𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐬𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐨

Con il suo solito abbigliamento verde scuro, Seonghwa si incamminò parecchio svogliato verso la stanza in cima al palazzo vicino al molo, era risaputo che quell'edificio assieme agli altri attorno fosse sotto il controllo di quell'uomo che con il tempo si era guadagnato l'odio di molti, ma anche altrettanto rispetto. Jacob era un quarantenne a cui chiunque avrebbe dato qualche anno in più, con i capelli corti e ricci e una fine barba sul mento, era conosciuto da tutti a Gangneung per essere il direttore pratico del distretto, sebbene questo fosse sotto il controllo dei militari. Il suo vero nome nessuno lo sapeva, un uomo coreano con origini mezze canadesi e un soprannome che si era scelto probabilmente solo per sottolineare la cosa. Stava di fatto che quello fosse solo un altro esempio per comprendere quanto egoista e narcisista fosse, una di quelle persone che quando le vedi anche solo da lontano ti viene voglia di cambiare strada. Aveva ragione Mingi quando diceva che fosse un ipocrita, sicuramente quello era il suo tratto più distintivo, in combutta con l'esercito e con qualsiasi altro vertice di potere, era diventato tale e quale a loro finendo con il rappresentante uno dei principali governatori di quel distretto piuttosto sfortunato, ad un capo mafioso forse si sarebbe potuto paragonare.

Però Seonghwa non ebbe altra scelta se non quella di dirigersi con passi pesanti e rumorosi verso la porta di quella stanzetta con una vecchia scrivania arrugginita che l'uomo amava chiamare ufficio. I suoi stivali pesanti facevano risultare ancora più minacciosa la sua camminata, sebbene fosse solo frustrato. Senza preoccuparsi di bussare spalancò la porta entrando nella stanzetta e trovandola molto più affollata di quanto si aspettava, l'uomo con i ciuffi biondi sedeva al di là del tavolo posto al centro con due uomini vestiti di nero da un lato e dall'altro, Seok che aveva visto quella mattina sostava in piedi alla sua sinistra, mentre una quinta figura sconosciuta si trovava invece seduta su un divanetto lungo la parete di destra. «Oh Seonghwa... ti sei degnato di venire allora» disse Jacob accompagnato da una risatina a cui nessuno diede corda, «Ho saputo che mi cercavi, Jacob» cambiò tono nel dire il suo nome, per riprendere quello con cui poco prima l'altro aveva detto il suo, Seonghwa si portò le braccia al petto tendendo le orecchie per ascoltare ciò che l'uomo aveva da dirgli, tutti gli altri nella stanza muti come pesci. «Vedi.. ho un lavoretto per te» iniziò a parlare il biondo giocherellando con una penna sulla scrivania, «Non sono al tuo servizio» puntualizzò Seonghwa fissandolo negli occhi come era solito fare per intimidire chiunque, «No, ma sono sicuro che accetterai» lo scambio di sguardi così teso fece stare in tensione perfino le altre persone presenti nella stanza, mentre i due al centro parevano essere rivali di chissà quale sfida.

«E cosa te lo fa pensare?» stuzzicò Seonghwa non riuscendo a rimanere in silenzio, gli era difficile con chiunque e figuriamoci con uno come lui. «I miei uomini ti hanno visto ieri sera, ti sei divertito» Jacob iniziò a mettere in atto il suo piano ma venne bruscamente interrotto dal grigio piantato dinnanzi a lui «Questi non sono affari tuoi», il maggiore attese che l'altro avesse detto la frase per dargli l'impressione di aver vinto la discussione, per poi riprendere il discorso arrivando con un'intesa dritto al punto «...Oltre l'orario del coprifuoco fuori con i tuoi amici...» lasciò in sospeso la frase e Seonghwa si lasciò sfuggire una risatina nervosa «Mi pedini adesso?», ci avrebbe scommesso che loro tre non fossero stati gli unici per le strade oltre l'orario consentito la sera prima. «Era più.. un giro di controllo» l'uomo seduto continuò a girare intorno al discorso consapevole del teatrino che si stava creando di fronte a tutti gli altri presenti, «Cosa vuoi, Jacob?» il grigio tentò di farlo arrivare al punto, già stanco della sua insolenza. «Dovrai fare una consegna per me» disse Jacob pronto alla prevedibile reazione dell'altro, «Non sapevo di esser diventato un fattorino adesso» affermò sarcasticamente Seonghwa mantenendo il tono duro e pesante come una sfera di piombo. «Diciamo che se accetterai allora beh.. il fatto di ieri notte rimarrà una cosa tra me e te» abbassò il tono di voce per dire quella frase, nonostante gli altri avrebbero potuto benissimo sentirlo ugualmente, «Di che consegna si tratta?» domandò allora l'altro capendo di non avere molte possibilità di tirarsi indietro «Dovrai accompagnare una persona a Gunsan» buttò la bomba Jacob e subito l'altro sgranò gli occhi pensando, o più correttamente sperando, di aver capito male, «Gunsan!? Intendi il distretto di Gunsan?» Seonghwa alzò il tono di voce facendo sussultare il resto dei presenti per l'improvvisa ira.

