𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐧𝐨𝐧𝐨
Faceva piuttosto caldo sotto il sole delle strade di Pyeongchang, cosa tutto sommato buona dato che ciò stava a significare che non c'erano infetti nei paraggi. I tre camminavano a passo lento lungo le vie della cittadina con l'intento di raggiungere il posto nominato poco prima quella mattina da San. Seonghwa veramente sperava di riuscire ad arrivare a Gunsan il prima possibile per poi poter tornare alla sua vita di sempre, ma più andava avanti e più capiva che era molto difficile come cosa. Non aveva riflettuto sul fatto che molte strade potessero non essere più praticabili e vedendo quanto ci stavano mettendo a trovare una dannata auto, non si aspettava certo di riuscire ad arrivare a destinazione in due giorni. Cosa buona era che stava iniziando a tollerare di più la compagnia di Hongjoong, dopotutto non lo trovava poi così antipatico e ciò faceva strano perfino a lui stesso, non gli era mai capitato di provare quasi simpatia per qualcuno, ma sorprendentemente aveva smesso di sentire quel solito groviglio di fastidio nel suo petto come succedeva con le altre persone che non fossero suoi amici, e di questo ne era felice poiché voleva dire che il viaggio sarebbe stato un pelo più facile.
Proprio mentre stavano camminando i suoi occhi caddero sulla figura dell'amico poco più avanti a lui, dall'ultima volta che lo aveva visto era sicuramente cambiato, i suoi capelli biondi erano spariti e se ci pensava in fondo non poteva biasimare Hongjoong per la battuta che aveva fatto riguardo al suo essere vestito totalmente di rosa. Aveva sempre saputo che San fosse una persona un po' eccentrica e talvolta difficile da gestire, come lui stesso del resto, ma non si aspettava di vederlo fare una cosa del genere. Così spinto dalla curiosità iniziò a parlare rompendo il silenzio creatosi tra loro «Non mi hai detto perché sei così» affermò aumentando il passo per arrivargli vicino, «I capelli?» domandò San per capire a cosa si stesse riferendo l'altro, come se si fosse dimenticato che essi non erano l'unica cosa strana che aveva addosso, «Tutto il corpo» rispose secco Seonghwa. «Ho scoperto che sono più sensibili ai colori» disse il minore lanciando piccole occhiatine all'amico, ma senza mai smettere di guardare dove stavano andando, non si sa mai dove può nascondersi un infetto e quegli esseri sono del tutto imprevedibili.
«Sei serio?» chiese incredulo il grigio, mai gli era capitato di sentire una cosa del genere, e anzi, di solito i colori che si mimetizzano facilmente sono quelli migliori per evitare di farsi vedere, ma evidentemente al rosa piaceva usare un'altra tecnica. «Mai stato più serio, vengono in qualche modo storditi dai colori troppo forti, e ciò li rallenta» strano ma vero, Seonghwa credette all'amico, in primis perché sapeva che non avrebbe avuto bisogno di mentire, e poi anche perché ne avrebbe potuta avere la conferma con i suoi stessi occhi appena lo avrebbe visto combattere.
«Secondo me è perché fai ridere pure loro conciato così» la voce di Hongjoong arrivò alle loro spalle, non era riuscito a trattenersi dal fare un commento sarcastico e immediatamente percepì la figura di San fermarsi d'improvviso davanti a lui, ma senza voltarsi. Seonghwa gli lanciò un'occhiataccia per rimproverarlo, a cui però l'altro non prestò molta attenzione, ma il rosa non si fece scappare la sua uscita e si girò lentamente indietro. «Ripetilo» asserì guardandolo negli occhi, al ché il biondo sorrise e lo sorpassò «Oddio stavo scherzando, sai anche ridere qualche volta oltre che fare lo stronzo?» gli domandò con tono leggero lasciando per un attimo di stucco, quel ragazzo sembrava non aver paura proprio di nulla.
«È quello là il posto?» il maggiore tra tutti intervenne per spezzare la tensione che si era creata e riportò l'attenzione di San sulla strada davanti a sé, alla fine della via si poteva vedere una recinzione con un cancelletto e dietro ad esso la strada che continuava però molto più sporca e piena di terra, «Si, da lì in poi non è più il mio territorio, non ci vado quasi mai e non è ripulita dagli infetti quella zona» lo avvertì San lasciando perdere l'altro e riprendendo a camminare nella giusta direzione. Hongjoong sorrise contento di aver avuto l'ultima parola per una volta e rimase in silenzio per il resto del tempo come gli aveva detto il grigio.
