December 11: Mythology
Katara era una ragazza bellissima, era nata dall'unione di una Lampades, una ninfa degli inferi e di un Asterian, un ninfeo delle stelle.
Aveva occhi blu che brillavano di tutte le stelle che suo padre aveva attraversato per arrivare alla sua amata del mondo sotterraneo. Dalla madre aveva preso i lunghi capelli castani che si diceva fossero uguali ai capelli di Cerbero, il cane a tre teste.
Un giorno Katara stava giocando con dei fiori in riva ad un ruscello limpido e cristallino, un uomo malvagio, venuto in quel luogo per riempire una brocca di acqua cristallina e spacciala al mercato come acqua sgorgata direttamente dagli occhi di Venere, la vide e trovandola di suo gusto la mangiò con gli occhi come un demone maciulla tra le sue fauci un'anima innocente.
Dopo poco tempo l'uomo si avvicinò alla fanciulla, prendendole i capelli e cominciando a baciarla sul collo, Katara si divincolò terrorizzata, cominciando ad urlare ed ha divincolarsi.
<< Calmati dolce fanciulla. Forse non ti piaccio in questa forma quindi ti rivelerò il vero me stesso. >> e così l'uomo fu circondato da una luce accecante e nebulosa che si dissolse per lasciare il posto a Poseidone, il dio dei mari.
Questi si sedette affianco alla fanciulla e le mise una mano sulla gamba, baciandola bramoso, ma la giovane continuò a strepitare ed ha divincolarsi finché non riuscì a scappare dalle grinfie dell'uomo. Corse a perdifiato, cercando di seminare il dio immortale e si rifugiò nel tempio di Atena. Poseidone la raggiunse e le si buttò addosso di peso bloccandole i polsi con una mano e accarezzandola con l'altra. Katara pianse, urlò il nome della dea Atena, cercando di liberarsi con i denti e con i calci.
Ma Atena non poté fare niente contro uno dei Tre Fratelli e rimase li a guardare l'atto orribile che avveniva nel suo tempio, provò profonda pena per la ragazza abusata che piangeva nuda distesa sul pavimento di pietra e decise di trasformarla in modo tale che nessun altro uomo avrebbe più osata aggredirla e stuprarla.
I capelli bruni di Katara si trasformarono in serpenti velenosi che si muovevano per conto loro nella testa della donna, la ragazza smise di singhiozzare solo per vedere la trasformazione strabiliante che era in atto.
La giovane donna, uscì dal tempio terrorizzata dagli uomini e desiderosa di non rivederli mai più in vita sua, ma vide un fauno avvicinarsi a lei, tutto eccitato a vederla nuda e lo guardò con occhi grandi e terrorizzati, il fauno ricambiò e improvvisamente smise di muoversi, le sue pupille divennero di pietra, seguite poi dalla trasformazione completa di tutto il corpo.
Katara ora guardava la statua di qualcosa che poco tempo prima era stato un essere vivente, fu confusa ma poi si mise a ridere sguaiatamente, istericamente, liberando il suo improvviso odio per gli uomini al vento e alle stelle, per far sentire le sue disgrazie al padre e alla madre.
Katara si aggirò per molto tempo nelle foreste e nei luoghi disabitati, pietrificando tutti gli uomini che vedeva molestare fanciulle, quelle, salvate da un tale atto non la ringraziarono mai, ma scapparono via da lei urlando di terrore.
Katara aveva ormai un cuore pesante, arrabbiato e pieno di odio, se prima il suo cuore era alla stessa altezza delle stelle di suo padre ora si trovava a fare compagnia alla madre nel mondo degli inferi.
Lo scopo della sua vita ormai era quello di pietrificare tutti gli uomini indegni di calpestare il suolo e, se possibile, uccidere Poseidone. Ma il proposito di vendetta si rivelò impossibile, il dio dei mari era immortale e invincibile.
La giovane si spostò ad Atene, per uccidere gli uomini del luogo con il suo sguardo, si sistemò in una grotta, con un pagliericcio come letto e l'umidità della roccia come compagna.
Un mattino uscì dalla sua tana per andare a compiere il suo scopo, si imbatté in un ragazzo pallido, con un bastone alla mano e una benda sugli occhi.
