𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐝𝐢𝐜𝐢𝐚𝐬𝐬𝐞𝐭𝐭𝐞𝐬𝐢𝐦𝐨
Seonghwa si guardò attorno totalmente in panico, non sapeva come fare per raggiungere Hongjoong, l'unica via presente era ormai andata, svanita, e la cosa peggiore era che non sapevano se quello fosse l'unico accesso in assoluto a quella parte sotterranea. Ma preferiva non pensare per niente a quella possibilità, perché non osava neanche immaginare cosa avrebbe fatto se veramente i due non avessero altra uscita se non quella crollata. Per un attimo andò completamente in panico, non ci voleva, non un altro guaio, era il secondo da quando erano in quella città, alla faccia della sfortuna a loro il destino voleva proprio male. Per sua fortuna, non era un tipo che si faceva prendere troppo dalle situazioni, sapeva mantenere il sangue freddo e sicuramente questo lo aiutò in quel momento. Yeosang si riprese dallo spavento subito qualche attimo prima e non poté fare a meno di notare l'agitazione presente nel grigio, non ci voleva certo un genio per capire che era a causa di Hongjoong ed in quel momento iniziarono a sorgergli dei dubbi riguardo i due appena incontrati, il modo in cui Seonghwa sembrava voler proteggere il biondo da qualsiasi cosa, l'essere scontroso con Jongho più di quanto non lo fosse con lui, tutti questi dettagli nella mente del castano portavano solo ad una cosa, ovvero al fatto che Seonghwa e Hongjoong non fossero solo amici o compagni di viaggio. Ma quando pensava ciò poi pareva quasi assurda come cosa, non si comportavano da fidanzati o amanti, tantomeno da coppia, o erano tanto bravi a nasconderlo come lui e Jongho oppure era completamente fuori strada.
«Cazzo non ci voleva questa!» urlò disperato Seonghwa mettendosi le mani nei capelli, era furbo e intelligente, ma adesso non si trattava di queste doti, si trattava di fatti che non potevano essere cambiati, e lui non aveva idea di dove cominciare per riprendere in mano la situazione. «Mantieni la calma» gli disse Yeosang guardandosi intorno, anche lui era preoccupato per Jongho, ma sapeva che disperarsi non avrebbe portato a niente, o forse era semplicemente molto bravo a nascondere le sue emozioni. «Non posso mantenere qualcosa che non ho» rispose secco il grigio facendo avanti e indietro per quel piccolo spazio, adocchiando solo allora un cunicolo simile a un piccolo corridoio che continuava in una direzione e nel quale correvano delle tubature, «Che c'è lì?» chiese sebbene l'altro ne sapesse tanto quanto lui. Yeosang guardò nella direzione verso cui il maggiore aveva fatto un cenno con la testa e alzò le spalle. «Andiamo a vedere?» domandò il castano per chiedere conferma all'altro delle sue intenzioni, Seonghwa annuì e corse verso quella direzione infilandosi in quel passaggio stretto ma nel quale comunque riuscivano a passare stando in piedi. «Ah brucia!» strillò Yeosang dopo aver strusciato per sbaglio contro uno dei tubi, il grigio si girò subito per assicurarsi che stesse bene, lui aveva già sentito il calore e aveva cercato di starne più lontano possibile «Stai bene?»
«Si» disse semplicemente il minore stranito dal fatto che si fosse preoccupato per lui, prima di continuare Seonghwa ci pensò un attimo e poi tese la mano verso l'altro «Dammi la tua torcia» impose secco, Yeosang voleva rifiutarsi ma sarebbe servito solo a far arrabbiare l'altro, ed inoltre il grigio stava davanti perciò era giusto che la portasse lui. La staccò mal volentieri dal suo zaino e la consegnò al maggiore, il quale la attaccò al suo prima di riprendere a correre.
