𝐏𝐓.𝐈𝐈: 𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐯𝐞𝐧𝐭𝐢𝐭𝐫𝐞𝐞𝐬𝐢𝐦𝐨

Wooyoung stava correndo.
Non sapeva cosa lo spingesse a correre, sapeva solo che sentiva che le cose avevano inaspettatamente preso la piega sbagliata, stava tanto bene con San fino a quella mattina e tutto era degenerato in così poco tempo. Sembra esagerata forse come cosa, ma da quando aveva lentamente osservato quell'uomo morire stava annegando nei sensi di colpa e sapeva che non l'avrebbero lasciato libero tanto presto. Un'esperienza del genere può essere traumatica per chi più e chi meno, ma lo sarà sempre, non importa quanto uno sia forte di animo, lo stesso Hongjoong faceva finta di no ma in realtà il compiere quell'azione in un momento di poca stabilità mentale aveva sicuramente mutato il suo animo. Wooyoung era rimasto fermo a vedere San aggredire a parole il blu e non aveva potuto fare niente per fermarlo, in un certo senso gli fece paura vederlo così infuriato dopo che la mattina era stato tanto dolce con lui, e forse proprio per questo era stato spinto ad andarsene. Si era avvicinato al cadavere dell'uomo sforzandosi di non guardarlo e di pensare ad altro, aveva preso il telefono dal pavimento ed era corso fuori ignorando gli altri due, non aveva voglia di guardare per un solo minuto in più San arrabbiato e preferì andarsene per portare a termine l'obbiettivo prefissatosi quella mattina. 

Così si era messo a correre alla ricerca di un posto tranquillo in cui provare a fare la sua telefonata, stava correndo senza un motivo preciso, forse per scappare da quel luogo, forse per scappare da San, forse per scappare da Hongjoong, non importava, l'unica cosa che voleva era trovarsi un angolo tutto per sè in cui chiudersi per un momento nel suo mondo e solo dopo tornare in quello reale. Non era arrabbiato con nessuno, sapeva che ciò che era fatto era fatto e che probabilmente ci avrebbe impiegato un po' a dimenticare quella scena, magari non l'avrebbe mai dimenticata, ma non poteva tornare indietro e l'unica scelta possibile era quella di andare avanti, non avrebbe avuto senso prendersela come stava facendo San, ma in quel momento non aveva le forze neanche per fermarlo, sentiva solo il bisogno di fare quella telefonata e non sarebbe stato meglio fin quando non l'avesse fatta.

Si rifugiò nello stesso spazio dove c'erano i veri telefoni del carcere, probabilmente adesso bloccati dall'esterno, si appoggiò al muro in un angolo e compose il numero del riformatorio in cui era stato da ragazzo, lo ricordava ancora a memoria dopo tutte le volte che aveva scritto quella serie di cifre durante un momento di sconforto o in cui aveva bisogno di aiuto, quello era il suo posto sicuro e lo sarebbe sempre stato, sebbene sapesse che probabilmente non ci sarebbe più tornato. Attese che qualcuno rispondesse, e dopo cinque squilli inziò a perdere la speranza, ma improvvisamente al sesto sentì una voce dall'altra parte rispondere con tono piuttosto allegro «Centro minorile di Yuseong-gu, come posso aiutarla?», quasi gli vennero le lacrime agli occhi al moro nel riconoscere quella voce che non sentiva da troppo tempo, la voce della donna, ormai anziana, che lo aveva aiutato a riprendere in mano la sua vita e a rimettersi in sesto, fece un bel respiro e rispose «Saekyu? Sono Wooyoung» disse sicuro e subito sentì la donna fare un verso di sorpresa, «Wooyoung!? Oh mio dio! Da quanto tempo, come stai piccolo?» gli domando facendolo ridacchiare per quel nomignolo che si ostinava ad affibbiargli nonostante ormai fosse più che cresciuto «Bene.. va tutto bene..» mentì, non voleva farla preoccupare, non si sentivano da tanto e se si fosse messo a raccontargli tutto ciò che gli era accaduto non avrebbe finito più. «Mi fa piacere, dimmi, dove sei ora?»

