𝚄𝚗 𝚙𝚊𝚜𝚜𝚊𝚝𝚘 𝚘𝚜𝚌𝚞𝚛𝚘 (2)

ᴀ ᴠᴏʟᴛᴇ ɴᴏɴ ʜᴀɪ ɪʟ ᴛᴇᴍᴘᴏ ᴅɪ ᴀᴄᴄᴏʀɢᴇʀᴛᴇɴᴇ,
ʟᴇ ᴄᴏꜱᴇ ᴄᴀᴘɪᴛᴀɴᴏ ɪɴ ᴘᴏᴄʜɪ ꜱᴇᴄᴏɴᴅɪ.

«Oh così mi sorprendi! Quindi qualcosa l'hai ereditato da me, piccolo bastardo. Bene, ora vediamo quanto resisterai» disse girando il coltello nella coscia del giovane, il quale stava lacrimando dal troppo dolore, mordendosi forte il labbro per gridare il minimo possibile e guardando il padre con occhi di sfida.

La tortura continuò per svariati minuti e Hoseok non aprì mai bocca. Il padre quindi decise di agire in altro modo. Chiamò i suoi scagnozzi e li fece entrare nella stanza. Hoseok non credeva ai suoi occhi, in quel momento sbarrati e puntati verso la porta, dove le guardie tenevano stretto per le braccia il suo migliore amico.

Jungkook d'altro canto, con braccia legate e bendato alla bocca, stava piangendo per la paura. Per colpa delle lacrime che gli stavano solcando le guance, non riusciva a vedere bene cosa, o per meglio dire chi, aveva davanti.
Dopo un silenzio assordante, che sembrava fosse durato ore, il capo parlò:

«Dato che sembri così coraggioso quando la tua vita viene minacciata, vediamo se rimani così spavaldo se la vita in ballo è quella del caro Jungkookie.» Disse tutto ciò con un ghigno malvagio sul volto.
I tirapiedi misero a sedere Jungkook su una sedia di fronte a quella di Hoseok, così che quest'ultimo vedesse ogni singola tortura che il povero ragazzo dinnanzi a lui avrebbe subito.

Hoseok sembrava paralizzato. Non sentiva più male alla gamba, l'unica cosa che al momento lo tormentava era il volto impaurito dell'altro. Jungkook aveva finito di piangere da qualche minuto e stava guardando la gamba sanguinante di Hoseok, impotente. 

Il padre, senza preavviso, prese per la gola Jungkook, sussurrando al suo orecchio:
«Mi scuso in anticipo per dover rovinare il suo bellissimo viso, tesoro, ma tutto finirà in fretta, o almeno spera che il tuo migliore amico faccia qualcosa a riguardo,» disse, prima di fare un piccolo taglio, non troppo profondo, sullo zigomo del più piccolo. L'uomo non voleva veramente ferirlo, voleva soltanto scatenare una reazione nel figlio.

Hoseok urlò, doveva farlo smettere al più presto. Non riusciva a guardare il più piccolo contorcersi per colpa del dolore che provava. Riuscì però a resistere, perché quando i suoi occhi incontrarono quelli di Jungkook, quest'ultimo li trasmise la forza necessaria per sopportare tutto.

Tutto cambiò in fretta, perché il padre, stufo della resistenza che il figlio stava mostrando, prese la pistola che aveva nella tasca apposita della divisa e, in men che non si dica, la puntò verso la testa di Jungkook, che spalancò gli occhi dallo spavento.

«P-padre, cosa cerchi di fare?» chiese Hoseok, con una paura incontrollabile che si impossessò di lui in pochi secondi. Tutto il coraggio che aveva avuto fino ad allora sembrava scomparso, lasciando al suo posto solo paura, paura di perdere l'unica persona che aveva dato un senso alla sua vita.

