𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐭𝐞𝐫𝐳𝐨

Il giorno dopo iniziò sicuramente meglio del precedente, innanzitutto Seonghwa non si era svegliato con un cerchio alla testa e completamente stordito dagli effetti del post sbornia, ma soprattutto una notte di sonno gli era stata utile per mettere in ordine le idee e migliorargli notevolmente l'umore. Aveva scoperto l'identità di quel ragazzo che all'inizio gli dava non poco fastidio, non si aspettava di trovarsi davanti il figlio di uno dei medici più famosi di tutta la Corea del Sud, certamente non per questo aveva cambiato comportamento nei suoi confronti, ma sicuramente ciò lo aveva incuriosito ed era curioso di vedere se potesse essere bravo quanto il padre o se in realtà erano tutte voci quelle che giravano.
Kim Yonghwan era stato considerato fino alla sua morte uno dei medici più bravi del paese, aveva combattuto quel nuovo virus mortale sin dall'inizio e grazie a lui si erano scoperti la maggior parte degli effetti che esso provocava sulle persone, era stato a diretto contatto con gli infetti e aveva tentato di creare una cura senza molto successo, finendo poi vittima delle stesse creature che studiava.

Del figlio era famoso solo il nome, se a chiunque avessero chiesto chi fosse Kim Hongjoong, quella persona non avrebbe esitato a rispondere qualcosa come 'Che domande, il figlio del medico', ma purtroppo il suo volto era conosciuto solo in quel distretto e solo da coloro che visitavano l'ospedale o che gli erano a stretto contatto, Seonghwa dal canto suo ne aveva sempre e solo sentito parlare di là e di qua, senza mai interessarsi veramente a quell'individuo. Però, forse per volontà del destino, era finito ad averlo nel suo appartamento per tutta una notte. Ma se ad una qualsiasi normalissima persona avrebbe fatto piacere se non addirittura si sarebbe sentita onorata di ospitare qualcuno che, nel suo piccolo, era di tale importanza, Seonghwa no. Per il grigio non era niente di speciale in fondo, rimaneva comunque qualcuno da accompagnare in un luogo e poi basta, era finita lì. Ad essere sinceri, si pentì inizialmente di aver accettato tale accordo, lui non voleva avere niente a che fare con persone importanti, odiava profondamente chiunque rappresentasse una carica pubblica o avesse anche solo il potere di tentare di cambiare le cose. E non importava se Hongjoong fosse solo un medico che aveva fatto successo solo grazie alla fama del padre, restava comunque una persona che aveva un qualche tipo di potere nella società che si era creata, e Seonghwa odiava ammettere di invidiare le persone come lui perfino a sé stesso, così si rifugiava sempre dietro al suo solito atteggiamento arrogante e distaccato.

Quando quella mattina aveva trovato il coraggio di mettere piede giù dal letto e di affrontare quella giornata con la speranza che si rivelasse più piacevole della precedente, era andato in salotto trovando il biondo vicino alla finestra con lo sguardo puntato sulla strada sottostante. Seonghwa era conscio del fatto che il suo divano non fosse certo comodo, con le molle mezze saltate e i cuscini impolverati, ma non aveva alternative per far dormire il ragazzo e di certo non gli avrebbe lasciato il suo letto. Hongjoong era solo un ospite indesiderato del quale si sarebbe dovuto liberare il più presto possibile.
«Già sveglio?» gli chiese andando in cucina per prendersi un bicchiere d'acqua e notò con sorpresa che l'altro avesse in mano una tazza probabilmente con l'unica tisana che teneva in casa, ciò voleva dire che il ragazzo era più coraggioso di quanto pensasse per violare in quel modo una delle regole che gli aveva imposto il giorno prima utilizzando un tono non affatto amichevole. «Sono un tipo mattiniero» rispose semplicemente Hongjoong osservando attentamente lo spostarsi repentino dei militari giù in strada, in un periodo come quello svolgere una tale mansione probabilmente era, oltre che pericoloso, anche una delle cose più stancanti possibili.