Poco dopo arrivarono al suddetto cancello e il rosa lo aprì per poter passare oltre, attraversato il ferro si ritrovarono in una parte del paese decisamente più digradata, non c'era da stupirsi comunque dato che se c'era una cosa a cui San teneva, quella era sicuramente far si che il suo spazio vitale fosse un luogo quasi del tutto sicuro, prova ne era il fatto che non avessero trovato neanche un infetto da quando erano entrati a Pyeongchang. «Per fortuna quest'area è quasi del tutto al sole, se siamo fortunati non dovremmo trovare nessuno a quest'ora.» affermò il rosa mentre continuavano per la loro strada verso il deposito. In effetti pur essendo a fine agosto nelle ore centrali faceva ancora piuttosto caldo e il sole spiombava sulle strade quasi come se fosse pieno luglio.
Non fecero molta altra strada che poterono intravedere una recinzione in lontananza che probabilmente delimitava un'area particolare, «Siamo quasi arrivati» annunciò San mentre camminavano, con tanto di sollievo degli altri due stanchi di camminare sotto il sole cocente di mezzogiorno. «Bene, speriamo di trovare un'auto che vada» disse Seonghwa tra sé e sé ma comunque abbastanza ad alta voce perché gli altri sentissero. «Ancora mi sembra un'idea stupida quella di andare fin laggiù» commentò il minore rivolto al grigio, mentre Hongjoong se ne stava indietro a seguirli in silenzio, «Se avessi scelta a quest'ora me ne starei a casa mia a bere una birra invece di andare in giro a rischiare la vita» San rise forse per la prima volta da quando i due erano arrivati e ciò fece ridacchiare anche il maggiore, il quale dopo aver detto quella frase tornò con l'attenzione sul campo di auto verso il quale si stavano avvicinando. «Non ti posso offrire una birra purtroppo, ma ho una bella Kia Rio proprio qui» scherzò il rosa puntando lo sguardo sulla vettura più vicina che avevano e assottigliando gli occhi per vedere che modello fosse, entrambi risero e questa volta anche il biondo più indietro ridacchiò senza farsi sentire.
Giunsero al grande cancello del deposito e San lo spalancò per poter entrare, era una vasta area arida e secca in cui erano state parcheggiati permanentemente diversi mezzi, e come aveva detto prima il minore, molti dei quali erano jeep dell'esercito, inoltre si vedeva che non erano lì da troppo tempo, poiché erano fin troppo pulite per essere state abbandonate al sole da anni. I tre entrarono e passarono tra le varie file di auto, ce ne erano di diversi modelli, ma quelli più classici e belli erano lì da troppo tempo ed era improbabile che potessero funzionare. San camminava scrutando ogni singolo veicolo, mentre Seonghwa lo osservava in silenzio, non era mai stato un appassionato di macchine e a dirla tutto non ci capiva molto, ma sapeva comunque cavarsela un po' anche su quel tema. Alla fine si fermarono davanti ad una jeep verde militare che sembrava essere abbastanza messa bene e l'unico problema apparente che mostrava erano i finestrini rotti e il cruscotto leggermente danneggiato, niente di grave se si trattava solo di quello. «Questa dovrebbe andare bene, se parte» disse il rosa aprendo lo sportello e iniziando a smanettare con i cavi sotto il volante per farla partire, ovviamente non avevano le chiavi e l'unico modo era quello, ma già dopo qualche tentativo non si accendeva e ciò non era affatto un buon segno, almeno finché Seonghwa non ne trovò la causa «È a secco» annunciò dopo aver aperto il serbatoio per provare a sentire l'odore della benzina. «Questo potrebbe essere un problema» rispose San scendendo dall'auto e avvicinandosi all'amico, «Come facciamo?» si intromise Hongjoong facendo un passo avanti, il quale era rimasto tutto il tempo in disparte. «Ho paura che nessun veicolo qui abbia il serbatoio pieno, non scarterebbero mai un'auto senza averne prima preso il carburante.» e a tale affermazione nessuno degli altri due poté controbattere, il ragionamento di San era perfettamente sensato e non avrebbe avuto neanche senso controllare le altre.
«Conosco un posto, poco più lontano da qui, c'è un vecchio campo da tennis, e lì vicino una vecchia cisterna, dovrebbe essere ancora piena in parte» affermò tranquillamente il rosa e nessuno degli altri due aveva un motivo per rifiutarsi, Seonghwa sospirò già stanco di tutti i problemi che si stavano creando durante quel viaggio solo appena iniziato. «Bene allora andiamo là?» domandò il biondo vedendo che non stava più parlando nessuno, «Per forza» disse il grigio per poi guardare San in attesa di essere condotto nel luogo che aveva descritto precedentemente. Il minore riprese a camminare allontanandosi dal veicolo e dirigendosi verso il cancello da cui erano entrati per poi prendere una strada diversa da quella fatta prima. Nessuno disse niente per tutto il tragitto verso il campo da tennis, San impegnato ad osservare costantemente in giro per controllare che non ci fossero infetti, Seonghwa che si stava maledicendo per aver accettato di uscire dal distretto di nascosto e Hongjoong che semplicemente si stava chiedendo come avesse fatto a finire nel giro di appena due giorni in quel gran casino senza aver fatto letteralmente nulla.
