𝐏𝐓.𝐈𝐈: 𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐝𝐢𝐜𝐢𝐨𝐭𝐭𝐞𝐬𝐢𝐦𝐨
Yunho era rimasto nella cappella così come aveva promesso a Jongho, era stato difficile restare lì a non fare niente mentre sapeva che fuori da quella stanza c'era almeno un'arma e almeno un ferito, e ancor più in pensiero lo faceva stare il fatto che il rosso ci fosse andato e sembrava non tornare più. Aveva passato le ore a tentare di distrarsi in qualche modo e di pensare ad altro, ma è impossibile farlo quando si è in una situazione del genere. Non sapeva neanche lui cosa avrebbe dovuto fare, per potersi salvare si sarebbe dovuto consegnare e sperare che le autorità avrebbero riconosciuto in quell'atto una dimostrazione del fatto che lui non c'entrava assolutamente niente con tutto ciò che era accaduto e stava continuando ad accadere, però purtroppo quando si tratta di giustizia non va mai molto bene per nessuno e quel nome non gli è proprio azzeccato. Yunho sapeva che sarebbe stata la scelta più saggia per uno come lui che sarebbe dovuto uscire dopo poco, anche se ormai sicuramente anche la sua condanna sarebbe mutata e sarebbe stata allungata a prescindere da cosa avrebbe fatto.
Ma lui non voleva separarsi da Jongho, stavano bene insieme e il solo pensiero di doverlo lasciare gli faceva provare i brividi. Però sapeva anche perfettamente che quando quei pochi giorni di relativa libertà si sarebbero conclusi, le loro strade si sarebbero certamente divise e niente sarebbe andato nel modo in cui entrambi speravano. Era difficile, scegliere riguardo una cosa così importante che ti cambia la vita. Yunho sapeva che in ogni caso non sarebbe stato felice, ma sperava che il risultato alla fine si rivelasse meno peggio delle sue aspettative, per quanto questo potesse essere improbabile. Stava seduto in un angolo su una panca a riflettere su cosa avrebbe dovuto fare e come avrebbe dovuto comportarsi, quando d'improvviso sentì dei rumori alla sua destra e girandosi si ritrovò davanti il volto di colui che ormai gli procurava un po' di timore.
Mingi era entrato lì cercando uno degli ispettori che era scappato qualche ora prima e che aveva intenzione di trovare per riportarlo assieme a tutti gli altri. Mingi non voleva uccidere nessuno di quegli uomini, un ergastolo era più che sufficiente ed inoltre era cosciente del fatto che nessuno di loro avesse fatto nulla di male, si erano semplicemente trovati al momento sbagliato nel posto sbagliato ed erano rimasti vittima di quella furia di criminali a cui lui aveva solamente dato inizio. Ma altri detenuti non sarebbero stati come lui, arrabbiati per le condizioni in cui erano costretti a vivere e altri per il semplice rancore che covavano costantemente nei confronti del mondo e delle leggi che li avevano condannati. La vita di tutti coloro che potevano definirsi come ostaggi era a rischio e ognuno lo sapeva, ma Mingi non avrebbe potuto fare altrimenti se non assicurarsi che rimanessero legati nella mensa, perché in questo caso era un ispettore, ma se fosse stata una guardia probabilmente questa non ci avrebbe pensato due volte a difendersi ferendo qualsiasi individuo che avesse provato a fermarla e allora sarebbe stata la loro fine.
Quando entrò e vide Yunho lo riconobbe subito, non ci fece caso inizialmente, non finché non notò il suo volto triste e pensieroso. Se doveva essere sincero da quando aveva stupidamente provato a fare qualcosa con lui e poi non era finita bene, non aveva più pensato a lui e anche adesso non lo pensava in quel senso. Certo, quel giorno aveva tentato di farlo, ma aveva capito che ormai il rosa appartenesse in qualche modo a Jongho e di certo non voleva più far arrabbiare quest'ultimo in quel modo adesso che le cose si erano sistemate. Si avvicinò a Yunho solo per chiedergli se avesse visto qualcuno passare, ma quando questi lo vide assunse un'espressione contrariata e si allontanò di scatto «È passato qualcuno di qui?» domandò restando in piedi poco più distante dall'altro, Yunho scosse il capo mentre nella sua testa tutti i dubbi esistenziali avuti fino a poco prima erano stati sostituiti da un unico interrogatorio. Non aveva propriamente paura, sapeva di essere in grado di difendersi, ma la presenza di Mingi lo metteva un po' a disagio e gli faceva provare quella sensazione di terrore che qualcosa possa avvenire senza che tu possa fare nulla per fermarla, cosa che in questo caso sarebbero state le azioni dell'altro.