«Ne conosci altri?» chiese Jacob retoricamente alzandosi in piedi per poter essere alla stessa altezza dell'altro, se non leggermente più alto, «Scherzi spero, sai dove si trova quel distretto!?» il grigio continuò a tenere alto il tono di voce, essendo l'unico così inspiegabilmente adirato in quella stanza, «So dove si trova» rispose il più grande con aria di superiorità «Prima che tu continui a sperloquiare, lascia che ti illustri l'incarico. Vedi quel giovanotto lì?» riprese a parlare indicando la figura seduta sul divanetto alla destra di Seonghwa, il quale non gli aveva minimamente prestato attenzione fino a quel momento. Un ragazzo all'apparenza più piccolo di lui era seduto sui polverosi cuscini blu, aveva i capelli biondi legati sopra la testa e un abbigliamento scuro come quello di tutti, con dei pantaloni cargo e una maglietta nera.
«Bene, è un medico e tu dovrai accompagnarlo al distretto di Gunsan» riprese a parlare l'uomo dopo che Seonghwa ebbe fissato l'individuo per qualche minuto, questi nel frattempo era rimasto seduto e leggermente in soggezione, «Che cazzo, non ci può andare con le sue gambe?» sputò acido il grigio, già il fatto di dover intraprendere quel viaggio non gli andava bene per niente, oltretutto se si trattava anche di un medico proprio non ne aveva intenzione. «Sai benissimo quanto è pericoloso stare fuori dall'area sicura» gli ricordò Jacob con tono calmo, facendo anche intendere implicitamente che l'altro non sarebbe stato in grado di cavarsela da solo, «E poi abbiamo l'ospedale qui, che ci va a fare a Gunsan» Seonghwa continuò a tentare di trovare una ragione per cui era evidente che avrebbe potuto non acconsentire, ma non aveva altra scelta se non quella di affrontare l'uomo. «Gunsan ospita l'ospedale più grande rimasto in piedi di tutta la Corea, è stato richiesto lì e qualcuno deve accompagnarlo»

«Anche Gunsan è un distretto militare, ce lo portassero loro» ribatté il grigio riferendosi ovviamente ai soldati, «L'esercito è diviso, il nostro generale si è rifiutato di farlo» affermò il maggiore, era una cosa che Seonghwa sapeva anche bene, però aveva tentato di giocare pure quella carta, «Tu cosa ci guadagneresti in tutto questo?» decise di chiedere subito dopo conoscendo bene il carattere dell'uomo e sapendo che non avrebbe mai fatto un atto di bontà del genere senza ricevere una ricompensa «No aspetta, è ovvio» non gli diede il tempo di rispondere capendo da solo cosa tutto quello stava a significare «Hanno chiesto a te di farlo offrendoti qualcosa in cambio, non è così?».
Quei tentativi di Seonghwa per cercare di scoprire come stavano veramente le cose avevano già fatto spazientire l'altro «Adesso basta, questo ragazzo deve arrivare a Gunsan il prima possibile» affermò secco alzando il tono di voce, al ché il grigio fece lo stesso decidendo di usare le maniere forti «Trova qualcun altro che lo accompagni allora, perchè io non attraverserò tutta la Corea per fare un favore a te!» lui non voleva farlo, per più di un motivo in realtà, è vero che il suo lavoro consisteva proprio nell'andare a pattugliare le zone fuori l'area sicura ed eliminare tutti gli infetti che trovava, ma attraversare l'intero paese a piedi non era una cosa facile neanche in un mondo normale, figuriamoci dovendosi costantemente guardare le spalle da tutti i pericoli che potevano esserci. Certamente, era una cosa che sarebbe stato in grado di fare, dopotutto aveva passato degli anni nell'esercito, ma aveva voglia e piacere di fare un favore ad un tipo come quello? No, non se ne parla neanche.

