𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐪𝐮𝐚𝐫𝐭𝐨

«Come diamine scendiamo da qui!?» chiese Hongjoong sporgendosi fuori dal muro e osservando il suolo decisamente distante da loro, «Saltando» rispose ovvio l'altro, già spazientito dalla codardia del biondo. «Cosa? Saranno cinque o sei metri di altezza, sai almeno una caduta del genere che danni potrebbe arrecare al corpo?» gli chiese allora Hongjoong già pensando alle diverse contusioni da caduta che avrebbero potuto procurarsi. «Senti, non m'importa delle tue paure, o salti o salti, non c'è altra scelta» asserì Seonghwa con tono duro e fermo mentre poggiò la sua mano sulla spalla del minore quasi come a spingerlo a buttarsi. Il biondo sospirò guardando in basso consapevole che con un tipo come lui non si poteva ragionare, avrebbe dovuto saltare veramente però almeno prima avrebbe ragionato su quale fosse il modo migliore per atterrare. Seonghwa vedendo che l'altro ci stava mettendo troppo, decise di andare per primo e così si sedette sul bordo per poi darsi la spinta e cadere giù, atterrò sul terreno erboso con piedi e mani a terra per attutire l'urto, ma si rialzò subito dopo guardando poi in alto. Hongjoong lo osservò e si decise a saltare anche lui, forse sembrava più alto di quel che in realtà era, però si ricredette subito non appena atterrò sul suolo prendendosi una forte botta alla coscia destra poiché non era riuscito a restare in equilibrio.

«Visto? Sei ancora vivo» lo canzonò Seonghwa avvicinandosi a lui mentre il biondo si rialzò e si ripulì i pantaloni cargo sporchi di terra e polvere, «Forza andiamo» asserì poi il maggiore iniziando a camminare verso la destra del palazzo. Ripresosi dalla caduta che era stato costretto a subire, Hongjoong seguì l'altro per quella via e non poté fare a meno di notare quanto fosse diverso l'ambiente che li circondava rispetto a quello dentro al distretto. La città continuava, però non era più definibile una città, alcuni dei palazzi erano mezzi crollati e si poteva vedere l'interno dei vari piani, altri sembravano essere stati letteralmente divorati dalla vegetazione, la quale impetuosa fuoriusciva da finestre e porte. Hongjoong non aveva mai visto tali effetti così drastici della degradazione, quella che si era ritrovato davanti era letteralmente una città fantasma ormai, abitata solo da infetti che si potevano nascondere in ogni angolo. Lui non era mai uscito dal distretto, così come la maggior parte delle persone presenti all'interno, nei distretti come quello si era creata una specie di vera e propria società unica in cui gli abitanti vivevano quasi come se l'intero mondo fosse solo tra quelle mura. Ogni tipo di struttura esistente era presente all'interno del distretto e ogni individuo poteva trovare tutto ciò di cui aveva bisogno, le nascite erano controllate per evitare il sovraffollamento e le morti ugualmente. Vivere il quel modo era sicuramente brutto, ma le persone sapevano che fuori non si poteva sopravvivere e ormai tutti si erano abituati a quello stile di vita. Gli unici che potevano uscire erano i militari, coloro che si occupavano di controllare tutto il territorio del distretto e anche quello circostante, sorvegliando l'unica entrata usata dagli stessi per uscire ed entrare.

Ogni distretto, poi, aveva le proprie regole ed erano letteralmente come mondi a sé stanti, ce ne erano anche altri controllati dall'esercito, mentre alcuni erano in mano a chiunque fosse riuscito a prenderne il controllo. Nel distretto di Gangneung però, c'era una categoria particolare di persone, di cui Seonghwa faceva parte, essi erano coloro che quando l'epidemia aveva preso il sopravvento avevano tra i dodici e i venti anni. Erano stati presi in custodia dall'esercito e addestrati per sapersela cavare in ogni situazione, proprio come se dovessero diventare loro stessi dei soldati. Ma non tutti lo divennero e gli altri, come Seonghwa, Mingi e Seok, venivano chiamati jeontuwon. Loro potevano uscire dal distretto per controllare il perimetro circostante e liberarlo dagli infetti che talvolta potevano esserci, ma potevano farlo solamente se e quando i militari glielo permettevano, così per uscire quella volta Seonghwa dovette utilizzare uno dei tanti passaggi segreti presenti. Erano passaggi creati nel corso del tempo anche e soprattutto a causa degli agenti atmosferici e poi resi praticabili dai jeontuwon che si ribellavano al controllo dell'esercito, esattamente come il grigio.

