December 2: Hidden identity
(Police AU dove in pratica Katara è figlia unica, Sokka c'è ma non è suo fratello e Aang non è l'avatar ma il capo dell'Interpol. Zuko non ha una sorella e nemmeno suo zio.)
Mirare e poi sparare sono due movimenti semplici. O almeno lo sono diventati dopo i tredici anni di servizio nella polizia municipale e poi nell'Interpol.
Nonostante lo scopo dell'organizzazione sia solo puramente coordinativo, Katara fu richiesta per l'assemblea della sua squadra da una chiamata carica di panico e ansia.
Infilò rapidamente la pistola nella fondina nera, asciugandosi il viso e il collo con un asciugamano di spugna e sbuffando sonoramente per poi dirigersi nella sala delle assemblee. Dischiuse la porta d'ingresso, sbirciando dentro la stanza e notando i suoi colleghi seduti, entrò nella stanza il più silenziosamente possibile, per non farsi notare dagli altri, e si sedette sulla sedia dietro Sokka.
Il capo era in piedi di fronte al leggio usato per le interviste ufficiali, apparentemente intento a cincischiare col computer.
<< Ora che abbiamo la magnifica presenza della vostra collega Katara, possiamo cominciare... >>
Tutti i suoi amici e colleghi si girarono a fissarla con un sorriso, facendole desiderare di essere inghiottita dal pavimento di marmo.
<< Innanzitutto buongiorno a tutti, compresi i ritardatari - cominciò il capo – la riunione di oggi è di vitale importanza per via di alcune informazioni confidenziali che sto per rivelarvi. >>
L'attenzione di tutti si accese come un lampo in una notte buia e silenziosa, tutti i presenti pendevano dalle labbra di Aang.
<< Quest'uomo – fa Aang, proiettando la foto di un giovane uomo con una cicatrice sull'occhio sinistro che gli sfigura un quarto della faccia – sarà un nostro informatore per quanto riguarda l'organizzazione criminale del "Loto bianco". >>
Katara quasi cadde dalla sedia dopo aver sentito il nome dell'organizzazione e i suoi colleghi non furono da meno: Suki spalancò la bocca come un pesce lesso, Toph fece un sorriso più simile a un ghigno mentre Sokka fece finta di svenire, stendendosi sulla fila di sedie.
<< Già, esattamente il "Loto bianco": la più grande e pericolosa organizzazione criminale di tutta Europa. Hanno affari dall'Italia alla punta settentrionale della Norvegia. Ogni volta che qualche poliziotto mette in galera tre suoi affiliati ne compaiono altri dieci. Come stavo dicendo prima –Aang si grattò il naso – quest'uomo è un nostro informatore. È importantissimo perché fa parte delle alte sfere dell'organizzazione. Non ha voluto rivelarci il suo nome ma chiede di essere chiamato "Spirito Blu". Se lo vedete in ricognizione o qui in centrale accompagnatelo subito da me senza farvi vedere da nessuno. >>
Katara annuì seria, insieme a tutta la squadra.
<< Bene – Aang sbattè le mani con un sorriso splendente – oggi avete in programma una ricognizione. >>
<< Come una ricognizione? Dopo ciò che ci ha detto? >> gridò scandalizzato Sokka, guardando stupefatto il capo.
<< Dovevo dirvelo perché voi siete la squadra addetta a sorvegliare e raccogliere le informazioni dello "Spirito Blu" ma oggi non avete niente in programma e quindi fate un giro di ricognizione. >>
Si alzarono tutti dalle loro sedie, dirigendosi verso l'uscita, Katara sorrise a Suki, toccandole il braccio muscoloso e facendola passare prima di lei.
<< Ah Katara? >> sentì poco prima di uscire.
<< Uhmmm... >>
Aang le si avvicinò, circondandole la vita con il braccio esile e pallido.
<< Senti... - le disse sussurrandole all'orecchio – io ho parlato con questo tipo, ha detto di averti già visto in giro e vuole che sia tu ad andare a prendere le informazioni. – le strofina il naso sui capelli castani – A te va bene? >>
<< Io non l'ho mai visto prima – rispose Katara abbandonandosi tra le braccia di Aang – ma va bene. Dimmi quando devo andare a prendere le informazioni e dove. >>
<< Si, ecco... è lui che deve dirmelo. >>
<< Ahnn – fa Katara, scivolando via dall'abbraccio del suo capo – allora fammi sapere quando devo andare. >>
Katara uscì dalla stanza senza aspettare la risposta di Aang, scuotendo la testa violentemente.
