2 - Fireman
Fireman saltò giù da un palazzo gridando e ridendo. Era uno dei supereroi più famosi di Magnolia, quello più seguito e criticato.
Indossava una giacca di pelle rossa con un cappuccino alto e coprente, un pantalone attillato nero e una maschera rossa.
Parò le mani davanti a sé, prima di atterrare. Dalle sue mani uscì del fuoco, una scarica così forte da attenuare la sua caduta. Atterrò in piedi, ancora pimpante e con l'adrenalina alle stelle. Lanciò un urlo di gioia e cominciò a correre e ad arrampicarsi ovunque.
La gente lo guardava, lo indicava, lo chiamava, gli scattava foto. Ma la polizia, a beh, loro lo odiavano. Gli rubava il lavoro, faceva lo sbruffone, combinava casini e disturbava la quiete della città, sempre se ce ne fosse mai stata una.
Magnolia era piena di persone che si facevano chiamare eroi. Piena di gente che commetteva crimini. Piena di gente strana, davvero molto strana. Piena di gente che soffriva e lottava oppure che sperava fosse qualcun altro a fare la differenza.
Qualcuno ci sarebbe mai riuscito? Forse quella era una città abbandonata a se stessa. La città dei peccatori. C'era un vero e proprio motivo che spiegava quel nome.
Motivo che non tutti sapevano.
«Che diavolo ci fai sul mio tetto!?» esclamò un uomo grassotto dalla pelle scura che stava spalando via quel po' neve dalla sua parte di marciapiede.
Fireman sorrise spavaldo «sto mangiando un panino!» alzò il cibo che aveva in mano «c'è la mortadella, Dio benedica chi l'ha inventata» borbottò con la bocca piena.
L'uomo si accigliò «lo vedo... ti spiacerebbe scendere?»
«Ehi amico, sono Fireman!»
«Okay, Fireman, ti spiacerebbe scendere?»
Il ragazzo mascherato finì il panino in pochi morsi e si alzò in piedi alzando le mani «se qualcuno dovesse attaccarti ricorderò di questo sfratto» saltò su un altro tetto alla ricerca di qualcosa da fare per passare il tempo.
L'uomo lo fissò stranito prima di scuotere la testa e borbottare qualche insulto alla nuova generazione.
Fireman si ritrovò in un vicolo, aveva capito che qualcuno lo stava seguendo, qualche minuto dopo che aveva lasciato il tetto di quell'uomo. Si era fermato lì di proposito, non voleva coinvolgere altre persone, sapeva che non sarebbe stata comunque una buona idea.
Si ritrovò circondato da quattro figure mascherate. Avevano la stessa maschera che copriva tutto il visto, era nera con una grande X rossa che la decorava. Erano vestiti con una maglietta nera e pantalone del medesimo colore.
Dentro di sé era serio, furente. Ma fuori mostrava sempre il suo lato scherzoso e beffardo.
«D'accordo... volete un autografo?» li guardò attentamente girandosi intorno.
Le figure che sembravano essere maschi dai venti anni in su, circa, non mostrarono alcuna emozione, fecero un passo avanti.
«Una fotografia? Beh, plausibile, sono davvero bello» ridacchiò aggiustandosi il cappuccio.
«Fireman» il mascherato difronte all'eroe fece un passo avanti, era quello che sembrava essere il più giovane, dalla sua figura e da come gli stavano i vestiti «è stato facile trovarti, sai? Non passi certo inosservato» ghignò.
Il vestito di rosso tornò serio, osservando intensamente la figura davanti a sé «chi siete e che volete?»
«Non è abbastanza chiaro?» disse con voce spavalda, dalla sua mano destra comparve una fiammella che cominciò a danzargli tra le dita.
Fireman lo fulminò con lo sguardo «wo wo wo! Chi ti ha autorizzato ad avere il mio stesso potere!?»
Prima che potesse dire o fare altro, i due alle sue spalle lo bloccarono sbattendolo contro al muro, tutti loro indossavano dei guanti.
Il ragazzo ridacchiò «pensi davvero di farmi fuori con il fuoco?» si passò la lingua sulle labbra «amico, io sono fatto di fuoco, non posso bruciare»
Il mascherato che aveva parlato fece segno all'altro, rimasto fermo, di avvicinarsi. Lui fece come detto e li raggiunse, tutto in totale silenzio.
«Cosa pensi di farmi, eh? Io sono Fireman, se sono ancora vivo e figo dopo quattro anni che faccio questo lavoro ci sarà un motivo»
L'ultimo arrivato toccò con un dito la mattonella di un muro ed essa si sciolse come se nulla fosse, non era fuoco quello che usava, ma qualcos'altro. E per una volta nella sua vita, l'eroe aveva il terrore di scoprire cosa fosse.
«Questo non mi piace»
«Credimi» aggiunse il mascherato del fuoco «non ti piacerà affatto»
L'uomo acido, o almeno così voleva definirlo Fireman, stava per avvicinare la sua mano al ragazzo.
Egli però non aveva alcuna intenzione di morire in quel modo. Non sarebbe stato affatto figo e non avrebbe neanche fatto clamore. Andiamo stava venendo assassinato senza aver tragicamente sacrificato la sua vita per qualcuno tipo Brad Pitt. Era triste e patetico.
Chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi, improvvisamente il suo corpo divenne fuoco e creo una grande esplosione che spinse tutti via. Alcuni erano feriti, altri no.
Tornò normale, il suo costume, fatto apposta per resistere alle sue fiamme, era intatto.
I nemici si alzarono non appena aprì gli occhi.
«Tu!» si avvicinò al mascherato del fuoco puntandogli un dito contro «sappi che non reggo i copioni»
Il mascherato cercò di tirargli un pugno ma l'uomo acido gli bloccò il braccio facendo uno strano segno con le mani.