«Sono a Seoul, ma non ho molto tempo per parlare purtroppo. Volevo solo farti una domanda» ammise cercando di sembrare il più tranquillo possibile e sperando che la donna non facesse altre domande, «Ma certo, dimmi pure caro, vedrò di aiutarti come posso» lo rassicurò lei facendogli fare un sorriso affranto, «So che avevo detto il contrario una volta... ma ora vorrei sapere dove sta mia madre» affermò con una mano in tasca della felpa adesso chiusa e la schiena appoggiata al muro, ma il silenzio che giunse dopo la sua domanda non fu affatto rassicurante. Passarono dei secondi prima che la donna rispondesse, secondi in cui il cuore di Wooyoung si fermò in attesa di una risposta, che però sembrò non voler arrivare mai, e quando finalmente arrivò lo lasciò senza fiato in gola e con il senso di colpa ancora più forte dentro di lui «Wooyoung caro.. tua madre..»

«Mia madre?»

«..È morta.»

La donna faticò a dire quella frase, sapeva tutta la storia del giovane e anche quanto detestasse sua madre, ma aveva sempre saputo che prima o poi avrebbe compreso anche lui cosa significava aver bisogno di qualcuno e le si era spezzato il cuore nel sapere che era arrivato troppo tardi. Wooyoung rimase senza fiato con un profondo senso di smarrimento dentro di sè, eppure non pensava di aver mai tenuto a quella donna, e di fatto non era così, ma evidentemente il suo subconscio sapeva che lei era lì da qualche parte e ciò lo confortava. Sentirsi dire che tua madre non c'è più non è mai una cosa bella, non importa quanto tu possa odiarla, è la persona che ti ha messo al mondo e non puoi fare semplicemente finta che non sia mai esistita. «Mi dispiace Wooyoung, te lo avrei detto prima ma non sapevo come contattarti» ammise la donna mortificata dall'altra parte del telefono, il moro si accasciò lentamente a terra mentre alcune lacrime iniziarono a rigargli le guance. «Quando è successo?»

«Quasi due anni fa, overdose» rispose infine lei prima di sentire le ultime parole di Wooyoung «G-grazie Saekyu, devo andare adesso, grazie per avermelo detto» disse semplicemente prima di chiudere la chiamata, non aveva più voglia di parlare nè con lei nè con nessun altro, voleva solo che il tempo si fermasse e che potesse restare lì a terra a piangere per sempre. Tirò fuori dalla tasca della felpa una catenina d'oro, la stessa che qualche tempo prima aveva rischiato di perdere, apparteneva alla madre ed era l'unica cosa che aveva di lei. L'aveva sempre tenuta con sè sotto consiglio della stessa donna con cui aveva parlato al telefono, gli serviva per ricordarsi del suo passato e per non ricadere più in una dipendenza come quella che aveva avuto da giovane, era fondamentale all'inizio per quel motivo, ma con il tempo diventò un legame che lo collegava al suo passato e gli impediva di sentirsi completamente solo, ed improvvisamente era diventato l'unico oggetto che gli ricordasse sua madre e tutto ciò che aveva passato a causa sua. Odiava quella catenina, tutto d'un tratto la odiava così tanto che l'avrebbe spezzata in quello stesso istante se solo ne avesse avuta la forza. 