«Invece lo farai, è una passeggiata per te, quanto ci metterai? Una settimana massimo, se proprio dovresti trovare degli intoppi» Jacob rimase stranamente molto tranquillo e cercò di non passare nuovamente alle minacce, «Non se ne parla, portacelo tu se ci tieni tanto» asserì Seonghwa e fece per girarsi ed andarsene, ma l'altro lo fermò prima. «Non mi lasci altra scelta, se uscirai da quella porta farò in modo che i tuoi sgarri escano allo scoperto, e non potrai più nasconderti» disse l'uomo con un tono risoluto che fece gelare il sangue nelle vene al più piccolo, il quale sentì un improvviso impulso di rabbia e strinse i pugni. Seonghwa si voltò di nuovo verso Jacob e batté un pugno sul tavolo facendolo traballare «I miei sgarri!? Se c'è qualcuno che fa degli sgarri qui, quello sei tu. Vuoi affondarmi? Bene fallo, ma ti porterò a fondo con me, puoi starne certo» urlò per poi ricomporsi subito dopo essersi ricordato delle altre persone presenti, l'uomo poggiò le nocche sulla scrivania e si sporse in avanti avvicinando il suo volto a quello dell'altro «Tu non sai quello che sono in grado di fare» sibilò con voce profonda, ma le sue parole non fecero spaventare Seonghwa, il quale rimase impassibile davanti a lui senza muovere un muscolo.

Dopo un po' di tempo che il silenzio aveva invaso la stanza, Jacob parlò di nuovo rimettendosi in posizione eretta e riprendendo a giocare con la penna come all'inizio «Facciamo così, tu lo accompagnerai all'area industriale di Daejeon-Dong e lo farò venire a prendere lì da alcuni uomini» propose più tranquillamente quell'alternativa, che sembrò non così tanto male alle orecchie di Seonghwa. Daejeon-Dong era solo la zona industriale appena fuori Gangneung, un insieme di edifici ormai in disuso rimasti fuori dalla zona sicura e probabilmente invasi dagli infetti, ma ci era già arrivato in uno dei suoi giri di pattuglia e non sarebbe stato niente di infattibile in fondo. Pensò seriamente a quella possibilità, fare un favore a quell'uomo non gli andava di certo e lo infastidiva parecchio, ma dopotutto si sarebbe trattato solo di un piccolo spostamento che gli avrebbe evitato di sfociare in qualche guaio con l'uomo più potente del distretto. Seonghwa era senza dubbio una testa calda, ma sapeva anche regolarsi e agire razionalmente quando serviva. «Va bene, arriverò a Daejeon-Dong e basta, sarà l'ultimo favore che ti faccio» affermò puntandogli il dito contro per poi girarsi definitivamente e uscire con grandi falcate dalla stanza.

