𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐭𝐫𝐞𝐝𝐢𝐜𝐞𝐬𝐢𝐦𝐨

Seonghwa aprì gli occhi di soprassalto, immediatamente gli ultimi eventi gli tornarono alla mente e non poté fare a meno di agitarsi appena si rese conto di trovarsi legato a terra con la schiena contro una colonna. Si guardò attorno e vide il suo zaino contro la parete opposta di quella grande stanza, sembrava non esserci nessuno e la cosa peggiore era che aveva un panno davanti alla bocca che gli impediva di parlare, capì che dimenarsi non avrebbe portato a nulla perciò lentamente regolarizzò il respiro cercando di trovare una soluzione intelligente a tutto quel casino. Provò a ragionare come meglio poteva, mettendo da parte la paura per poter agire razionalmente. Non sapeva dove fosse Hongjoong e forse quella era la cosa che lo terrorizzava più di tutte, non se lo sarebbe mai perdonato se avessero fatto del male a quel ragazzo per colpa sua, solo perché era stato così stupido da addentrarsi in quel posto senza farsi prima dei sospetti. Lui che era proprio colui che avrebbe dovuto proteggerlo e farlo arrivare sano e salvo fino a destinazione, non sapeva per quale motivo si facesse certe paranoie su qualcuno del quale non gli sarebbe dovuto importare niente, eppure per quanto volesse negarlo, Hongjoong aveva iniziato a rappresentare qualcosa per lui, non era più un semplice individuo incontrato per caso, era diventato qualcuno che sentiva il bisogno di proteggere, lui stesso non si sapeva spiegare il motivo, ma era così e non se lo sarebbe mai perdonato se gli avessero fatto qualcosa a causa sua.

Lentamente scorse le braccia verso l'alto nel tentativo di trovare un modo per liberarsi, e di fatto qualcosa trovò. Sulla parete della colonna c'era qualcosa simile ad un chiodo, sembra una cosa inutile, ma il grigio iniziò a strusciare la corda che gli teneva legati i polsi contro di esso fin quando non percepì qualche fibra spezzarsi, e capì che il suo piano stava funzionando.
Proprio mentre era impegnato a tentare di liberarsi, udì delle voci provenire da poco lontano, non si trovava in una stanza piccola, ma sembrava piuttosto un sotterraneo, un altro sotterraneo. C'erano delle colonne non troppo grosse e anche dei mezzi di trasporto qua e là, non ci mise molto per capire che degli uomini erano impegnati a conversare in cerchio poco più lontano, esattamente nel punto da cui arrivava il fioco bagliore di un fuoco, che sicuramente avevano acceso solo per illuminare il posto dato che era estate. Restò in silenzio cercando di fare il meno rumore possibile fin quando la corda non si spezzò del tutto permettendogli di liberare i polsi, si guardò le mani e vide i segni sulla pelle, che però non erano troppo rossi, il ché gli permise di dedurre che non doveva essere lì da tanto tempo. Non aveva idea di quanto fosse lungo il periodo in cui era stato svenuto, ma l'unica cosa a cui riusciva a pensare in quel momento era la salute di Hongjoong. Si mise subito accucciato dopo essersi tolto il panno dalla bocca, nonostante un giramento di testa improvviso rischiò di farlo cadere, si toccò la nuca dolorante per via del colpo che gli avevano dato, per fortuna non sembrava avere del sangue, ma probabilmente solo un grosso livido. Si mosse molto silenziosamente andando verso il suo zaino sperando di trovare al suo interno almeno una delle armi che aveva, che non erano comunque molte. Appena lo prese si nascose dietro un'auto vicina per controllare che ci fosse tutto, era evidente che il fucile lo avevano preso, poiché quello lo teneva attaccato fuori grazie ad una tasca apposita, ma sperava che almeno la seconda pistola non l'avessero trovata, mentre la sua amata Beretta beh... Era quella che aveva in mano nel momento in cui lo avevano colpito.

