09
Jimin uscì dalla sua stanza solo quando fu sicuro che Yoongi se ne fosse andato.
Non aveva intenzione di vederlo, non dopo ciò che era successo poche ore prima, a scuola, in uno sgabuzzino.
Odiava ammettere che gli fosse piaciuto, e anche tanto, odiava il fatto che Yoongi fosse riuscito a convincerlo in così poco tempo, semplicemente sfiorando la sua pelle con le sue mani fredde.
Fare sesso con il figlio della famiglia che lo avrebbe ospitato per un anno...ma che diavolo gli diceva il cervello?
Si maledisse per aver fatto una cosa del genere, la situazione era già difficile da quando era arrivato, ed ora che sarebbe successo?
Non conosceva ancora Yoongi, l'avrebbe detto a tutti oppure l'avrebbe tenuto per sé?
Non lo sapeva, e ne era terrorizzato, Yoongi non sembrava essere un ragazzo molto calmo e gentile, e Jimin sapeva in cuor suo che prima o poi avrebbe fatto qualcosa contro di lui.
Forse si sbagliava, o forse no, ma si ripromise di restare vigile e ragionare prima di fare qualcosa di stupido, già aveva fatto abbastanza danni concedendosi a lui così in fretta.
Sapeva che da allora in poi avrebbe dovuto pensare prima di agire, e l'avrebbe fatto.
Un sospiro frustrato uscì dalle sue labbra, e finalmente decise di alzarsi dal letto per andare a farsi una doccia e poi scendere per mangiare qualcosa insieme ai genitori di Yoongi, cercando di essere il più naturale possibile.
I suoi genitori erano davvero disponibili e gentili, spesso Jimin si era chiesto se fosse davvero figlio loro, dato il suo essere così scorbutico e strafottente.
La madre era a dir poco fantastica, cercava sempre di parlare con lui riguardo a come funzionavano le cose in Corea, gli parlava della sua giornata a lavoro e beh, cucinava che era una meraviglia.
A Jimin piaceva il cibo coreano, era stato abituato sin da bambino a mangiarlo una volta a settimana, la domenica, e gli era sempre piaciuto, quindi per lui era un piacere che la signora Min sapesse cucinare così bene.
Il padre di Yoongi invece era spesso fuori a causa del suo lavoro, ma dalle poche volte che lo aveva visto e gli aveva parlato, sembrava una brava persona, cordiale e intelligente, un uomo rispettoso e gentile nei confronti di un ragazzo coreano abituato alle regole americane, totalmente diverse dalle loro.
Spesso Jimin si ritrovava a dover chiedere scusa per non aver usato un tono formale con lui, dato che era un uomo di cinquant'anni, e data l'esperienza con il figlio, eppure lui scuoteva la testa e gli diceva di non preoccuparsi, che si sarebbe abituato con il tempo a farlo.
Poi ripensò alla sua prima giornata di scuola, al fatto che quel Jungkook fosse stato davvero gentile con lui.
Sperò con tutto sé stesso di aver trovato un nuovo amico, dato che avrebbe dovuto passare un anno lì.
Certo, questo nuovo amico era il fratello del migliore amico di Yoongi, ma poco importava, Yoongi aveva la sua vita, Jimin la propria.
Jungkook era un ragazzo disponibile, per lo meno fino a quel momento, a differenza di Yoongi.
Ah, ma perché le docce devono sempre far pensare così tanto?
Si disse sciacquando via lo shampoo dai suoi capelli.
Succedeva sempre così; entrava in doccia per non pensare a nulla e si ritrovava a fare discorsi filosofici o di preoccupazione da solo.
Sbuffò sonoramente e chiuse il getto dell'acqua, uscì dal box doccia e si legò un asciugamano in vita, mentre l'altro lo passò sui capelli colorati di un grigio chiaro.
In effetti gli piaceva quel colore, e ringraziò Yoongi per averlo convinto ad accompagnarlo dal parrucchiere.
Sì, lo ringraziava giusto per quello.
Il venerdì era stata l'unica giornata in cui era stato gentile con lui, accompagnandolo a scuola e a fare la tessera, poi però era tornato in lui facendo allusioni sessuali e dando fastidio a Jimin.
Il ragazzo si avvicinò all'armadietto per tirare fuori il phon ed attaccarlo alla presa.
Passò l'asciugamano sullo specchio per poi guardarsi e passare distrattamente le mani tra i suoi capelli, quasi a pettinarli, poi iniziò ad asciugarli.
Non ci mise molto tempo, così tornò verso il piccolo sgabello accanto al box doccia ed indossò i vestiti puliti, appendendo poi i due asciugamani ad un gancio.
Uscì dal bagno e scese le scale, raggiungendo Hee Young, e notando che fosse, per l'appunto, intenta a cucinare qualcosa di decisamente buono, immaginò Jimin sentendone l'odore.
"Oh hey Jimin! Non ti ho visto per niente oggi pomeriggio, tutto okay?" disse accorgendosi della sua presenza.
"Mh? Sì, ero solo molto stanco, non ho dormito molto stanotte perché ero in ansia per il primo giorno di scuola, così mi sono riposato" mentì il ragazzo.
Era stanco, sì, ma per altri motivi.
"Oh giusto! E sentiamo, come è andata? Ti piace lì?" esclamò lei accendendo il fornello, per poi avvicinarsi a Jimin.
