guardarsi intorno.
Seonghwa era invece concentrato sul capire come uscire da lì senza cadere per sbaglio in uno dei buchi presenti sul pavimento, secondo i suoi ragionamenti quell'edificio doveva avere anche un accesso sul retro che potesse permettergli di ricongiungersi all'altra strada, restava solo da capire dove fosse questa uscita. Proprio mentre passarono davanti alle scale che portavano ai piani superiori, ad Hongjoong venne voglia di salirle, era curioso, si può dire, di esplorare quel posto poichè gli metteva molta tranquillità e di voglia di arrivare al campus non ne aveva molta, preferiva di gran lunga perdere un po' di tempo lì. «Saliamo su» annunciò quasi come fosse un ordine mentre il maggiore era già andato più avanti, Seonghwa si voltò contrariato «Perchè?» chiese vedendo l'altro fermo dove i gradini. Le scale erano abbastanza larghe e tramite uno scorrimano arrugginito si affacciavano sulla sala principale, «Voglio vedere cosa c'è» esclamò volenteroso di sapere come si fosse ridotto il resto di quel posto con il tempo, «Non mi sembra una buona idea, è meglio continuare così faremo prima» il grigio liquidò quella proposta riprendendo a camminare nella direzione che pensava potesse essere giusta, non sapeva quale fosse ma sicuramente le scale non ne facevano parte. Hongjoong, però, non demorse «Eddai vieni anche tu che ti costa?» disse per fargli intendere che sarebbe andato con o senza la sua approvazione.
«È pericoloso, se il pavimento è crollato qui, potrebbe farlo anche di sopra» spiegò Seonghwa restando fermo in quel punto, ma il biondo decise che se l'altro non fosse andato con lui, allora ci sarebbe andato da solo. Seonghwa aveva ragione, ma Hongjoong pensò che se il pavimento fosse potuto crollare lo avrebbe già fatto, così iniziò a salire le scale prima di rispondere «Io salgo, tu fai come vuoi».
Il maggiore si portò una mano davanti alla faccia esasperato, doveva innamorarsi proprio di qualcuno così testardo? Restò fermo lì vedendolo salire piano piano e solo poi si decise a seguirlo, non poteva lasciarlo andare da solo poiché non sapeva neanche cosa ci fosse. Non aveva mai dimenticato la promessa che si era fatto, lo avrebbe protetto fino alla fine di quell'estenuante viaggio, e ora che erano qualcosa più che amici doveva farlo per ancor più motivi.
Così, si affrettò a seguire l'altro per raggiungerlo e controllare dove andasse, Hongjoong era arrivato al primo piano ed aveva dedotto che non ce ne fossero molti a giudicare dall'altezza del palazzo.
Era tutto deserto e tranquillo, mentre camminava in quei corridoi ampi, il biondo si chiese di nuovo come sarebbe finito tutto, cosa sarebbe successo una volta arrivato e le sue paure si fecero risentire. Si stava impegnando per superarle, ma il timore che un giorno magari non molto lontano il maggiore potesse lasciarlo solo o trovare semplicemente qualcuno che gli piacesse di più, in un certo senso lo tormentava. Forse per questo non voleva continuare, aveva paura che l'arrivo e la fine di quel viaggio potessero condizionare anche la loro relazione appena nata, e per quanto all'inizio aveva tentato di convincersi che non gli sarebbe importato perché lui non provava affetto verso l'altro, in realtà gli importava eccome perché i sentimenti c'erano e ciò significava che potevano ferirlo. Era come se si trovasse su una pietra in mezzo all'oceano e dovesse passare su delle altre per raggiungere la riva, non poteva sapere quali rimanessero a galla e se avesse messo per sbaglio il piede su quella che affondava sarebbe sprofondato anche lui in un abisso di dolore e solitudine. Questa era la sua paura, era comprensibile dopo ciò che aveva passato, aveva visto i suoi genitori, le persone che più di tutti gli avrebbero dovuto mostrare cosa è l'amore, cosa significa volersi bene e insegnare come vivere, tradirsi l'uno con l'altro e condannarsi a morte. Come poteva, dopo aver assistito alla debolezza che tali sentimenti portavano all'uomo, fidarsi di loro e pensare che ci potesse essere anche un finale felice per due persone che si amano?