Di fatto quando lo aprì, trovò all'interno tutto ciò che c'era prima, non era stata una mossa molto intelligente da parte di quegli uomini non controllare subito lo zaino. Sorrise tirando fuori la seconda pistola, pronto a vendicarsi per ciò che gli avevano fatto e anche a minacciarli uno per uno finché non gli avessero detto dove stava il biondo. Sentiva di aver bisogno di più tempo per riprendersi, era ancora abbastanza stordito dal colpo che aveva ricevuto e aveva paura che il suo corpo potesse giocargli brutti scherzi proprio a causa di ciò, ma era una questione di vita o di morte e non poteva perdere un solo minuto in più, doveva andare via da lì e doveva farlo al più presto possibile. Si avvicinò al gruppo di uomini cercando di fare meno rumore possibile, prese dallo zaino anche un altro coltellino a serramanico, per fortuna che se ne portava sempre dietro due dato che l'altro non stava più nella sua tasca. Arrivò all'angolo di un'auto rossa, una berlina sembrava nonostante ci fosse poca lucd, al di là di essa quegli uomini stavano parlando seduti su delle casse in legno.

«Cosa vogliamo fare con quei due?»

«Ci inventeremo qualcosa»

«Il biondo sembra un bel bocconcino»

«Li useremo finché ci serviranno e poi li lasceremo andare»

«Andare!? Io direi di liberarcene ora e non pensarci più»

Seonghwa rabbrividì ad ogni singola parola che usciva dalla bocca di quei malviventi, decise di smettere di ascoltare e concentrarsi su ciò che doveva fare, una sola affermazione in più ed avrebbe probabilmente vomitato. Vide un sasso in terra e pensò di usarlo per distrarli, erano violenti ma, a parte tutta quella farsa nel parcheggio, non sembravano essere così furbi. Tirò la pietra più lontano e subito gli uomini smisero di parlare per capire da dove provenisse il rumore, tre di loro si alzarono per andare a controllare mentre altri due rimasero seduti a guardarsi intorno. Seonghwa approfittò di quel momento per avvicinarsi a questi ultimi e ucciderli, non pensava di dover arrivare a tanto, non aveva mai ucciso degli esseri umani ma quello era l'unico modo per sopravvivere, o altrimenti sarebbe stato lui quello a venire ucciso.

Con passi veloci si avvicinò e infilò il coltello nella gola di quello più vicino, chiuse per un attimo gli occhi sforzandosi di immaginare che al posto suo ci fosse un infetto, e quando li riaprì vide il volto dell'altro davanti e sé e senza esitare colpì anche egli con l'arma in ferro. Riuscì ad essere abbastanza veloce prima che nessuno dei due urlasse, ma purtroppo due uomini che muoiono sgozzati emettono suoni strozzati e facilmente riconoscibili, per tanto gli altri tre si girarono e videro i loro amici con le mani al collo che si accasciavano a terra lentamente mentre del sangue gli usciva dalla bocca, subito presero le armi e le puntarono contro il loro prigioniero, che ormai tale non era più. Seonghwa preso dal panico tirò fuori la pistola e iniziò a sparare a quei tre mentre correva, riuscì a colpirne uno alla testa e uno alla coscia mentre il terzo non lo sfiorò neanche, ma questi si fregò da solo finendo i proiettili e dovendo abbassarsi per prendere la pistola di uno dei compagni a terra, fu in quel momento che il grigio ne approfittò per stendere anche lui. Fece un respiro di sollievo mentre il cuore gli andava talmente veloce che avrebbe potuto avere un infarto in corso per quanto ne sapesse, dovette sparare una seconda volta all'uomo colpito alla gamba per assicurarsi che morisse, e poi finalmente poté tornare a respirare normalmente. Non aveva pianificato di dover uccidere delle persone, eppure si ritrovò in quel posto con cinque cadaveri che lo circondavano e una sensazione in corpo che non riusciva a capire se fosse buona o meno. Sapeva di essere stato costretto, ma non era comunque una cosa bella e avrebbe preferito mille volte aver avuto un'altra opzione tra cui scegliere.

I suoi pensieri riguardo ciò che aveva fatto vennero spazzati via non appena un urlo lo riportò al realtà, soprattutto perché quello non era un urlo qualunque, ma era un urlo di Hongjoong. Avrebbe potuto riconoscere la voce particolare del biondo tra mille, e immediatamente iniziò a correre verso la direzione da cui proveniva. Trovò delle scale e iniziò subito a salirle, consapevole che il suono fosse arrivato da un posto più alto rispetto a quello in cui stava lui, corse a perdi fiato fino al piano superiore e fu allora che si rese conto di essere dentro un edificio che aveva visto passando. Andò in ogni stanza finché non entrò in una e vide due uomini accanto ad Hongjoong in terra, uno di loro aveva una mazza di legno in mano e non sembrava proprio che la stesse usando per giocare a baseball. Il corpo del biondo era buttato in terra mentre si copriva la faccia con le braccia probabilmente per la paura di ricevere un'altra botta, quella visione fece contorcere le viscere del maggiore come mai prima di allora e la rabbia nel suo corpo crebbe a vista d'occhio. «Che cazzo pensate di fare, eh!?» urlò facendoli voltare di scatto, ma prima che potessero avvicinarsi gli puntò la pistola e li uccise entrambi con due colpi grazie alla distanza minima.

