10 - palloncino bucato
A poco a poco il rapporto dei quattro eroi é sulla via del miglioramento.
Un piano è stato stabilito.
Lucy vuole vendetta per sua madre mentre il mistero del suo potere è ancora alto.
Natsu è sempre più sorprendente, nel bene e nel male.
Ma i segreti e il passato formano dei nodi che ancora non sono venuti al pettine.
Come procederà la vicenda?
║10 - ᴘᴀʟʟᴏɴᴄɪɴᴏ ʙᴜᴄᴀᴛᴏ║
▸ʟ'ɪɴɪᴢɪᴏ◂
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⋆⌊ Dicono che il cuore sia l'ultimo a morire. Eppure è il primo a scoppiare come un palloncino bucato⌉⋆
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«Forza, metti le scarpe che ti accompagno» Juvia scompigliò i capelli di suo figlio prima di sparecchiare il tavolo da pranzo.
Il piccolo ometto scese dalla sedia correndo a mettersi le scarpette blu notte. Afferrò il suo giubbotto e il suo zaino, cosa che successivamente fece anche la turchina.
«Oggi ti va di passare un'altra emozionante giornata da zio Gajeel?» chiese sarcastica la ragazza prima di aprire la porta e schiacciare il pulsate sulle chiavi della macchina parcheggiata in cortile.
Rain si imbronciò, camminando contrariato e sbuffando qua e là. Mai una volta che poteva stare in pace con sua madre.
«Certo...» poi si sedette sul sedile del passeggero incrociando le braccia «non posso stare con Gray? Con lui mi diverto un sacco! L'altra volta mi è sembrato come se...» si bloccò di colpo abbassando lo sguardo tristemente.
Juvia alzò un sopracciglio guardandolo con la coda dell'occhio mentre metteva in moto «come se?» chiese confusa e un po' curiosa.
Rain si morse il labbro poggiando il capo al finestrino, guardando la strada che scorreva mentre erano in movimento.
«Come se avessi un padre normale e... una famiglia normale» il corvino voleva molto bene a sua madre, ma come ogni bambino desiderava qualcosa di stabile e sicuro.
Alla turchina pianse il cuore a quelle parole, tutto quello che le stava succedendo, il suo lavoro, il suo rapporto con Lyon e la sua mente, erano un totale casino. Forse sua madre aveva ragione a dirle che non sarebbe mai riuscita a mantenere un figlio, che non era alla sua portata.
Dopo aver parcheggiato si sporse verso il sedile del passeggero, accarezzò il capo del bambino e gli diede un bacio sulla guancia. Ogni volta che lo guardava non riusciva a credere fosse possibile la sua esistenza, che lui fosse suo figlio. Spesso non facciamo mai caso a quello che possediamo, a quello che guardiamo quotidianamente. Diamo tutto per scontato. E poi, quando ci soffermiamo ad osservare una persona, ci rendiamo conto di tante di quelle cose che non avevamo mai notato.
Juvia raggiunse Dragon Force per ottenere le dovute informazioni su Sally Donovan. Ormai l'aveva detto a Cobra che quella era una falsa identità, nel peggiore dei modi, ma l'aveva fatto. Neanche ci pensava ai sentimenti altrui quando aveva la luna storta, ovvero sempre.
«Dobbiamo parlare» si sedete davanti all'agente, accomodato dietro la sua scrivania, con aria burbera. Solitamente le informazioni le cercava da sola, senza fare domande che tralasciassero il suo obiettivo, ma in quella situazione c'era poco da fare e questo la infastidiva.
Il moro alzò le sopracciglia «buongiorno Erik, come? Oh tutto bene, Juvia, sono felice di vederti» disse ironico parlando a se stesso.
La turchina alzò gli occhi al cielo «Sally Donovan» bastò quel nome per zittire l'agente e attirare completamente la sua attenzione, cosa che fece ghignare la ragazza.
Erik si schiarì la voce allontanandosi dal computer per mettersi totalmente di fronte alla Loxar.
«Cosa sai di lei?» chiese Juvia assottigliando di poco lo sguardo.
Infilò la mano nella busta, sulla scrivania, contente delle ciambelle e ne portò una alla bocca «Ha un gran bel culo» scrollò le spalle masticando rumorosamente.
Forse Juvia non l'aveva notato, quel bagliore di delusione e tristezza che celava il suo sarcasmo.
Ella batté il pugno sul legno scuro della scrivania «dove posso trovarla?» disse seria dopo aver visto Cobra sussultare e rischiare di strozzarsi con la ciambella.
L'agente sospirò, posando la ciambella nella busta.