Andarono avanti per un po' lungo quel cunicolo senza sapere dove li stesse portando, avevano paura di starsi allontanando troppo dagli altri e ciò non andava bene per nulla. Entrambi avevano il cuore in gola per la paura, i loro compagni erano in pericolo e questa era l'unica cosa a cui riuscivano a pensare, ma probabilmente anche quella che li spingeva ad andare avanti. Ad un certo punto arrivarono in un'altra stanza più ampia, che conteneva delle grandi cisterne con probabilmente gas o qualcosa di infiammabile visto il cartello sulla parete e su esse stesse. Di bene in meglio, in quel posto sarebbe bastata una minima scintilla per far saltare in aria tutto. «Dove andiamo adesso?» domandò Yeosang ricevendo una risposta immediatamente dopo, «Di qua» Seonghwa schizzò diretto verso un altro cunicolo che girava a destra e Yeosang dovette corrergli dietro per non rimanere nel completo buio. La direzione in cui quella via stava andando era giusta, non li faceva allontanare ma al massimo avvicinare a dove teoricamente sarebbero potuti essere gli altri due. Corsero un altro po' e quando giunsero nell'ennesima stanza, il grigio iniziò a capire come era fatto quel posto. I tubi non erano posti semplicemente sotto terra, ma erano stati scavati quei corridoi in modo che in caso di necessità si potesse accedervi facilmente senza apportare danni al suolo pubblico, una mossa furba sicuramente e possibile solo in una zona come quella che aveva il terreno molto stabile, altrimenti a causa di quei tunnel le fondamenta degli edifici non avrebbero retto. Appena arrivarono in quella stanza, iniziarono ad udire il verso di alcuni infetti ed entrambi fecero un mezzo sospiro di sollievo e sorrisero «Siamo vicini» disse Seonghwa fermandosi per riprendere fiato, «Evitiamo di correre adesso» suggerì Yeosang in risposta, con la possibilità di incontrare un infetto dopo aver svoltato un angolo era più prudente non precipitarsi, soprattutto perché lui non poteva permettersi di avvicinarsi a nessuno di loro.
Seonghwa prese la pistola e così fece anche l'altro, poi ripresero a camminare verso l'ennesimo vicolo buio, l'ansia cresceva sempre più ma mano a mano che si avvicinavano, anche i versi si facevano più chiari e forti. «Stai tranquillo, Jongho è bravo e Hongjoong è al sicuro con lui» disse Yeosang vedendo quanto il grigio sembrasse avere una crisi da un momento all'altro, senza considerare però il fatto che a Seonghwa il moro non stava affatto simpatico. «Non mi interessa, lui deve...» lasciò in sospeso la frase quando si rese conto di star per dire una cosa che non avrebbe dovuto neanche mai pensare, non poteva dire che Hongjoong doveva stare con lui o chissà cosa avrebbe pensato l'altro. «Lui deve?» Yeosang provò a chiedergli di continuare ma il maggiore lasciò cadere lì il discorso «Niente».
Non passarono neanche troppi minuti che il castano parlò di nuovo, continuava a chiedersi il motivo di tanto turbamento nel grigio ogni volta che Jongho faceva qualcosa, era sempre stato un ragazzo curioso lui «Senti ma.. tra te e Hongjoong c'è qualcosa?» appena pronunciate quelle parole Seonghwa piantò i piedi a terra d'improvviso, tanto che quasi non gli andò a sbattere contro. «Come?» chiese il grigio girandosi verso l'altro, il quale si ritrovò con la torcia puntata dritta addosso, «Hai capito, voi due cosa siete? State insieme?» si ripeté di nuovo e il cipiglio sul volto del maggiore gli fece per un attimo aver paura di averlo fatto arrabbiare, «Noi?» Seonghwa scoppiò in una breve risatina «Non siamo niente, lui è solo uno stupido medico che sono stato obbligato ad accompagnare in un posto» continuò con una mano appoggiata al muro e il volto del minore davanti estremamente confuso, «E poi.. Vai sempre in giro a dare del gay alla gente?» a quell'affermazione Yeosang avrebbe voluto tirargli un pugno in faccia ma si contenne sapendo che quel ragazzo fosse la sua unica possibilità di aiutare gli altri. «Solo alle persone che lo sembrano» rispose a tono sorprendendo il grigio, Seonghwa non voleva essere cattivo su quell'argomento, non aveva problemi lui, ma tutta la situazione che si era creata e poi quella domanda così all'improvviso, probabilmente stavano mettendo alla prova il suo carattere di per sé poco stabile. Non gli piaceva che lo vedessero per qualcosa che non era, ma sapeva che poteva sembrarlo agli altri, certe volte pure a sé stesso quando non riusciva con le donne a provare il piacere che si dovrebbe provare, eppure lui era sicuro di non essere gay, non sapeva come fosse stare con un maschio e non ci teneva a scoprirlo. Sì, lui aveva paura anche di quello.
«E perché lo sembrerei?» chiese Seonghwa curioso di vedere cosa si sarebbe inventato, «Perchè sembra quasi che Hongjoong sia l'unica cosa a cui pensi, fai quello che vuole lui e ti arrabbi se vuole mettersi in pericolo o se sta vicino ad altri» spiegò il castano, ma l'altro decise di tagliare corto non sapendo come giustificare quelle cose che lui sapeva essere vere «Beh ti sbagli perché tra noi non c'è niente».
