𝐏𝐓.𝐈𝐈: 𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐪𝐮𝐢𝐧𝐭𝐨

UNA SETTIMANA DOPO

«Buonasera capo!» lo salutarono le sue guardie appena entrò nella stanza con gli armadietti che una volta usava anche lui. «Salve ragazzi, tra dieci minuti vi voglio tutti in sala riunioni, a chi non c'è dimezzo lo stipendio» annunciò Seonghwa scherzando e facendo subito retrofront per riuscire dalla stanza. Più i giorni passavano e più era nervoso per l'ispezione che sarebbe avvenuta nel giro di una settimana, si stava impegnando al massimo per far si che ogni cosa fosse perfetta, niente fuori posto e niente che sarebbe potuto andare male. Le perquisizioni delle celle si erano rivelate utili e più di un detenuto era stato mandato in isolamento per sette giorni così come prassi in quel penitenziario. Era da quando c'era il precedente direttore che quella era la punizione per essere stati in possesso di un oggetto proibito, e Seonghwa non l'aveva mai cambiata perché credeva che quella fosse una delle poche cose ad andare bene così com'era.

Tornò nel suo ufficio giusto il tempo di togliersi la giacca poiché stava iniziando a sentire troppo caldo e rimase così con la camicia che aveva i primi due bottoni sbottonati, quel giorno non aveva avuto voglia di indossare anche una cravatta, in realtà era una cosa che metteva solo nelle giornate più importanti. Una volta raccolti dei fogli che aveva preparato da distribuire alle guardie, uscì nuovamente chiudendosi la porta alle spalle e dirigendosi verso la sala prima nominata. Un'ultima cosa era necessaria per prepararsi all'arrivo degli ispettori, ed era per l'appunto dare tutte le indicazioni del caso alle guardie. «Eccoci qua» entrò trovando i suoi uomini già pronti e diligenti come sempre, con passo svelto giunse al capo di quel tavolo non troppo grande ma di dimensioni discrete. La stanza non era naturalmente una sala riunioni come potrebbe essere quella di uno studio di avvocati o della direzione di un'azienda, era più una stanza con misure relativamente ridotte e un tavolino in legno al centro, era carina e visibilmente decente, bastava per quanto potesse venire usata in un posto del genere.

«Bene ragazzi, sapete tutti che tra una settimana arriveranno gli ispettori» iniziò poggiando le mani sul tavolo senza perdere tempo a sedersi, gli altri uomini si trovavano alcuni seduti sulle morbide sedie mentre altri si tenevano appoggiati con una spalla allo spigolo del muro o di qualche mobile. «Dovrà essere tutto perfetto» continuo il grigio guardando negli occhi uno per uno, «Si bla bla lo sappiamo» disse Jungsu facendo una risatina, in effetti già tutti sapevano cosa significava l'arrivo degli ispettori, ma Seonghwa voleva essere sicuro che ognuno sapesse come comportarsi. «Non importa se lo sapete, perché io voglio che ogni cosa sia perfetta, quindi ora prendete questi e leggete» porse i fogli al più vicino in modo che potesse poi farli scorrere tra tutti, su di essi vi erano scritte delle regole da seguire e dei comportamenti da non avere assolutamente, non era raro che tra di loro le guardie scherzassero prendendosi in giro o prendendo in giro il loro lavoro, e Seonghwa non voleva che questo accadesse anche solo accidentalmente davanti a quegli uomini con sguardo serio e costantemente giudicante.

«Non ridere o scherzare?... Indossare la divisa correttamente?» Sandara lesse alcuni dei punti incredula, con il precedente direttore non avevano mai dovuto seguire certe regole così ridicole ed era andato tutto alla grande ogni volta, che motivo c'era adesso di dare tutte quelle indicazioni inutili?
«Sei serio?» chiese Yongbae dopo aver anche lui letto il foglio consegnatogli, «Sembra che stia scherzando?» rispose Seonghwa con le mani appoggiate al bordo del tavolo, «Ma queste regole sono ridicole, rispettare i detenuti? Che cazzo siamo diventati un riformatorio?»
«Non ci posso credere»
«Dobbiamo veramente seguirle?»
Il vociferare tra gli uomini e le donne presenti nella stanza non tardò ad alzarsi ed il grigio rimase sorpreso, non pensava che delle semplici regole da rispettare per un giorno avrebbero suscitato così tante polemiche. Sbatté una mano sulla superficie in legno abbastanza forte da farsi sentire da tutti che subito chiusero la bocca guardandolo sconcertati, «Sentite, dobbiamo fare in modo che tutto vada per il verso giusto e se questo significa rinunciare ad una sola giornata di scherzi e lamentele allora tutti potete farlo. Riguardo al rispettare i detenuti, non è una cosa scritta a caso, mi è giunta voce ed ho potuto anche verificare con i miei occhi che qualcuno tra di voi tende ad essere troppo derisorio senza motivo ed è una cosa che non potete permettervi di fare quel giorno. Dovrete essere delle guardie modello, e detto ciò potete andare, questo è quanto.» concluse il suo discorso ed uscì per primo lasciandosi alle spalle il brusio delle voci ancora una volta risvegliatosi.