Hongjoong riconobbe la voce del grigio e si tolse la braccia da davanti agli occhi infinitamente sorpreso di vederlo, e ringraziò il cielo per aver fatto sì che arrivasse al momento giusto. Seonghwa corse subito da lui per controllare che stesse bene, non poteva credere che avessero osato toccare quel ragazzo prima di lui, Hongjoong non meritava di subire ciò che aveva dedotto gli avessero fatto e se solo uno di loro fosse stato ancora vivo, gli avrebbe riservato lo stesso trattamento invece di farlo morire sul colpo. «Che ti hanno fatto?» chiese subito preoccupato mentre lo aiutava ad alzarsi in piedi, «Ora ti preoccupi per me?» il minore non rispose volutamente perché non aveva molta voglia di parlare di quello, voleva solo uscire da lì il prima possibile. «Rispondi alla domanda» disse Seonghwa esigendo una risposta, non era sicuro che sentire le sofferenze del biondo lo avrebbe fatto stare meglio, ma aveva bisogno di sapere se fosse il caso di preoccuparsi oppure no. «Niente sto bene.. credo» affermò Hongjoong una volta in piedi, «Credi?» la voce del grigio parve molto scettica e l'altro non se ne sorprese così tanto, probabilmente aveva visto ciò che stava accadendo prima che intervenisse. «Perchè ti interessa così tanto?» chiese allora il biondo andando a prendere lo zaino che stava in un angolo, lo aveva controllato tutto il tempo e sapeva che nessuno lo aveva aperto, «Non dovrebbe? Voglio sapere che stavano facendo quei due!»
«Oh ma chi è il medico qui, eh? Lo saprò se sto bene o meno!» la verità era che Hongjoong era stato colpito un paio di volte con quella mazza, la prima nell'addome e la seconda sulle braccia che aveva prontamente usato per pararsi, tutto perché aveva continuato a parlare anche dopo il primo avvertimento. Non voleva dirlo a Seonghwa perché preferiva non parlarne più per niente, era sicuro di avere dei grossi lividi nei punti in cui era stato colpito, ma era altrettanto sicuro di non avere gravi danni interni, la gabbia toracica aveva protetto gli organi e le costole erano sicuramente apposto, altrimenti il dolore in quel momento non sarebbe stato così ridotto. Proprio grazie a ciò aveva notato che quegli uomini non lo avevano colpito con l'intenzione di ucciderlo, ma solo di mettergli paura, probabilmente perché avevano ricevuto ordine di tenerlo in vita. Non gli faceva poi così effetto il fatto che fossero morti, era purtroppo abituato a vedere persone morire per un motivo o per un altro, ma in quel momento non aveva semplicemente voglia di parlarne.

«Va bene, fa come vuoi» tagliò corto Seonghwa capendo che l'altro non aveva intenzione di dire niente, ed il fatto che avesse alzato la voce in quel modo per difendere la sua posizione lo dimostrava a pieno. Con quello uscirono dalla stanza entrambi frustrati e infastiditi l'uno dal comportamento dell'altro.
Appena misero piede fuori dall'edificio e videro che ancora il sole stava tramontando, Seonghwa capì di essere stato svenuto per poco tempo in fin dei conti, ma non voleva fare altre domande al minore per farsi dire il tempo preciso che era passato con il rischio di infastidirlo ancora di più, così si limitò a pensare alle loro prossime mosse invece di riflettere sul passato. Si stava facendo notte ed avrebbero dovuto trovare un posto sicuro dove poter trascorrere quest'ultima in attesa del mattino, andare in giro di notte non era affatto prudente, specialmente dato che oltre agli infetti si dovevano preoccupare anche di quei banditi.