Ripresero a camminare mentre un velo di silenzio poco piacevole era calato su di loro, ma neanche se ne resero quasi conto poiché la loro mente era intenta a capire dove fossero Jongho e Hongjoong. Da quel punto la strada si faceva più confusa e si ramificava in più direzioni, era incredibile come nel sotto suolo potessero nascondersi intere vie all'insaputa delle persone. Era un luogo umido, per niente asciutto e con aria chiusa e probabilmente neanche molto salutare, sarebbero dovuti uscire da lì il prima possibile per mille motivi, ma l'unico che li costringeva a restarci era quello più importante. Mentre continuava a camminare, Seonghwa non poté fare a meno di ripensare alle parole di Yeosang, davvero sembrava in quel modo vista da fuori? Lui non voleva avere nessun tipo di rapporto con il biondo, una di quelle persone che senza fare niente era conosciuta da tutti e poteva permettersi una vita che lui non avrebbe neanche mai sognato. Era colpa delle ferite che si portava dentro se detestava tutti coloro che avevano più potere di lui, ed ancor peggio, per colpa delle stesse ferite stava iniziando ad amare l'aver qualcuno che dipendeva da lui, e ciò gli faceva sorvolare perfino chi fosse quella persona perché era semplicemente troppo bella per lui la sensazione che provava ogni volta che lo difendeva da qualcosa o qualcuno. Però in quel momento ciò che più lo tormentava era il fatto che le parole di Yeosang non gli avessero dato il fastidio che avrebbero dovuto, non capiva, perché non sentiva quel senso di disgusto che avrebbe dovuto provare nel pensare a lui e Hongjoong insieme? Non sentiva niente, non gli aveva mai dato fastidio ricevere attenzione dagli uomini, ma non aveva mai lasciato che questi lo toccassero in alcun modo semplicemente perché il pensiero di sentirsi le mani di un maschio addosso gli metteva i brividi. Yunho e Mingi gli avevano detto che è quello l'effetto che si dovrebbe provare, ma lui non gli credeva perché non gli piacevano quei brividi, con le donne non li aveva.
E adesso si trovava in una situazione nuova, con la voglia di stare sempre più vicino ad Hongjoong ma la paura di diventare qualcosa che non voleva essere.
Eppure non riusciva ad ignorare il subbuglio in cui finiva il suo stomaco quando vedeva il biondo in pericolo, proprio per questo mentre camminavano seguendo i versi degli infetti e giunsero finalmente all'entrata di uno spazio più ampio, il cuore gli saltò in gola non appena vide la scena che gli si palesò davanti. Hongjoong era lì, schiacciato contro una parete con il volto terrorizzato e Jongho che gli stava letteralmente addosso per proteggerlo dai mostri intorno a loro, per un attimo fu come se la scena si fermasse, perché Jongho stava facendo quello? Seonghwa sapeva che quel ragazzo non avesse colpa di nulla, ma voleva esserci lui lì a proteggere il biondo, doveva esserci lui.
«Jongho!» strillò Yeosang appena lì vide e tirò fuori la pistola correndogli incontro, immediatamente il grigio fece lo stesso ed entrambi iniziarono a sparare a quegli infetti, appena alcuni furono morti Seonghwa si buttò senza pensare alle conseguenze per uccidere gli altri con il coltello e spingerli via dai due messi decisamente male. In poco tempo in tre riuscirono a far fuori una ventina di infetti che probabilmente avevano creato una colonia in quei sotterranei, non appena il pericolo fu scampato iniziarono a sentirsi solo i respiri affannati dei due che si erano visti la morte in faccia solo qualche secondo prima. Dopo un attimo di silenzio fu Jongho a parlare per primo «Per un pelo» disse non sapendo cosa altro dire, «Per un pelo cosa!? Potevate morire cazzo!» senza trattenersi Seonghwa iniziò ad urlare sorprendendo tutti quanti, il moro non seppe come rispondere e lasciò che si calmasse da solo, facendo l'ultima cosa che avrebbe mai dovuto fare. Si girò verso Hongjoong e gli mise una mano dietro la schiena per spingerlo a camminare «Usciamo da qui».
Il biondo era ancora scosso e non notò lo sguardo furioso del maggiore, non finché questi lo prese per un polso tirandolo lontano da Jongho «Già usciamo». Il moro rimase per un attimo senza parole, ma poi fu Yeosang a fiondarglisi addosso per abbracciarlo «Stai bene?» gli chiese stringendolo, l'altro ricambiò sorridendo «Si sto bene».
