𝐏𝐓.𝐈𝐈: 𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐝𝐢𝐜𝐢𝐚𝐧𝐧𝐨𝐯𝐞𝐬𝐢𝐦𝐨

Finalmente, dopo tanto tempo, Hongjoong aveva compreso il vero significato di bisogno. Mai come allora aveva necessitato di un po' forza, non tanto fisica quanto psicologica, si era ritrovato a tentare di uscire una dipendenza completamente da solo, e specialmente con la rivolta in corso non sarebbe stato impossibile trovare qualche sostanza in giro, dato che non era certo l'unico che ne faceva uso in quel carcere. Ma trovarsi per due volte in quella stessa situazione, con la paura che ti attanaglia lo stomaco e te lo stringe in una morsa di terrore, gli aveva certamente fatto comprendere la realtà e per quanto possa sembrare strana la cosa, la sofferenza lo aveva condotto verso la giusta strada facendo trovare quella forza metaforica di cui aveva bisogno per rimettersi in sesto. Aveva iniziato da solo, senza nessuno che lo aiutasse come la prima volta, a contrastare il suo bisogno di eroina sostituendola con la morfina, un altro oppiaceo che avrebbe contrastato quello da cui era dipendente. Non era stato semplice, specialmente perché i sintomi da astinenza erano ancora presenti, semplicemente in tal modo era riuscito a gestirli al meglio diminuendo i dolori e le crisi nervose. Ogni giorno assumeva una quantità sempre minore di morfina, quel tanto che gli bastava per riuscire a rimanere vigile e attivo, ed in soli quattro giorni era arrivato a poter smettere di assumere anche quella, dopotutto quello era anche il tempo di durata di una crisi di quel tipo. Per cui aveva funzionato, la morfina era riuscita a fargli superare una crisi d'astinenza senza troppi problemi, mettendo fine alla sua dipendenza e facendogli giurare che non ci sarebbe più ricascato.

Era felice, felice a modo suo perché ciò lo riportò al passato, a tutti gli sforzi che aveva fatto per riuscire ad arrivare a quel punto senza mai succedere, e finalmente poteva dire di avercela fatta, per lui e per la persona che un tempo amava. Era riuscito a compiere quell'impresa da solo, ed era stato diverso dalla prima volta, da quando era stato costretto a farlo senza volerlo veramente, e forse proprio a causa di quella mancata volontà poi ci era inevitabilmente ricaduto dopo poco.

C'era una cosa però che ancora non aveva trovato il modo di sfogare, una rabbia repressa ed incontrollabile presente sin dall'inizio, quel bruciore alla pancia che si prova quando avviene una cosa che non vorremmo avvenisse, ma poi si rivela la migliore di tutte, e siamo così arrabbiati contro chi l'ha fatta avvenire da perdere la ragione. Non importa più la cosa, ciò che ha causato, come ci sentiamo, tutto ciò che conta è la rabbia che proviamo semplicemente perché è avvenuto qualcosa che non volevamo per uno stupido principio autoimpostoci che avvenisse. Era così che si sentiva Hongjoong riguardo la sua disintossicazione, o meglio, riguardo la sua prima disintossicazione. Aveva giurato quel giorno, che l'avrebbe fatta pagare a tutti per averlo fatto ridurre in quello stato, sapeva che fosse solo e soltanto colpa sua ma detto sinceramente non gli importava assolutamente niente di quello. Sentiva il bisogno di sfogarsi per qualcosa che aveva dovuto subire, non poteva fare a meno di sentirsi arrabbiato con il mondo e sebbene adesso avesse raggiunto il benessere fisico da sempre desiderato, non era soddisfatto.

Il suo cervello attribuiva a Seonghwa la colpa di tutto quello, dopotutto era stato lui per primo a farlo entrare in quel vortice di fatti che lo aveva travolto e strapazzato a suo piacimento. Non contava nulla se fosse passato del tempo, e fin dei conti lui non era arrabbiato solo per la droga, si sentiva ferito perché l'altro aveva rotto così drasticamente un rapporto creatosi e da cui entrambi erano dipendenti. Può sembrare strano, ma Hongjoong aveva preso l'abitudine a quella cosa, a quella sottospecie di relazione che avevano instaurato e che l'altro poi non aveva esitato per niente a distruggere portandogli via tutto. Era furioso, e sentiva il bisogno di sfogare quella sua irrefrenabile ira, e nel momento in cui seppe che Seonghwa stava adesso legato come un cane nella mensa, beh non riuscì a restare con le mani in mano e le sue gambe lo portarono là prima che il cervello potesse frenarle.
Non ascoltò neanche la voce di Jeongin che gli consigliò di restare fermo e non cacciarsi nei guai, andò a passo spedito verso quel luogo dove non metteva piede da giorni ormai e appena avvistò il poveretto in terra in un angolo, si diresse verso quella direzione ignorando qualsiasi altra cosa. Un detenuto a cui era stato detto di controllare proprio i prigionieri provò a fermarlo, ma rinunciò vedendo che Hongjoong gli era passato oltre senza degnarlo di un solo sguardo. Tutti quelli che stavano lì intorno si fermarono ad assistere a quella scena che probabilmente non si sarebbe mai più ripetuta, nessuno aveva avuto il coraggio di picchiare il direttore, poi era arrivato Hongjoong.

