3 - Scorpio
Era pomeriggio inoltrato, tirava un leggero venticello, le nuvole erano grandi e scure. Probabilmente avrebbe piovuto. Dagli spiragli di cielo vi erano le luci del tramonto che d'inverno arrivava sempre velocemente.
Lucy aveva i lunghi capelli biondi legati in una treccia laterale, il gomito sulla scrivania e la mano che reggeva il mento. Osservava la porta in vetro difronte a lei, mostrava la strada e alcuni degli abitanti che passavano.
I suoi grandi occhi cioccolato contornati dal lieve trucco sembravano assorti, proprio come lo era la sua mente. Era annoiata. Non passava proprio nessuno quel giorno, al suo lavoro part-time come cassiera al negozio di scarpe Blue Pegasus.
Il suo sogno da bambina era quello di diventare una scrittrice oppure una giornalista. Amava tanto viaggiare con l'anima, sognare mondi nuovi, allontanarsi dalla realtà. Sua madre l'appoggiava. Prima di cadere nel sonno eterno.
Da lì Lucy aveva perso ogni desiderio, cercava solo giustizia, vendetta. Ed era proprio quello che ottenne e che continuava ad ottenere ogni notte.
«Sono affamata» l'acuta voce della sua superiore: Jenny, la svegliò da quello che sembrava un coma.
La bionda girò la testa verso la donna, era alta e snella dai boccoli dorati che le arrivavano al seno. Indossava una maglietta rosa scollata e una gonna stretta bianca che arrivava poco sopra le ginocchia. I tacchi, per lei fondamentali, erano neri come la cintura. Insomma, un mix di colori armonizzati tra loro solo come quella donna riusciva a fare.
Lucy era un po' spaesata all'inizio, dato che sembrava essersi appena svegliata, così, dopo aver osservato la situazione per pochi secondi, prese parola.
«Ordiniamo una pizza?»
Jenny sorrise facendo quale passo verso la scrivania dove c'era la cassa, esattamente difronte la ragazza.
«Tanto non sembra esserci nessuno perciò... margherita grazie» si morse il labbro e andò ad aggiustare alcune scarpe sugli scaffali.
Lucy scosse la testa sorridendo «metto tutto sul conto di Hibiki»
«Fa' pure» ridacchiò la donna.
Erano passati circa venti minuti da quando avevano ordinato la pizza, la pioggia stava iniziando a cadere lesta, poche erano le persone nei paraggi, il cielo era sempre più oscuro.
La bionda avvertì delle voci, in lontananza, c'erano una donna e un uomo che litigavano sul marciapiede, sembrava una cosa seria, l'uomo stava arrivando ad usare le mani.
Lucy osservava tutto con lo sguardo innervosito, stava cercando di capire cosa si stessero dicendo. Prima che una figura le si parò davanti coprendole la visuale. Adesso davanti a lei c'era solo una felpa rossa.
Sentiva una voce, ma non le interessava, doveva capire cosa stesse accadendo li fuori.
«Ci sente!? Ha dimenticato l'Amplifon?»
Lucy alzò lo sguardo confusa e seccata, davanti a lei c'era un ragazzo dai buffi capelli rosa scompigliati, gli occhi verdi e l'espressione impaziente. In mano manteneva un cartone per la pizza e sembrava essere un po' bagnato.
«Può spostarsi un attimo?» cercò di spingerlo via e quando tornò a vedere il marciapiede si accorse che vi era solo la donna seduta a terra con le mani tra i capelli corvini.
«Oh scusami bellezza se stavo facendo il mio lavoro, guarda la pizza posso consegnarvela anche domani eh? Ho tutto il tempo del mondo»
Lucy fece scattare lo sguardo sul ragazzo che sembrava innervosito e divertito allo stesso tempo, un controsenso assurdo eppure lui lo stava rendendo reale. Lo fulminò con lo sguardo prima di parlare «cosa!?» l'aveva oltretutto chiamata "bellezza". Ma che problemi aveva?