«Mi sembrava di averti detto che devi chiedermi prima di prendere qualcosa di mio» disse Seonghwa dimenticando di già la domanda che aveva posto prima, «In questo caso le tue regole hanno una pecca, anzi facciamo due» precisò il biondo capendo a cosa si riferisse l'altro, finalmente si spostò dalla vetrata e andò dove il bancone della cucina per posare la tazza avuta in mano fino a quel momento «Hai detto anche che non ti devo svegliare, mi sembrava più importante dato che era anche la prima che hai elencato. Inoltre, hai parlato solo di cibo e armi, non di bevande» spiegò Hongjoong facendo rimanere Seonghwa di stucco, mai nessuno aveva distrutto con solo due frasi le sue imposizioni, ma dopotutto era caratteristico dei medici essere precisi e soprattutto avere una buona memoria, per cui forse non si sarebbe dovuto sorprendere così tanto. Fece un mezzo sorriso solo per dimostrare di saper perdere e poi lasciò la stanza senza dire un'altra parola, ma semplicemente scosse la testa in silenzio ancora incredulo di ciò che era appena successo.

Decise di farsi una doccia prima di partire, per viaggiare più leggero, quasi come se essa avrebbe potuto spazzare via i problemi che aveva. Mentre stava sotto il getto d'acqua naturalmente non calda, gli venne in mente il fatto che quel giorno avrebbe dovuto fare la ronda con Mingi, e che non aveva avuto l'occasione per avvertirlo del fatto che non ci sarebbe stato. Era capitato altre volte che uno dei due avesse un imprevisto, ma non gli piaceva lasciare il suo amico da solo senza avvisarlo prima, per cui si appuntò in testa di cercarlo per riferirgli ciò che gli era accaduto in quelle ultime dodici ore.
Hongjoong nel frattempo attese pazientemente nel salotto, doveva ammettere che l'atteggiamento del maggiore fosse fastidioso, ma non lo disturbava eccessivamente in fondo e anzi, lo trovava a tratti addirittura interessante. Probabilmente sarà stato anche grazie alla grande pazienza che il biondo aveva, un'altra persona al posto suo non avrebbe retto una sola ora in compagnia di un individuo che non fa altro che urlarti in faccia o comportarsi in modo arrogante, ma lui poteva passarci sopra e semplicemente sopportare per quel tempo che sarebbero dovuti stare insieme, dopotutto aveva fatto cose più difficili.
Quando finalmente Seonghwa fu pronto per mettersi in cammino, il minore si alzò dal bracciolo del divano dove stava seduto e prese il suo zaino per poi seguire l'altro fuori dall'appartamento.

⊹⊹⊹

Prima di mettere veramente piede fuori dal distretto, Seonghwa aveva bisogno di prendere qualche arma che ovviamente non teneva in casa, infatti la maggior parte di esse erano riposte in un vecchio magazzino di un palazzo di cui solo lui, Seok e Mingi conoscevano l'esistenza. L'unica che si portava sempre dietro era la sua beretta, ma lo faceva solo per una questione di sicurezza personale dal momento che anche all'interno dell'area sicura non si fidava di nessuno. Paradossalmente, si fidava di più a stare fuori con gli infetti piuttosto che lì dentro con gli uomini. Passarono per una serie di vie strette e nascoste, in cui i militari non arrivavano praticamente mai, e alla fine giunsero ad una piccola porta in lamiera che copriva l'entrata del sotterraneo di un palazzo, il quale si trovava molto vicino alla muraglia che circondava il distretto.
Il grigio fece cenno all'altro di entrare e questi sgattaiolò all'interno ritrovandosi nel completo buio, ma subito Seonghwa lo seguì accendendo una torcia per illuminare quei corridoi terrosi e tetri. «Seguimi» disse il maggiore senza un vero motivo, dato che l'altro lo avrebbe seguito a prescindere come aveva fatto fino a quel momento. Non attese una risposta ed iniziò a camminare per quei corridoi senza fiatare più una sola parola.

