❏ ғᴏᴜʀ - ᴡᴀʏ ᴅᴏᴡɴ ᴡᴇ ɢᴏ༄
❗️È ᴄᴏɴsɪɢʟɪᴀᴛᴏ ʟ'ᴀsᴄᴏʟᴛᴏ ᴅᴇʟʟᴀ ᴄᴀɴᴢᴏɴᴇ ᴅᴜʀᴀɴᴛᴇ ʟᴀ ʟᴇᴛᴛᴜʀᴀ❗️
Scendiamo. ༄
❏Quattro.
Natsu si trovava nella sua grande cucina moderna sui toni del rosso e del bianco. Era piegato verso il frigorifero per alla ricerca di qualcosa da mangiare che non implichi la parola "cucinare" perché non era davvero cosa sua.
Penso che forse avrebbe fatto meglio ad ordinare un hamburger. Chissà per quale motivo Minerva continuava a fargli la spesa pur sapendo che lui non avrebbe mai mosso un dito per cucinare.
Quando cacciò una birra per poi metterla sull'isola della cucina in marmo bianco, sentì il campanello suonare.
Chi viene a rompere alle dieci di sera?
Si avvicinò all'ingresso – il quale era abbastanza lontano data la grandezza della villa. «Io non compro un cazzo di niente!» poi ci pensò su «potrebbe essere cibo... COMPRO TUTT-»
Quando aprì la porta rimase a bocca asciutta. Inizialmente non vide assolutamente nulla, poi abbassò lo sguardo e si ritrovò un bambino familiare con il berretto blu e un una felpa azzurra che sorrideva innocente.
«Driver?» disse confuso il rosato.
Il bambino entrò in casa come se nulla fosse. «La mamma è andata a lavoro, stasera resto qui.»
Natsu lo guardò sbigottito chiudendo la porta. «Certo, tanto ormai sei più figlio mio che suo.» sbottò il ragazzo seguendo il bambino in giro per casa sua.
«È per questo che dovreste mettervi insieme.» disse tranquillo il bambino entrando in cucina e storcendo le labbra alla vista della birra.
«Che hai da mangiare?» domandò aprendo il frigorifero.
Natsu scosse il capo divertito. Driver cercava sempre di convincere lui e sua madre Juvia a mettersi insieme. La mancanza di un padre e le fatiche di sua madre dovevano pesargli molto.
«Ti va se ordiniamo al Mc?» propose il rosato chiudendo il frigorifero.
Driver si girò con gli occhi brillanti. «Prendi anche il gelato alla vaniglia?»
«Certo.»
-
Gray scese dalla sua auto nera avvicinandosi a Phantom Lord, un nightclub di Magnolia che stava diventando fin troppo popolare.
Doveva assicurarsi che fosse tutto regolare, anche se non ci sperava. In quella città la polizia non muoveva un dito e la criminalità se ne approfittava sempre.
Odiava il suo capo per averlo spedito in un posto del genere. Non c'era cosa peggiore che collaborare con poliziotti corrotti e ipocriti.
Quando fece il suo ingresso indossando una semplice camicia nera e un jeans scuro nessuno sapeva si trattasse di un poliziotto. Si scompigliò i capelli corvini e diede un'occhiata in giro.
C'erano luci a led colorate, tavoli in vetro trasparente e un palco con dei pali da pool-dance. Si andò a sedere su uno sgabello davanti al bancone degli alcolici e per non destare sospetti ordinò un Martini.
«Anche tu sei venuto solo per vederla?» domandò un uomo seduto accanto a lui ad un altro seduto lì.
«È l'unica cosa interessante che c'è qui. Peccato che non si possa fare nulla.»
«Rain Woman non è una prostituta, Wakaba.»
Rain Woman? Gray rigirò il liquido trasparente nel bicchiere ascoltando attentamente la conversazione.
In quel momento partì una musica, era il suono di un violino. Tutti si girarono verso il palco gridando un "eccola".
Gray sgranò leggermente gli occhi quando vide comparire una ragazza che suonava il violino.
Aveva dei lunghi e mossi capelli turchesi e un fisico mozzafiato. Indossava un lungo abito bianco con uno spacco laterale che arrivava fino alla vita lasciando molto spazio all'immaginazione. I suoi occhi erano chiusi, il piccolo naso era all'insù e le labbra leggermente carnose non tralasciavano nessuna emozione.