Seonghwa stava là seduto come sempre negli ultimi giorni, con un enorme buco nello stomaco per via del quasi nullo cibo datogli. Era senza forze e appena vide il blu arrivare da lontano con passo spedito ed occhi rossi di rabbia, sussultò capendo immediatamente che stava andando lì per lui. Lo sapeva, sapeva che il giorno della resa di conti sarebbe arrivato, dopotutto era finita fin troppo bene quella cosa per essere la fine reale. Sentì il cuore aumentargli di battiti e il pensiero di cosa potessero pensare nel frattempo tutte le persone accanto a lui che non sapevano un bel niente, non lo sfiorò nemmeno. «A-aspetta Hongjoong possiamo parlarne» provò a dire balbettando quando si trovò la figura del detenuto a pochi passi da lui, ma il minore non l'ascoltò e gli si avventò addosso dandogli, per iniziare, un pugno dritto sul naso. Il grigio gemette per il dolore mentre con i polsi legati davanti tentava inutilmente di proteggersi dalla raffica di colpi che l'altro aveva iniziato a scagliargli contro. Un secondo, un terzo e un quarto arrivarono uno dietro l'altro e sentì ogni osso della faccia dolergli come mai prima di allora. Iniziò ad uscirgli sangue da più di un taglio, dalle labbra, dal naso e dalla guancia, ormai sembrava quasi un quadro di Picasso, solo che il pennello non erano altro che le nocche e l'anello di Hongjoong.

Il blu andò avanti per dei minuti, mentre sfogò tutta la sua rabbia colpendo e colpendo in tutti i punti possibili del suo corpo, doveva provare la stessa sofferenza che aveva provato lui e non si sarebbe fermato finché non fosse stato soddisfatto.

Alla fine lasciò Seonghwa completamente rosso carminio in viso e con il corpo che fremeva per il dolore. Non era mai stato così fragile come in quel momento, si sentiva spezzato, usato, vulnerabile, pregava di non ricevere più alcun colpo, e a quanto pare il cielo lo aveva ascoltato facendo sì che Hongjoong si dileguasse sotto gli occhi increduli di decine di altri detenuti.
Seonghwa rimase lì, dolorante e ferito, non poteva farci niente, se l'era meritato dopo tutto ciò che aveva fatto nella sua vita. Lui aveva ferito sia Hongjoong che Yeosang come non mai, e quella era la sua punizione ed avrebbe dovuto accettarla.

☾︎☽︎

Quella mattina San si svegliò per primo e sentì subito il peso, non proprio leggero, del corpo dell’altro sul suo, lo guardò sorridendo leggermente e pensando che avrebbe voluto svegliarsi in quel modo tutte le mattine, entrambi nudi uno sopra all’altro su un letto, quasi come se stessero vivendo una vita normale, quando invece non era assolutamente così. Restò ad osservare il volto pacifico di Wooyoung mentre dormiva, sembrava così innocente e tranquillo, gli spostò alcuni ciuffi color pece dalla fronte senza avere il coraggio di svegliarlo. Non voleva riportarlo di già nel mondo reale, la notte prima era stato come se fossero in un universo parallelo e sarebbe stato bello se fosse continuato in quel modo, ma la realtà era sempre lì ad attenderli e non avrebbero potuto sfuggirle neanche volendo. Pensò a come quel ragazzo lo avesse cambiato in così poco tempo, da quando era arrivato lo aveva piano piano trasformato e reso quello che era adesso, prima non avrebbe mai
sorriso a qualcuno, invece adesso lo faceva anche solo pensando a quel qualcuno. Prima era sempre burbero e distaccato con tutti, adesso stava attaccato a quel ragazzo più di quanto lo fosse mai stato con nessun altro. Era innegabile che l’influenza che avevano l’uno sull’altro fosse reciproca e la cosa non sarebbe cambiata neanche sforzandosi.

Attese ancora un po’ prima di scuoterlo delicatamente per farlo svegliare, avrebbe voluto lasciarlo dormire ancora ma stava iniziando a trovare scomoda quella posizione e aveva bisogno di alzarsi per andare a fare una bella doccia. «Wooyoung devi svegliarti» disse piano ed in risposta ottenne solo un mugolio di scontento, il minore sembrava proprio un bambino in quella posizione «Non voglio» farfugliò con una guancia schiacciata contro il petto del corvino, «Anche io vorrei restare così ma sarebbe meglio se ci alzassimo» continuò San con i tentativi per farlo alzare da sopra di sé, «No… non voglio tornare nel mondo reale, voglio restare qui con te» affermò Wooyoung facendo fare una risatina all’altro, «Lo so ma prima o poi dovremmo comunque tornarci» rispose il maggiore ridacchiando leggermente, «Mhh quanto sei noioso» il moro si decise ad alzare il capo, ma non per iniziare la giornata, bensì per zittire l’altro baciandolo.
Appena si furono staccati, tornò a respirare il suo profumo appoggiandosi sul suo petto, ma questa volta San si diede una spinta mettendosi a sedere con ancora il minore attaccato a lui come un koala, «Non è giusto, tu sei più forte» si lamentò Wooyoung trovandosi adesso in una posizione decisamente diversa, «Devo vestirmi e anche tu, smetti di fare il bambino» asserì il corvino con sguardo serio ed allora il minore capì che il momento tutto loro era terminato per davvero, «Proprio noioso sei» confermò le sue parole precedenti e si staccò dall’altro permettendogli di alzarsi e prendere i vestiti finiti in terra.