«O parli, o sparo» disse con fermezza il padre, e per dare più convinzione alle sue azioni, sparò al muro vicino alla testa di Jungkook. I due giovani chiusero gli occhi d'istinto dopo aver sentito il boato e Hoseok perse le speranze. Senza rendersene conto parlò:

«F-fermati, ti prego, ti dirò tutto quello che vuoi» disse non molto convinto, ma deciso di voler salvare Jungkook. E così fece. Raccontò tutto per filo e per segno, non scordandosi nessun dettaglio. Peccato che nemmeno Hoseok sapesse la verità, almeno non tutta: non sapeva infatti del piano che Namjoon aveva creato insieme alla sua ragazza Yuna.

Era consapevole di quanto poco era resistito prima di spifferare tutto, ma quando si trattava di Jungkook, tutto era messo in secondo piano.

«Wow, più veloce di quanto pensassi» disse il padre divertito dalla situazione. Subito dopo però diventò più cupo, più tetro: mise il coltellino al suo posto e ordinò ai suoi scagnozzi di liberare Jungkook, stessa cosa fece lui con il figlio. Medicarono Jungkook e l'autista lo portò a casa, mentre un medico fidato del padre medicò Hoseok, almeno per quello che riuscì a fare.








Namjoon non avrebbe mai potuto prevedere di trovare i propri genitori ad aspettarlo, seri più che mai. Cos'era successo? Dov'era Hoseok?
Entrò titubante in casa, dove non si sentiva nemmeno una mosca. Tutto intorno a loro era maledettamente silenzioso. Namjoon chiuse la porta dietro si sé e si tolse le scarpe, adagiandole nella scarpiera.

Ad interrompere la quiete fu il padre:
«Siediti. Abbiamo molte cose di cui parlare.» ordinò con voce glaciale. Namjoon dentro di sé voleva scappare, aveva intuito di cosa il padre volesse parlare e non era pronto ad affrontarlo.

Si sedettero al tavolo della cucina per guardarsi negli occhi. Il padre non esitò a domandargli: «Quindi, figliolo, hai qualcosa che devi dirmi?»

Namjoon non aveva il coraggio di porgere il suo sguardo negli occhi sanguinari del padre, ma dovette farlo quando sentì quest'ultimo urlargli di farlo.
«Sai, in queste ore ho avuto tempo di pensare, cosa ho sbagliato nell'educarti? Ti ho dato tutto me stesso, ti ho accettato pure non essendo mio figlio, ti ho insegnato a difenderti, promettendo pure di darti il mio posto un a volta che io sarò morto.»

Fece una pausa, poi continuò: «Quindi dimmi cosa cazzo ho sbagliato a tal punto da farti tradire la tua stessa famiglia. Per la figlia del nemico per giunta.
Per fortuna il tuo caro fratellino si è offerto di raccontarmi tutto per filo e per segno.»

Namjoon tremando e balbettando parlò: «Padre, i-io la amo, con tutto me stesso, non so cosa ti abbia detto mio fratello m-ma» non riuscì a continuare il suo discorso perché il padre lo interruppe.

«Tuo fratello mi ha già detto abbastanza e, ovviamente, ho preso provvedimenti. Abbiamo saputo che quest'oggi eri con lei nel bosco, quindi ti ho fatto seguire dai miei uomini fidati. Sappi che, una volta che vi siete divisi, i miei scagnozzi l'hanno seguita e uccisa, seppellendo il suo cadavere in un posto che non troverai mai. Naturalmente, su mio ordine.»

Namjoon per qualche secondo restò impassibile, quasi non credesse molto alla versione del padre, ma quando quest'ultimo tirò fuori dalla sua tasca la collana che le aveva regalato, scoppiò in un pianto disperato, urlando e tirandosi i capelli.

Per interminabili minuti si poté sentire solo quello, le urla incessanti di Namjoon, poi quando si fermò il padre continuò il suo discorso. «Inutile dire che ti bandisco dalla mia proprietà, togliendoti tutti i beni che ti ho fornito fino ad ora e farò in modo che tu non faccia più parte della famiglia, ora esci e non farti più vedere, o ti ucciderò con le mie stesse mani.»

Namjoon non disse nulla, si alzò soltanto dal tavolo e uscì da quella casa, senza guardarsi dietro. Quella fu l'ultima volta che vide quelle persone.

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