December 4: Necklace
(AU quando vieni toccata e tocchi il tuo soulmates ti rimane l'impronta del vostro primo contatto come una macchia nera, modern AU e Zuko non è pallido come nel cartone ma è indiano.)
Se solo fossi più forte...
Se solo fossi più forte...
Se solo fossi più forte...
Se solo fossi più forte...
Se solo fossi più forte questo non sarebbe accaduto, niente di ciò che ho fatto è bastato, forse è meglio che mi uccida. Già, non vedo altra soluzione, il futuro è nero e senza forma.
Con il tempo l'oscurità smette di fare paura e se ne rimane attratti inesorabilmente.
Katara decise di andare fuori di casa a comprare dei fiori, aveva intenzione di morire nella propria vasca, cosparsa di fiori.
Così avrebbe galleggiato incorporea in un nulla profumato, che l'avrebbe accolta come una madre che accoglie il proprio bambino.
La giornata era illuminata da un sole pallido e rosato, un via vai di gente passava per il grande viale alberato, stretta in cappotti colorati.
Katara vide una coppia, mano nella mano davanti alla vetrina di una fioreria, la coppia sembrava felice e spensierata.
Anche Katara avrebbe voluto avere la sua anima gemella.
Si l'avrebbe voluta.
Se ne avesse avuta una almeno ci sarebbe stato qualcuno che l'avrebbe voluta viva, qualcuno che avrebbe pianto se fosse morta.
Invece non aveva nessuno.
E aveva anche finito le lacrime, sennò le sarebbero salite agli occhi come ruscelli novelli.
Passò di fianco alla coppia e con lo sguardo basso e triste, entrò nel negozio.
Suonò il campanellino e Katara alzò lo sguardo, beandosi del bellissimo negozio, la prima volta che ci entrò le sembrò di essere stata trasportata dentro una foresta amazzonica: tralici verdi che pendevano dal soffitto, fiori di mille colori che la osservavano e sembravano ondeggiare timidi al suo passaggio.
Katara si fermò a guardare un bellissimo Ibisco viola, si avvicinò e l'annusò estasiata, poi sentì una voce dietro di lei.
<< Desidera qualcosa? >>
A parlare era stato un ragazzo indiano, dal colorito del caramello e con una cicatrice da ustione sull'occhio sinistro, aveva l'anello al naso, decorato con motivi intricati.
Katara ne rimase abbagliata e confusa, era finita per caso in una foresta indiana quando era entrata? Era passata per una porta spazio-temporale? Oppure stava semplicemente sognando?
Lo fissò con la bocca aperta e gli occhi spalancati, boccheggiando e scuotendo la testa.
Il ragazzo alzò un sopracciglio e si protese verso di lei.
<< Le serve qualcosa? >> le chiese, con un sorriso gentile.
<< Lei...lei...la-vor-aaa qui? >> balbettò Katara, scombussolata come se l'avessero appena colpita in faccia con una padella.
<< Già – sorrise il ragazzo, brillando come una supernova – posso aiutarla in qualche modo? >>
Katara annuì, troppo sconvolta per dire qualcosa, quel ragazzo era bellissimo, come mai non era già sposato? Per Katara era inconcepibile che una bellezza simile fosse senza ragazza.
<< Stavo cercando dei fiori molto profumati. >> disse, ricomponendosi e ricordandosi il perché fosse in quella fioreria.
<< Certo, mi segua che le faccio annusare alcuni fiori. >> le rispose il ragazzo, molto professionalmente.
Finché stavano annusando un bouquet di gigli Katara gli domandò come si chiama.
<< Zuko. >> le risponde
<< Sei bellissimo. >> le uscì dalla bocca, senza aver pensato a niente.
Zuko la guardò con un sopracciglio alzato, mordendosi il labbro e facendo quasi svenire la ragazza per quel gesto.
<< Ehmm...grazie? >> le rispose.
<< Scusa se ho detto una cosa tanto imbarazzante. >> disse Katara, abbassando lo sguardo.
<< Non preoccuparti, è solo che non ci sono abituato. >> le rispose, grattandosi la nuca.
Quando Katara ebbe preso due bouquet con fiori di ogni tipo, forma e profumo, il ragazzo la accompagnò alla cassa, infilandosi una mano in tasca e guardando sorpreso ciò che vi era dentro.
<< Uhm, senti. >> cominciò lui.
<< Dimmi. >>
<< Ho questa collana – tirò fuori dalla tasca una collana con un nastro blu e una pietra rotonda incisa – che non so a chi dare. L'avevo presa per mia madre, ma lei non la vuole ed io non voglio riportarla indietro. La vorresti tu? >>
Katara rimase in silenzio per qualche secondo, fissando la collana.
Poi sorrise di un sorriso che sembrò illuminare il cielo e l'oscurità più del sole.
"Le persone tristi hanno i sorrisi più belli" pensò Zuko.
<< Si, la prendo – girò la schiena verso di lui – me la metti? >>
<< Si certo. >>
Zuko si avvicinò e le fece passare la collana attorno al collo magro, le sfiorò il retro del collo, sentendolo delicato e liscio e le agganciò la collana. Era quasi sul punto di allontanarsi che vide una linea nera espandersi sul collo di lei, quasi come se un pittore avesse deciso di tirare una linea orizzontale di nero sulla pelle della ragazza.
Zuko capì che la linea nera seguiva il suo tocco e ne rimase colpito e stranamente felice, così quando Katara si girò verso di lui e lo vide sorridere come un ebete gli lanciò un occhiata confusa.
<< Siamo anime gemelle. >>
<< Ehhhh?!! >>
<< Hai una linea nera dove il mio dito ti ha sfiorato il collo, quando ti ho messo la collana. >>
<< Potrebbe essere che tu abbia le dita sporche. >>
<< Se non mi credi toccami tu, dove vuoi. Dovrebbe comparire un marchio nero ovunque tu mi tocchi. >>
Katara era confusa e troppo scettica riguardo ciò, nessuno sarebbe stato il suo soulmate perché a nessuno poteva importare di lei.
Ci sono alcuni uomini e donne che vivono senza mai incontrare il proprio soulmate, lei credeva di essere una di loro, ma provare non costava nulla e oltretutto aveva desiderato di baciare il ragazzo dal primo momento in cui l'aveva visto, quindi si mise in punta di piedi, attenta a non toccare con un dito il suo corpo, e lo baciò a stampo, sentendo uno scombussolamento nello stomaco al sapore di incenso e di fiori delle sue labbra.
Si allontanò ad occhi chiusi, timorosa di riaprirli e vedere che non c'era nessun segno nero.
Alla fine si arrese e guardò il volto del ragazzo sfregiato e gli vide le labbra nere come il catrame, come se avesse succhiato l'inchiostro direttamente da una seppia. Eppure il nero gli stava d'incanto, come se si fosse messo il rossetto ebano per rimandare al colore dei suoi lunghi capelli.
Zuko sorrise, sicuro di essere la sua anima gemella, mentre Katara lo guardò con gli occhi brillanti e stupefatti.
Il bacio che seguì fu meno casto del precedente, più bisognoso. E le labbra rosate di lei sapevano che la bocca nera le avrebbe solo portato perdizione e fatica emotiva, eppure si mischiò a quel colore scuro come se fosse stato il bianco della purezza, il viola della tristezza, il giallo della follia e il rosso dell'amore.
Forse non si è capito bene che tipo di AU è ma lo avevo letto su tumblr e mi era sembrato carino.
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