San si vestì velocemente mentre l’altro restò nel letto non avendo molta voglia di alzarsi,
dopotutto non aveva nulla da fare quindi non era necessario che si svegliasse per passare il tempo a vagare in giro. Il corvino gli passò i suoi vestiti che subito indossò, eccetto la felpa, infatti faticava ancora a metterla da solo ed inoltre avrebbero dovuto prima medicare la ferita, che a detta di Jongho era una cosa che andava fatta tutti i giorni per evitare che si infettasse e controllare che stesse guarendo nel modo corretto. «Cosa hai stamani? Ti senti bene?» chiese San avvicinandosi di nuovo al letto con il disinfettante in una mano e le garze nell'altra e dandogli un piccolo colpetto con il dito sulla fronte spingerò la sua testa leggermente indietro, «Si certo» replicò il minore lasciando che l'altro gli togliesse la fasciatura e poi sussultando non appena gli versò il disinfettante freddo sulla ferita ancora aperta, «Sicuro? Sei più strano del solito» affermò allora il corvino mentre stava prestando tutta la sua attenzione alle sue azioni in modo da non fare qualche sbaglio, in un certo senso era anche abituato a curare ferite che non fossero eccessivamente gravi dal momento che sin da quando era adolescente aveva sempre dovuto medicarsi da solo ogni volta che si faceva male o si feriva.

«Sono sicuro, è che non ho molta voglia di alzarmi tutto qua» disse Wooyoung con un tono basso, non stava male, semplicemente sarebbe voluto rimanere assieme a San ancora un po' e gli dispiaceva per il modo in cui l'altro lo aveva costretto ad allontanarsi. Certamente, sapeva che non sarebbero potuti restare a letto per sempre, e conosceva anche abbastanza bene San da non stupirsi del suo comportamento a tratti freddo e leggermente arrogante, forse era a causa della felicità causatagli da tutto ciò che era avvenuto nelle ultime ore che avrebbe voluto, o quanto meno avrebbe gradito, passare un altro po' di tempo vicino a lui. Inoltre era da un po' di giorni che un pensiero continuava a frullargli in testa, e neanche lui sapeva dire se fosse qualcosa di buono. «Non sembri molto convinto sai? C'è qualcosa che ti dà fastidio?» continuò a domandare San avendo capito che non fosse stato pienamente sincero, al ché Wooyoung si decise a dire una parziale verità sapendo che altrimenti non sarebbero mai usciti dalla situazione creatasi «Ho solo un pensiero per la testa, ma non è niente di importante quindi tranquillo, va tutto bene» appena udite quelle parole San annuì evitando di fare altre domande, non pretendeva che gli dicesse tutto e neanche lo voleva in realtà «Va bene allora, io vado a fare una doccia» rispose dopo aver ricevuto un sorriso da parte dell'altro, lo aiutò a mettere la felpa e poi si alzò uscendo dalla stanza. Wooyoung sorrise di nuovo pensando a quanto fosse felice di poter finalmente avere quel ragazzo tutto per sé, ma subito dopo altri pensieri tornarono ad attraversargli la mente, pensieri che lo avrebbero portato a seguire una strada complicata, senza sapere che tutto sarebbe potuto degenerare così velocemente.










⟨⟨𝑾𝒆 𝒌𝒏𝒐𝒘 𝒘𝒆’𝒓𝒆 𝒈𝒆𝒕𝒕𝒊𝒏𝒈 𝒃𝒆𝒕𝒕𝒆𝒓
𝑫𝒐𝒏’𝒕 𝒘𝒐𝒓𝒓𝒚 𝒏𝒐𝒕𝒉𝒊𝒏𝒈 𝒎𝒂𝒕𝒕𝒆𝒓
𝑾𝒉𝒊𝒍𝒆 𝒘𝒆’𝒓𝒆 𝒍𝒐𝒔𝒕, 𝒋𝒖𝒔𝒕 𝒂 𝒍𝒊𝒕𝒕𝒍𝒆 𝑰’𝒎 𝒅𝒊𝒇𝒇𝒆𝒓𝒆𝒏𝒕 𝒇𝒓𝒐𝒎 𝒚𝒆𝒔𝒕𝒆𝒓𝒅𝒂𝒚⟩⟩

-I problemini stanno per tornare, e non penso che qualcuno possa indovinare cosa abbia in testa Wooyoung-




































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