***
Salì nella macchina nera con Suki.
<< Dobbiamo andare a controllare il distretto ovest mentre loro sono a sud. >> disse Suki, fissando la strada con la mascella contratta. Katara lo notò e distolse in fretta lo sguardo, puntando il volto verso l'esterno del finestrino.
<< Non sei obbligata ad assecondarlo sai. - riprese dopo un po' la donna – Basta che tu gli dica che non lo vuoi più in quel senso. >>
Katara continuò imperterrita a fissare fuori dal finestrino, masticando una caramella gommosa trovata in borsa.
<< È che mi fa pena, è un uomo così solo e gentile... >> rispose abbassando lo sguardo sulla maniglia della portiera.
Suki scosse la testa vigorosamente, facendo scuotere i suoi capelli a caschetto e stringendo il volante fino a sbiancarsi le mani.
<< Sto zitta che sennò ti prendo a schiaffi. >> le rispose solo.
***
Tornate dalla ricognizione infruttuosa con l'aggiunta di una Suki infuriata, le due donne si separarono: Suki fece compagnia a Sokka e Toph in un bar in stile arabeggiante lontano trenta km dalla stazione di polizia, lasciando sola Katara con i suoi pensieri.
Per passare il tempo, la donna decise di andare a fare dei tiri al poligono, stava proprio dirigendosi verso lo spogliatoio quando uno sconosciuto con gli occhiali da sole entrò dalla porta d'ingresso.
La donna sbuffò scocciata e si diresse verso l'uomo, pronta a chiedergli cosa gli servisse, quando vide più da vicino i segni di un'ustione che partiva dall'orecchio sinistro per percorrere tutta la guancia e arrivare al naso. Si bloccò sul posto, sentendo un brivido lungo la schiena per poi avvicinarsi cauta all'uomo.
<< Spirito Blu? >> sussurrò sommessamente a pochi passi da lui. Questo si girò di scatto, lasciando intravedere l'occhio sfigurato sotto gli occhiali neri, quando la vide fece un ghigno ferino e si portò l'indice alle labbra.
<< Ho delle informazioni per voi, ma non possiamo parlarne qui. Seguimi. >> le disse, girandosi e uscendo dall'edificio.
Katara lo seguì senza pensare, forse ammaliata dalla voce sicura di quell'uomo, entrò dentro una macchina blu scura e lo vide togliersi gli occhiali.
<< Scusa per averti trascinato qui, ma l'organizzazione ha occhi e orecchie anche all'Interpol.>> le disse, pulendo gli occhiali da sole con uno straccio e mettendoli nell'astuccio.
<< Che informazioni hai? >> gli chiese Katara, raggelata dal fatto che ci fossero delle spie del Loto bianco anche all'Interpol.
<< C'è una partita di droga che dovrà essere spostata via camion da Napoli a Copenaghen dopodomani. >> le disse, guardandola fissa.
Tra di loro c'era dell'elettricità, che sbalzava da una parte all'altra dell'abitacolo come una pallina di gomma. Katara desiderò ardentemente baciare le labbra dell'uomo, passargli le dita fra i capelli e stringerlo a sé.
Si guardavano come se volessero mangiarsi l'un l'altro e Katara avvicinò inconsciamente il suo viso a quello di lui, desiderando toccarlo ovunque.
<< Uhmmm... altro? >> gli sussurrò a qualche millimetro dalle labbra, guardandogli la bocca, desiderosa. Non aveva mai fatto così con nessun altro in vita sua, ma quest'uomo le faceva venire fuori la parte animale, la parte selvaggia e vogliosa.
<< Niente. >> rispose l'uomo a un soffio dalle sue labbra, con la mano a stringerle il braccio.
Si avvicinarono inesorabilmente l'uno all'altro, mischiando i respiri e socchiudendo gli occhi lentamente, come per assaggiare ogni momento con calma per imprimermelo bene nella mente.
Lo scontro tra le loro labbra fu dolce e intenso, leggero come un battito d'ali di farfalla ma intriso di emozioni tanto pesanti da poter far sprofondare una nave.
Katara voleva approfondire il bacio, quindi dischiuse le labbra per entrare con la lingua nella bocca calda del giovane ma l'uomo si staccò da lei lentamente e con fermezza, guardandola con occhi scintillanti, facendola sentire una galassia piena di stelle, talmente bella da fare male.