«Qui potrebbero esserci degli infetti?» domandò Hongjoong senza smettere di guardarsi intorno, tutto quello lo stava affascinando forse un po' troppo mentre camminava a pochi metri di distanza dal maggiore. «Potrebbero»
«Come sono?» aveva paura? Non tanta, forse un po', ma la sua era più che altro curiosità. In qualche modo si fidava di Seonghwa, nonostante il suo atteggiamento insopportabile, non gli sembrava il tipo che lo avrebbe lasciato in pasto a quelle creature, specialmente perché avrebbe dovuto difendere anche sé stesso. «Sei un medico e non hai mai visto un infetto?» chiese sorpreso Seonghwa, oltre che essere un dottore l'altro era anche il figlio di Yonghwan, come era possibile che non ne avesse mai visto uno da qualche foto o la descrizione di essi negli appunti che sicuramente il padre aveva preso. «Si certo, ma intendo come sono dal vivo» rispose ovvio il biondo, da quando suo padre era rimasto ucciso a causa di una di quelle creature mentre la stava studiando, era stato vietato portare dentro al distretto alcun infetto, anche se era ormai morto, e di conseguenza nessuno ebbe più la possibilità di vederne uno dal vivo. «Sono spaventosi, e puzzano anche» disse Seonghwa camminando più avanti a lui con tutti i sensi allerta per captare immediatamente l'eventuale presenza di uno di loro. Hongjoong ridacchiò leggermente ripensando alle foto che suo padre aveva scattato di quegli esseri, aveva ancora tutti gli appunti dell'uomo e li aveva letti a volte, in realtà forse troppe volte.

Il virus invadeva quasi tutto il cervello, danneggiando soprattutto la percezione dei sensi e delle emozioni. Gli infetti non potevano sentire, erano sordi se così si può dire, però riuscivano ugualmente a percepire rumori forti se avvenivano molto vicino a loro. La loro pelle era cosparsa di bolle più o meno grandi che li rendeva decisamente spaventosi, almeno le prime volte che se ne incontrava uno. La vista l'avevano ancora ma erano molto fotosensibili, perciò era difficile trovarli in un posto assolato o con molta luce, ma purtroppo ciò non era sufficiente a fermarli nel caso avessero visto qualcuno anche se si trovava in una zona luminosa. Il loro istinto primario era quello di attaccare chiunque avessero di fronte, tranne alcuni animali, erano privi di cervello e ciò faceva si che il loro comportamento non dipendesse dai pensieri ma solo dagli istinti. Non c'era una cura per il virus che diffondevano, se ti avessero morso oppure avessi avuto una ferita aperta e fossi entrato a contatto con uno di loro, beh avresti avuto due ore di tempo per scegliere se toglierti la vita o se aspettare di trasformarti in uno di quei mostri.

I due camminarono per un po' fino a giungere a destinazione, dovettero attraversare un boschetto che aveva preso vita sull'asfalto della città e attraversare buona parte di essa a piedi, fino a che non arrivarono ad un terreno sterrato e poco più lontano si iniziarono a scorgere di nuovo i palazzi e le fabbriche di Daejeon-Dong. «È quello là il posto?» chiese Hongjoong indicando le strutture, non aveva detto altro durante il tragitto perché non voleva rischiare di irritare l'altro vedendo come fosse irascibile. «Si» rispose secco Seonghwa facendo qualche altro passo ma fermandosi di scatto poco dopo, si girò indietro guardando il biondo che non si aspettava di trovarsi d'improvviso gli occhi dell'altro addosso, considerando che in tutto quel tempo lo aveva a malapena guardato in faccia, «Sai usare una pistola?» domandò Seonghwa sfilando la sua dai pantaloni, Hongjoong scosse la testa sincero, non ne aveva mai avuta neanche una in mano e ovviamente non aveva idea di come si usasse. Seonghwa riprese a camminare scuotendo a sua volta la testa come sconsolato «Pure incapace» disse a bassa voce tra sé e sé, ma il minore lo sentì benissimo lo stesso e ciò non poté non dargli fastidio, «Sai mettere una cannula?» gli chiese facendo il suo stesso gioco, «Una che!?» esclamò il grigio stranito. Hongjoong continuò a camminare con in sorrisetto in volto nonostante l'altro non potesse vederlo «Che incapace..» commentò con voce alta di proposito.

