December 1: Vigilantes

Katara sbatte ripetutamente il palmo della mano sul bordo superiore della carrozza.

<<CE LA FAI AD ANDARE PIÙ VELOCE?!>> grida, scocciata.

<<NON POSSO STANCARE I CAVALLI PIÙ DI COSÌ SIGNORINA!>> risponde gridando il cocchiere.

La donna ringhia sonoramente e si stringe il cappotto di pelliccia sulle spalle, guardando trucemente il legno di fronte a lei. Improvvisamente sente delle grida provenienti da fuori e pochi secondi dopo la carrozza si ferma.

<<Chi ti ha ordinato di fermarti? Muoviti!>> urla Katara, facendo sbucare la testa dal finestrino. Il cocchiere si era fermato per non investire un uomo che si era messo in mezzo alla strada sterrata.

L'uomo si avvicina al cocchiere, apparentemente senza aver notato la donna con la testa fuori dall'abitacolo.

<<Hey amico! Mi fai salire?>>

<<Non hai un tuo cavallo?>>

<<No, mi è morto poco più avanti.>>

<<Non so amico...>>

<<Senti...avete una bufera attaccata alle chiappe e se mi lasciate qui ad aspettare un altro convoglio ci rimetto la pellaccia.>>

<<Lo capisco amico, ma devi chiedere al passeggero.>> dice il conducente, indicando col pollice la carrozza.

<<Perché devo chiedere a lui? Non sei tu il padrone di sto coso?>>

<<Certo che sono il padrone, ma la signorina in blu li dentro mi ha pagato un bel po' di soldi per rimanere da sola.>>

L'uomo ora concentra il suo sguardo sulla carrozza e vi si avvicina, ma un fucile a canna corta gli spunta di fronte agli occhi, seguito da una voce femminile.

<<Allontanati, essere.>>

<<Okay tranquilla, voglio solo salire sulla carrozza.>>

<<Questo lo devo decidere io. Cammina fino a quel ceppo e appoggiaci le pistole, poi alza le mani e incrociale sopra la nuca. Solo in quel momento potrai avvicinarti, ma se fai una mossa falsa giuro su tutti gli Dei che ti faccio esplodere la testa.>>

<<Va bene, va bene signora.>>

Il nuovo arrivato cammina verso il ceppo e ci appoggia giù le due rivoltelle, poi si mette le mani alla nuca e si avvicina a testa china alla porta della carrozza.

<<Chi sei e dove sei diretto.>>

<<Mi chiamo Zuko e devo fermarmi al rifugio Ba Sing Se.>>

<<Perché sei da queste parti?>>

L'uomo alza lo sguardo e fissa seriamente la donna in blu.

<<Sto cercando una persona...>>

<<Chi?>>

Zuko ringhia contro la donna e questa di risposta gli appoggia la canna del fucile sulla fronte corrugata.

<<Niente di personale Essere, devo capire se voglio o no farti salire sulla mia carrozza oppure se voglio che tu muoia congelato in mezzo alla bufera di neve.>>

<<La persona che sto cercando è l'assassino di mia madre.>>

Gli occhi di Katara si mettono a brillare di curiosità e comprensione. Allontana lentamente la canna dalla fronte dell'uomo.

<<Come si chiama?>>

Zuko la guarda insicuro se rispondere o no.

<<Non credo che tu lo conosca.>>

<<Tu dimmi il nome.>>

<<Ozai>>

Se si potesse parlare con gli occhi allora gli occhi di Katara avrebbero descritto il contenuto di migliaia di libri, ma nulla arrivò al nuovo arrivato tranne l'impressione che quella donna mulatta conoscesse la persona nominata.

<<Okay, puoi salire, ma le pistole le butti di sopra.>>

Zuko annuisce, fissando intensamente la donna, domandandosi come avesse riconosciuto il nome che le aveva detto. Forse lo conosceva perché era un uomo famoso, certo, ovvio che lo conosceva solo di nome e non l'aveva mai incontrato in vita sua. Zuko sospira di sollievo e appoggia il piede sugli scalini della vettura.

<<Un'altra cosa.>> dice Katara, ripuntandolo con il fucile.

<<Cosa?>> chiede Zuko, alzando le mani in segno di resa.

<<Le donne sono inferiori agli uomini?>>

Zuko la guarda malissimo

<<Ovvio che no, le donne sono la cosa più bella di questo mondo.>>

La donna in blu annuisce a appoggia il fucile sul grembo, lasciando entrare l'uomo.