"Sì uhm...la struttura è davvero fantastica, e beh, è grandissima, mi sono fatto aiutare da un ragazzo che frequenta la mia classe...credo che lei lo conosca" disse lui portandosi una mano alla nuca.
"Jimin, per favore dammi del tu, te l'ho già detto" fece lei appoggiandosi al tavolo. "E come mai lo conosco?"
"Sì giusto...scusami" scosse la testa Jimin. "Beh è Jungkook, il fratello del migliore amico di Yoongi hyung, giusto?"
"Ah! Jeon Jungkook! Certo che lo conosco, ha un cuore d'oro, davvero Jimin, quel ragazzo è una persona meravigliosa, posso assicurartelo" sorrise la donna.
"Oh menomale, spero...spero di diventare suo amico" rispose Jimin mordicchiandosi il labbro.
Lei annuì. "Beh Jimin, Yoongi è proprio a casa sua e mio marito a lavoro, pare che dovremo cenare da soli, è un problema per te?" disse poi alzandosi per andare a prendere una tovaglia.
"No, assolutamente" scosse la testa e la aiutò ad apparecchiare la tavola.
Non gli dispiaceva affatto restare in totale tranquillità con la signora Min.
•••••••••••
Non appena Yoongi entrò in casa, Jimin lo salutò solo per educazione nei confronti della madre e corse di nuovo in camera sua.
Non era pronto ad affrontare una qualsiasi discussione con lui, non dopo che stava per essere scoperto davanti a Jungkook.
Non era neanche riuscito a replicare e tutto ciò gli dava alquanto fastidio.
Così prese un libro e si stese a pancia sotto sul letto, riprendendo l'ultima pagina che aveva letto e continuandolo.
Cercò di rilassarsi, gli piaceva leggere, lo faceva estraniare dal mondo che lo circondava anche solo per un istante.
Ma il tentativo di rilassarsi leggendo svanì in fretta, quando sentì un fastidioso ronzio.
"Uhm?" fece girandosi verso la stanza. "Oh cazzo!" urlò poi.
Si alzò di scatto dal letto quando vide un'ape vagare per la sua stanza ed aprì la porta, sbattendola alle sue spalle con un tonfo e perdendo l'equilibrio.
Fortunatamente Yoongi, uscito dalla sua stanza per quell'urlo, era lì e lo resse prima che potesse cadere, permettendogli di stringersi a lui, con gli occhi chiusi dalla paura.
"Ma che cazzo ti prende?!" esclamò poi facendolo scansare.
Subito Jimin arrossì imbarazzato dal fatto che si fosse letteralmente appiccicato a lui.
"C'è..un'ape in stanza.." mormorò abbassando la testa e martoriandosi le mani.
"E tu fai questo casino per un'ape come una ragazzina? Sul serio?" corrugò la fronte allontanandosi e sbuffando.
"Sono...sono allergico, ho avuto tre shock anafilattici per delle punture e sono rimasto traumatizzato..." disse Jimin a bassa voce.
"Ah.." Yoongi posò le mani sulle sue spalle e lo fece spostare dalla porta chiusa. "Va bene, vai a prendere la lacca di mia madre in bagno"
"Che? Non avete un-"
"Non mi va di scendere in garage, è tossica pure quella roba che si mette lei sui capelli" disse con un gesto della mano.
Jimin annuì e corse in bagno, aprendo l'armadietto e cercandola.
Tornò velocemente da Yoongi e gliela porse.
"Vai in camera mia e chiuditi dentro, quando ho fatto ti chiamo" fece il maggiore indicandogli la stanza.
Il grigio annuì vigorosamente e fece come richiesto, entrando nella stanza del maggiore e chiudendosi la porta alle spalle.
Titubante andò a sedersi sulla sedia accanto alla scrivania e si guardò intorno.
Non era mai entrato nella sua stanza e pensò che fosse davvero figa.
Uno scaffale era riempito di fumetti, e Jimin quasi lo invidiò.
Si alzò e andò verso di essi, curioso.
Cavolo, sono davvero tanti
Pensò.
Lesse alcuni dei titoli più classici, molti li aveva letti anche lui, altri no, forse perché in america non erano ancora usciti, immaginò.
Poi la sua attenzione venne catturata da una foto in cima allo scaffale; c'erano tre bambini, e tra di essi Jimin riconobbe Yoongi probabilmente all'età di dieci anni, poi un ragazzo di forse tredici ed una bambina molto più piccola.
Guardò curiosamente quella foto, chiedendosi chi fossero gli altri due, ma i suoi pensieri vennero interrotti dalla porta che si apriva.
"Che stai facendo?" fece Yoongi in modo decisamente aggressivo,, avvicinandosi a lui.
"Stavo...solo vedendo i tuoi fumetti" abbassò la testa mordendosi il labbro con nervosismo. "Scusami"
"Ho ammazzato l'ape e l'ho buttata nello scarico, puoi tornare in camera tua ora" rispose Yoongi senza neanche tener conto delle sue scuse.
Jimin annuì, ferito dalla sua indifferenza. "Grazie" disse.
Si incamminò fuori dalla sua stanza, girandosi solo quando fu allo stipite, prendendo un respiro prima di parlare.
"Buona...buonanotte hyung" disse a bassa voce, per poi chiudere la porta e tornare nella sua stanza.
Solo allora un pensiero si fece spazio nella sua mente.
Non si erano divertiti insieme, no.
Yoongi lo aveva manipolato per poi usarlo a suo piacimento.
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