Non passò molto che arrivarono nei pressi di una serie di alberi piuttosto alti, non ne avevano incontrato molti fino a quel momento per via della zona un po' arida, però da quel punto in poi anche la vegetazione sembrava riprendere il suo corso, l'edificio era un po' isolato rispetto agli altri della cittadina ma comunque non molto lontano. C'era una grande recinzione alta che delimitava il perimetro del campo subito fuori da una palazzina che probabilmente ospitava spogliatoi e quant'altro, le strade che passavano attorno ad esso erano bloccate da dei tronchi caduti decisamente molto grossi, «Il distributore si trova dall'altra parte del campo, dobbiamo attraversarlo e passare sotto la rete» disse San avviandosi verso il cancelletto per entrare, era facile vedere come dall'altra parte la recinzione fosse rotta e si poteva piuttosto facilmente passare e dentro e fuori. Gli altri due lo seguirono in silenzio richiudendosi il cancelletto alle spalle dopo essere entrati tutti.
Mossa sbagliata.
Prima che potessero raggiungere la parte opposta del campo per poi uscirne, gli striduli suoni di una mandria di infetti si iniziarono ad udire sempre più vicini, erano stati attenti ma evidentemente non abbastanza da notare che uno di loro stava nascosto tra le foglie di una siepe appena fuori dal campo. Quello spazio era in gran parte all'ombra e anche questo non aiutava affatto, l'infetto iniziando ad urlare aveva attirato anche altri suoi simili che stavano là attorno, «Merda, attenzione!» esclamò San appena lì vide per avvertire gli altri, anche se questi già se ne erano accorti. Funzionava così, non contava se non sentissero bene, riuscivano a percepire i propri versi e forse anche per ciò questi ultimi erano così striduli, quasi come quando una cassa accesa emette quel fischio tanto fastidioso da far tappare le orecchie a tutti, beh ecco i loro suoni erano più sporchi di quello, però lo ricordavano molto. Hongjoong fu il primo a mettersi paura appena vide spuntare da lontano una serie di infetti che gli andavano contro, o meglio, che andavano contro tutti e tre. Sussultò decidendo di restare fermo in quell'angolo da dove erano entrati mentre gli altri due si occupavano di difendere sia lui che sé stessi. Quanto odiava non sapersi difendere da solo.
Seonghwa e San iniziarono a sparare a più infetti possibili, ma soprattutto per il grigio le munizioni non erano infinite e infatti quando poteva li uccideva con il suo fidato coltellino. Sembravano essere sempre di più e nonostante fosse bravo a combattere, poche volte si era ritrovato in una situazione come quella, preferiva sempre muoversi attentamente e ucciderli senza farsi prendere di mira da tutto il branco, esattamente come aveva fatto le volte precedenti, però non sempre ciò era possibile e a volte la situazione che si creava non era affatto comoda. Per fortuna non era solo ma c'era anche San che gli dava una mano questa volta, poté vedere anche come avesse ragione riguardo i colori dal fatto che la maggior parte degli infetti andavano verso di lui invece che verso il rosa. Eppure ad un certo punto proprio quest'ultimo si trovò in difficoltà con due di loro, uno gli era arrivato da dietro mente combatteva con l'altro e lo aveva messo in difficoltà, per fortuna si era voltato dopo aver sentito i suoni ed era riuscito a bloccarlo per un pelo, purtroppo però si trovava comunque con due infetti addosso.
Seonghwa uccise tutti quelli che aveva intorno con una serie di colpi di fucile e vedendo che non sembravano essercene altri, oltre a tutti i corpi morti in terra, pensò di andare ad aiutare il suo amico, ma qualcosa lo frenò. Sentì delle urla provenire da dietro di sé e istintivamente si girò ritrovandosi davanti ad una scena che inspiegabilmente gli fece iniziare a battere più forte il cuore. Un infetto si era avventato su Hongjoong, il quale preso dal panico cercava di difendersi in tutti i modi usando solo le mani. Seonghwa guardò San che stava più o meno in una situazione simile ma con due di loro e, benché volesse aiutarlo, in quel momento provò qualcosa che non provava da veramente, veramente tanto tempo: la paura.
L'emozione che forse più di tutti odiava perché gli ricordava il passato, e la maggior parte dei ricordi del suo passato gli provocava dolore. Ma forse ancor di più la odiava perché era l'unica emozione al quale non sapeva sottrarsi, non riusciva a rimanere imparziale di fronte ad essa. Ebbe paura per Hongjoong in quel momento e non seppe neanche lui il motivo, probabilmente era perché sapeva che non si poteva difendere, e anche l'impotenza l'aveva purtroppo già conosciuta bene, sapeva perfettamente che fosse una cosa terribile per chiunque e che quel biondino avesse bisogno di aiuto più che di qualsiasi altra cosa.
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