Con quello sguardo non le passò neanche per l'anticamera del cervello che lui non la desiderasse e quindi s'interrogò confusa sul perché lo "Spirito Blu" si fosse staccato da lei.
L'uomo aveva il fiatone, come se avesse appena corso una maratona particolarmente faticosa, continuava a lanciarle veloci occhiate di traverso.
<< Meglio di quello che pensavo. >> borbottò a sé stesso, passandosi la mano tra i capelli neri come l'inchiostro.
Katara lo guardò confusa, in silenzio, cercando di capire quello strano essere umano che l'aveva fatta sentire bella in un modo sconcertante.
***
Tornando al suo appartamento si fermò a prendere della verdura e dei noodles già pronti per la cena, si fermò anche davanti al reparto dei dolci, fissando con desiderio un muffin al limone che la guardava con occhi supplicanti. Scosse la testa e si diresse verso la cassa, pagò il conto e tornò a passo spedito a casa.
Sulle scale sentì un rumore alle sue spalle e si girò di scatto, impugnando la pistola e puntandola verso l'origine del suono, ma non trovò nessuno e quindi rimise nella fondina l'arma, aprendo la porta di casa sua.
È da quando sono stata trasferita nell'Interpol che sento sempre come una presenza che mi segue. Le prime volte credevo ci fosse veramente qualcuno ma dopo molti controlli, anche attraverso telecamere di videosorveglianza, ho capito che nessuno mi seguiva e mi sono abituata. Ora il senso di essere seguita c'è sempre, costantemente, ma è come se ormai facesse parte di me, è una sensazione comoda per una poliziotta, mi fa stare sempre allerta.
Scrisse Katara su un pezzo di carta, sistemandosi i capelli in una coda. Si spogliò, rimanendo solo in mutande e si distese sul divano a guardare un documentario sulle correnti marine.
Finito il documentario Katara si rivestì con tutta calma, preparandosi il borsone da nuoto e prendendo la moto per arrivare alla piscina. La piscina era piena di gente, evidentemente c'era una gara dei corsi di nuoto per bambini e i genitori erano tutti seduti sugli spalti a esultare, sorridere e salutare.
Katara fissò la platea di gente per molto tempo, guardando come dei genitori si comportano con i propri figli, quanto sono felici se questi vincono e come li amino con i loro sorrisi.
Era invidiosa di quei bambini che avevano dei genitori? Oppure no? In verità Katara non sentiva niente, fissava solo i volti degli spettatori, cercando qualcosa nei loro volti, o qualcuno. Alla fine fissò il suo sguardo su una persona di sessualità sconosciuta, di età indefinita, con il cappuccio di una felpa rossa calata sulla testa e il volto abbassato.
Katara non riuscì a veder il volto della persona ma sentì come se fosse una persona a lei conosciuta, una presenza familiare. E improvvisamente Katara vide in quel volto coperto il viso di suo padre, quello di sua madre, quello di sua nonna e quello di suo fratello.
Quello sconosciuto si era trasformato in tutta la sua famiglia e Katara si sentì come i bambini che gareggiavano: anche lei voleva mostrare quanto era brava a nuotare alla sua famiglia e si tuffò piena di energia e di trepidazione nella vasca. Nuotò velocemente ed elegantemente nell'acqua per un'ora, fissando gli spalti ogni sei bracciate e guardando la figura incappucciata.
Nonostante la figura fosse coperta Katara sapeva, anzi sentiva che la figura era un uomo e che la stava guardando, anche se non gli si vedevano gli occhi.
Gli spalti ormai erano vuoti e i bambini se n'erano andati a casa quando la poliziotta uscì dalla vasca, eppure lo sconosciuto era sempre seduto sugli spalti. Katara avrebbe voluto avvicinarsi e parlargli ma l'uomo ricevette una chiamata e uscì all'esterno.
***
S'incontrarono per la seconda volta durante una piovosa giornata d'autunno.
Katara si era dimenticata il portafoglio nell'ufficio ed era corsa al dipartimento per prenderlo quando fu placata dal petto di un uomo, che l'abbracciò stretta. Katara prima pensò fosse Aang e provò a liberarsi ma poi lo sconosciuto le sussurrò all'orecchio:
<< Ho delle informazioni importanti. >>
Katara rimase immobile, leggermente tremante per le sensazioni che il petto dell'uomo, perfettamente scolpito, le stava provocando insieme al suo odore di fumo e legna arsa.