«Tutto bene? Sembri un po' strano» commentò allora il castano constatando che l'altro paresse essere appena tornato da un funerale. Yunho si chiese per quale motivo sembrasse così interessato alla sua persona dopo cioè che aveva tentato di fare, ma ormai era passato parecchio tempo e forse anche l'animo di entrambi era cambiato. «Più o meno» rispose il rosa guardando a terra, non sapeva se fosse il caso di confidarsi con lui, ma era anche vero che non aveva nessun altro con cui farlo. «Vuoi parlarne?» domandò allora mettendosi seduto il minore e Yunho pensò che forse gli sarebbe stato davvero di aiuto parlare con qualcuno fuori dalla questione, ed inoltre Mingi non sembrava avere cattive intenzioni quel giorno per cui lo assecondò. Jongho benché fosse sempre disposto ad aiutarlo, non poteva consigliarlo saggiamente poiché era troppo coinvolto, e a parte lui l'altro con cui aveva più confidenza era Wooyoung, che adesso non sapeva neanche come stesse e se fosse vivo, per cui Mingi era effettivamente l'unico in quel momento in grado di fornirgli un punto di vista esterno, e si dovette accontentare.
«Dovevo uscire tra un mese, ma con tutto questo non lo so...» appena udì quelle parole, Mingi provò una morsa allo stomaco enorme nel realizzare che non solo aveva rovinato il futuro di Yunho, ma anche quello di chissà quanti altri detenuti presenti tra quelle mura. «Mi dispiace..» disse solamente non sapendo come altro consolarlo, non erano abbastanza in confidenza da fare in altro modo, «Non so se dovrei consegnarmi o no» affermò poi il maggiore continuando a guardare a terra di fronte a sé. Mingi rimase interdetto sul cosa fare, non pensava che parlando con l'altro si potesse ritrovare in una trappola del genere, non voleva consigliare nessuno sulla propria vita perché le decisioni che aveva preso lui non erano mai state le migliori e non voleva che per colpa sua qualcun altro ci rimettesse, ma oramai si era fatto avanti ed era evidente che all'altro servisse un consiglio più di qualsiasi altra cosa. «In ogni caso non uscirai quando avresti dovuto, però se ti consegni sicuramente ne terranno conto.» ragionò ad alta voce per poi porre una domanda appena gli balenò per la testa «Non ti vuoi consegnare per via di Jongho?» e Yunho annuì di nuovo non sorpreso del fatto che sapesse di loro due. «Secondo me dovresti farlo, dovresti consegnarti. Vedi.. sia il carcere che Jongho sono il tuo presente, sono collegati, se hai uno hai anche l'altro. Ma tra i due legami è quello con il carcere il più forte, l'altro si potrebbe spezzare da un momento all'altro per qualsiasi altra ragione, e la cosa più importante è che il carcere non diventi anche il tuo futuro, perché in quel caso se fossi in te non me lo perdonerei.» disse Mingi parlando forse più sincero di quanto avesse mai fatto, e funzionò poiché bastarono quelle poche parole per far aprire gli occhi a Yunho.
Il castano aveva ragione, non fare niente voleva dire condannarsi a tanti altri anni lì dentro, altri anni in cui tra lui e Jongho sarebbe potuto accadere di tutto e di più, e la cosa peggiore che gli potesse capitare sarebbe stata quella di trovarsi condannato a vivere lì altro tempo senza avere il rosso al suo fianco che gli rendeva quel soggiorno indesiderato un pelo meno brutto.