<<PARTI!>> urla lei e il conducente fa un verso di approvazione e sprona i cavalli. Il viaggio prosegue per un bel tratto in silenzio, i due passeggieri superano il cadavere ricoperto di neve fresca di un cavallo e Katara rivolge un sorriso e un cenno a Zuko, facendogli capire che ora gli credeva.

Zuko captò il cenno della donna e rimase in silenzio a fissarsi le mani e a pensare per qualche minuto. Poi si decise a chiederle ciò che lo assillava fin dal loro primo dialogo.

<<Tu conosci Ozai?>>

La donna lo guarda intensamente negli occhi e lui non li abbassa né li distoglie mai dai suoi.

<<Solo di nome.>>

Zuko fa un sospiro mentale di sollievo e ritorna a fissarsi le mani intrecciate, come in preghiera: sono mani bianche e candide come la neve ma lui le trova ripugnanti.

Il suo sguardo quindi prima vaga sulla carrozza, annotando mentalmente i dettagli che lo circondano per poi soffermarsi sulle mani guantate della signora in blu.

Mani che sembrano troppo signorili ed eleganti per imbracciare un fucile in modo esperto e sicuro come sta facendo lei.

<<Io mi chiamo Zuko.>>

<<Me l'hai già detto.>>

<<Ma lei non mi ha detto il suo nome.>>

<<Mi chiamo Katara.>>

<<Aspetta un attimo!! QUELLA CATARA? Il famoso capitano donna della marina militare?>>

Lei sorride mesta, guardando fuori dal finestrino <<Già, proprio quella. Comunque mi chiamo K-A-T-A-R-A con la K, non con la C.>>

La carrozza si ferma nell'esatto momento in qui la bufera sta iniziando, lo stalliere sbuca fuori dalla baracca e si mette a slacciare i legamenti dei cavalli mentre conversa con il cocchiere.

<<Siete fortunati, ci sono solo altre tre persone dentro, andate a scaldarvi e a bervi un caffè caldo!>> informa i due passeggieri.

<<Grazie Aang!>> gli risponde il conducente.

<<Ma di che! Non è niente! Piuttosto va anche tu dentro con gli altri, Sokka!>>

<<Ma certo che no. Io ora ti aiuto con i cavalli, amico.>>

Dentro il rifugio ci sono tre ragazze, una con una lunga treccia che sta preparando da mangiare, una dai lunghi e lisci capelli neri che sta seduta sulla poltrona davanti al fuoco e un'altra con i capelli raccolti che sta leggendo un libro seduta sopra un tavolo.

<<C'è del caffè?>> chiede Katara, spogliandosi dalla pelliccia blu.

<<Volevo chiedertelo già da prima. Ma perché la tua pelliccia è blu? Nessun animale ha il pelo blu.>>

<<Uhmmm...Stavo inseguendo una persona e sono caduta in una vasca piena di colore blu con la pelliccia. Ho buttato via tutti i miei vestiti dopo, ma la pelliccia l'ho voluta tenere, è comoda, calda e bella.>>

<<Ah.>>

<<ALLORA DOVE CAZZO È IL CAFFÈ?>>

<<Lì sopra.>> risponde la ragazza che leggeva, indicando una moka di metallo sopra un ripiano di legno.

Katara prende la moka e due tazze, poi ne da una a Zuko che la guarda confuso, la donna finge di non notarlo e si siede sulla poltrona di fronte a quella della giovane dai capelli neri.

<<Come ti chiami?>> chiede in modo brusco.

<<Mai>> risponde svogliatamente l'altra.

<<E come mai sei qui Mai?>>

<<Aspetto mio zio.>>

<<Tipa molto loquace eh? Perché aspetti tuo zio?>>

<<Perché abbiamo da fare un lavoro a Capehill, trenta kilometri più in alto.>>

<<Interessante. E che tipo di lavoro devi fare?>>

<<Portare stoffe, vestiti e pallottole alla merceria del paese.>>

Rimasero in silenzio entrambe, una scrutando Mai e l'altra fissando annoiata il fuoco.

<<Tu perché sei qui?>> chiede poi Mai a Katara.

<<Sto cercando una persona.>>

Mai annuisce e torna a guardare il fuoco. Intanto la donna in blu si alza e si posiziona davanti alla ragazza con la treccia.

<<Tu dovresti essere la proprietaria di questo tugurio no?>>

<<Già – sorride – Mi chiamo Ty Lee e questo posto è di mia proprietà.>>

Katara annuisce, scandendo silenziosamente il nome appena pronunciato, poi si gira in direzione della ragazza che le ha indicato il caffè. Ha un portamento e dei lineamenti nobili, accentuati da un espressione di superiorità tipica dei ricchastri.