Il ragazzo sbuffò poggiando la pizza davanti la cassa «sono cinque dollari. Ti farei lo sconto solo per la bella scollatura, purtroppo sono solo il fattorino»
La bionda assottigliò lo sguardo, mentre Jenny era rimasta ad osservare divertita. A quel punto decise d'intervenire.
«Mettete tutto sul conto di Hibiki Lates» sorrise radiosamente con un espressione sensuale, sua solita, e prese il cartone della pizza per aprirlo.
Il rosato ghignò prima d'inumidirsi le labbra «dovrei iniziare a comprare scarpe da donna» detto quello andò via facendo il saluto militare con due dita, doveva raggiungere lo scuter della pizzeria sicuramente bagnato a causa della pioggia.
Jenny afferrò una fetta di pizza, sotto lo sguardo di Lucy, sorrise e alzò le sopracciglia sicuramente inerente al fattorino.
«Sembravate sposati»
«Nei miei incubi forse» sbottò Lucy alzandosi in piedi per raggiungere la donna ancora seduta su uno scalino di un'abitazione.
Indossava un maglietta nera scollata, una gonna grigia a quadri, calze scure pesanti, stivali e un giubbotto rosso sbottonato e con la pelliccia marrone chiaro sul cappuccino.
Si sedette accanto alla donna e sorrise dolcemente «ehi, ti va di entrare da Pegasus? Abbiamo la pizza»
La donna dai corti capelli corvini alzò la testa sorridendo tirata con le lacrime agli occhi. Scosse lievemente il capo, aveva anche alcuni lividi.
«No, grazie» sibilò con voce spezzata.
Lucy guardò la strada e sospirò premendo le labbra carnose tra loro «mi dispiace intromettermi, ma ho visto quello che è successo. Non so... vuoi parlarne?»
La donna cominciò a piangere «Tartaros» disse solo quella parola prima di abbracciare la ragazza. Non era mentalmente stabile in quel momento, stava per scoppiare doveva dirlo a qualcuno anche se significava mettere in pericolo se stessa, forse perché era così soffocata da non pensare alle conseguenze.
A quel punto la bionda serrò la mascella, ricambiò l'abbraccio mentre i suoi occhi si facevano carichi di collera, poteva sentirli bruciare.
Quella stessa notte, dopo essere rientrata a casa, Lucy decise di agire. Non poteva semplicemente affidarsi alla polizia, aveva imparato a sue spese che loro non combinavano nulla. Doveva fare giustizia da sé.
Aveva agito solo due volte: per vendicare sua madre e per salvare una donna dal marito violento e con una fissazione verso i bambini. Molti avevano parlato di lei: Scorpio. La giustiziera sexy e arrabbiata. Non era certo la nominata che preferiva, non che le importasse averne una.
Indossava un body di un tessuto elastico e di colore rosso, lasciava la schiena scoperta e non aveva maniche, era anche scollato. Portava una gonna nera degli stivali aderenti e con entrambi i colori.
Non indossava alcuna maschera, voleva che il peccatore la guardasse dritto negli occhi. Non era mai stata riconosciuta, agiva solo di notte, con poche luci e poi tra Scorpio e Lucy c'erano molte differenze che lei stessa aveva deciso di porre, anche a livello caratteriale.
Le sue armi erano una frusta che portava arrotolata e attaccata alla cinta della gonna e due spade infoderate alle sue spalle.
Si legò i capelli in una coda alta e laterale, prima di uscire dal retro e raggiungere il posto che aveva scovato sul dark web dove avrebbe trovato la gang di Tartaros. Una grande seccatura che la polizia non aveva mai battuto.
Lucy, o meglio, Scorpio, era agile. Aveva praticato ginnastica artistica, scherma e alcune arti marziali per molti anni. Sua madre le aveva detto che un giorno sapere tutto ciò le sarebbe servito e aveva davvero ragione. Quasi come se avesse previsto tutto.