In quel momento, prima che il rosa potesse rispondere, Jongho entrò nella cappella e rimase scioccato nel vedere i due insieme. La rabbia prese possesso di lui in pochissimo tempo e come un fulmine scattò nella direzione di Mingi, i due non lo avevano sentito e neanche visto dato che stavano di spalle, ma si accorsero della sua presenza non appena questi si palesò di fronte al castano afferrandolo per il colletto della maglietta «Devi. Stargli. Lontano.» pronunciò fermo ignorando la voce di Yunho che gli chiedeva di calmarsi. Mingi provò a fare lo spavaldo di fronte alla rabbia non del tutto infondata del minore «Io sto dove mi pare, e adesso lasciami» purtroppo per lui, però, a quelle parole gli arrivò un gancio destro dritto sull'occhio sinistro e si portò istintivamente una mano in quella zona.
Yunho però non restò fermo, e anzi, si alzò e e prese Jongho da dietro allontanandolo dall'altro nonostante cercasse in tutti i modi di avventarglisi di nuovo contro «Jongho basta, fermo. Non stava facendo nulla di male!» urlò per calmare il compagno e il nominato sembrò dargli ascolto smettendo di dimenarsi e ricomponendosi, al che il rosa allentò la presa.
«Meglio che vada» sentenziò Mingi alzandosi in piedi e guardando solo Yunho, il quale annuì comprensivo. «Già, meglio!» urlò forse un po' troppo ad alta voce il rosso, e ormai l'altro era già diretto verso l'uscita con un occhio dolorante e il pentimento per essersi fermato a parlare con il rosa invece di continuare a fare ciò che stava facendo.
Jongho d'altro canto si girò verso Yunho che rimase a guardarlo non sapendo cosa dire, «Ti ha fatto qualcosa?» domandò il minore ricevendo uno sbuffo dall'altro che tornò a sedersi «No, dovresti pensare prima di agire, non stava facendo nulla di male» gli disse tornando a riflettere sulle parole di Mingi che sicuramente lo avrebbero tenuto occupato per un bel po' di tempo a venire.
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Erano passati tre giorni da quando Wooyoung e San si erano confessati i loro sentimenti, o meglio, da quando Wooyoung aveva confessato i suoi sentimenti a San, il quale gli aveva fatto intendere di ricambiare in qualche modo, ma non era riuscito a dire le esatte parole come aveva fatto l'altro. Da quel momento avevano dormito sempre insieme ed era diventata proprio un'abitudine esattamente come avrebbe voluto il minore.
Wooyoung era finalmente contento e si sentiva anche decisamente più leggero dopo aver buttato fuori quel peso che lo opprimeva da ormai troppi mesi, non doveva più avere timore di fare qualche gesto troppo rivelatore e proprio per questo aveva iniziato a prendergli spesso la mano e ad abbracciarlo senza problemi. L'unica cosa su cui ancora non si era spinto più di tanto erano i baci, non voleva infastidire l'altro sapendo quanto fosse restio a ricevere gesti d'affetto troppo dolci e improvvisi, ma andava bene così e per questo era sempre lui a chiedergli un bacio in modo che San avrebbe potuto rifiutare e non si sarebbe sentito obbligato, anche se mai si era tirato indietro.
Era sera e Wooyoung era appena tornato in cella dopo aver preso delle cose da mangiare, la ferita stava piuttosto bene e nonostante gli desse ancora un po' di fastidio compiendo certi movimenti, riusciva a fare praticamente tutto senza problemi stando attento a non urtare o pressare la spalla in alcun modo. «Vuoi?» chiese a San seduto sul suo letto con la schiena contro il muro, ma questi scosse la testa «No grazie» rispose rifiutando il panino offertogli. Il cibo non era chissà cosa, era sempre quello ed anzi, le riserve iniziavano a scarseggiare, erano state pensate per far andare avanti la prigione per almeno altre due settimane, ma per colpa di chi non sapeva contenersi stavano finendo più in fretta del previsto. «Si può sapere come fai a vivere se non mangi? E pensa che una volta ero io quello che non mangiava per colpa tua» disse ricordando quando San gli prendeva il cibo, facendolo evidentemente solo per dispetto. «Non ho fame» rispose secco osservando l'altro mentre terminò la sua cena e bevve un sorso d'acqua che si era sapientemente portato dietro.
