𝐏𝐓.𝐈𝐈: 𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐨

UN ANNO DOPO

«Scusi il disturbo signore, Yang Jeongin è stato riportato in cella» affermò la donna affacciandosi nella stanza giusto il tempo di comunicare il dovuto, «Grazie, vai pure» Seonghwa voltò la testa verso la porta distogliendo lo sguardo dai libri sullo scaffale. Con le mani strette dietro la schiena si avvicinò alla scrivania dell'ufficio, che ormai era cambiato completamente. Al posto del tavolo in legno che c'era prima, adesso ne era posto uno di vetro, tutta la stanza sembrava essere più luminosa e pulita. Una volta che la donna se ne fu andata, il grigio prese la sua giacca posta sullo schienale della sedia girevole, si sistemò il colletto della camicia ed uscì chiudendosi la porta alle spalle. Iniziò a camminare lungo il corridoio che portava fino alle scale, salutò alcune delle sue guardie mentre pazientemente si avviava verso il piano inferiore pronto per tornare a casa dopo quella giornata di lavoro.

Da quando era diventato direttore della prigione, la sua vita era stata completamente stravolta. Il caso volle che ricevesse quella proposta lo stesso giorno in cui l'amore della sua vita lo aveva lasciato andandosene e non facendosi più vedere. Sembrava quasi comica la cosa, per la seconda volta nella sua vita tutto era andato a puttane, tutto ciò che aveva era stato distrutto ed era andato in fumo. Quella sera d'autunno era tornato a casa trovando l'intero appartamento sottosopra, armadi e cassetti aperti e tutto buttato all'aria. Mancavano delle cose, tante cose, troppe cose. Mentre lui era fuori Yeosang aveva portato via ogni singolo oggetto che riteneva suo, con l'intenzione di non varcare mai più la soglia di quella porta dopo essere riuscito. Seonghwa non poté fare altro che scoppiare in lacrime mentre con il cuore distrutto camminava a piccoli passi lentissimi tra quelle stanze nella speranza di trovare anche solo una cosa rimasta del biondo così da avere un oggetto materiale su cui piangere e disperarsi, e che gli ricordasse l'altro.

L'unica cosa che trovò fu un mazzo di chiavi, le chiavi di quell'appartamento lasciate distrattamente sul tavolino del soggiorno a reggere un bigliettino sotto di esse. Il grigio lo prese e mentre lo lesse alcune lacrime gocciarono su di esso facendo leggermente scolorire l'inchiostro in quei punti.

"Mi dispiace che sia dovuta finire così, ma non posso più restare qui, non dopo tutte le tue menzogne. Spero che tu abbia imparato la lezione, e che se mai troverai qualcun'altro, non lo spezzerai come hai fatto con me.
Scusa se ti aspettavi che ti perdonassi.
Scusa se non sono stato abbastanza.
Scusa se ti ho deluso."

Seonghwa sentì il mondo crollargli addosso, ognuna di quelle parole fu come una lancia che colpì dritta il suo cuore, avrebbe voluto urlargli di tornare indietro, che era tutta colpa sua e che non lo aveva affatto deluso perché sapeva di meritare ogni singolo attimo di quel dolore, ma non aveva fiato neanche per singhiozzare. Non ebbe altra scelta se non quella di andare avanti, accettò la proposta dell'anziano e andò al comando di quella prigione, che ormai assieme a quel mazzo di chiavi era l'unica cosa che gli ricordasse Yeosang.

E adesso era là che camminava tra quei corridoi con le mani dietro la schiena e il cuore ancora spezzato. Ogni volta che si fermava a guardare quel posto con gli occhi di un tempo, questi iniziavano puntualmente a pizzicargli e la voglia di prendersi a cazzotti saliva a dismisura, ma puntualmente si conteneva e usava il lavoro per distrarsi da tutta la malinconia e il rimpianto che aveva in corpo.

Dopo aver preso il comando, tutto quando era cambiato. Aveva voluto rivoluzionare quasi tutto portando l'efficienza del penitenziario al suo massimo. Le vecchie sbarre di ferro arrugginite erano state sostituite da nuovi cancelli in acciaio, i bagni erano stati ristrutturati ed erano più decenti. Inoltre era stata aperta una nuova ala aumentando il numero delle celle per trasformarle da triple a doppie, infatti adesso in ogni gabbia non ci stavano più tre detenuti ma due soltanto, in questo modo era più facile gestirli e contarli. Dopo un lungo periodo di disordini e confusione, finalmente la struttura era stata rinnovata cambiando ogni cosa e assumendo l'ordine che da sempre stava nella mente del grigio, facendo sì che sentisse quel posto come una sua seconda casa, dopotutto ci passava pur sempre la maggior parte della giornata tra carte da firmare e provvedimenti vari.