Arrivarono dopo poco un una stanza più ampia di quelle attraversate prima e sicuramente più pulita, per quanto potesse essere possibile. In un angolo c'era un tavolo in alluminio con sopra dei proiettili e un'altra pistola, mentre accanto ad esso ci stava un armadietto sempre in metallo con le ante chiuse. Lungo la parete di sinistra rispetto a quella da cui erano arrivati loro c'erano delle scale che probabilmente portavano ai piani superiori del palazzo, ma erano state evidentemente bloccate con degli scaffali e poi probabilmente murate per rendere i piani superiori dell'edificio abitabili. Hongjoong osservò attentamente la stanza come suo solito, ma non notò inizialmente una piccola porta sotto le scale che portava probabilmente ad un'altra stanza, o almeno non la vide fin quando la figura di una donna non apparve uscire da lì e non poté fare a meno di sussultare appena se la ritrovò improvvisamente di fianco. «Non pensavo che fossi qui» disse Seonghwa togliendosi lo zaino che portava e poggiandolo sul tavolo dopo aver spostato da un lato i proiettili con l'arma che c'erano prima, «Sono venuta a sistemare delle cose» rispose la donna pulendosi le mani annerite con uno straccio, e da lì Hongjoong dedusse che probabilmente quella porta conduceva ad una specie di magazzino vero e proprio. «Mi servono i proiettili del tuo fucile» affermò secco il grigio intanto occupato ad armeggiare con degli oggetti sul ripiano in metallo, «Tu non li hai?» domandò Seok in risposta, un po' gli scocciava dover rimanere lei senza proiettili. «Li ho finiti, dovevo passare da Sikoo a prenderne altri ma non ne ho avuto tempo» rispose Seonghwa mentre nessuno dei due stava minimamente calcolando la presenza del biondo nella stanza. «Passaci adesso» tentò di nuovo la castana ma senza molto successo dato che subito il grigio si voltò verso di lei con sguardo duro «Senti voglio liberarmi di lui il prima possibile, quindi consideralo come il favore che mi devi per averti fatta uscire di nascosto l'altro giorno» disse alzando il tono di voce ed a quel punto lei sbuffò soltanto, consapevole di non poter rifiutare.

«Va bene va bene mi arrendo, prendili nell'armadietto» contento della risposta che voleva sentirsi dire, il grigio si spostò verso il luogo indicato iniziando a frugare all'interno di esso. In quel momento altri passi si udirono provenire da fuori e Hongjoong dovette spostarsi dall'entrata per vedere chi gli stesse arrivando alle spalle. Un ragazzo decisamente alto e con i capelli arancioni varcò la soglia della stanza con un'aria molto rilassata, tipico suo. Il biondo continuò a stare muto, non che avesse paura di dire qualcosa, ma semplicemente non aveva nulla da dire.
«Che si dice?» salutò porgendo quella domanda, ma prima che gli altri due potessero rispondere, i suoi occhi caddero sulla figura di Hongjoong in un angolo e lo guardo alzando un sopracciglio «E lui chi diamine è?» domandò tornando con lo sguardo su Seonghwa, il quale sospirò senza la più minima voglia di rispondere a quella domanda «Solo qualcuno che devo accompagnare in un posto» provò a sviare il discorso, ma senza molto successo dato che l'oggetto di quel discorso si preoccupò da solo di presentarsi, capendo che Seonghwa non lo avrebbe fatto, «Sono Hongjoong» fece un piccolo inchino in segno di saluto e rivolse un sorriso all'altro, che rimase per qualche secondo a bocca aperta «Sei..» collegò subito quel nome dal momento che non c'erano poi così tante persone che si chiamavano Hongjoong in quel distretto. «Sì, sono io» affermò deciso il biondo, ormai abituato a ricevere sempre la stessa domanda ogni qual volta si presentasse.