Seonghwa fece finta di nulla non volendo litigare in quel momento, nonostante il modo in cui l'altro lo aveva preso in giro non gli fosse rimasto affatto indifferente. Attraversarono una zona aperta senza alberi, ma con dell'erba piuttosto alta a terra che si estendeva fino all'asfalto dove iniziavano le fabbriche. La giornata era in parte nuvolosa ma il sole era comunque alto nel cielo perciò sarebbe potuta andargli peggio. Più si avvicinavano e più i sensi di Seonghwa stavano allerta, era sicuro che ci fosse almeno un infetto in quella zona poiché non era mai stata tanto controllata. Ed infatti le sue impressioni vennero confermate non appena dei versi striduli provenirono da dentro uno dei capannoni. Velocemente il grigio prese l'altro per un braccio e lo tirò con sé verso il basso facendolo accucciare tra l'erba. Hongjoong iniziò ad avere un po' più di paura, se fino a quel momento era tranquillo, adesso non poté fare a meno di sentire il suo cuore aumentare i battiti per la troppa ansia che stava provando.
Seonghwa attese qualche secondo senza dire una parola e imbracciò il fucile fino a quel momento tenuto attaccato allo zaino. «Cosa facciamo?» chiese Hongjoong aspettando una qualche indicazione su come comportarsi, ma il maggiore lo zittì subito senza rispondergli tenendo gli occhi puntati verso il capannone più vicino. «Non possono sentirci» affermò il biondo stranito da quel comportamento, «Lo so, idiota, ma se parli non riesco a concentrarmi» lo rimproverò immediatamente guardandolo finalmente negli occhi. Hongjoong capì che fosse meglio non infastidire l'altro in un momento come quello e restò in silenzio assecondando ogni sua azione.

Il grigio proseguì in avanti leggermente abbassato fino alla recinzione che delimitava il perimetro delle fabbriche, essa era rotta in un punto e decise di passare attraverso quel buco nella rete per entrare. Tenendo gli occhi sempre puntati sulla grande entrata aperta del capannone, che all'interno era completamente buio, sgusciò dall'altra parte. Appena lo fece i suoi occhi avvistarono la figura di un infetto uscire dalla struttura che si trovava ad una cinquantina di metri di distanza da loro, non si voltò mai verso il minore perché sapeva che non si sarebbe allontanato da lui, ed inoltre il rumore dei suoi passi dietro ai propri lo teneva costantemente aggiornato sui suoi spostamenti. Si ripararono velocemente dietro una lamiera in metallo e il grigio si alzò quel tanto che bastava per poter sparare con il fucile utilizzando il mirino posto su di esso, riuscì a colpire l'individuo sulla testa e si complimentò mentalmente senza lasciar trasparire alcuna emozione.
Hongjoong osservò meravigliato la scena, inizialmente i suoi occhi rimasero accalappiati dalla creatura e tentò, seppur con molta fatica, di studiarne le forme per capire quanto fossero cambiati da quando suo padre li aveva studiati. Ma non ne ebbe molta possibilità dato che prima che se ne rendesse conto un colpo parti da accanto a lui facendolo sussultare e vide il corpo dell'infetto cadere a terra. Velocemente osservò il volto di Seonghwa perfettamente composto e si rese conto del motivo per cui Jacob volesse che fosse lui a condurlo dove doveva andare, il grigio era probabilmente il jeontuwon più abile di tutto il distretto.