«Juvia, ho una grande stima nei tuoi confronti, ma questa situazione sta iniziando a non piacermi per niente. Io posso aiutarti, devi soltanto dirmi cosa sta succedendo»
«Non voglio essere aiutata, cazzo, voglio che tu mi dica dove posso trovarla così da salvarle il culo!» esclamò esasperata. Non capiva perché si ostinassero a starle addosso.
Il moro strabuzzò gli occhi «salvarle il culo?» l'agente proprio non capiva, tutti i suoi sospetti stavano vagando nella sua mente come un ciclone.
«Merda» sbottò la turchina tornando a sedersi, doveva trovare un modo per farlo parlare «senti, Erik, non posso dirti cosa sta succedendo ma se vuoi evitare delle morti inutili devi dirmi dove posso trovarla»
Lui si passò una mano nei capelli pensieroso «okay» sospirò alzando lo sguardo «ma ad una sola condizione»
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«Quanto preleva?» il banchiere dai corti capelli scuri osserva la ragazza davanti a lui. Era sulla ventina, portava i capelli fin sotto le orecchie, erano viola, un colore intenso. I suoi occhi verdi come un potente veleno fissavano il banchiere con sicurezza, eppure le sue labbra carnose stavano tremando.
«Tutto» rispose senza esitazione.
Quando posò i soldi nel portafoglio e lascio la banca centrale di Magnolia non poteva fare a meno di fissarsi con insistenza attorno. Era tesa, tremendamente tesa. Si sentiva come se ogni singola persona o telecamera fosse puntata su di lei.
Una sensazione orribile. Non poteva fare altro che stringere la sua borsa e affrettare il passo verso l'aeroporto più vicino.
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«Il modo sicuro di restare ingannati è di credersi più furbi degli altri.» l'uomo dai capelli corvini continuava ad innaffiare le sue rose accarezzando, di tanto in tanto, i suoi petali «non sei d'accordo, Mavis?» il suo sguardo si posò sulla foto incisa nella pietra sorridendole dolcemente.
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Erik e Juvia avevano raggiunto l'appartamento della presunta Sally. Ella non aveva aperto alla porta, motivo per cui il moro non perse tempo a sfondarla.
Si ritrovarono così a perquisirla, era totalmente in disordine. Eppure mancavano molti degli oggetti personali come il passaporto. La cassaforte era aperta e totalmente vuota. Vi era solo un biglietto sul letto. Juvia l'aveva appena visto, mentre Cobra ispezionava la cucina.
«Forse è solo uscita» suppose l'agente.
La turchina si avvicinò al biglietto «chi va a farsi una passeggiata non svaligia la propria cassaforte... e non lascia un biglietto» disse a voce più bassa l'ultima frase mentre si rigirava tra le mani il pezzo di carta.
«Come?» chiese confuso il moro, per poi raggiungere la turchina.
Juvia sospirò lasciando il biglietto nelle mani di Erik «è per te» ma qualcosa non quadrava. Perché tra tutte le persone che, in media, una normale persona può conoscere scrivere proprio a lui e lasciarlo incustodito in una camera come quella?
«Erik, ci tenevo a scusarmi, per tutto quello che ho fatto da quando ci siamo conosciuti. Ti ho raccontato un sacco di bugie, ma l'unica cosa vera era senza dubbio quello che c'era tra noi. Spero tu possa perdonarmi un giorno. Sally» la voce dell'agente era così rotta e triste. Era stato proprio uno stupido. Allora era vero che l'amore rende ciechi.
Juvia tamburellò le dita sul suo braccio mentre le teneva conserte «sei l'unico a sapere dove vive? Insomma non ti ha mai parlato di amici o parenti?»
Lui posò il pezzetto di carta nella sua tasca «mai» rispose scuotendo il capo.
A quel punto sussultò «merda, Cobra! Sta andando all'aeroporto!» aveva messo insieme tutti i pezzi e sperava solo di essere in tempo.
Corse fuori dalla camera dritta alla sua auto, l'agente la seguì senza perder tempo. La turchina mise in modo e alla velocità della luce cominciò a percorrere la strada per raggiungere l'aeroporto. Una guida fuori dal comune, non frenava mai, non rallentava, non rispettava i semafori o i cartelli, sorpassava le auto e le schivava quando andava in contro mano.
«Sarò anche un poliziotto ma questa è la prima volta che mi sento in Fast&Furious!» esclamò Cobra mentre veniva sballottato da una parte all'altra del sedile.
La turchina digitò sullo schermo della sua auto il numero di Gajeel e lo chiamò in fretta. Se non avesse risposto giurò che l'avrebbe ammazzato con le sue stesse mani.
«Juvia, starei scopando» rispose il corvino con dissapore nella voce.
