𝐏𝐓.𝐈𝐈: 𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐭𝐫𝐞𝐝𝐢𝐜𝐞𝐬𝐢𝐦𝐨
Dicono che certe volte un secondo duri per sempre, che un attimo possa durare un eternità, ed è difficile da credere, d'altronde come potrebbe un'unità di tempo così piccola ed infima sembrare infinita? Eppure è la verità, ma non te ne rendi conto fino a quando non la vivi per la prima volta, finché non vedi tutto attorno a te fermarsi e rimani solo con le tue paure e le tue insicurezze. Perché certe volte non conta quanto lotti per raggiungere un obbiettivo, non contano tutte le tue fatiche e i tuoi sforzi se stai lottando contro qualcosa più grande di te. Scappiamo in continuazione per evitare quel fatidico momento, passiamo la vita a nasconderci e ad aggirare gli ostacoli senza mai affrontarli di petto, forse è proprio per questo che quando poi ci troviamo sull'orlo del burrone non abbiamo abbastanza forza per aggrapparci e finiamo con lo sprofondare inevitabilmente in un abisso fatto di paure e rimpianti. È un buco nero che ti inghiottisce sempre di più con una lentezza estenuante e ti spreme fino alla fine, finché non vede che sei distrutto, a pezzi e senza più un briciolo di speranza.
Dicono che un secondo possa durare per sempre.
Tutto scorre con una velocità assurda di continuo, ogni cosa non si ferma mai e neanche te ne rendi veramente conto, o almeno finché non percepisci per la prima volta quella sensazione di staticità talmente distruttiva da farti rimpiangere i momenti precedenti. Non te ne rendiamo conto fino a quando non giunge quel momento che ti paralizza, ti blocca le ossa e ti toglie il respiro, ti costringe a piegarti al suo volere senza poterti opporre. Non è un momento bello, non è un secondo che vorresti durasse per sempre, non è il secondo che attende l'uomo dopo aver fatto la proposta alla donna, non è il secondo in cui gli sguardi di due innamorati si incrociano in mezzo alla folla. È un attimo fatto di puro terrore, un attimo che ti smonta ogni singola certezza una ad una e ti senti talmente tanto male che ti chiedi se possa essere possibile che un corpo umano imploda su se stesso, perchè è proprio quella la sensazione. Tutti gli organi vitali sembrano muoversi e spostarsi e aggrovigliarsi tra loro, lo stomaco si stringe lasciando spazio ad un pesante vuoto che viene inevitabilmente colmato dalla paura.
Dicono che a volte alcuni secondi durino per sempre, ma nessuno dice quanto sia brutto quel momento, l'istante in cui tutto attorno a te crolla. Sembra quasi un paradosso, un solo attimo, un solo istante, avviene una cosa surreale e fisicamente impossibile, eppure avviene e ti lascia totalmente vuoto e sbriciolato. Ti coglie impreparato, portandoti via ogni cosa e guardandoti annaspare in una disperata ricerca di ossigeno mentre sei immerso in una bolla di anidride carbonica.
Fu così che si sentì San quando si ritrovò in ginocchio sul pavimento con Wooyoung poggiato sulle sue gambe e del sangue uscire voracemente dal suo corpo. Rimase lì fermo ad osservare la persona che amava, senza la forza di fare nient'altro. Quello fu l'istante che gli cambiò la vita, non si accorse neanche della presenza di Jeongin nella stanza e della fine che aveva fatto il medico, il suo cervello non perse neanche un secondo a pensare a cosa gli fosse successo, a chiedersi se gli avrebbe sparato una seconda volta senza nessuno che si mettesse in mezzo per salvarlo. Perché gli sembrò di morire nello stesso momento in cui vide il volto del moro riempirsi di dolore e sofferenza, quel ragazzo di cui aveva sempre pensato di poter fare a meno, di cui pensava di aver gradito la presenza solo perché impostagli, non avrebbe mai creduto di ritrovarsi a piangere per la paura di perderlo e di vederselo portare via. San non aveva mai pianto, mai. Ma in quel momento le lacrime iniziarono a spingere contro le sue palpebre pregando per essere liberate da quella prigione che gli impediva di trovare sollievo e di sfogarsi, però non lo fece e l'acqua salata restò lì facendolo annegare in un mare di solitudine ed amarezza.
Strinse Wooyoung a sé mentre questi continuava a lamentarsi e a piangere per il troppo dolore mai provato prima, gli diede un bacio sulla fronte desiderando di tornare indietro nel tempo e di impedire al minore di mettersi davanti, avrebbe voluto provare lui tutto quel dolore solo per non vedere soffrire quel povero ragazzo innocente che gli faceva battere il cuore in modo inspiegabile.
E finalmente lo capì.