Il ragazzo oggetto di quei discorsi, che tutto quel tempo era rimasto seduto in silenzio, lo seguì scattando dopo aver ricevuto un'occhiata da Jacob. Dovette correre per riuscire a stare dietro a Seonghwa, il quale con le sue gambe lunghe non rallentava neanche di un centesimo di secondo, ed anzi, alle volte sembrava anche che accelerasse. Appena riuscì a tenere il passo, provò a parlare pur essendo leggermente a disagio per via del comportamento dell'altro, «Non vuoi neanche conoscermi?» chiese quasi con il fiatone per la piccola corsa, ma il grigio continuò a camminare quasi come se non volesse prestare attenzione al ragazzo «Ti fermi un attimo!?» urlò spazientito il biondo afferrandolo per il braccio, al ché Seonghwa si voltò con due occhi che un altro po' e sarebbero diventati rossi per la rabbia «Che vuoi!?» si rivolse al più basso con chiaro fastidio nella voce, sebbene questi non avesse fatto nulla, ma lui era così, da arrabbiato se la sarebbe presa con chiunque pur di sfogarsi e quel caso non era da meno. «Potresti anche parlarmi invece di correre via» sputò acido il biondo, essendo medico era in genere molto paziente, ma ciò non voleva dire che fosse gentile con tutti solo perché erano estranei, «Punto primo, io parlo solo con chi voglio farlo. Punto secondo, rivolgiti a me con il dovuto rispetto» asserì Seonghwa con tono duro e riprese a camminare, ma non fece in tempo a fare neanche due passi che la voce cruda dell'altro catturò nuovamente la sua attenzione, «Abbiamo la stessa età, potrei dire la stessa cosa» affermò il biondo con un sorrisetto sulle labbra per la stupidità dell'altro, era evidente che Seonghwa avesse dato che scontato che fosse più piccolo di età solo perché lo era anche di statura, ma quel ragazzo con un espressione da 'ne so più di te' questa volta aveva fallito.

«Come fai a sapere la mia età?» domandò allora Seonghwa colto alla sprovvista dall'affermazione precedente, «Vedo che sei irascibile ma per niente intelligente» commentò l'altro mantenendo quel maledetto sorrisetto che il grigio avrebbe avuto tanta voglia di prendere a pugni. Dopo qualche secondo di silenzio Seonghwa capì che era stato sempre Jacob a dirgli quanti anni aveva, e la rabbia verso quell'individuo salì ancora una volta, ma se la fece passare sapendo perfettamente che non avrebbe potuto farci nulla, e inoltre non era comunque un segreto la sua età. Sempre con tono duro tornò a guardare il biondo negli occhi «Avremo pure la stessa età, ma mi è sembrato di capire che la tua vita molto presto sarà nelle mie mani, quindi ti consiglio di stare molto attento a ciò che fai» disse Seonghwa e successivamente, vedendo che l'altro non osò replicare, riprese a camminare questa volta più lentamente avendo sbollito i resti della rabbia con quella conversazione.

⊹⊹⊹

Il grigio sbatté la porta di casa appena entrato e come prima cosa si sfilò la pistola dai pantaloni per poi andarla a riporre nella sua camera, ovviamente non avrebbe lasciato che quel ragazzo all'apparenza incapace potesse avvicinarvisi. Non era affatto contento di dover ospitare qualcuno nel suo appartamento, lui era sempre stato un tipo solitario e chiunque lo conosceva poteva dirlo forte, gli unici con cui era riuscito a stringere un rapporto di amicizia erano Mingi e Yunho. Il primo lo aveva conosciuto nell'esercito in quell'anno in cui i militari avevano preso in custodia tutti i giovani minorenni ritrovatisi senza famiglia. Mentre il secondo lo avevano incontrato solo da due anni, ma era riuscito a fare breccia nel cuore di Mingi quasi subito e di conseguenza anche Seonghwa lo aveva accettato nella coppia che diventò un trio. Tutti gli altri per lui erano persone che non meritavano il suo aiuto, non si fidava mai di nessuno se non di sé stesso e ciò non gli permetteva di essere visto sempre come una persona gentile e socievole, cose che di fatto non era per nulla.