Wooyoung si avvicinò al letto salendoci sopra con le ginocchia per poi mettersi a cavalcioni su San ed unire le loro fronti «Posso baciarti?» chiese sussurrando e facendo sorridere l'altro, «Facciamo che smetti di chiedermelo?» rispose ad un soffio dalle sue labbra e subito il moro le unì senza pensarci due volte. In questi momenti era felice, semplicemente felice perché sentiva di avere tutto ciò che desiderava sul palmo di una mano, e sebbene sapesse che sarebbe bastato un niente per portarglielo via, si godeva questi momenti a pieno per non averne il rimorso dopo, qualunque cosa fosse successa.
Si baciarono e baciarono per un tempo che parve infinito ad entrambi, le loro lingue si muovevano assieme come poche volte prima di allora e si sentirono finalmente completi, liberi di fare ciò che volevano perché di segreti tra lo non ce ne erano più, e se ce n'erano erano veramente infimi. Si separarono solo quando non ebbero più aria facendo scoccare le loro labbra e riaprendo lentamente gli occhi fino a quel momento tenuti chiusi. Wooyoung si appoggiò senza dire nulla al petto del maggiore respirando il suo profumo per troppo tempo negatogli «Sono contento di averti detto i miei sentimenti, e di poter stare così senza farmi mille paranoie» ammise il minore mentre l'altro gli passò un braccio dietro la schiena, «Così come?» domandò San nonostante sapesse cosa voleva intendere l'altro, «Così...» rispose semplicemente Wooyoung consapevole che il corvino avrebbe capito. «Come va la ferita?» chiese allora San volendo cambiare argomento e vide la spalla sana dell'altro alzarsi ed abbassarsi, segno che non ci fosse nulla da dire a riguardo «Come ieri, mi dà un po' di fastidio a volte ma se non la tocco non mi fa male» affermò il moro mentre osservava il corpo dell'altro coperto da una maglietta, avrebbe tanto voluto togliergliela.
Restarono in quella posizione per un po', finché Wooyoung non si decise a fare ciò che voleva. Il corpo dell'altro lo invitava assai molto e sapere di averlo tutto per sé da ormai qualche giorno ma non averne ancora approfittato gli fece venire una voglia assurda di riprovare quell'esperienza. La prima volta la ricordava perfettamente e non poteva negare che avesse rappresentato uno dei momenti migliori della sua vita, nonché un fondamentale punto di svolta per il suo animo. Ma la cosa che più voleva, era farlo con San adesso che questi aveva ammesso di tenere a lui, la prima volta avevano adottato un approccio più di favore, come poi aveva detto lui stesso, ma Wooyoung sapeva bene che se fosse ricapitato non sarebbe stato sempre tale, perché adesso tra loro c'era amore dichiarato e ciò avrebbe sicuramente cambiato le cose. Però ancora una volta era imbarazzato nel chiederglielo, dopotutto sarebbe stata solo la sua seconda volta e non era certo in confidenza con l'argomento quanto San, per cui si limitò a passargli una mano sul petto tastando i suoi addominali. Avrebbe voluto togliergli la maglia, dopotutto lui stesso non la stava indossando e l'altro aveva costantemente una visione completa del suo addome, teneva una felpa aperta solo per ripararsi dal fresco autunnale.
Lentamente fece scorrere la mano verso il basso, fino al bordo della tuta, constatando che la maglia fosse infilata all'interno, cavolo voleva solo alzargliela e sembrò la cosa più difficile in assoluto. Non riflettè sul significato che quell'azione avrebbe potuto significare, e fece scorrere una mano dentro i pantaloni del corvino per trovare il bordo della stoffa che mai come in quel momento gli parve così inutile e fastidiosa. San restò fermo ad osservare i movimenti impacciati dell'altro mentre tentava di rendere l'atmosfera più calda, inutile dire che appena sentì la mano fredda del moro a contatto con il tessuto delle sue mutande si chiese se fosse diventato davvero improvvisamente così spavaldo in quell'ambito tanto da toccarlo senza preavviso, quando solo cinque minuti prima gli aveva chiesto il permesso per baciarlo soltanto. Ma rimase confuso appena il minore tirò via bruscamente la mano poggiandola poi sulla sua pancia.