Capì di dover accettare il fatto che per lui Wooyoung non era uno come tutti gli altri, non era qualcuno con cui stare e poi dimenticarsi, non era paragonabile a nessuna delle persone che aveva conosciuto fino a quel momento. Wooyoung era una persona completamente opposta lui, che era riuscita a distruggere la sua corazza e ad iniettargli nel corpo quel sentimento di cui aveva sempre avuto paura, ma del quale non avrebbe più potuto fare a meno. Restò lì a sperare con tutte le sue forze che non fosse vero, che fosse solo un brutto incubo e che nella realtà fosse lui ad essere stato colpito, per poi svenire, dormire, o morire.
Ed è così che avviene sempre tutto, alla vita piace coglierti impreparato e vederti patire, usa gli altri, persone innocenti, per far soffrire chi veramente lo merita. E San era sicuro di meritarlo, dopo tutto quello che aveva fatto nella sua vita, aveva strappato vite ai loro cari, le aveva usate e lasciate morire, perché adesso non sarebbe dovuto essere il suo turno? Dopotutto era esattamente come tutti coloro a cui aveva fatto del male, secondo quale legge morale adesso la vita non avrebbe dovuto fargli provare il dolore più grande che possa esistere? Non aveva senso, niente aveva senso, eppure tutto stava avvenendo realmente sotto i suoi occhi senza che potesse fare niente per fermare lo scorrere di quegli eventi così catastrofici.
Jeongin era rimasto fermo lì sul posto ad osservare il cranio sanguinante dell'uomo a cui aveva appena tolto la vita, o almeno così credeva. Una pozza di sangue sempre più ampia usciva da esso e il ragazzo non poté fare a meno di restare impalato a guardare quell'oggetto di marmo tra le sue mani tremanti. Non aveva mai ucciso nessuno, e trovarsi in quella situazione lo avrebbe segnato per sempre, facendo ricordare di continuo quella sera per il resto dei suoi giorni. Era una statuetta in marmo nero, pesante e spigolosa, la base era un grande cubo con angoli appuntiti e da uno si essi gocciava del liquido carminio picchiettando sul pavimento ormai non più bianco. Si guardò attorno, non provò dolore di fronte a quella scena, gli dispiaceva per Wooyoung, proprio per questo aveva colpito il medico come primo gesto istintivo, ma non era coinvolto in quella continua lagna tra i due innamorati.
Si ricordò del suo obbiettivo primario, era andato lì per cercare San, e adesso che lo aveva finalmente trovato dopo un lungo vagare all'interno del penitenziario non avrebbe certo potuto lasciar perdere. Si avvicinò a lui, voleva solo dirgli che Hongjoong lo cercava, anche se era piuttosto evidente che non sarebbe andato dal blu a quel punto. Gli posò una mano sulla spalla iniziando a chiamarlo, non avevano mai parlato e tutto quello era fin troppo strano, però doveva almeno tentare.
San sembrava letteralmente a pezzi in quelle condizioni e il solo pensare alla sua possibile reazione gli mise i brividi, ma non avrebbe potuto fare altrimenti, così continuò a scuoterlo e chiamarlo finché non riuscì a riportarlo alla realtà e a fargli distogliere lo sguardo dal corpo sofferente che aveva tra le braccia. Il corvino alzò la testa guardandolo negli occhi con sguardo vuoto e perso, quasi come se non sapesse chi aveva di fronte, ed in effetti era proprio così. «San c'è Hongjoong che sta male, mi ha chiesto di cercarti. San? San mi senti?» continuò a parlare finché questi non reagì annuendo «P-prendi.... Prendi la morfina e portagliela» gli indicò con il capo la piccola stanza dei medicinali con la porta ormai aperta e subito l'altro si alzò in piedi andando a fare ciò che gli era stato detto.
Jeongin prese la morfina dopo averla riconosciuta tra gli altri tipi di fialette presenti e uscendo acchiappò velocemente anche qualche siringa, di certo per potersela iniettare gli sarebbero servite. Poi schizzò fuori dalla stanza lasciandosi alle spalle solo i lamenti e i gemiti degli altri due assieme ad una stanza colma e stracolma di dolore e lacrime. Corse il più velocemente possibile per tutto il piano superiore, e poi giù per le scale fino ad arrivare al piano terra. Più cercava di sbrigarsi e più quel posto sembrava aumentare di dimensioni. Non sapeva perchè stesse facendo tutto quello, ma dopotutto non avrebbe avuto niente di meglio da fare, ed inoltre Hongjoong qualche ora prima gli aveva fatto fin troppa paura per poter ignorare così una sua richiesta.