Ma invece no, si lasciò andare ad un pianto disperao stringendola tra le mani e rimettendola in tasca perchè gli faceva troppo male vederla. Ma tutto quello non era solo per la madre, no, per lei era dispiaciuto ma non così tanto da disperarsi, ciò che lo fece veramente stare male era la domanda che continuava a porsi il suo cervello. Se per quella donna che non vedeva da anni aveva sentito un vuoto al petto abbastanza grande da farlo cadere a terra, quanto sarebbe stato doloroso perdere San? 
Era inutile negarlo, una relazione come quella che aveva con il corvino non era destinata a durare per mille motivi, primo fra tutti il fatto che lui prima o poi sarebbe uscito mentre San no. E faceva male, faceva un male cane sapere che la persona che ami è condannata a scontare tutta la sua vita in quel posto, sapere già prima che tutto cominci come andrà a finire. Non sapeva quanto presto sarebbe arrivato quel momento, il momento in cui si sarebbe trovato solo di nuovo, ma era sicuro che se fosse arrivato di lì a poco lo avrebbe letteralmente ucciso. 

E proprio mentre stava lì in terra a piangere arrivò la fonte delle sue disperazioni, San lo aveva trovato dopo aver girato tutti i principali spazi del primo piano, e vederlo in un angolino del pavimento con le ginocchia al petto e gli occhi lucidi gli fece provare un gran dolore al cuore. Non voleva vederlo così, solo quella mattina era felice e stava bene, mentre adesso stava piangendo silenziosamente a terra. Si avvicinò a lui sedendoglisi accanto e abbracciandolo, non voleva spaventarlo e non conosceva neanche fino in fondo il motivo del suo pianto, ma sapeva che sentiva il bisogno di consolarlo finchè non si fosse calmato. «Che succede Wooyoung? È per quello che hai visto?» domando accarezzandogli alcune ciocche di capelli e il minore scosse la testa lentamente, senza dire niente il corvino gli asciugò alcune delle lacrime con i pollici e gli lasciò un piccolo bacio a stampo sperando di farlo stare meglio «Vuoi dirmi che hai?» chiese preoccupato, era anche evidente che non fosse per ciò che era accaduto prima, sarebbe stata una reazione troppo esagerata perfino per lui. «M-mia madre...» disse solo il moro e San notò il telefono che ancora teneva tra le mani, «L'hai chiamata?» chiese cercando di capire meglio, ma Wooyoung scosse la testa «È morta» buttò fuori, nonostante sapesse che non fosse il vero motivo per cui stava piangendo. San istintivamente lo strinse a sè facendogli nascondere la faccia nel suo petto e accarezzandogli la schiena tentando di farlo stare meglio.

Sapeva quanto fosse brutto perdere un genitore, lui stesso aveva perso sua madre e capiva perfettamente il dolore del moro, ma ricordò anche le parole dette qualche sera prima, aveva affermato di non avere alcun rapporto con lei, e allora si chiese se fosse possibile che stesse piangendo solo per quello o se ci fosse qualcos'altro. «Piangi per lei?» chiese cercando un contatto visivo che però non ottenne poichè l'altro stava con lo sguardo puntato sul pavimento, Wooyoung scosse di nuovo la testa, non aveva voglia di parlare con lui, proprio non ne aveva voglia, ma le braccia di San erano troppo confortevoli per anche solo provare ad allontanarlo. «E allora perchè? Puoi dirmi tutto, lo sai» provò a dissuaderlo dalla sua posizione chiusa e riservata, riuscendo piano piano a farlo aprire. «N-non voglio perderti San» disse Wooyoung abbracciandolo e sentendo finalmente il bisogno di averlo vicino come non mai, «Perchè dovresti perdermi?» chiese in risposta il maggiore, il moro dopo tanto tempo che si sforzava di non pensare al futuro e di concentrarsi solo sul presente per non sentirsi male come adesso, era finito con il riflettere proprio su ciò che lo avrebbe fatto stare male più di tutti e non si spiegava neanche lui stesso la cosa, era convinto di riuscire a tener duro e andare avanti in quel modo senza pensarci, ma evidentemente non era abbastanza forte neanche per quello.