«Seonghwa» mentre camminavano per le strade, questa volta più attenti a dove andavano, Hongjoong si avvicinò al maggiore deciso a chiarire la situazione per eliminare quell'aria di tensione creatasi «Scusa per prima, so che ti stavi solo preoccupando» lui non era una persona che porta rancore, non era arrabbiato con Seonghwa e non aveva niente contro di lui, nonostante il suo comportamento iniziale, solo che non era abituato ad avere qualcuno che si preoccupasse di lui, per tanto vedere il grigio così interessato alla sua salute era una cosa totalmente nuova e che per un attimo era risultata troppo stucchevole. «Non importa, ciò che conta è che tu stia bene, dobbiamo fare ancora molta strada» disse Seonghwa tranquillamente, con il suo carattere freddo e chiuso non gli era impossibile capire il comportamento del minore, probabilmente al posto suo non si sarebbe comportato molto diversamente, anzi forse sarebbe stato anche più sgarbato. Hongjoong non disse nient'altro dopo l'affermazione del più grande, almeno finché una domanda non balenò nella sua testa «Ma tu sai chi erano quelli?» chiese doppio essersi reso conto di non averne idea, strano a dirsi eppure non ci aveva pensato fino a quel momento, troppo preso dalla paura per la sua incolumità per rifletterci. «Se lo avessi saputo non ti avrei condotto in una trappola. Ci sono state delle rivolte in questo distretto, non ne sono sicuro ma probabilmente loro sono quelli che le hanno causate» rispose il maggiore osservando la distruzione nelle vie in cui stavano camminando, sapevano di dover andare verso ovest e infatti stavano andando incontro al sole che tramontava, ma in quel momento il primo pensiero era quello di trovare un rifugio per la notte.

Attraversarono un posto di blocco dell'esercito, delle jeep erano ancora ferme lì accanto a dei piccoli cancelletti che probabilmente erano l'accesso alla zona sicura di quel vecchio distretto. Sul muro c'erano delle scritte che rappresentavano tutta la tragedia che quella città aveva dovuto subire, ma una in particolare catturò l'occhio di Hongjoong «'Aumentate le razioni, stiamo morendo di fame'... deve essere stato veramente brutto» solo tramite quelle parole i due poterono immaginare cosa fosse accaduto in quel posto, e solo quei pensieri li fecero rabbrividire.

Non si fermarono e continuarono a camminare oltrepassando il blocco, fino a quando il grigio non si fermò di fronte ad un palazzo mentre il sole era ormai quasi del tutto dietro all'orizzonte. «Ci fermiamo qui per la notte» affermò sperando di aver scelto l'edificio giusto, aveva paura di incappare in un altro gruppo di quei banditi. Si addentrarono dentro lo stabile trovando il suo interno per fortuna vuoto, era buio e si vedeva male, per cui tenevano le orecchie ben tese per sentire se ci fossero degli infetti, però sembrava tutto silenzioso; purtroppo la torcia che aveva con sé era stata presa da quegli uomini e non aveva avuto l'astuzia di prendere qualcosa a sua volta da loro prima di mettersi in salvo. Sicuramente la presenza di quegli uomini escludeva, seppur non del tutto, quella di infetti, infatti la zona sembrava essere tenuta abbastanza pulita sotto ogni aspetto.
Decisero di fermarsi in una stanza al secondo piano, la più pulita e sicura che avevano trovato, ma prima di riuscire a stendersi per dormire, Hongjoong vide qualcosa dalla finestra che gli fece mozzare il fiato in gola. «Cos'è quella luce?» domandò indicando un palazzo dalla cui finestra proveniva una forte luce che si muoveva, «Non lo so, domani mattina andremo a controllare, adesso dobbiamo dormire» rispose Seonghwa sebbene fosse preoccupato, non era sicuro di riuscire a riposare in una situazione come quella, con il buio che li sommergeva e il rischio che qualsiasi creatura potesse arrivare nel bel mezzo della notte, ma non aveva altra scelta e almeno un po' avrebbe dovuto dormire durante quel viaggio che sicuramente sarebbe durato ancora diversi giorni. Perciò con il cuore in subbuglio e la pistola stretta in mano si addormentò, sperando di risvegliarsi con la luce del sole e magari anche in un posto migliore di quello.










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-Capitolo un po' più lungo del solito spero vi sia piaciuto, ma vi anticipo che il prossimo sarà ancora più lungo per la vostra gioia e accadranno cose interessanti-







































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