«È un piacere conoscerti, Hongjoong. Io sono Mingi» parlò di nuovo il rosso porgendogli la mano, e dopo una breve stretta ed uno scambio di sorrisi, il rosso si voltò nuovamente verso gli altri due. Seok era rimasta a guardarli con le braccia incrociate e uno sguardo scettico, lei sapeva già l'identità di Hongjoong e non capiva poi per quale motivo tutti ne rimanevano sempre sorpresi quasi come se avessero davanti una celebrità, dopotutto lui era il figlio di Yonghwan, ma non era Yonghwan, era soltanto Hongjoong. «Amico, porti in giro una celebrità e non dici niente?» chiese retorico Mingi avvicinandosi a Seonghwa e dandogli una pacca sulla spalla, «Oh ma non sono una celebrità» affermò prontamente Hongjoong coprendosi con la mano il sorriso imbarazzato che gli era sorto sulle labbra, «Fidati, in pratica lo sei» Mingi si sedette sul tavolino accanto all'amico tenendo una coscia poggiata sopra e l'altra a penzoloni. «Non è una celebrità e adesso dobbiamo andare» disse il grigio spazientito da quei discorsi, «Mi spieghi perché è con te però?» chiese Mingi curioso, Seonghwa sospirò deciso a spiegargli, cosa che aveva intenzione di fare comunque da quella mattina, «Jacob voleva che lo accompagnassi dall'altra parte del paese, ovviamente mi sono rifiutato e così siamo arrivati all'accordo per cui io devo portarlo fino alla zona industriale di Daejeon-Dong»

«Vuoi che venga con te?» si propose il rosso, non tanto per Seonghwa, sapeva che lui se la sarebbe cavata più che bene, ma quanto più per Hongjoong. Passare del tempo in compagnia del grigio non era affatto semplice, e al posto di quel ragazzo non si sarebbe voluto trovare ad affidare la sua incolumità solo e soltanto ad un individuo come Seonghwa. Sapeva benissimo quanto potesse essere difficile stargli intorno e anche che lui era uno dei pochi che ci riusciva, il maggiore era sempre stato freddo e arrogante sin da quando lo aveva conosciuto nell'esercito, entrambi ancora minorenni e salvati dai soldati; non era difficile specialmente all'inizio capire che avesse una ferita molto profonda dentro, della quale però non aveva mai voluto parlare. «Non ne ho bisogno, vai a fare la ronda come sempre, questa volta non verrò con te però» rispose questi mettendosi lo zaino in spalla dopo aver terminato di prendere tutto ciò che gli serviva, Mingi annuì comprensivo, stare assieme a Seonghwa era di certo difficile e alle volte estenuante, ma era sicuramente molto bravo e almeno sulla sua incolumità Hongjoong poteva stare tranquillo. Sembrava che il grigio odiasse tutto e tutti, ma in fondo Mingi sapeva che non ce l'aveva veramente con il biondo così come con nessun altro, e non avrebbe mai lasciato un ragazzo morire senza motivo.

«Da dove uscirai?» chiese Seok interrompendo il discorso fra i due, di certo non sarebbero potuti passare dall'entrata principale del distretto dato che, come aveva detto Jacob il giorno prima, quella "missione" non era accettata dai militari che controllavano tutta la zona. «Dal vecchio municipio, è il passaggio più sicuro e vicino a dove dobbiamo andare» rispose il grigio usando un inusuale, almeno alle orecchie di Hongjoong, tono tranquillo. Seok annuì e, dopo aver fatto cenno di saluto con il capo agli altri due, Seonghwa uscì dalla stanza con il biondo a presso e si diresse verso la strada da cui erano venuti.

Camminarono per un bel po' tra le vie del distretto, passando nella parte meno affollata e trafficata e nascondendosi di tanto in tanto al passaggio di qualche soldato. Giunsero poi al grande palazzo in mattoni rossi che una volta fungeva da municipio della cittadina, adesso in disuso ma comunque rimasto dentro il perimetro del distretto. Hongjoong rimase tutto il tempo in silenzio e non osò dire una parola, per certi versi spaventato dalla possibile reazione del maggiore e per altri semplicemente perché non aveva niente da dire. Entrarono nel grande edificio e salirono fino al primo piano di esso, attraversandolo per poi terminare la camminata alla fine di un corridoio con il muro distrutto. Seonghwa si fermò sul bordo osservando la zona al di fuori e Hongjoong sussultò appena si sporse e vide che si trovavano ad almeno cinque metri dal suolo.

«Benvenuto nel mondo reale» affermò il grigio sorridendo e respirando quell'aria di libertà che segretamente amava.











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-Questo capitolo è abbastanza tranquillo, ma almeno si è capito qualcosa di più su i due protagonisti, i cui caratteri verrano analizzati piano piano tramite lo scorrere degli eventi.-


































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