«Ho paura che questo.. quello che c'è tra noi.. non sia destinato a durare» disse la sua più grande paura trovandosi anche in difficoltà a dare un nome alla loro relazione, stavano insieme? Cosa erano? Fidanzati? Compagni? Oppure niente di tutto ciò? 
«Perchè hai improvvisamente paura di questo? Dici così solo perchè hai appena appreso la fine di due vite, ma non devi lasciare che questo butti giù le tue certezze altrimenti non ne verrai più a capo» provò a consolarlo San mentre lui stesso aveva paura della stessa identica cosa, perchè sapeva che il moro aveva ragione, che ciò che avevano non sarebbe potuto durare per sempre, ma anche lui come l'altro non voleva pensarci per non rovinarsi quei momenti che ancora potevano avere insieme. «È stata colpa mia se sono morti, non ho fatto niente di ciò che avrei dovuto» sembrò cambiare argomento Wooyoung lasciandosi andare ai sensi di colpa che le parole del maggiore gli avevano riportato a galla, «Non lo dire assolutamente, niente è colpa tua»

«Invece si, ho trovato io l'uomo in bagno, e sempre io l'ho detto ad Hongjoong, se solo fossi stato capace di prendere una decisione per conto mio per una volta magari sarebbe ancora vivo. E se fossi rimasto con mia madre quando avrei dovuto, lei non sarebbe morta di overdose» spiegò il minore continuando ad avere gli occhi lucidi, sebbene il contatto con San lo avesse fatto calmare e smettere di piangere. «Ti sbagli, non devi darti la colpa per cose di cui non c'entri niente. Pensi che quell'uomo non lo avrebbe trovato qualcun altro dopo di te? Sicuramente sarebbe andata male a prescindere per lui, e non hai certo chiesto tu ad Hongjoong di ucciderlo quindi no, non è colpa tua e mai devi pensarlo. Riguardo tua madre non potevi farci niente lo stesso, ed anzi, per quanto ne so hai fatto la scelta migliore, perchè chi te lo dice che se fossi rimasto con lei non saresti ricaduto anche tu nella dipendenza?» fece una pausa prendendogli il viso con le mani ed alzandolo «Tu non hai fatto niente e mai devi pensarlo, assolutamente, fidati di me, i sensi di colpa sono brutti e non devi lasciare che ti mangino» terminò sperando che le sue parole lo avessero convinto, non voleva che finisse in quella spirale di colpe autoinflitte da cui poi sarebbe stato più che difficile uscire. Per fortuna Wooyoung sembrò comprendere ed annuì flebile per poi porgergli un domanda, forse l'ultima a cui il corvino avrebbe mai voluto rispondere.

«Puoi promettermi che non mi lascerai mai?» domandò con le pupille che gli brillavano e San sentì l'intero mondo crollargli addosso, non poteva dirgli di si perchè semplicemente sapeva che non sarebbe stato in grado di mantenere quella promessa, ma come avrebbe fatto a deluderlo in quel modo dandogli la conferma di ciò che temeva? Si trovò ad un bivio e dovette scegliere quale strada prendere, era meglio affrontare prima il sole e poi la bufera, oppure direttamente la tempesta e sperare di uscire sano e salvo? Non lo sapeva neanche lui, eppure dovette provare a formulare la risposta giusta nel modo meno doloroso per entrambi «Non posso prometterlo, non dipende da me il nostro futuro, ma finchè mi sarà concesso ti starò vicino e cercherò di prendere le scelte migliori per te» gli disse stringendogli la mano, lui stesso aveva paura di ciò che sarebbe accaduto, ma si dovette mostrare forte, perchè se pure lui si fosse lasciato andare ai sentimenti sarebbero stati persi.

Così restarono lì insieme, con Wooyoung appoggiato alla spalla del maggiore e questi che cercava di autoconvincere se stesso che sarebbe andato tutto per il meglio, sebbene entrambi sapessero che non sarebbe stato così.