Eppure quando stava con Seonghwa, quando l'altro lo abbracciava o lo baciava, quando lo toccava o guardava, si sentiva veramente amato e altrettanto debole per non riuscire a fare più a meno di tali attenzioni. Si fidava del maggiore, ma sapeva che il problema era se stesso, non l'altro; doveva solo riuscire a fidarsi anche di sé stesso e ottenere la prova che non sempre l'amore distrugge chi lo prova.
Camminò per il corridoio fino ad arrivare alla fine di esso, dove si apriva una grande terrazza che dava sul lato sinistro dell'edificio. Vi entrò facendo molta attenzione, la porta finestra era rotta e nel momento in cui la spinse essa cadde a terra facendogli fare un balzo all'indietro per via del rumore di tutti i vetri che si ruppero. Seonghwa osservò la scena sogghignando mentre camminava a passo più lento dietro di lui, il biondo passò sui vetri facendo attenzione per poter uscire su quel terrazzo dall'aspetto piuttosto possente visto che era fatto tutto in pietra grigia con dei decori intorno sempre dello stesso materiale. La vista che si aveva da lì era decisamente eccezionale, dietro le palazzine che affiancavano l'hotel c'era un grande giardino che si presupponeva essere una volta dello stesso edificio, c'era tanto verde e anche diversi fiori, ma ciò che colpì di più gli occhi del biondo furono i numerosi animali che c'erano lì. Diverse specie di volatili abitavano quella zona e da dove stavano loro si potevano vedere alcuni dei loro nidi nei rami degli alberi più bassi, mentre a terra si trovavano molti gatti che fecero sorridere il medico.
«Ti piace?» gli domandò Seonghwa entrando nel terrazzo dopo di lui e seguendo lo sguardo dell'altro per vedere dove stesse guardando, «È tranquillo, è rilassante» in effetti lo era veramente molto, nei distretti di posti così calmi non ce ne erano e ovunque andavi il rumore delle auto e dei megafoni ti ricordava sempre di essere in una città. Durante il viaggio non aveva mai pensato così tanto come in quel momento e non aveva avuto la necessità di trovare posti tranquilli, certamente c'era stato il lago fuori da Wonju o la casa al fiume in campagna, ma c'era sempre stato qualcosa a rovinare il tutto mentre adesso era semplicemente perfetto.
Hongjoong si appoggiò al bordo del terrazzo e Seonghwa subito gli andò dietro abbracciandolo, stettero un po' così, a respirare l'aria pulita di quel posto con il suono degli uccellini che faceva da sfondo al loro piccolo amore. Quando il minore si voltò, si guardarono un po' negli occhi prima di unire le loro labbra per l'ennesima volta vogliosi di sentirsi di nuovo a vicenda. Hongjoong spinse via il grigio afferrandogli la mano per rientrare e continuare quel giro nell'hotel, tornò al piano inferiore vedendo che le scale per proseguire fossero bloccate, e Seonghwa si ritrovò a seguire con un sorriso stampato in volto l'altro, senza l'intenzione di fermarlo dal correre da una parte all'altra ed essere sé stesso. L'infanzia piena di amore che Hongjoong non aveva avuto, forse la stava vivendo proprio in quel momento e lui aveva tutta l'intenzione di lasciarglielo fare.
Ad un certo punto, mentre continuavano a girare nel piano terra in cerca di un'uscita, si imbatterono in quella che era probabilmente la sala pranzo, tutti i tavoli e le sedie erano stati buttati da una parte e dall'altra, ma in un angolo c'era quello che catturò immediatamente l'attenzione del più basso. Hongjoong corse verso il pianoforte che si trovava sopra un piccolo palchetto in un angolo, una delle poche cose che gli erano state insegnate a scuola quando era piccolo, era suonare il piano. E gli piaceva, se il padre glielo avesse permesso probabilmente avrebbe portato avanti quella passione anche oltre l'infanzia, ma ovviamente non poteva perché suonare secondo il padre non portava a niente nella vita, non ti dava un buon lavoro e non ti permetteva di vivere una vita agiata. Sicuramente, la professione di medico era molto più agevolata e appagante di quella di musicista, perciò il biondo non aveva avuto molta scelta. Non che non volesse fare il suo lavoro, certo non lo amava e a tratti lo odiava per colpa del padre, ma a modo suo si era affezionato a quella professione, curare gli altri gli piaceva, eppure non era mai riuscito veramente ad amare quel lavoro e a vedere sé stesso farlo per tutta la vita.