«Passiamo di qua, abbiamo visto un'uscita prima scappando» affermò Hongjoong senza dare peso al comportamento di Seonghwa, magari era solo arrabbiato perché non gli aveva dato ascolto e probabilmente aveva anche ragione. Gli altri due terminarono di abbracciarsi ed annuirono prima di iniziare a camminare. Tutti e quattro con i cuori più leggeri riuscirono finalmente a lasciare quel luogo che li aveva messi alla prova abbastanza, eppure Seonghwa dalle sue paure era ancora tormentato e mentre camminava guardando il profilo di Hongjoong mezzo illuminato dalla torcia, non riusciva a sentire quei brividi che tanto odiava.
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Finalmente dopo metà giornata passata a scappare dagli infetti e perdersi nei sotterranei, i quattro riuscirono a rivedere la luce del sole mai amata tanto quanto in quel momento. Avevano dovuto fare all'indietro un pezzetto della strada che Hongjoong e Jongho avevano percorso scappando, e per fortuna che l'avevano vista e che era praticabile. Infatti per uscire dovettero risalire una scaletta in ferro attaccata alla parete che però non sembrava molto sicura. Per fortuna non andò niente storto per una volta e in poco tempo riuscirono a trovarsi di nuovo in superficie, dentro una stanza sconosciuta. Jongho non perse un attimo e appena vide la porta in ferro semi aperta ma con i cardini bloccati, iniziò a tirarle dei calci per aprirla abbastanza da poter passare. Nessuno di loro voleva passare in un posto grigio e chiuso un solo minuto di più, così il moro fece un favore a tutti liberando l'uscita.
«Grazie al cielo siamo fuori finalmente» esclamò appena poté respirare di nuovo aria fresca e pulita, gli altri tre uscirono dopo di lui e tutti si fermarono un momento per riposarsi e riprendere fiato. «Forse avremmo dovuto restarlo sin dall'inizio» non si lasciò scappare un commento Seonghwa, il quale era arrabbiato anche per il fatto che se lo avessero ascoltato non sarebbe accaduto niente di tutto quello. «Se lo fossimo restati probabilmente sarebbero accadute altre cose» puntualizzò Yeosang in risposta, non potevano infatti avere la certezza che se avessero deciso di trovare un'altra strada in superficie i guai non sarebbero arrivati comunque, «Almeno così siamo riusciti ad uscire dal distretto» Hongjoong terminò l'affermazione del castano facendo notare che alle loro spalle era veramente presente la muraglia che segnava il confine del distretto.
«Wow è vero, siamo passati sotto a tutto» Yeosang, così come gli altri, si rese conto in quel momento che ce l'avevano fatta, erano riusciti ad uscire da lì e adesso avrebbero solo dovuto capire come continuare tra tutti quei palazzi abbandonati che li circondavano. «Ma dove siamo?» fu sempre il castano a porre quella domanda, passando per quei tunnel avevano completamente perso il senso dell'orientamento così Seonghwa tirò fuori la bussola per vedere da che parte dovevano andare «Di là è il nord» indicò a destra rispetto alla porta da cui erano usciti «Quindi dobbiamo andare di là noi» stavolta indicò a sinistra ottenendo consenso da parte di Hongjoong «Dovrebbe esserci la strada da qualche parte, seguiremo quella» disse il biondo riferendosi alla strada principale che collegava un tempo tutte le città.
«Io direi che prima dobbiamo trovare un posto dove passare la notte» suggerì Yeosang guardando il sole e constatando che fosse pomeriggio tardi, per tanto non sarebbe stato prudente continuare con il buio, «Già, è troppo tardi per continuare adesso» affermò Hongjoong sapendo che il loro viaggio fosse ancora abbastanza lungo e non sapeva se vi fossero altri luoghi un minimo ospitali nelle vicinanze. «Basta trovare un altro palazzo sicuro» affermò il grigio, ma Jongho scosse subito la testa «Abbiamo ancora un po' di tempo però, spostiamoci verso sud per trovare la strada principale, poi appena inizia ad essere troppo buio ci fermiamo» disse poiché per arrivare alla strada avrebbero dovuto continuare a camminare in quella parte della città fuori le mura e quindi non era necessario fermarsi subito e perdere le ultime ore di luce.
Così, con il cuore più leggero, tutti e quattro s'incamminarono passando quelle che sarebbero state probabilmente le ultime ore insieme nel silenzio dettato dai pensieri che occupavano la mente di ognuno. Seonghwa ancora confuso su sé stesso e Hongjoong preoccupato per tutti i pericoli che avrebbero potuto correre durante il resto del viaggio, si era visto la morte in faccia e non poteva escludere che accadesse di nuovo, d'altronde la fortuna si ha una volta sola.
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-Forse Seonghwa piano piano si sta rendendo conto di qualcosa, ma lascio a voi vedere come andrà nel prossimo capitolo ;)-
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