<<E lei chi è?>> chiede Katara a Ty Lee

<<Ha detto di chiamarsi Azula.>>

<<E cosa ci fa da queste parti?>>

<<Voleva andare in vacanza sulla sua residenza privata qui vicino.>>

<<In vacanza? Allora è ricca da fare schifo.>>

<<A quanto pare...>>

<<E perché non è nella sua "residenza" ma qui?>>

<<Perché è andata a fuoco.>> risponde Azula, inserendosi nella conversazione, lanciando sguardi pieni di odio verso Katara. Questa, sorride sfacciatamente alla lettrice.

<<Povera piccola... Ti è andata a fuoco la residenza estiva... Chissà, magari adesso il tuo paparino te ne comprerà un'altra più bella.>>

<<Sicuramente.>> risponde Azula.

Zuko intanto si era avvicinato a Katara, le era pochi millimetri dietro e i suoi vestiti rossi quasi sfioravano quelli blu di lei.

<<Ty Lee cosa stai preparando di buono?>> le chiede sorridendo.

<<Zuppa con fagioli e polpettone.>> gli risponde sorridendo di rimando.

Katara fa una smorfia al vederli, si volta e si incammina verso la finestra, cercando di vedere fuori. Ma riesce a vedere solo bianco su bianco.

<<La bufera è iniziata.>> dice, rivolta a tutti e a nessuno, con il volto che scruta verso l'esterno.

Nota poi due figure nere che si dirigono verso l'entrata del rifugio. La porta viene aperta e i due individui entrano. Katara sa già che si chiamano Sokka e Aang, perché ha sentito i loro nomi prima di entrare.

Lo stalliere si toglie la neve di dosso per ultimo, scrollandola via come un cane bagnato per poi fissare gli occhi sulla figura di Katara e sorridere. La donna in blu sa già che ci vuole provare con lei dallo sguardo che le rivolge quando si avvicina. Le fa piacere essere desiderata come donna, significa che la fatica e l'odio non le hanno rovinato i lineamenti e il corpo. Ma non vuole perdere tempo con gli uomini se vuole raggiungere il suo obbiettivo.

<<Non avrà freddo signorina? Se vuole posso scardarla io>> dice Aang con un sorriso sornione.

<<No grazie>> gli risponde Katara per poi allontanarsi e sedersi su una sedia qualunque.

Sente ridacchiare la riccastra e la cuoca alle sue spalle.

Nonostante il suo esplicito rifiuto però lo stalliere le si pone davanti, impossibile da evitare, e si siede sulla sedia di fronte alla sua, dall'altro lato del tavolo.

<<Perché scappa signorina?>>

Intanto si avvicina all'uomo calvo Zuko che gli picchietta sulla spalla e gli dice:

<<Questo è il mio posto. Ti sposti?>>

Aang si volta ad affrontare l'uomo rosso ma, vedendo la faccia contratta e buia di Zuko, cambia idea e se ne va.

Così Zuko si siede di fronte a Katara che ha alzato un sopracciglio con aria interrogativa.

<<Me la sarei cavata benissimo da sola.>>

<<Lo so Kat. – risponde il ragazzo, tirando fuori da sotto il tavolo un mazzo di carte – volevo solo giocare a carte con te. Per ripagarti del passaggio.>>

Katara si rabbuia per il soprannome, ma sorride alla frase finale, rilassa le spalle e si prepara a giocare a carte con l'uomo in rosso.

******

<<Allora... - dice Zuko buttando un fante di cuori – anche tu cerchi qualcuno?>>

<<Uhmm...già.>>

<<Chi?>>

Katara lo guarda serissima.

<<L'assassino di mia madre.>> sussurra.

Zuko sgrana gli occhi, le mani gli tremano leggermente.

<<Davvero?>> dice tremante.

Katara annuisce e butta il fante di fiori sul tavolo.

<<Chi?>>

Katara gli lancia uno sguardo indecifrabile e raddrizza la schiena.

<<Ozai>> risponde.

<<Ma...ma- Avevi detto che non lo conoscevi.>>

<<No, avevo detto che lo conoscevo solo di nome. Infatti è così, non l'ho mai visto.>>

<<Ma... avresti pot->>

<<Avrei potuto dirtelo? Serio? A te, uno sconosciuto incontrato per caso su una strada? A te, che saresti potuto benissimo essere un assassino assoldato per uccidermi o un bandito che voleva derubarmi?>>

<<Adesso ti sei convinta che non sono un assassino o un bandito?>>

<<Uhm – inclina la testa a destra e la fa dondolare – non ne sono ancora convinta.>>

<<Beh, allora ti dirò due cose che ti faranno cambiare idea. Dammi le carte che le rimischio.>>

Katara gli porge le carte, aveva vinto la prima partita.