Il ragazzo dai ciuffi biondi rimase fermo dove l'ingresso, non sapeva neanche lui cosa avrebbe dovuto fare, dopotutto non gli era mai capitata una situazione del genere, e l'unica cosa che sapeva era che avrebbe mille volte preferito essere scortato dall'esercito piuttosto che ritrovarsi in compagnia di tale individuo. Si guardò intorno osservando quell'appartamento in tutt'altro che buone condizioni, ma dopotutto non era molto diverso da tutti gli altri della città, le mura originariamente bianche si erano trasformate in un colore giallognolo e la mobilia in legno chiaro era incredibilmente polverosa, segno che il proprietario non passasse tanto tempo in quell'abitazione. Le stanze erano piuttosto spoglie, con un arredamento che lasciava decisamente a desiderare e le tende alle finestre decisamente troppo spesse per quegli infissi, sulla destra vi era il salotto completamente aperto e dalla parte opposta la cucina con un tavolo da pranzo, le tre stanze completamente aperte senza mura e solo una piccola penisola divideva la cucina dal resto dell'ambiente. Dritto davanti alla porta c'era un piccolo corridoio che conduceva al bagno, mentre sulla sinistra di tale corridoio vi era la porta di quella che il ragazzo presuppose essere la camera da letto e sulla destra un'altra porta chiusa.

Quando Seonghwa tornò nell'ingresso e vide il ragazzo ancora lì in piedi impalato capì che fosse giunto il momento di parlargli, si avvicinò a lui con passo deciso fermandosi a meno di un metro e guardandolo negli occhi «Partiremo domani, ormai è troppo tardi e non voglio tornare indietro di buio. Quello è il divano» indicò alla sua sinistra e di conseguenza l'altro si voltò verso destra per vedere, nonostante avesse già notato prima la presenza di quel piccolo divano grigio al centro di quello che dedusse essere un salotto proprio e solo grazie alla presenza di tale elemento. «Puoi stare lì e se non ti va bene c'è il pavimento. Poi, tieni bene a mente cinque regole.» iniziò a camminare verso la cucina per mettere via le cose lasciate sul mobile quella mattina, non era una persona molto ordinata e metteva a posto le cose solo quando ne aveva voglia, ma tanto non gli importava neanche troppo se l'altro avesse visto quei barattoli di biscotti lasciati sul mobile o la misera tazza nell'acquaio. «Numero uno, quando dormo non mi devi svegliare per alcun motivo. Numero due, se vuoi mangiare qualcosa devi prima chiedermi il permesso. Numero tre, se ti dico di muoverti tu lo fai e basta. E numero quattro, devi stare sempre lontano dalle mie armi» elencò le regole nel mentre che metteva via tutto e intanto il biondo aveva visto bene di sedersi sullo sgabello della penisola, capendo che l'altro non gli avrebbe mai detto robe come 'fa come se fossi a casa tua', perciò avrebbe dovuto capire da solo cosa poteva fare e cosa no. «E la quinta?» chiese vedendo che l'altro aveva finito di parlare, Seonghwa alzò la testa verso di lui non capendo la domanda «Come?» domandò aggrottando le sopracciglia, «Hai detto che c'erano cinque regole, ma ne hai dette solo quattro» precisò il biondo, «Non ti sfugge mai niente vedo» commentò Seonghwa con un leggero sorrisetto in volto, «Ti ricordo che sono un medico».

«La quinta regola è che devi sempre seguire le altre quattro» si salvò il grigio da quello sbaglio di calcolo e si diresse di nuovo verso la camera, ma prima che potesse entrare l'altro lo fermò richiamandolo «Seonghwa!», il nominato si voltò di scatto non aspettandosi di sentir uscire il proprio nome dalle labbra del ragazzo, ma dopotutto non ci vole un genio per capire che si fosse ricordato di come lo aveva chiamato Jacob qualche ora prima. Il grigio si voltò restando a fissare l'altro, il quale si alzò dallo sgabello e gli andò in contro «Non mi hai ancora chiesto come mi chiamo» affermò il biondo per poi tendergli la mano «Sono Hongjoong, Kim Hongjoong».
Seonghwa rimase per un attimo di stucco «Sei... Il figlio di-».

«Kim Yonghwan? Sì.»











☾ ⋆. : ゚・*⋆ :.✧.: ⋆*・゚: .⋆ ☽︎

-È comparso anche Hongjoong a questo punto e la sua identità non è del tutto sconosciuta a Seonghwa ups, also non è neanche la prima volta che viene nominato Kim Yonghwan 👀. Se non si è capito comunque, Seonghwa è il protagonista principale della storia ed ha un carattere decisamente particolare direi.-





































Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top