Essendo direttore non aveva più troppi rapporti con i detenuti, li vedeva soltanto quando qualcuno di loro veniva portato nel suo ufficio dopo aver violato le regole. Ma andava meglio così, non era stato costretto a continuare a vedere Hongjoong, ormai gli lanciava solo qualche sguardo da lontano quando capitava. Nonostante Yeosang se ne fosse andato, non si sentiva libero di stare con altri, non si era pentito di aver terminato quel rapporto con il blu, il suo cuore ancora apparteneva alla persona che amava e che avrebbe sempre amato veramente, l'unico in grado di fargli sentire qualsiasi peso più leggero, ed anche colui al qualche aveva irrimediabilmente spezzato il cuore. Non si era mai perdonato per come si era comportato, più volte si era preso a schiaffi da solo ed era finito con il piangere aggrappato al bordo del materasso che odorava ancora un minimo dell'altro. Ma aveva dovuto accettare le conseguenze delle sue azioni che avevano portato lui stesso a soffrire forse più di quanto avesse mai fatto.

Così con in testa ancora i tristi ricordi del passato, si diresse verso casa beandosi dell'aria fresca della sera mentre il suo viso veniva illuminato dagli ultimi raggi di sole, con la speranza che il giorno successivo il dolore sarebbe stato sempre un po' meno del precedente.

☾︎☽︎

L'allarme assordante si udì in tutta la struttura svegliando ogni singolo individuo all'interno. «Ecco che inizia un'altra giornata di merda» mormorò Wooyoung con la faccia ancora sepolta nel suo cuscino, mentre sperava con tutte le sue forze di star ancora sognando, «Siamo di buon umore stamani» ironizzò San alzandosi dal letto per stirarsi un po', ancora insonnolito. Nonostante i cambiamenti, loro due avevano avuto la fortuna o sfortuna di restare compagni di cella, la cosa non aveva infastidito nessuno dei due, ed anzi, entrambi lo avevano sperato. Wooyoung nonostante soffrisse a vedere l'altro sapendo di non essere nessuno per lui e che il modo in cui lo trattava non fosse altro che una falsità, quando aveva sentito della possibilità di essere spostato da un'altra parte, lontano da colui che gli rendeva le giornate un po' meno monotone, aveva sentito un vuoto al petto sperando vivamente che non fosse toccato né a lui e né a San, ed a quanto pare il cielo gli aveva dato ascolto facendo sì che quello spazio quadrato restasse tutto loro.

D'altro canto San non ci aveva pensato per nulla, aveva provato a fare finta che non gli importasse di venire spostato o di vedersi allontanare Wooyoung, ma non ci era riuscito, ed il fatto di non poter più comandare sulla divisione delle celle lo aveva mandato letteralmente fuori di testa. Si sentì impotente, vulnerabile, non avrebbe potuto proteggere il moro se non stava accanto a lui, poi si chiese il perché sentisse il bisogno di proteggerlo, e non trovò risposta. Come sempre fece finta di niente, ignorando l'ansia che lo pervase quei pochi secondi prima che venisse fatto il nome di chi si sarebbe dovuto spostare, d'altronde lui non poteva provare niente per nessuno, quindi non era possibile che quell'ansia fosse causata dalla paura di perdere Wooyoung.

«Ieri hanno riportato Jeongin, vuoi che vada a parlargli?» chiese San facendo intendere che ciò che avrebbe fatto non sarebbe certo stato solo parlargli, «No, non ne voglio più sapere di questa storia» Wooyoung rispose uscendo per la conta seguito dal corvino, «Come fai a non avercela con lui? Ti mette sempre nei guai»
«Semplice, non mi chiamo Choi San e ho un cervello» ribatté a tono il più basso mentre entrambi si posizionarono uno a destra e uno a sinistra della cella «Ci siamo svegliati con tanta voglia di scherzare oggi» San fece un sorrisetto provando a nascondere anche a sé stesso quanto in realtà amasse quando l'altro lo zittiva facendo il suo stesso gioco. Jeongin era un ragazzo arrivato circa sei mesi prima, non era cattivo, ma non si preoccupava per niente del fatto che le sue azioni potessero avere una conseguenza negativa sugli altri, pensava soprattutto a sé stesso e per questo non andava molto a genio a San.
Wooyoung invece aveva notato la fragilità del ragazzo nuovo, non ne conosceva la storia, ma aveva visto subito che qualcosa nel castano era stato spezzato così drasticamente da farlo diventare ciò che era.

I due rientrarono nella stanza subito dopo che la guardia gli fu passata davanti squadrando entrambi dalla testa ai piedi, «In ogni caso se ti tocca un'altra volta non resterò fermo» asserì San prendendo le sue cose per andare verso il bagno, proprio perché Wooyoung aveva visto qualcosa oltre la corazza che Jeongin portava, aveva sempre impedito a San di prendersela con lui nonostante avesse più volte cacciato il moro nei guai. Ma al maggiore non stava bene il fatto che quel ragazzo si prendesse il diritto fare dei torti a Wooyoung quando questi stava sotto la sua ala, perché sì, ormai non trattava più il moro come all'inizio, adesso aveva in qualche modo preso il posto occupato prima da Jongho e Mingi, entrambi i quali si erano lentamente allontanati. L'unica differenza tra il rapporto con Wooyoung e quello che aveva prima con Jongho, era che nel primo mancava quella che per San era sempre stata la base di tutto, ovvero il sesso. Da quella volta non lo avevano più fatto, perchè per quanto lo desiderassero, erano entrambi troppo orgogliosi da ammettere di aver bisogno l'uno dell'altro.