Fireman li guardò stranito.
«Non dichiararti vincitore, non reggo quelli come te» sbottò quello che stava per tirare il pugno, dopo aver abbassato il braccio.
L'eroe alzò le sopracciglia «perché ce ne sono alt-» venne interrotto da un fumogeno che comparve all'improvviso, accecandolo e permettendo ai mascherati di andare via.
«Merda» cominciò a tossire parandosi le mani sul viso, cercò di uscire dal vicolo camminando in modo impacciato «cazzo»
Fireman raggiunse il suo appartamento, era entrato dalla finestra e si era tolto il costume nell'ascensore, posando il tutto in un borsone che nascondeva sempre in quelle quattro mura. Si guardò allo specchio aggiustandosi la chioma scompigliata colorata di rosa Sakura. Era un colore abbastanza inusuale ma a lui piaceva molto. Lo faceva sentire originale.
Quando non indossava il costume di Fireman era un semplice, per dire, ragazzo di città. Il suo nome era Natsu Dragneel, faceva due lavori part-time abbastanza semplici, quel che bastava per pagare l'affitto.
Aprì la porta dell'appartamento con la sua chiave, appena entrò, ancora un po' stordito per l'accaduto, vide la sua coinquilina apparecchiare la tavola. Aveva i lunghi capelli scarlatti legati in una coda alta, indossava beige, una gonna bianca e le gambe fasciate dalle calze pesanti.
Appena sentì qualcuno entrare si girò e vide il suo coinquilino, non si reggeva molto bene in piedi e un liquido rossiccio stava scorrendo sulla sua fronte.
«Oddio» si affrettò a raggiungere il ragazzo «stai sanguinando, ma che hai fatto?»
Il rosato si accigliò e portò una mano sulla testa. Ecco cosa gli faceva male. Doveva essere a causa della botta che gli avevano fatto prendere contro il muro. Sospirò pesantemente prima di sorridere tirato.
«Giornata pesante, sono andato a sbattere» cercò di allontanarsi dalla scarlatta, che invece lo trattenne prontamente.
«Sei sempre il solito stupido, vatti a sedere sul divano, prendo il kit del pronto soccorso» sospirò portandolo nel salotto affianco a loro prima di recarsi velocemente in bagno.
Natsu si sedette sul divano sbuffando, la sua amica non sapeva della sua seconda vita, delle sue capacità e del fatto che le ferite superficiali guarivano velocemente.
La ragazzo tornò con una piccola valigetta in mano, si sedette difronte il ragazzo, mettendosi in ginocchio a terra. Prese del disinfettante e un fazzoletto. Mise il liquido sulla stoffa e si avvicinò alla fronte del ragazzo tamponando lievemente, mentre lui strizzava gli occhi per il fastidio.
«Mi ha chiamato tuo padre» disse a un tratto, mentre osservava attentamente la testa dell'amico.
Natsu la guardò seriamente, attirato dall'ultima parola «ha detto che dovresti farti sentire più spesso e che tuo fratello viene a pranzo da noi»
Il rosato trattenne un'imprecazione, ecco perché aveva apparecchiato per tre.
«Erza» la chiamò con voce infastidita «Macao non è mio padre»
La scarlatta indurì lo sguardo abbassando il braccio con il fazzoletto per concentrare la sua attenzione sugli occhi verdi del ragazzo.
«Smettila, solo perché hai scoperto di essere stato adottato non puoi ripudiare l'uomo che ti ha cresciuto in questo modo»
«Mi ha mentito per diciannove anni!»
«Natsu piantala di fare il bambino! Sei adulto e mostrati tale per una volta!» si alzò furente lanciando un pacchetto di antidolorifici al rosato prima di afferrare la valigetta e tornare in bagno.
Natsu serrò la mascella sferrando un pugno alla sua stessa coscia. Era un ragazzo allegro, si, ma alcuni argomenti lo mandavano in bestia. E uno di questi era la famiglia.
Prima che potesse prendere le pillole sentì il campanello suonare.
«Dev'essere arrivato Romeo!» esclamò Erza affacciandosi dalla porta in legno del bagno.
Il rosato si alzò per andare ad aprire.
Che grandissima giornata del cazzo.
ⓒ xxʀᴀʀᴍxx
❏ ᴘᴇʀsᴏɴᴀɢɢɪ ᴏʀɪɢɪɴᴀʟɪ ᴅɪ ʜɪʀᴏ ᴍᴀsʜɪᴍᴀ
❏ ᴄᴀʀᴀᴛᴛᴇʀɪ ᴇ ᴠɪᴄᴇɴᴅᴇ ᴄᴏᴍᴘʟᴇᴛᴀᴍᴇɴᴛᴇ ᴅɪᴠᴇʀsɪ ᴅᴀʟ ᴍᴀɴɢᴀ/ᴀɴɪᴍᴇ
❏ ʟᴀsᴄɪᴀᴛᴇ ᴜɴᴀ sᴛᴇʟʟɪɴᴀ ᴇ sᴇɢᴜɪᴛᴇ ɪʟ ᴍɪᴏ ᴘʀᴏғɪʟᴏ ᴘᴇʀ ɴᴜᴏᴠᴇ sᴛᴏʀɪᴇ ᴇ ᴀᴠᴠɪsɪ
❗️ᴀᴛᴛᴇɴᴢɪᴏɴᴇ: ʟɪɴɢᴜᴀɢɢɪᴏ sᴄᴜʀɪʟᴇ, sᴄᴇɴᴇ ᴅɪ ᴠɪᴏʟᴇɴᴢᴀ ᴇ ʟᴜᴄɪ ʀᴏssᴇ
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top