Andò nel suo ufficio per prendere le sue cose e tornare a casa, la giornata era finita e da quel momento sarebbero rimaste solo le guardie del turno di notte all'interno della struttura, proprio per quello aveva deciso di convocare tutti a quell'ora, perché appena prima del cambio del turno tutti i dipendenti in qualche modo si trovavano sul posto di lavoro, chi era appena arrivato e chi stava per tornare a casa. Mentre stava riordinando la scrivania, però, i suoi occhi caddero sulla foto che custodiva gelosamente su quel ripiano in vetro, era uno scatto di lui e Yeosang quando erano andati a visitare il tempio di Jogyesa, si stavano baciando sotto la luce delle lanterne che da sempre la sera creavano un'atmosfera magica attorno alla struttura. I ricordi gli attraversarono la mente facendogli appesantire il cuore di malinconia, ma prima che potesse afferrarla per averla più vicino, qualcuno busso alla porta facendolo voltare di scatto e maledirsi di star continuando a provare qualcosa per Yeosang nonostante lui non ci fosse più da un anno ormai.

«Avanti» disse con tono basso e vide subito la testa di Yongbae spuntare da fuori, «Posso?» chiese quest'ultimo titubante. Seonghwa sorrise nel riconoscere un volto più familiare ed amichevole degli altri «Certo», Yongbae entrò con l'intenzione di chiedere all'altro una cosa riguardo il lavoro, ma i suoi occhi caddero sulla foto che stava evidentemente osservando il grigio e capì che non era un buon momento quello, così optò per provare a parlare con lui da amici piuttosto che da colleghi «Stavi ripensando a lui?» chiese indicando la foto e Seonghwa istintivamente la guardò sorridendo nostalgico «Già..»
«Ci hai più parlato?» chiese allora l'uomo curioso e Seonghwa negò con il capo, Yongbae non lo aveva mai ammesso, ma si sentiva in colpa per aver detto quelle cose a Yeosang, se non lo avesse fatto probabilmente le cose tra i due non sarebbero degenerate così in fretta e magari sarebbero stati sempre insieme. Aveva capito di aver fatto una cazzata nel momento in cui aveva trovato il grigio a piangere disperatamente in auto per più giorni di fila, avrebbe dovuto parlarne prima con lui invece di dire subito tutto. In quel momento gli venne una profonda voglia di confessare ogni cosa, non seppe perché, volle solo essere sincero perché non gli sembrava giusto non pagarne le conseguenze per aver fatto soffrire due dei suoi più grandi amici. «Volevi dirmi qualcosa?» chiese Seonghwa con la voglia di tornare a casa e tentare un'ennesima volta di chiamare il suo amato, «Vorrei farti una confessione, sono in ritardo, e sono disposto a pagarne le conseguenze se è necessario, perché è colpa mia»
«Cosa è colpa tua?»

«Tutto. Sono stato io a dire a Yeosang delle cose prima che se ne andasse, mi aveva chiesto perché tu fossi così strano e io gli ho raccontato ciò che sapevo. Ora non mi interessa cosa tu facessi, solo che mi sembrava giusto dirtelo dato che se fossi rimasto zitto probabilmente le cose sarebbero andate diversamente» ammise guardandolo negli occhi, era pronto a vederlo arrabbiato ed infuriato perché il suo amico lo aveva tradito, ma invece Seonghwa rimase impassibile chiedendosi cosa avesse saputo di preciso di così tanto importante da poter rovinare la loro relazione. «Non è colpa tua, hai solo detto ciò che pensavi fosse vero, anche se non so cosa sia. È stata solo colpa mia quello che è accaduto tra noi e ormai ho paura di non poter più rimediare nonostante continui a provarci» parlò il grigio con le mani nelle tasche dei pantaloni. «Posso chiederti cosa è successo di preciso?»
«Prima dimmi tu cosa gli hai detto»