<< Ascolta, ora abbracciami di rimando e facciamo finta di essere delle persone che si conoscono da molto tempo. >>
Katara annuì, strofinando la guancia sulla maglietta rossa dell'uomo e circondandolo con le braccia.
<< Ora andiamo nel tuo ufficio. >> le disse, staccandosi da lei e abbassando la testa.
<< Si, seguimi. >> gli rispose, precedendolo nel suo ufficio.
***
<< Il nostro boss è morto. - cominciò il discorso lui, chiudendo a chiave l'ufficio – Nessuno vuole fare una guerra per ottenere il potere e quindi si è deciso di fare una riunione speciale con tutti i più importanti vertici dell'organizzazione. Nel senso... tutti i distaccamenti dell'organizzazione e i suoi affiliati più potenti s'incontreranno in un unico posto. Capisci cosa vuol dire? >>
Katara fu sconvolta, quest'informazione poteva porre fine alla più grande organizzazione criminale del mondo, era una cosa così importante che Katara si sentì impallidire.
<< Il posto è il "Grand Teatren" di Copenaghen. Non so che giorno né l'ora ed è un'informazione segretissima, se arrivasse la polizia capirebbero che c'è una talpa. >> continuò l'uomo, parlando velocemente e senza respirare.
Poi svenne.
***
Katara riuscì a buttarlo in macchina e a trascinarlo fino al suo appartamento, lo distese sopra il divano e gli misurò la temperatura, scoprendo che l'uomo aveva la febbre a 39 C°.
La poliziotta gli tolse la maglietta e i pantaloni, preparando della tisana e controllando nel cassetto dei medicinali per delle aspirine.
Riempì una bacinella d'acqua a temperatura ambiente e con una pezza pulì dal sudore tutto il corpo dell'uomo.
Cercò di concentrarsi sulla pezza piuttosto che guardare il petto muscoloso dell'uomo e sentire la pelle liscia e bollente.
Passò tutta la notte così, chiamando il capo solo per avvisarlo dell'informazione preziosissima che lo Spirito Blu le aveva detto e annunciando che il giorno seguente non sarebbe venuta perché si sentiva male.
Verso le quattro di notte l'uomo riprese conoscenza e fissò confuso e spaventato Katara e ciò che lo circondava.
<< Perché sono a casa tua? >> le chiese.
<< Perché sei svenuto nel mio ufficio e nessuno doveva vederti. >> rispose Katara, sedendosi sul bordo del divano.
<< Perché mi stai aiutando? >>
<< Perché stavi male. >>
<< Dovresti starmi lontano. >>
<< Decido io dove devo stare. >>
<< Ahahah, proprio come mi aspettavo rispondessi. >>
<< Credi di conoscermi? >> chiese Katara, infuriata.
<< Non credo. Io ti conosco. >>
<< Ah si?! >>
<< Già. >>
<< Eh allora sentiamo? Cosa sai di me? >>
<< So che ti piacciono i dolci ma che non li prendi per paura di ingrassare, so che il tuo colore preferito è il blu, lo stesso colore degli occhi di tuo padre, di tuo fratello e di tua madre. So che tua madre è morta quando eri piccola e che tuo padre stava sempre via. So che sei scappata di casa dopo aver compiuto 18 anni. So che ti piace nuotare, che sei entrata nell'Interpol dopo aver passato molti anni come poliziotta municipale. So che ti piace guardare documentari, che hai avuto una relazione con il tuo capo ma che non è andata a buon fine. So che vuoi bene ai tuoi colleghi ma hai paura di affezionarti perché hai paura di perderli come hai perso tutti quelli a cui volevi bene. >> disse lentamente lui, socchiudendo gli occhi.
Katara rimase spiazzata, raggelata e terrorizzata: quell'uomo conosceva ogni cosa di lei, anche la più piccola. Ma come?
Dopo aver deglutito Katara gli chiese:
<< Come fai- >>
<< A sapere tutte queste cose? –la interruppe l'uomo, indicando i suoi pantaloni appoggiati su una sedia, Katara glieli passò – Beh sai... - fruga nelle tasche – In fondo avevi ragione – tira fuori il bigliettino dove Katara aveva scritto di sentirsi seguita – Qualcuno ti seguiva sempre. >>
Katara si alzò di scatto dal divano, allontanandosi spaventata e cercando la pistola nella fondina, la tirò fuori e puntò la canna della pistola sul petto dell'uomo, in direzione del cuore.