☾︎☽︎

Hongjoong era tornato nella sua cella dopo che San se ne fu andato, non voleva rimanere lì ancora a lungo per evitare che arrivasse qualcun altro e gli facesse delle domande riguardo al cadavere presente in uno dei bagni, certo, faceva strano pure a lui stesso dire che ci fosse un cadavere nel bagno, eppure era la verità e il pensiero che ce l'aveva in un certo senso portato lui lo iniziò ad inorridirlo poco dopo. Non sentiva i sensi di colpa di cui tutti parlano, o almeno non così forti, però non riconobbe più se stesso, come aveva potuto fare una cosa del genere senza esitazioni o ripensamenti? Eppure l'aveva fatta e più andava avanti, più realizzava a fondo la cosa comprendendo il motivo delle parole urlategli contro poco prima dal corvino. San aveva ragione, non avrebbe dovuto farlo perchè sicuramente questo lo aveva in qualche modo cambiato, non sarebbe stata più la stessa persona di prima e non sapeva se voleva cambiare così tanto, ma in fondo probabilmente era già cambiato se aveva avuto il coraggio di fare una cosa del genere, per non parlare di ciò che aveva fatto a Seonghwa, non si riconobbe proprio più.

Ma andò avanti, consapevole che non sarebbe potuto tornare indietro, e lì capì anche il significato delle altre parole di San, ciò che gli voleva dire era che aveva avuto la fortuna di scegliere ed aveva sprecato questa possibilità prendendo la decisione peggiore in assoluto, aveva scelto di diventare un assassino e adesso lo sarebbe stato per sempre, a prescindere da cosa avrebbe fatto dopo. E San ebbe ragione un'altra volta, tra loro due il verso assassino era proprio lui, sembra strano eppure è così, e ormai avrebbe potuto solo che accettarlo.

Tornò in cella trovando Jeongin che appena lo vide lo osservò con occhi sgranati, «Che c'è? Mi guardi come se fossi un fantasma» disse sedendosi nel letto per riposare, «Che hai fatto?» gli domandò il minore squadrandolo dalla testa hai piedi, «Come ah-» inizò il blu per poi capire cosa intendeva notando di avere degli schizzi di sangue anche sui vestiti, «Sei ferito?» chiese veloce l'altro e Hongjoong sospirò «Non è mio stai tranquillo»
«Di chi è allora?» continuò a porre una domanda dietro l'altra incuriosito dalla faccenda, ed Hongjoong non poteva neanche biasimarlo dato che chiunque avrebbe avuto la sua stessa reazione, «Uno degli uomini che era qui in visita, se te lo stai chiedendo, si, l'ho ucciso» disse nonostante fosse un po' infastidito da quell'interrogatorio, Jeongin si rilassò sapendo che non fosse nessuno di importante, o almeno non di importante per lui. In fondo era meno grave del previsto la faccenda per lui, così scrollò le spalle per tornare a sedersi su suo letto «Perchè lo hai ucciso?» continuò comunque a chiedere ormai volendo arrivare fino in fondo alla vicenda, «Sinceramente non lo so, e non ho voglia di parlare di questo adesso» rispose il blu per poi sdraiarsi, ma non passarono neanche cinque minuti che un boato si potè udire in tutta la struttura accompagnato da una serie di urla. «Che succede?» scattò in piedi il più piccolo che in poco tempo si inquietò incredibilmente tanto.

«Succede che è ora di scappare.»












⟨⟨𝑹𝒊𝒈𝒉𝒕 𝒏𝒐𝒘 𝒘𝒆’𝒓𝒆 𝒂𝒕 𝒕𝒉𝒆 𝒐𝒄𝒆𝒂𝒏 𝒃𝒍𝒖𝒆
𝑺𝒐𝒎𝒆𝒘𝒉𝒆𝒓𝒆 𝒂𝒃𝒐𝒗𝒆 𝒕𝒉𝒆 𝒘𝒂𝒗𝒆𝒔
𝑺𝒕𝒊𝒍𝒍 𝒕𝒐𝒈𝒆𝒕𝒉𝒆𝒓⟩⟩

-Sempre più vicini alla fine e non ho altro da dire perciò vado a piangere ciao-





























Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top