«Yeosang mi chiamò quasi in lacrime chiedendo cosa avessi di strano tu, ed io gli dissi quello che potevo vedere con i miei occhi. Durante il turno di notte sparivi interrompendo la registrazione delle telecamere. Non ho mai voluto sapere cosa facessi, ma da allora me lo chiedo di tanto in tanto, voglio dire era veramente così grave da farvi buttare tutto all'aria?» chiese infine con la speranza di ricevere le risposte che aveva sempre voluto. Seonghwa ragionò dei secondi prima di rispondere, decise di non dire la verità, quella faccenda era sempre stata tra lui, Hongjoong e Yeosang e tra loro sarebbe dovuta sempre rimanere, semplicemente perché era giusto così «Non posso dirtelo, non devi esserne coinvolto anche tu, sappi solo che è stato l'errore più grosso della mia vita» e con quello si avviò verso la porta per andarsene seguito dalla guardia, Yongbae accettò il silenzio dell'altro e preferì non insistere, Seonghwa aveva ragione, era meglio se quello fosse rimasto solo e per sempre tra i diretti interessati.

☾︎☽︎

Wooyoung aveva passato una delle settimane più brutte della sua vita senza San. Da quando era andato a stare in cella con lui si erano visti tutti i giorni per mesi e mesi che poi si erano trasformati in più di un anno, e solo in quei giorni si rese conto di non aver mai passato senza l'altro più di metà giornata, era diventata un'abitudine che d'improvviso gli venne strappata via lasciando dentro il povero ragazzo solo un vuoto immenso. D'altronde non era difficile da capire, Wooyoung non aveva nessuno al mondo, la madre non sapeva neanche se fosse viva, gli amici non erano mai stati veri amici e il collega Jongdae gli aveva rivolto le spalle dopo aver scoperto cosa stava facendo nel suo negozio. Wooyoung era completamente solo e se pensava a cosa avrebbe fatto una volta uscito dal carcere, non ne aveva la più pallida idea, buio totale nel pensare al suo futuro. E dopotutto non mancava poi moltissimo tempo a quando sarebbe dovuto teoricamente uscire.

Forse proprio per quello si era affezionato così tanto a San, perché era l'unico che lo considerasse e che non lo aveva lasciato solo come tutti. E di conseguenza negli ultimi giorni il moro non aveva fatto altro che sentirsi solo, come se qualcosa gli fosse stata strappata via. Quando lo rivide fu come un miraggio, ricordava perfettamente quando lui stesso aveva passato lo stesso periodo di tempo in isolamento ed era a conoscenza di quanto fosse brutto, ma vederlo tornare in cella quasi come prima gli fece fare un sospiro di sollievo. Però San come tutti non si sentiva totalmente in forma, nonostante avesse sofferto di meno di quanto avrebbe potuto fare Wooyoung nella stessa situazione, ciò non voleva dire che non fosse stato difficile anche per lui scontare quella punizione, considerando anche che non aveva fatto nulla di sbagliato.

Il corvino aveva più volte in quei giorni infernali pensato di aver commesso un errore, certe volte si maledisse per aver deciso di pagare le conseguenze al posto di chi avrebbe dovuto, ore ed ore passate in quella stanzetta avrebbero fatto andare fuori di testa perfino la persona più stabile al mondo, e San non si poteva certo definire in quel modo. Ma poi ripensava agli occhi lucidi di Wooyoung che lo guardarono supplicanti ed impauriti e alle sue labbra tremanti mentre la guardia lo derideva senza ritegno, e allora si ripeteva di aver fatto la cosa giusta e che se fosse tornato indietro avrebbe compiuto quella scelta altre mille volte ancora pur di vedere quel volto sereno una volta in più. Lui stesso aveva avuto tempo per pensare, molto tempo per pensare, e naturalmente la sua mente lo aveva sempre ricondotto a quelle ciocche colore pece e a quel sorriso timido che ogni tanto si formava tra le sue labbra screpolate.

Le labbra.

Un'altra cosa strana accadde in quei giorni, San si ritrovò a pensare a quando lo avevano fatto, a distanza di mesi, ricordava ancora vividamente la scena, e soprattutto il bacio che gli aveva dato. Un bacio veloce, duro, sul quale non aveva mai neanche riflettuto, eppure dopo un anno ci ripensò ed ebbe una voglia pazzesca di farlo di nuovo, di poter assaporare meglio quei boccioli che sembravano essere dolci e aspri allo stesso tempo. Ma mai lo avrebbe veramente ammesso a se stesso, non poteva farsi trascinare dalle emozioni e da una voglia che non fosse quella di piacere fisico. Proprio per questo quando rimise piede dentro la cella tanto sognata, si impegnò a non sorridere e a mostrarsi indifferente di fronte al minore che al contrario gli saltò addosso sollevato.