Senza pensarci due volte passò le dita sui tasti di quel pianoforte schiacciandone alcuni per vedere se andasse, e sorprendentemente fu così, uno per uno i tasti bianchi e neri producevano suoni e ben presto si ritrovò a cercare di ricordare una qualsiasi melodia nella sua testa.
«Sai suonare il piano?» chiese Seonghwa guardandolo alle prese con lo strumento mentre si appoggiò con i gomiti a legno verniciato di nero. «Sapevo farlo» rispose semplicemente Hongjoong per poi sedersi sullo sgabello e provare giusto per il gusto di farlo a suonare qualcosa. Inizialmente impiegò un po' a riprendere la mano con i tasti, ma poi ricordò una canzoncina che aveva imparato a suonare da piccolo e provò a rifarla, anche se non benissimo. Era una musica calma e lenta, che Seonghwa giurò di potersi addormentare a sentirla se solo avesse avuto un posto dove stendersi, si spostò nel mentre che l'alto suonava per andargli dietro di nuovo e posare le mani sulle sue spalle. Si piegò per baciargli la guancia fregandosene della musica e del resto, tanto entrambi sapevano che non stesse neanche venendo bene, il biondo continuò a suonare facendo del suo meglio nonostante i tocchi dell'altro lo distraessero e non poco. Seonghwa continuava a lasciargli baci sul collo e dietro l'orecchio, semplicemente perché l'atmosfera lo spingeva ad andare avanti sempre di più. E diamine, tutti quei baci facevano provare al minore un sacco di brividi lungo la spina dorsale mentre il suo corpo si scaldava sempre di più, le mani del maggiore iniziarono a muoversi sopra l'addome dell'altro accarezzandolo e avvolgendolo sopra la maglia, a quel punto Hongjoong smise di suonare e si voltò per baciarlo nuovamente sulle labbra ed evitare che si spingesse troppo oltre.
Baciarsi era diventata come una dipendenza per i due e lo facevano ogni qual volta ne avessero la possibilità, però mentre si stavano scambiando quel lungo e umido contatto, un rumore proveniente dalle stanze accanto li fece separare immediatamente distraendoli e Seonghwa, tenendo le mani sul petto dell'altro, poté giurare di aver sentito in quel momento il cuore del più piccolo schizzare in avanti. Istintivamente lo strinse a sé mentre entrambi si guardarono intorno e il momento passionale finì facendo crollare l'atmosfera. «Cos'era quello?» chiese spaventato Hongjoong mentre stringeva la mano dell'altro, «C'è qualcun altro qui» affermò solamente allontanandosi solo per poi venire fermato dal biondo «Dove vuoi andare?» gli domandò spaventato. Seonghwa gli diede allora una pistola «Usala per difenderti», il minore annui, forse aver imparato ad usarla poteva rivelarsi veramente utile. Il grigio si allontanò lentamente per vedere chi fosse, non potevano restare lì o era facile che si potessero ritrovare in trappola da un momento all'altro, camminò tra le colonne del salone fino ad una porta, che attraversò per poter entrare in quella che sembrava essere la stanza del bar. Teneva la pistola davanti a sé pronto ad usarla, ma evidentemente ciò non bastò dato che qualcuno gli arrivò da dietro prendendolo alle spalle e bloccando qualsiasi suo movimento mentre nell'altra stanza Hongjoong era rimasto solo ad aspettare con il cuore in gola.
Un uomo afferrò Seonghwa per il collo puntandogli una pistola dritta contro la tempia, e lui non poté fare altro se non alzare le mani in segno di resa e sperare per il meglio. Non poteva finire in quel modo, e non ci voleva neanche pensare.
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-Non mi picchiate pls, aspettate la fine almeno-
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