Si trovava sul tetto di un magazzino davanti una finestra, pronta ad attaccare Tartaros, ma quello che vide fu raccapricciante. C'erano degli uomini vestiti di nero con una maschera del medesimo colore e una X rossa su di essa. Aveva letteralmente uccido tutti e la bionda sgranò gli occhi quando vide i cadaveri. Avevano le vene in evidenza ed esse brillavano, proprio come quelle di sua madre quel giorno.
Che anche loro...
Il suo pensiero venne interrotto quando vide uno di loro avvicinarsi all'ultimo rimasto che gridava e aveva gli occhi sgranati dal terrore.
«No! No! Farò tutto quello che volete! Lo giuro!» era schiacciato contro al muro.
«Feccia» schioccò la lingua il mascherato che aveva la voce di una ragazzo, anche dal suo fisico sembrava ventenne, all'incirca. Questi schioccò le dita e improvvisamente, dopo un urlo straziante, l'uomo di Tartaros andò letteralmente a fuoco ma quella fiamma proveniva dall'interno. Aveva bruciato prima i suoi organi.
Lucy sgranò gli occhi portandosi una mano alla bocca, quello che avevano fatto a quegli uomini, sciogliere i loro organi, bruciarli, insomma colpire dall'interno, era cento volte peggio di quello che voleva fare la bionda. Era qualcosa di atroce. Quelli non si trovavano certo lì per fare giustizia.
Saltò giù dalla finestra atterrando nel magazzino dopo qualche salto mortale. Si rimise dritta fulminando con lo sguardo i presenti. Erano quattro esattamente davanti a lei, non poteva vedere le loro espressioni, nemmeno i loro occhi. Ma loro riuscivano a vedere quanto fosse schifata e arrabbiata.
«Scorpio» disse con tono divertito quello che aveva bruciato vivo l'ultimo uomo «capiti al momento giusto, c'hai risparmiato di cercarti»
«Chi siete?» disse seccata, senza contare la frase precedentemente detta.
«Tutti e nessuno» scrollò le spalle avvicinandosi.
Lei si affrettò a cacciare una spada e puntarla contro il ragazzo «fai un altro passo e ti decapito»
Si levarono alcune risate prima che il ragazzo parlasse «simpatica, davvero. Mi piaci, sai?» la ragazzo assottigliò lo sguardo, sentiva la rabbia aumentare «è davvero un peccato ucciderti, sei così bella e autoritaria. Perché non ti unisci a noi?»
Lucy però scattò con la spada verso il ragazzo, stava quasi per colpirlo, lui non si era neppure spostato, mostrava una sicurezza incredibile. Era così calmo e felice. Qualcosa d'inquietante in quelle situazioni. Si bloccò improvvisamente, sentì come se un fulmine l'avesse appena colpita. Dolore puro. Tirò un grido sofferenze e stupito, spaventato oserei dire. La spada le cadde dalla mano e lei si ritrovò con le ginocchia e il busto a terra.
Il ragazzo si piegò sulle ginocchia per osservare meglio la ragazza e sorrise sotto la maschera «scelta sbagliata, biondina»
Lucy strinse i denti alzando appena il viso, ancora tremante per quello strano colpo, qualcosa d'inspiegabile. Voleva combattere. Eppure non riusciva a muoversi. Chi erano quei mostri?
«Però voglio portarti con me lo stesso, sei davvero sprecata come eroina e la tua morte sarebbe altrettanto uno spreco»
«C-chiudi quella... bocca» disse a fatica mentre cercava di rimettersi in piedi stringendo i pugni.
«Light» alzò lo sguardo verso uno degli uomini che stavano in piedi chiamandolo con il soprannome dovuto alla sua capacità.
Egli annuì capendo cosa fare e mise le mani sulle tempie della ragazza. Le sue dita luccicarono di una luce blu, elettricità.