Gray pensò di non aver mai visto una ragazza più bella di quella.
La ragazza camminò più avanti continuando a suonare quella melodia così triste e bella. Dopo un po' il ritmo cambiò e cominciò a suonare una canzone più sensuale attraverso gli altoparlanti.
La turchina fece un giro lento e passò il violino a un cameriere che si era fermato lì a posta. Con una mano si aggrappò al palo e cominciò a ballare lentamente. Non faceva nulla di volgare eppure mandava tutti in estasi.
Era bravissima ma solo il poliziotto sembrò notare quanto in realtà sembrasse triste.
La mente della ragazza era da un'altra parte. Mentre ballava e appagava degli uomini sudici e marci si chiedeva solamente se suo figlio stesse bene.
-
«Ehi, Driver!» Natsu e il bambino dai capelli castani erano seduti sul divano a mangiare i loro hamburger, «cosa fanno due bicchieri in una macchina?»
Driver lo guardò allegro non vedendo l'ora di sentire una delle battute di Natsu. «Non lo so. Cosa fanno?»
«Un brindisi!» Natsu cominciò a ridere a crepapelle stendendosi sul divano.
Driver rimase in silenzio sbattendo le palpebre.
«Non l'ho capita.»
Natsu smise di ridere e si rimise composto. «Già, nemmeno io... ti va un'aranciata?» chiese alzandosi e posando il panino sul tavolino.
«Andata.»
-
Quando la ragazza smise di ballare tutti le fischiarono e batterono le mani. Ma molti di loro cominciarono a gridare complimenti inopportuni che irritarono terribilmente Gray.
Non erano certo cose da dire a una ragazza come lei. Così pulita, bella e triste. Chissà come c'era finita in un posto come quello.
Il corvino decise di aspettare lì, anche tutta la notte, fin quando non l'avesse vista uscire. Voleva tanto parlarle, capire perché. E poi sarebbe stata utile anche per sapere le attività che si svolgevano in quel nightclub.
«Signore?»
Gray si voltò verso il barista.
«Vuole un altro Martini?» domandò notando che aveva finito il suo da un pezzo. «Sembra preoccupato, perché non ci beve su?»
Non poteva certo ubriacarsi a lavoro. Anche se lì facevano un Martini terribilmente buono. Forse solo uno non avrebbe fatto nulla di male, giusto?
Erano ormai le due di notte e Gray aveva finito col bere altri due Martini. Ma non era ubriaco, fortuna che a New York prima di entrare in polizia aveva bevuto molto di più e ormai reggeva bene. Solo che si sentiva ugualmente più leggero, era un po' brillo.
A quel punto vide la ragazza dai lunghi capelli turchesi uscire da una stanza con su scritto "accesso consentito solo al personale autorizzato". Indossava una giacca di jeans e aveva tolto il vestito. Adesso aveva una semplice maglia bianca e un jeans nero attillato come la giacca.
Il corvino pagò velocemente per poi seguire la ragazza fuori dal locale.
La prese per una mano e lei cercò di tirargli un pugno con l'altra che il corvino scansò prontamente.
«Lasciami!» la turchina si strattonò dalla presa guardandolo scioccata. Ma chi era quel tipo? E cosa voleva da lei? Sicuramente era un malintenzionato.
«Scusami, non volevo fare nulla di male. Sono Gray, piacere di conoscerla.» allungò la mano verso di lei con voce calma.
La turchina lo guardò per un po' ancora confusa. Poi però si decise a stringergli la mano, con prudenza e insicurezza. «Piacere...»
«Non mi dici il tuo nome?»
«Perché dovrei?» la ragazza alzò un sopracciglio guardandolo poco convinta. «Ti ho visto al locale. La gente come voi mi fa ribrezzo.»
«Solitamente non frequento posti del genere. Mi ha convinto un amico.» alzò le spalle il corvino.
«E ti aspetti che ti creda?»
Gray sorrise, infilandosi le mani in tasca. «Mi piaci, sei interessante.»
«Come?» chiese leggermente scioccata.
«Mi piacerebbe conoscerti.» ammise tranquillamente il corvino.
«A me non tanto...» si aggiustò la borsa sulla spalla e controllò l'orario al cellulare. Doveva andare a riprendere suo figlio. «Devo andare. È stato un piacere... credo.» detto questo raggiunse la sua auto a passo spedito.