<< Calma, non voglio farti niente. Non ti seguivo sicuramente per ucciderti, né per tenerti sotto controllo per conto di qualcuno. >>
<< Ah no? E secondo te dovrei crederti? >>
<< Se ti avessi voluto morta, adesso saresti morta. Se dovevo tenerti solo sotto controllo, perché prendere questo foglietto? Perché diventare un vostro informatore? >>
Katara assimilò le affermazioni con calma e compostezza, cercando di non impazzire.
<< Allora sei uno stalker? >>
<< Se vuoi definirmi così. Io preferisco pensare di essere una persona veramente pessima nelle interazioni sociali e che quindi segue la persona che ama senza farsi vedere. >>
La poliziotta spalancò la bocca e abbassò la pistola, sconvolta e scombussolata.
<< Qui – Quind – Quindi- >> balbettò lei
<< Ti amo. Si. >> rispose Zuko, annuendo con decisione
<< MA COSA VUOI AMARMI SE NON MI HAI MAI PARLATO! >> urlò sotto shock Katara
<< Ti ho sentita parlare con gli altri e conosco tutto su di te. I tuoi gusti, come prende le decisioni, i tuoi vestiti preferiti, le foto preferite, i film che guardi quando sei triste, i tipi di libri che leggi. Tutto. >>
<< ... >>
<< ... >>
<< Qual è la mia minestra preferita? >>
<< Quella di pollo con il dado che faceva tua nonna. >>
<< Taglia delle mie mutande. >>
<< 42 >>
<< Come dormo la notte. >>
<< Ti vesti come una russa, con pelliccia e colbacco e dormi sempre senza coperte. >>
<< Oddio... >>
<< Ti prego non odiarmi. È da molto tempo che volevo parlarti, solo che non mi sembrava mai il momento giusto. >>
<< Ho capito. >> rispose secca e fredda Katara, sedendosi di schianto sulla sedia.
<< No, non hai capito. Ho deciso di fare l'informatore contro mio padre per poterti parlare. >>
<< Tuo padre? >>
<< Già, hai presente no? Il boss del Loto Bianco. >>
<< EHHHHHH!?!?! >>
<< Già, sono suo figlio. >> rispose annoiato, guardandola.
Katara rimase immobile, fissando in modo vacuo di fronte a sé, a pensare intensamente.
<< Okay, okay. Dammi la tua carta d'identità. >>
L'uomo gliela porse, con lo sguardo rivolto alle sue gambe.
<< Uhmmm... Zuko eh? >>
<< Già. >>
Vi furono un paio di minuti di silenzio imbarazzante.
<< Sai, Katara... Quando mi hai baciato non riuscivo a credere ai miei occhi, era da anni che lo sognavo. Desideravo baciarti ogni volta che mangiavi un gelato il più lentamente che potevi, per poter assaporare il gusto più tempo possibile, oppure quando posavi le tue labbra sulla tazza con le onde durante le giornate di neve... Ma quando finalmente è successo è stato bellissimo – si toccò tremante le labbra – ho sentito come l'esplosione di mille soli, come se tutti i gusti di gelato del mondo si fossero fusi insieme, come se la luna ed il sole si fossero incontrati per la prima volta dopo la loro nascita. >>
<< Allora...mi ami per davvero? >>
<< Si. >>
<< Da quanto tempo? >>
<< Dalla prima volta che sei arrivata in questa città. >>
***
Passarono la mattina, il pomeriggio, la sera e la notte a parlare, Katara era curiosa riguardo ciò che Zuko sapeva di lei e lo Spirito Blu voleva sentire la sua voce il più possibile.
<< Ovvio che non mi ami di rimando! Non ti ho mai parlato prima di due giorni fa! >>
<< Allora fallo. >> disse Katara, non lo amava, ma voleva ricambiare un amore intenso come quello di Zuko, con la stessa intensità.
<< Fare cosa? >>
<< Fammi innamorare di te. >>
Zuko rimase stupito da quella frase, credeva di conoscere tutto di quella splendida donna che lo aveva fatto innamorare, ma lei lo stupiva sempre.
Zuko sorrise:
<< Va bene. >>
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