Arrivò nella sua cella trovando il blu sdraiato che appena lo vide scattò a sedere mostrando la carnagione del volto e delle braccia completamente cadaverica «Tieni ho preso la morfina» disse subito porgendogliela con le mani in parte insanguinate. Hongjoong la afferrò con mille domande in testa sul perché San non fosse lì e sul come facesse Jeongin ha sapere cosa gli serviva, ma era troppo stanco per pensarci più di tanto così non disse una parola e si iniettò il liquido trasparente nel braccio provando una sensazione di sollievo dopo pochi secondi. Chiuse gli occhi mentre riacquistò le forze nei muscoli e in parte le facoltà mentali. Sorrise nel rivivere quella sensazione così appagante e rimase seduto sul letto per riprendersi piano piano.
«Dove è San?» chiese Hongjoong poco dopo mentre Jeongin sostava ancora in piedi accanto a lui non sapendo cosa fare, «Con Wooyoung» rispose semplicemente chiedendosi se fosse il caso di dire tutto o se fosse meglio lasciare ad ognuno i propri problemi. «Stanno scopando? Altrimenti che altro c'è di talmente importante per San da non venire da me?» domandò allora il maggiore, era un po' stranito dalla cosa, ma i suoi dubbi venendo risolti poco dopo «No... Wooyoung sta male» affermò semplicemente per osservare una possibile reazione, «Sta male? Guardati intorno, in questo posto di merda chi è che sta bene» fece una risatina non conoscendo la gravità della situazione. «Gli hanno sparato.» buttò fuori Jeongin facendo sgranare gli occhi all'altro «È stato il medico in infermeria, quando sono entrato stava per sparare anche a San così l'ho fermato» disse parlando calmo quasi come se non avesse appena ucciso qualcuno. «Tu cosa!?» chiese incredulo il blu, un giorno in cui stava male e ne succedevano di tutte e di più, «L'ho colpito in testa, avevi detto che ti serviva San, non potevo lasciare che morisse. Però era troppo impegnato a piangere addosso a Wooyoung così mi ha solo detto di portarti la morfina» continuò a spiegare il minore guardandolo negli occhi.
Hongjoong ci mise un attimo ad elaborare tutte quelle informazioni, e appena riuscì continuò con le domande «Dove gli hanno sparato?»
«A-al petto o alla spalla, non lo so» disse per niente certo della sua risposta, non aveva fatto caso più di tanto a quello, anche se tra petto e spalla c'è una differenza non sostanziale, ma fondamentale. «Senti, se vuoi aiutarli, vai a cercare Jongho e portalo da loro» gli disse afferrandolo per le spalle in modo da averlo più vicino e da farlo abbassare dato che lui si trovava ancora seduto, «Ma non so dove stia Jongho» ribatté Jeongin stanco di correre da una parte all'altra «Cercalo, l'ho visto scappare con Yunho, si sono certamente rifugiati da qualche parte qui al piano inferiore.» e con quello il blu lo spinse verso l'uscita.
Jeongin si mise a cercare di nuovo, stavolta una testa mezza rossa nel mezzo di tutti quei detenuti che come lui correvano da una parte all'altra.
☾︎☽︎
San era intanto rimasto con Wooyoung senza averlo lasciato neanche per un secondo. Continuava a guardarlo gemere nel mentre che gli schiacciava la ferita sulla spalla per evitare che uscisse troppo sangue, anche se da un foro di quasi un centimetro è parecchio difficile che non si crei un'emorragia. «S-san fa male» urlò piangendo, era un foro alla spalla, si, ma ciò non voleva dire che non facesse un dolore inimmaginabile, specialmente a qualcuno che non aveva mai ricevuto ferite del genere «F-fa troppo.. m-male». San non sapeva cosa fare, conosceva alla perfezione il dolore che stava provando Wooyoung, una volta da ragazzo gli avevano sparato alla coscia e ricordava benissimo quanto aveva fatto male, specialmente essere curato senza anestesia. «Lo so... lo so piccolo, resisti» gli diede un ennesimo bacio sulla fronte con la speranza di farlo calmare mentre si sforzava di pensare a una soluzione, a qualcosa da fare per non lasciare che il corpo che aveva in braccio si dissanguasse sempre di più.
Ad un certo punto sentì dei rumori provenire da una stanza adiacente, non c'era mai stato ma il rumore di due oggetti di metallo che si urtarono fu abbastanza forte da arrivare fino a loro e far stranire San. Si guardò attorno posando poi gli occhi sulla pistola buttata sul pavimento accanto alla mano del medico, ormai se non morto sicuramente svenuto. In quel momento fu come se il suo corpo si risvegliò e riprese a funzionare correttamente. Si decise ad alzarsi sollevando con se anche Wooyoung che inevitabilmente si aggrappò alla sua maglia con le poche forze rimastegli per non cadere. «C-che stai fa-cendo?» chiese questi con la paura di ciò che sarebbe successo, non sapeva perché San lo stesse spostando, e neanche dove volesse portarlo. Nonostante avesse un foro nella spalla sinistra non riuscì a non pensare al fatto che si trovava tra le braccia del maggiore, e soprattutto che queste sembravano accoglierlo con così tanta premura. Stava soffrendo come non mai, ma in quel momento si sentì quasi amato. «Shh non parlare» gli disse semplicemente San poggiandolo su uno dei lettini rimasti lì intatti, ve lo adagiò sopra stando attendo a non fargli ancora più male, avendone l'occasione osservò meglio anche la ferita che aveva sulla spalla sinistra, ma con i vestiti completamente insanguinati non vide nulla e non volle perdere tempo, si allontanò lasciandolo solo ed impaurito.