Wooyoung si accorse solo dopo cosa avrebbe potuto far intendere e sentì le guance andargli a fuoco per l'imbarazzo che si era improvvisamente impossessato del suo corpo. «Volevi toccarmi?» chiese San senza trattenere una leggera risatina causatagli dal fare goffo ed insicuro dell'altro, «Si cioè n-no, non lo so» disse balbettando Wooyoung mentre il suo cervello rimase incantato su ciò che effettivamente stava per fare. Non era quella la sua intenzione inizialmente, ma adesso che San gli ci aveva fatto pensare non parve così malvagia come cosa. «Non sono bravo con i sentimenti, ma se c'è una cosa in cui sono esperto è il sesso, quindi si o no?» domandò ancora San, non voleva metterlo in imbarazzo, semplicemente per lui era normale parlare di certe cose ed aveva notato come fosse imbranato l'altro, voleva solo aiutarlo. «Si ma non lì.. volevo solo toglierti la maglietta ecco» fu sincero il minore ancora fortemente imbarazzato «Va bene, non devi essere imbarazzato» lo rassicurò San per poi dargli un colpetto e spingerlo ad alzarsi.
Il corvino si tolse veramente la maglia, nonostante gli fosse parso tutto così dannatamente strano ed insolito. Non era abituato a niente di ciò che stava accadendo, mai nessuno si era comportato con lui come faceva Wooyoung e questo gli piaceva, sentiva che non avrebbe voluto nessun altro al posto di quel ragazzo fragile ma allo stesso tempo fin troppo forte per tutto cio che aveva passato. Volle assecondarlo, facendogli capire che era tutto normale e che non si doveva vergognare di fare certe richieste, e specialmente non a lui dato che era l'unica cosa familiare che avesse in tutta quella situazione. Rimase a petto nudo per poi riappoggiarsi al muro e fare segno all'altro di potersi rimettere come prima «Contento?» domandò retorico mentre il minore trovò di nuovo conforto tra le sue braccia. Wooyoung avrebbe voluto arrivare ad un dunque, stare fermi in quella posizione che inizialmente sarebbe dovuta essere solo confortante, si era rivelata un'arma a doppio taglio che lo stava inevitabilmente portando a sentire una sensazione molto familiare tra le gambe.
Continuò per i minuti successivi ad accarezzare e pizzicare l'addome di San creando un'atmosfera molto pesante per entrambi, il maggiore non sapeva dove volesse arrivare con tutto quello, ma quei gesti stavano diventando fin troppo provocanti per essere delle semplici coccole e se questo da un lato gli piaceva, dall'altro gli faceva provare timore di giungere a conclusioni a cui magari l'altro non era ancora arrivato o a cui non aveva intenzione di arrivare. Ma i possibili dubbi vennero risolti nel momento in cui Wooyoung infilò nuovamente la mano dentro i suoi pantaloni preso da un improvviso attimo di coraggio. Entrambi sapevano che la cosa non si sarebbe più fermata lì, se San cercava di comprendere le sue azioni sapendo perfettamente che l'altro non fosse capace di esprimerle ad alta voce, Wooyoung cercava di rendere ogni suo movimento il più naturale possibile per non dare l'impressione di essere imbranato fino a quel punto, cosa che indubbiamente era. Purtroppo però appena fece di nuovo quella mossa, la mano del maggior bloccò il suo polso e fu costretto ad alzare lo sguardo ed incontrare quello tagliente di San. «Sicuro?» chiese il corvino cercando di non sembrare contrario a tutto quello, perché non lo era affatto in realtà, voleva solo assicurarsi che il minore sapesse a cosa stava andando in contro e non si creasse una situazione come quella della prima volta.