Lucy cominciò a gridare come mai aveva fatto, quel dolore, quello che le stavano facendo... il suo cervello stava letteralmente friggendo.
«Shh, tranquilla biondina, durerà solo un altro po', dopo ti sentirai come nuova» sorrise dietro la maschera.
A quel punto gli occhi della bionda s'illuminarono, solo per qualche secondo, di una luce simile a quella del sole, così calda e abbagliante.
Il mascherato sgranò gli occhi stupito. Nei registri non avevano annotato un fatto come quello.
La ragazza non se n'era neppure accorta, si sentiva solo più forte, come se quelle scariche elettriche la stessero aiutando, potenziando. Si girò di scatto verso l'uomo elettrico che stacco velocemente le mani e poi lo spinse via. Egli batté il capo contro il muro prima di scivolare a terra. Doveva aveva cacciato tutta quella forza?
Era come se fosse tutta un'altra persona. Cacciò la sua frusta e cominciò a combattere con un altro uomo. Quello che aveva parlato e un altro dal potere acido si stavano allontanando mentre lei aveva appena rotto il collo del nemico.
Vederla così faceva gelare il sangue. Si vedevano le vene del suo corpo brillare di una luce calda e non azzurra come quella di tutte quelle vittime speciali. E poi, stava sorridendo e non l'aveva mai fatto mentre combatteva.
«Melter, i fumogeni» disse preoccupato il ragazzo del fuoco.
L'uomo al suo fianco cacciò una palla di colore verdognolo che avrebbe cacciato qualcosa simile al fumogeno stordente una volta rotta al suolo.
La lanciò verso il pavimento permettendoli di andarsene.
Lucy cominciò a tossire e facendo ciò tornò alla realtà, se così si può dire, era confusa, stordita, soffocata. Cercò al suolo la sua spada a tastoni e quando la trovò la mise in fodera e uscì velocemente dal magazzino. Scivolò lungo il muro sedendosi a terra con le ginocchia alzate verso il suo collo. Alzò lievemente la testa e cercò di respirare profondamente. Chiuse gli occhi. Aveva un'espressione dolorante e sfinita. Poggiò le mani sulle ginocchia, sentiva ancora dolore.
Mentre era sul punto di crollare si promise che avrebbe trovato i due fuggiti, avrebbe scoperto chi erano e cosa volevano, per poi ucciderli.
ⓒ xxʀᴀʀᴍxx
❏ ᴘᴇʀsᴏɴᴀɢɢɪ ᴏʀɪɢɪɴᴀʟɪ ᴅɪ ʜɪʀᴏ ᴍᴀsʜɪᴍᴀ
❏ ᴄᴀʀᴀᴛᴛᴇʀɪ ᴇ ᴠɪᴄᴇɴᴅᴇ ᴄᴏᴍᴘʟᴇᴛᴀᴍᴇɴᴛᴇ ᴅɪᴠᴇʀsɪ ᴅᴀʟ ᴍᴀɴɢᴀ/ᴀɴɪᴍᴇ
❏ ʟᴀsᴄɪᴀᴛᴇ ᴜɴᴀ sᴛᴇʟʟɪɴᴀ ᴇ sᴇɢᴜɪᴛᴇ ɪʟ ᴍɪᴏ ᴘʀᴏғɪʟᴏ ᴘᴇʀ ɴᴜᴏᴠᴇ sᴛᴏʀɪᴇ ᴇ ᴀᴠᴠɪsɪ
❗️ᴀᴛᴛᴇɴᴢɪᴏɴᴇ: ʟɪɴɢᴜᴀɢɢɪᴏ sᴄᴜʀɪʟᴇ, sᴄᴇɴᴇ ᴅɪ ᴠɪᴏʟᴇɴᴢᴀ ᴇ ʟᴜᴄɪ ʀᴏssᴇ
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