Wooyoung aveva sentito dei passi dietro di sé e si voltò trovandosi davanti San con un'espressione quasi indecifrabile, ma a Wooyoung non importò niente, gli corse incontro e prima che questi potesse realizzare la cosa, si ritrovò con le braccia del moro attorno al collo e una voglia matta di ricambiare quell'abbraccio. A Wooyoung non importò se l'altro non lo avesse voluto così vicino, non gli importò neanche di cosa avrebbe fatto, volle solamente stringerlo di nuovo come un anno prima e non lasciarlo andare mai più. «Wooyoung..» mugolò San fermo come una roccia, «Stai bene?» fu la prima cosa che Wooyoung gli chiese, ed anche l'unica che gli importasse in quel momento, finalmente un sorriso di formò anche sulle labbra di San, gli piaceva sapere che l'altro tenesse a lui tanto da chiedergli come stesse, e stava male per non riuscire a dimostrargli che fosse anche il contrario.

«Potrebbe andare meglio ma si» e fu sincero, adesso che Wooyoung era insieme a lui stava benissimo, solo che non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce. «Perchè l'hai fatto? Non eri tenuto, sarebbe dovuto spettare a me..» chiese Wooyoung staccandosi finalmente da quell'abbraccio mai ricambiato.
«Avevo promesso che non ti sarebbe successo niente, e io mantengo sempre le mie promesse» rispose il maggiore e successivamente ci fu un attimo di silenzio tra i due, un silenzio confortevole e rassicurante mentre si guardavano in faccia, ma proprio durante quel silenzio San notò gli occhi dell'altro spostarsi verso il basso per osservare le sue labbra. Istintivamente si mosse, non seppe neppure lui perché lo avesse fatto, aveva avuto paura, non aveva mai baciato nessuno senza farci sesso, era spaventato e non voleva che un contatto del genere avvenisse, benché lo avesse sognato più di una volta. Avrebbe significato qualcosa di più profondo di un semplice rapporto sessuale e quello non andava bene per nulla.

Si spostò velocemente sorpassandolo per stendersi un po' nel letto, voleva riposarsi e smettere di pensare a Wooyoung, ma questi glielo rese impossibile. Il moro infatti lo seguì prima con lo sguardo e successivamente anche fisicamente andando a stendersi accanto a lui sebbene fossero le due del pomeriggio e non fosse stanco per niente. «Sono sporco e dovrei lavarmi, non starmi così vicino» disse il maggiore sentendo la presenza dell'altro accanto a sé, «Non m'importa, non ci sei stato per una settimana e mi sei mancato».
San rimase in silenzio a quella confessione non sapendo come ribattere, decise di non dire nulla ignorando il suo cuore che stava battendo più forte del solito.
San aveva capito di poter provare qualcosa per qualcuno al contrario di come aveva sempre pensato, e quella persona era proprio accanto a lui in quel momento. Ma San non voleva provare qualcosa per qualcuno, lui non voleva provare niente per nessuno e per questo non riusciva ad ammetterlo a sé stesso, sperava solo che prima o poi quei sentimenti fossero spariti e gli avessero permesso di tornare a vivere come prima, ma non sapeva ancora che probabilmente proprio loro lo avrebbero portato a seguire una strada nuova e pericolosa, molto lontana da quella pianificata per lui. Senza dargli la possibilità di tornare sui suoi passi.










⟨⟨𝑬𝒗𝒆𝒏 𝒘𝒊𝒕𝒉 𝒅𝒂𝒓𝒌𝒏𝒆𝒔𝒔
𝑾𝒆 𝒈𝒐𝒏' 𝒍𝒊𝒈𝒉𝒕 𝒖𝒑
𝑻𝒐𝒘𝒂𝒓𝒅𝒔 𝒇𝒂𝒓𝒕𝒉𝒆𝒓 𝒔𝒉𝒊𝒏𝒊𝒏𝒈 𝒑𝒍𝒂𝒄𝒆𝒔
𝑾𝒆 𝒈𝒐𝒏𝒏𝒂 𝒔𝒉𝒊𝒏𝒆⟩⟩

Tempio di Jogyesa (조계사): Tempio buddhista situato in pieno centro di Seoul e caratterizzato per l'appunto da un "tetto" di lanterne che lo circonda.

































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