Katara si incuriosì e decise di fare del giovane la sua prossima vittima.
<< Salve viaggiatore. Come mai si trova in questo luogo sperduto? >>
Il ragazzo si voltò nella sua direzione, con le sopracciglia aggrottate e la bocca semi-aperta.
<< Mi sono perso. >> rispose
<< Ovvio che si è perso, se non vede la strada è normale. >> rispose ridacchiando Katara
Il giovane ragazzo sorrise mesto
<< Come si chiama fanciulla? E perché è qui? Si è persa anche lei? >>
<< Non mi sono persa, io vivo qui e mi chiamo Katara. Lei signore, come si chiama? >>
<< ...Il mio nome è Zuko. Sono qui da Delfi e devo arrivare ad Atene per stasera. >>
<< Capisco, se vuole l'accompagno. >>
<< Sarebbe così gentile? >>
Katara ormai era scombussolata, da molto tempo nessuno le parlava così, di solito tutti urlavano alla vista dei suoi serpenti o restavano zitti a morire davanti ai suoi occhi.
<< Si, certo che l'accompagno. Ma ad una condizione. >>
<< Capisco, quale? Non ho molti soldi con me. >>
<< Non mi interessano i soldi, viaggiatore. Io voglio vederla negli occhi. >> rispose decisa la ragazza, propensa a continuare il suo voto fino alla morte.
Zuko annuì e cercò di prendere il nodo che legava le bende dietro la testa, provò invano a slacciare il nodo ed alla fine Katara si offrì di farlo lei al posto suo.
Gli sfilò i molti giri di bende e vide che il ragazzo aveva gli occhi grigi, all'inizio non trovò nulla di strano ma poi si accorse che Zuko non veniva pietrificato alla sua vista, Katara allora passò una mano davanti allo sguardo vuoto del ragazzo, cercando una reazione nei suoi occhi.
Non la trovò e capì che il viaggatore era ceco, ecco perché si era perso.
Katara rimase sconvolta, sbalordita e stupefatta, non poteva pietrificarlo, non avrebbe potuto ucciderlo con il suo potere ma solo con delle armi vere.
Sentì un tuono vicino alle fronde degli alberi e senza pensarci prese per mano il ragazzo:
<< Non posso portarti ad Atene entro stasera, sta per arrivare un temporale feroce. >>
Il ragazzo aprì la bocca, sul punto di ribattere.
<< Ti ospiterò a casa mia. >>
Lo accompagnò fino alla grotta e lo fece sedere sul fuco tenue che era rimasto acceso.
<< Non siamo dentro una casa. >> disse Zuko, protendendo le mani verso il calore del fuoco.
<< Come l'hai capito? >>
<< Non siamo passati attraverso una porta. >>
Katara rise, per la prima volta dopo molti anni di solitudine ed omicidi.
<< Si, siamo in una grotta. >>
***
<< Quindi hai polvere di stelle e fuoco infernale nelle vene? >> chiese il ragazzo, dopo aver dato un morso ad un pesce arrostito.
Katara spalancò gli occhi: << Se la vuoi mettere così... >>
<< Dovrai essere bellissima. >>
La ragazza sorrise triste, abbassando lo sguardo: <<Neanche un po', sono terrorizzante. >>
<< Ah...ma a me sembri bellissima. >>
<< ...ma se non riesci nemmeno a vermi. >>
<< So che sei bellissima dal tono gentile della tua voce, so che sei bellissima perché mi hai offerto un pasto ed un tetto, sei bellissima perché l tocco delle tue dita finche mi toglievi le bende era dolce e delicato. >>
Wow
Wow
Wow
Wow
Mi sono innamorata madre. Posso adottarlo?
Katara rimase senza fiato per qualche secondo, quel ragazzo aveva distrutto la sua convinzione che tutti gli uomini erano indegni di vivere. Avrebbe voluto parlarci per sempre, senza temere di pietrificarlo con un'occhiata.
<< Possiamo incontrarci di nuovo? >> gli chiese infine
<< Ma certo. >> rispose sorridendo Zuko, riscaldato da quest'affetto che non lo respingeva o che lo desiderava morto solo perché cieco.
Palesemente basato sul mito di Medusa
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top