«So cosa faccio, ma... Non vuoi?» sembrò rimanerci male il moro che intanto stava solo tentando di fare qualcosa di bello per l'altro. San in risposta lasciò la presa sul suo polso e poi gli afferrò il dorso della mano conducendola nel punto giusto «Se lo vuoi tu allora lo voglio anche io. Però poi non si torna indietro» disse il maggiore con un sorrisetto in volto che in qualche modo riuscì ad eccitare ancora di più l'altro.
«Chi ha detto che voglia tornare indietro?» domandò Wooyoung ed iniziò a muovere finalmente quella mano facendo vedere in poco tempo le stelle al maggiore. Il momento di imbarazzo per lui era passato, era bastato vedere il comportamento perfettamente tranquillo di San per fargli capire che non c'era nulla di male in tutto quello ed iniziò ad essere più sicuro di sé in ogni azione. Il corvino poggiò le sue mani sulle guance dell'altro e lo baciò più volte di seguito facendosi scappare alla fine un leggero gemino di piacere, che bastò per far capire al minore di star facendo un buon lavoro. Da quel momento vennero entrambi presi dalla foga ed iniziarono a spogliarsi, Wooyoung tolse la mano avendo ormai raggiunto l'obbiettivo desiderato e si era lasciato sfilare la felpa e successivamente anche i pantaloni. Non gli importava se qualcuno fosse passato lì fuori, era come se ci fossero solo loro, in un luogo indefinito e in un tempo indefinito, solo loro con le loro pelli che stridevano e la passione che prendeva il sopravvento.
San abbracciò Wooyoung per cambiare posizione e farlo stendere di schiena sul materasso, poi si tolse anche lui gli indumenti rimanendo completamente nudo per primo questa volta. Nonostante l'eccitazione del momento che gli impediva di pensare ad altro che a quello, fece particolare attenzione alla spalla del moro e a non toccarla o urtarla in alcun modo sapendo che gli avrebbe fatto male. Privò anche Wooyoung dell'ultimo suo indumento e rimasero entrambi vulnerabili alla frizzante aria autunnale, però nessuno dei due sentì quel freddo, tanta era la passione che li stava riscaldando in un momento come quello. Il corvino si avventò poi sul suo collo prendendo le redini della situazione che fino a pochi attimi prima aveva avuto l'altro ed iniziò a lasciargli tanti baci più crudi che nascondevano, però, un minimo di dolcezza, abbastanza da far sentire il minore a suo agio ed amato senza dargli l'impressione di star facendo del semplice sesso come con qualsiasi altro. San non voleva che pensasse quello, voleva che capisse che lui era diverso da tutti gli altri con cui lo aveva fatto, e si stava anche impegnando per far passare quel messaggio attraverso gesti che visti da fuori sarebbero potuti sembrare come tanti altri.
«S-san..» mugolò Wooyoung mentre oggi centimetro di pelle gli stava metaforicamente bruciando, «Mh?» rispose il maggiore sfiorandogli più e più volte il membro per farlo eccitare ancora di più, «P-preparami.. ma fai veloce» lo implorò il moro impaziente e ormai abituato alla foga e alla velocità con cui tutto quello stava avvenendo, nonostante lo avessero fatto solo un'altra volta, si era adeguato velocemente alle modalità dell'altro, specialmente perché era stato il primo con cui lo aveva fatto e di conseguenza l'unico che gli aveva fatto provare certe sensazioni. San non rispose ed iniziò a fare subito ciò che gli era stato chiesto, non ci era pienamente abituato ma doveva ammettere che gli piaceva quando l'altro gli dava ordini come in quel caso, comandare è bello ma quando si trattava di Wooyoung era diverso. Il moro si lasciò andare a dei gemiti strozzati appena due dita si infilarono in lui iniziando ad allargarlo e a prepararlo per fargli passare un'altra delle serate migliori della sua vita.