«Me la cavo da solo, non devi sempre pensare agli affari miei» Wooyoung rispose leggermente scocciato, anche se in realtà sapere che l'altro lo voleva in qualche modo proteggere, gli scaldava il cuore ormai troppo provato. «Tu sei un affare mio e di conseguenza ciò che fai riguarda anche me» il corvino non diede neanche il tempo all'altro di ribattere che si diresse verso di lui dandogli un colpetto sul petto con la busta che conteneva gli oggetti personali «E poi mi preoccupo per te quindi dovresti ringraziarmi» disse per poi uscire lasciando l'altro con un leggere sorriso stampato in volto.

Velocemente Wooyoung scosse la testa per riprendersi, uscendo a sua volta, ma, invece di andare al bagno, si diresse verso la cucina. Quando avevano cambiato tutto, erano state modificate anche le mansioni di alcuni detenuti, e lui era proprio uno di quelli. Adesso non raccoglieva più erbacce, ma bensì stava in cucina assieme a Yunho, costretto a sorbirsi tutti i piccoli battibecchi accompagnati da gesti di affetto che quest'ultimo si scambiava con Jongho. Anche loro avevano raggiunto la propria stabilità, non sapevano bene cosa fossero, ma si amavano ed entrambi avevano finalmente trovato una persona che li facesse sentire bene e amati, perfino Jongho aveva riscontrato con Yunho un rapporto più appagante di quello che prima aveva con San, e non poteva esserne più felice.

«Ciao Yun, che si dice?» chiese appena entrato nella grande stanza piena di oggetti in acciaio, «Dimmelo tu, non sono io quello che è stato recentemente preso a pugni» ripose il rosa mentre era intento a preparare i vassoi per la colazione «Non me lo ricordare, mi fa ancora male l'addome per quel cazzotto» anche il moro si mise la cuffietta in testa per poi iniziare a svolgere il suo compito «Non potevi semplicemente lasciargli prendere la droga?»
«Non capisco perché permetti ad Hongjoong di usare la cucina per i suoi scopi, e neanche perché Jeongin debba facilitargli pure questo, ci manca che gli prepari anche le strisce di eroina e ha fatto tutto» affermò Wooyoung facendo roteare gli occhi al maggiore «Mi è già bastato vederlo soffrire una volta, e poi dovresti capire che è meglio non immischiarsi in certe cose, se vuole la droga trova comunque il modo di averla. Sai quanto me che è meglio non tarpargli le ali».

Probabilmente l'unica cosa a non essere mutata in alcun modo durante quell'anno, era la dipendenza del blu. Si era ripulito, inizialmente, ma non era stato abbastanza forte da non ricascarci non appena era arrivato Jeongin, infatti questi si era ritrovato in cella con Hongjoong e in qualche modo con una piccola dose di eroina tra le mani. Jeongin non si era mai drogato, non aveva mai toccato niente, eppure gli era stata data da un detenuto che aveva evidentemente bisogno di liberarsene. Non sapendo cosa fare lo aveva detto al suo compagno di cella, e per questo quel pacchetto era stato la sua rovina per una seconda volta, solo che Yunho non era riuscito di nuovo ad impedirgli di usare le provviste di cibo come copertura, e perciò tutto era ricominciato da capo come una giostra che non smette mai di girare.
A Wooyoung non era andata tanto a genio questa cosa, ed aveva provato ad impedire almeno a Jeongin di immischiarsi negli affari del blu, ma con poco successo dato che questi lo aveva picchiato, seppur non pesantemente, ed era finito così in isolamento, al contrario del moro che invece si era salvato non avendo risposto a nessun colpo, ma ciò non tolse che questo avesse urtato abbastanza l'animo di San, molto restio a passarci sopra.










⟨⟨𝑷𝒖𝒕 𝒚𝒐𝒖𝒓 𝒉𝒂𝒏𝒅 𝒖𝒑
𝑺𝒄𝒓𝒆𝒂𝒎 𝒊𝒕 𝒍𝒐𝒖𝒅𝒆𝒓
𝑭𝒐𝒓 𝒂 𝒃𝒖𝒓𝒔𝒕𝒊𝒏𝒈 𝒔𝒕𝒂𝒓𝒕⟩⟩

-In questo primo capitolo non succede molto, lo so, nel prossimo inizieranno ad accadere cose, questo era più un setting delle vicende per far capire come è cambiato tutto-





































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