Dopo aver ucciso quell'infetto ed aver appurato che ce ne fossero altri a giudicare dai rumori ancora udibili, Seonghwa uscì da quel temporaneo riparo e si avvicinò alla costruzione con il fucile sempre impugnato in mano, con solo un muro che li separava da qualunque cosa ci fosse all'interno, i versi di quelle creature si fecero decisamente più forti e udibili, permettendogli anche di capire che c'erano più infetti di quelli che pensava. Il grigio si sporse dove l'entrata per dare uno sguardo dentro e subito avvistò nel buio circa cinque o sei creature, di cui una stava di spalle esattamente di fronte a lui. Hongjoong non resistette e, sebbene fosse dietro il maggiore, si allontanò un po' dalla parete per potersi sporgere a sua volta e vedere, appena lo fece rimase a bocca aperta nel trovarsi un infetto proprio davanti agli occhi per la prima volta. La sua corporatura era leggermente più grossa rispetto a quella di una persona, probabilmente per via di tutte le escrescenze che erano cresciute sulla sua pelle, mentre stava fermo il suo corpo tremava come se avesse degli spasmi e le corde vocali ormai non più controllate producevano dei suoni a tratti rauchi e a tratti acuti. Purtroppo non fece in tempo ad analizzare più approfonditamente la figura che un braccio andò a scontrarsi contro la sua pancia spingendolo bruscamente verso il muro a cui sarebbe dovuto restare appiccicato. «Che cazzo fai!?» si ritrovò davanti il volto decisamente contrariato del maggiore che lo guardava con un cipiglio in volto e con sguardo di rimprovero «Resta incollato in questo punto mentre io mi occupo di loro» disse deciso Seonghwa e il biondo non riuscì a dire nulla, colto di sorpresa dalla spinta dell'altro, in più il tono che aveva usato lo fece sentire in colpa, nonostante non avesse fatto nulla di così sbagliato.

Restò comunque lì come gli era stato detto, ma non esitò ad occupare il posto di Seonghwa per osservare meglio non appena questi si fu spostato. Il grigio si avvicinò lentamente all'infetto che stava vicino a loro e tirò fuori un coltellino a serramanico dalla tasca dei pantaloni, poi veloce come un fulmine afferrò l'individuo per il collo bloccandogli la mandibola e gli piantò il ferro in gola tracciando un taglio profondo e lungo per essere sicuro che morisse. Fece la stessa cosa con altri due infetti che non stavano troppo lontano e che era sicuro di poter raggiungere senza rischiare di farsi vedere dagli altri, poi riprese il fucile e sparò ai restanti sdraiandoli con un colpo solo, solamente l'ultimo riuscì a percepire gli spari e si voltò iniziando a correre verso Seonghwa, ma questi sparò anche a lui prima che potesse avvicinarsi troppo.

Hongjoong osservò tutto quanto semplicemente sbalordito dalla bravura di quel giovane, forse fu in quel momento che iniziò a vederlo sotto una luce diversa. Se prima lo aveva classificato come un arrogante, adesso aveva compreso che sarà stato pure uno stronzo, ma ciò che faceva lo sapeva fare veramente bene e in qualche modo si sentì ancora più sicuro a viaggiare con lui.
Andarono avanti in quel modo fino a liberare anche i capannoni circostanti dagli infetti, in realtà negli altri ne trovarono pochi, probabilmente perché erano più illuminati del primo. Ma quando alla fine il grigio poté rilasciare un sospiro di sollievo contento per avercela fatta anche quella volta, un pensiero gli balenò in mente facendogli sbranare gli occhi all'istante appena ricordò il motivo per cui erano andati lì. Si guardò attorno e sentì il sangue ribollirgli nelle vene, «Che succede?» gli chiese Hongjoong preoccupato e l'altro lo guardò come se stesse cercando qualcosa o qualcuno su cui sfogarsi.

«Non c'è nessuno.»









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Jeontuwon (전투원): combattente

-Da adesso comincia la parte interessante direi, e si è anche capito meglio il contesto, oltre al fatto che hanno incontrato i primi infetti. Yunho e Mingi torneranno prima o poi, però non si vedranno per un bel po' da adesso.
Detto ciò, ci risentiamo sabato guys-




































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