«B-basta.. fallo ti prego» supplicò sempre più impaziente, non avrebbe mai immaginato di diventare così, ma gli piaceva. Gli piaceva il fatto che il sesso sapesse coinvolgerlo così tanto quando si trattava di San, probabilmente con qualcun altro sarebbe stato diverso, ma nelle mani di San si sentiva al sicuro e sapeva che non gli avrebbe fatto provare dolore, proprio per questo non aveva paura della velocità con cui stava avvenendo il tutto. Il corvino non attese altro sentendo anche lui l'eccitazione crescere a dismisura, lo penetrò iniziando subito a muoversi, ma stando attento a spingersi lentamente solo tra una spinta e l'altra più a fondo per non fargli male. E così tra i respiri affannati e le loro pelli che scottavano ad ogni contatto, andarono avanti per un po' investiti dal piacere e dai lamenti sommessi per non farsi sentire da altri. Erano nel loro piccolo mondo, fatto di passione ed amore, non sapevano come fosse possibile ma insieme si stavano cambiando a vicenda. San assolutamente incapace quando si parla di sentimenti ma esperto dell'amore carnale, e Wooyoung che invece era totalmente l'opposto, una frana assoluta nei rapporti così intimi, ma conscio dei propri sentimenti e capace di esternarli al meglio. Forse era per quello che stavano così bene insieme e si erano trovati sin dagli inizi, perché erano uno l'opposto dell'altro e sapevano completarsi a vicenda come nessuno prima d'ora. E se è vero che gli opposti si attraggono, loro ne erano la dimostrazione pratica e teorica, erano come due calamite dai poli opposti, così diverse ma costantemente unite.
Entrambi esausti rimasero stesi su quello scomodo materasso dopo essere venuti nello stesso momento, si sentirono completi e incredibilmente uniti, come due pezzi di puzzle che si incastrano alla perfezione. Anche questa volta San si preoccupò di ripulire l'addome del minore perché sapeva che non avrebbe avuto le forze per alzarsi, poi si sdraiò di nuovo accanto a lui per riprendere fiato. Si poterono sentire solamente i loro respiri sconnessi nei minuti a venire, prima che San rompesse quel silenzio fin troppo confortante «Sai Wooyoung, il sesso che faccio con te è il migliore in assoluto» parlò sincero ed il minore si voltò verso di lui trovando le forze per alzarsi e salirgli letteralmente sopra «Ti amo» disse poggiando la testa sul suo petto e chiudendo gli occhi, l'aveva fatto un'altra volta, questa volta per bene, aveva sganciato l'ultima bomba che esplose nel cuore di San causandogli migliaia di fuochi d'artificio «Un giorno riuscirò anche io a dire la stessa cosa» sussurrò amareggiato, si sentiva in colpa a non riuscirci, ma l'altro lo rassicurò come suo solito «Me lo hai dimostrato, e a me va benissimo così» disse prima di chiudere gli occhi e lasciarsi andare a del meritato riposo con il cuore colmo di gioia.
Perché in fondo quando due persone sono fatte per stare insieme, non contano le parole, ma solo i fatti, e in questo caso i fatti parlano più che chiaro.
⟨⟨𝑨𝒔 𝒊𝒇 𝑰 𝒉𝒂𝒗𝒆 𝒅𝒓𝒆𝒂𝒎𝒆𝒅 𝒊𝒏 𝒂 𝒅𝒓𝒆𝒂𝒎
𝑰'𝒎 𝒍𝒐𝒔𝒕 𝒍𝒐𝒐𝒌𝒊𝒏𝒈 𝒇𝒐𝒓 𝒚𝒐𝒖
𝒀𝒐𝒖 𝒂𝒓𝒆 𝒕𝒉𝒆 𝒅𝒓𝒆𝒂𝒎 𝑰 𝒍𝒊𝒗𝒆 𝒊𝒏
𝑻𝒉𝒆 𝒅𝒓𝒆𝒂𝒎 𝑰 𝒄𝒂𝒏 𝒏𝒆𝒗𝒆𝒓 𝒂𝒘𝒂𝒌𝒆 𝒇𝒓𝒐𝒎⟩⟩
-Non penso che mi sia venuta benissimo questa smut, boh non lo so ma mi sembra che la prima fosse cento volte meglio help-, vabbè fatemi sapere cosa ne pensate perché io non lo so e mi fido del vostro parere.-
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