Forse era stato l'alcol ad aiutare Gray nel parlare. Uno serio e composto come lui non parlerebbe così con una ragazza che nemmeno conosce. Probabilmente il mattino dopo si sarebbe picchiato da solo.
-
«Ma tu vivi in questa villa gigante tutto da solo?» domandò il bambino a Natsu quando tornò dalla cucina dopo aver sparecchiato.
Il rosato sorrise sedendosi sul divano bianco accanto a Driver.
«L'idea era quella. Ma ogni tanto si presenta qui gente a caso come se questa casa fosse un parcheggio. Come per esempio una personcina qui.» ridacchiò toccandogli il naso con l'indice facendo ridere anche il bambino.
«Io vivo in una casa molto ma molto più piccola di questa. Però mi piace far compagnia alla mamma quando dorme. Sai? Quando è sola ha gli incubi.» rivelò con un sorriso triste.
Natsu si fece serio e annuì comprensivo. Sapeva della situazione di Driver e Juvia e gli dispiaceva molto. Aveva provato ad aiutare la turchina una volta, ma lei aveva detto che non doveva assolutamente farlo, che ce l'avrebbe fatta da sola e che i soldi in prestito l'avrebbero fatta sentire solo peggio.
«Mia madre pensa che io non sappia dove va realmente di notte. Ma io lo so che non lavora solo al supermercato. Certe volte invece la sento piangere in bagno, pensa di non essere una brava mamma e che il fatto che mio padre ci abbia lasciati da soli e si sia fatto arrestare sia solo colpa sua. Vorrei tanto vederla felice.»
Natsu si rattristò nel vedere il bambino parlare in quel modo. Era come se riuscisse a vedere se stesso alla sua età. Con una mamma triste, un padre assente e un fratello egoista.
Si avvicinò a lui e lo abbracciò accarezzandogli i capelli. «Sei forte e coraggioso, lo sai? Tua mamma è fortunata ad avere un figlio come te.»
Driver lo strinse forte tirando su col naso. Erano rare le volte in cui piangeva, si tratteneva sempre per non far preoccupare sua mamma, ma erano tante le lacrime da versare.
Quando il bambino calmò il suo pianto silenzio si allontanò di poco dal petto del ragazzo.
«Mi sarebbe piaciuto avere un papà come te.» sorrise malinconico.
Natsu sentì qualcosa colpirgli dritto al cuore. Mai si sarebbe sognato che qualcuno gli dicesse qualcosa del genere. Sentiva gli occhi pizzicargli. Lui che era sempre stato ferito da suo padre, lui che non sapeva cosa fosse realmente un padre era ritenuto un buon padre?
Driver si asciugò gli occhi grandi e scuri per poi cercare di affievolire quell'aria malinconica che si era creata. «Natsu? Parteciperai al Motor Destruction quest'anno?»
Il ragazzo si risvegliò dai suoi pensieri concentrandosi nuovamente sul bambino. «Puoi dirlo forte!»
«Lo sai? Ho scoperto che quest'anno il torneo si farà intorno al mondo. Farò il tifo per te.»
Il rosato sorrise scompigliando la frangetta mossa che usciva dal berretto del bambino.
«Vincerò anche per te.»
ⓒ xxʀᴀʀᴍxx
❏ ᴘᴇʀsᴏɴᴀɢɢɪ ᴏʀɪɢɪɴᴀʟɪ ᴅɪ ʜɪʀᴏ ᴍᴀsʜɪᴍᴀ
❏ ᴄᴀʀᴀᴛᴛᴇʀɪ ᴇ ᴠɪᴄᴇɴᴅᴇ ᴄᴏᴍᴘʟᴇᴛᴀᴍᴇɴᴛᴇ ᴅɪᴠᴇʀsɪ ᴅᴀʟ ᴍᴀɴɢᴀ/ᴀɴɪᴍᴇ
❏ ʟᴀsᴄɪᴀᴛᴇ ᴜɴᴀ sᴛᴇʟʟɪɴᴀ ᴇ sᴇɢᴜɪᴛᴇ ɪʟ ᴍɪᴏ ᴘʀᴏғɪʟᴏ ᴘᴇʀ ɴᴜᴏᴠᴇ sᴛᴏʀɪᴇ ᴇ ᴀᴠᴠɪsɪ
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