La Loxar fece una curva incredibile creando un rumore assordante, povera la sua auto «di alla tua ragazza di prendere le coordinate della mia posizione e di dirmi ogni singolo passaporto che viene registrato all'aeroporto, non fare domande e muovi il culo» staccò il telefono e si lanciò nel parcheggio del Fairy Wing.
Prese il suo cellulare e, insieme ad un Cobra spaesato e intontito, corsero all'interno dell'edificio. Era impossibile che la ragazza avesse già preso un volo. La turchina lo sapeva bene, gli orari li conosceva. E di certo non vi era un aereo ogni secondo. C'era ancora speranza.
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«Bene, spero non mi deludiate» Sun si allontanò dalla sala riunioni dove era solito comunicare il piano.
Un ragazzo mascherato e dai lunghi capelli verdi alzò la mano «e perché non te ne occupi personalmente?» domandò con tono pungente.
Il biondo fece segno a Melter di non intervenire con i modi bruschi «Spell» richiamò il verde «sto lavorando a un modo per distruggere i pezzi grossi, tu attieniti agli altri nomi della lista. Spriggan vuole piazza pulita»
Quando tutti si alzarono per andare via, Sting, fece segno a Brain e Cow di fermarsi «voi due» li bloccò per le spalle «il vostro non è stato un totale fallimento ma adesso quei quattro sanno di noi, voglio essere buono, non vi punirò per questo» sogghignò il biondo.
Cow prese a ringraziarlo infinitamente, colto dal precedente panico.
«A patto che» li bloccò nuovamente «riusciate a trovare Ice, vivo possibilmente» sul suo viso comparve il più terrificante dei ghigni, era quasi disumano «penserò io ad ucciderlo» e così cominciò a ridere, una risata tanto macabra da accapponare la pelle dei due scagnozzi.
Hai i giorni contati, caro fratello.
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Gildarts si sedette accanto al corvino che sembrava alquanto pensiero «cerco di nasconderlo, ma...» la sua frase attirò l'attenzione del rosso che si voltò interrogativo «ho tanta di quella paura che neanche immagini» era la prima volta che Gray diceva una frase sincera come quella, ma ormai di quell'uomo si fidava, era come un padre per lui.
«Coraggio non vuol dire avere la forza di andare avanti, ma di andare avanti anche quando non si ha paura» gli posò una mano sulla spalla per rassicurarlo «anch'io ho paura, tutti ne abbiamo, ma devi sfruttare questa paura come forza. So che puoi farcela»
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«Sally...» bisbigliò Erik con voce rotta, forse se in quell'aeroporto non ci fosse stato tanto baccano, si sarebbe dicerto sentito il cuore del moro che scoppiava come un palloncino.
ѕpazιo aυтrιce
coѕa ѕυccederà aι proтagonιѕтι?
qυalι ѕaranno ι ѕegreтι dι ѕally?
coѕa ѕpιnge ιl ғaттore roѕѕo ad agιre?
coѕa accadrà a ѕally?
тroveranno gray?
ι qυaттro eroι ѕapranno gιocare dι ѕqυadra?
ѕcoprιтelo leggendo!
ѕpero cнe non vι ѕιaтe dιмenтιcaтι qυeѕтa ѕтorιa e ѕcυѕaтe la мιa ѕcoмparѕa
ⓒ xxʀᴀʀᴍxx
❏ ᴘᴇʀsᴏɴᴀɢɢɪ ᴏʀɪɢɪɴᴀʟɪ ᴅɪ ʜɪʀᴏ ᴍᴀsʜɪᴍᴀ
❏ ᴄᴀʀᴀᴛᴛᴇʀɪ ᴇ ᴠɪᴄᴇɴᴅᴇ ᴄᴏᴍᴘʟᴇᴛᴀᴍᴇɴᴛᴇ ᴅɪᴠᴇʀsɪ ᴅᴀʟ ᴍᴀɴɢᴀ/ᴀɴɪᴍᴇ
❏ ʟᴀsᴄɪᴀᴛᴇ ᴜɴᴀ sᴛᴇʟʟɪɴᴀ ᴇ sᴇɢᴜɪᴛᴇ ɪʟ ᴍɪᴏ ᴘʀᴏғɪʟᴏ ᴘᴇʀ ɴᴜᴏᴠᴇ sᴛᴏʀɪᴇ ᴇ ᴀᴠᴠɪsɪ
❗️ᴀᴛᴛᴇɴᴢɪᴏɴᴇ: ʟɪɴɢᴜᴀɢɢɪᴏ sᴄᴜʀɪʟᴇ, sᴄᴇɴᴇ ᴅɪ ᴠɪᴏʟᴇɴᴢᴀ ᴇ ʟᴜᴄɪ ʀᴏssᴇ
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