Il moro si sentì morire quando vide l'altro allontanarsi senza dire nulla e pensò che volesse lasciarlo lì tra le lacrime di dolore, ma rimase senza fiato anche per singhiozzare non appena vide che San si abbassò e prese la pistola da terra per poi controllare che ci fossero i proiettili. Wooyoung non aveva mai amato le armi, erano uno degli strumenti più pericolosi che ci possano essere e vedere il maggiore con in mano una di esse gli faceva non poca paura, soprattutto sapendo che già aveva ucciso qualcuno. Il corvino osservò l'arma notando che fosse di piccolo calibro, sicuramente portata lì dentro di nascosto dato che neanche alle guardie era concesso introdurre armi da fuoco all'interno del penitenziario, figuriamoci ad un medico. E proprio per questo il rumore dello sparo non fu abbastanza forte da essere sentito fino al piano inferiore, considerata tutta la confusione già presente.
Uscì poi dalla stanza cercando di non dare ascolto ai lamenti di Wooyoung che lo imploravano di tornare indietro. Andò in quella affianco dove c'erano altre forniture mediche e scorse nella penombra una lunga chioma castana in un angolo. Si avvicinò con passo svelto e spostò un carrello medico rivelando dietro ad esso una donna, che avrà avuto pochi anni più di lui, e che stava letteralmente tremando accucciata in terra. Gli puntò la pistola alla testa trasformandosi in un mostro, la rabbia aveva preso il sopravvento su di lui e la disperata ricerca di un modo per aiutare Wooyoung lo aveva accecato e costretto a minacciare un innocente «Vieni con me» disse soltanto e questa presa dalla paura lo seguì senza dire una parola. Tornarono nella stanza dal ferito che appena vide la scena ne rimase scioccato, non avrebbe mai pensato che San potesse arrivare a tanto per lui e vederlo con un'arma in mano lo stava terrorizzando sempre di più.
«Avanti, fai qualcosa su!» le disse spingendola ad andare sempre più vicina al lettino mentre accese la luce dall'interruttore posto dove la porta, Wooyoung non aveva il coraggio di dire nulla troppo preso dal dolore al spalla per poter veramente connettere i neuroni del cervello e fare qualsiasi cosa, sarebbe solo voluto stare meglio al più presto. «Forza veloce!» continuò ad incitarla San e l'infermieria con mano tremante afferrò delle garze dal contenitore in metallo accanto al letto e fece per pulire la ferita. San intanto si era posizionato dall'altra parte del letto tenendo il braccio teso sopra a Wooyoung e con la canna della pistola a pochi centimetri dalla testa della donna. Era evidente che lei non sapesse come fare, o anche se lo sapesse che avesse una paura immensa, ma San non ebbe altra scelta. Lui non avrebbe osato toccare quel corpo perfetto con il rischio di rovinarlo ancora di più e se non altro le mani dell'infermiera avevano già fatto cose del genere prima.
Ma per fortuna in quel momento la porta si spalancò rivelando due figure entrare e fermare tutto. Jongho era arrivato appena in tempo con Jeongin e San ringraziò il cielo per ciò. Il rosso non era certo un esperto, ma se non altro aveva delle conoscenze mediche di base per poter medicare una ferita del genere meglio di quanto avrebbe mai potuto fare San.
⟨⟨𝑮𝒐𝒏𝒏𝒂 𝒈𝒆𝒕 𝒐𝒖𝒕 𝒐𝒇 𝒉𝒆𝒓𝒆
𝑮𝒐 𝒃𝒂𝒄𝒌 𝒕𝒐 𝒎𝒚 𝒅𝒓𝒆𝒂𝒎𝒔 𝒓𝒊𝒈𝒉𝒕 𝒏𝒐𝒘
𝑺𝒐 𝒕𝒆𝒍𝒍 𝒎𝒆 𝒉𝒐𝒘 𝒕𝒐 𝒈𝒐 𝒕𝒐 𝒐𝒕𝒉𝒆𝒓 𝒔𝒊𝒅𝒆⟩⟩
-Che dire... Altro capitolo che lascia con l'ansia, what a news.-
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top