<<Allora...dicevo...Uno: oltre alle due pistole che mi hai fatto togliere prima di entrare in carrozza avevo anche un coltello a serramanico ed un pugnale. Se fossi stato un bandito o un assassino avrei potuto ucciderti o ferirti con quelli.>>

<<Li ho visti.>> risponde Katara buttando un cinque di picche sul tavolo e lasciando a bocca aperta Zuko.

Katara sghignazza.

<<Avevo notato due rigonfiamenti anomali sulla cintola che sicuramente non era il tuo corpo.>>

Zuko arrossisce leggermente e si schiarisce la gola.

<<Comunque...Io ti posso aiutare per la questione di Ozai. Anch'io lo cerco, ricordi? Beh, io, al contrario tuo so che faccia ha.>>

<<Ah sì? – risponde in modo sarcastico Katara – e cosa ti fa credere che mi fidi di te?>>

Il viso di Zuko si fa serio.

<<Ti basti sapere che la cicatrice sul mio occhio sinistro l'ha fatta lui quando ha ucciso mia madre.>>

Katara rimane sbalordita ed in silenzio per qualche secondo, assimilando la confessione. Poi lasciando le carte nella mano sinistra avvicina cautamente la destra alla cicatrice dell'uomo. Zuko prima si irrigidisce come un cucciolo ferito ma poi si fa toccare la cicatrice da quella mano guantata liscia e sottile.

Dopo aver staccato la mano dall'occhio ustionato dell'uomo in rosso, Katara sussurra un "mi dispiace" appena percettibile per poi fissare il suo sguardo in quello di lui.

<<Allora siamo un duo di vigilantes ora.>>

<<Vigilantes?>>

<<Già...hai presente. Dei vendicatori non sostenuti dalla legge.>>

<<Quindi dei criminali?>>

<<Più o meno.>>

<<È dura la vita da criminali.>>

<< È la strada che ho scelto per la vendetta dell'assassinio di mia madre.>>

<<Si, hai ragione.>>

Zuko si guarda le mani e si sistema le due pistole al cinturone.

<<Quindi adesso siamo una coppia?>>

<<Se vuoi chiamarlo così...>> sorride Katara.

Continuano a giocare come se nulla fosse stato, coscienti del fatto di aver parlato a voce talmente bassa da aver reso il loro discorso inudibile.

Entrambi sentono improvvisamente un tonfo e si girano dalla parte del rumore trovando Aang a terra a sputare e tossire sangue. Poco dopo sentono anche una tazza di metallo che cade e scoprono che anche Sokka sta tossendo sangue a secchiate.

Katara si alza e si butta su Aang, provando a sentirgli il battito alla carotide ma non trovando nessun accenno di vita in quel colpo. Si dirige poi su Sokka urlando a Zuko:

<<Punta quelle tre! Una di loro ha avvelenato il caffè!>>

Zuko esegue ciò che la donna blu ha detto senza esitazione, puntando le pistole sulle giovani e belle ragazze.

<<Mettetevi faccia al muro o vi faccio esplodere la testa!>> urla loro.

<<Dovresti calmare i tuoi bollenti spiriti Zuzu...>> gli risponde Azula mentre svogliatamente si mette con la faccia al muro. Zuko prova un moto di fastidio ed una voglia insopportabile di sparare a quella puttanella che lo ha appena chiamato "Zuzu".

Katara gli si posiziona affianco, mirando al trio con il suo fucile e facendo segno a Zuko che anche l'altro uomo era morto, poi prende la parola:

<<Chi di voi ha messo il veleno nel caffè?>>

<<Non io>> risponde Azula

<<Nemmeno io.>> dice Ty Lee

<<Io ero seduta in poltrona, non avrei potuto fare niente senza essere vista da voi.>> afferma Mai.

<<Effettivamente è vero, ti avrei vista se ti fossi alzata, ma potresti essere comunque in combutta con loro.>> afferma Katara

Mai sbuffa.

<<Allora vediamo di essere chiari. Voi ci dite chi secondo voi ha messo il veleno nel caffè e noi uccideremo la persona con più voti positivi.>> dice Zuko, facendo un impercettibile occhiolino a Katara.

Nessuna delle ragazze parla e Katara si spazientisce.

<<Quindi! Nessuna che ha idea di chi sia stata? Noi due non l'abbiamo vista ma una di voi di sicuro sì.>>

Silenzio... Katara ringhia sonoramente e punta il fucile contro Ty Lee.

<<Proprio nessun'idea?>>

Ancora silenzio...

Poi uno sparo fa esplodere la testa della ragazza con la treccia e fa saltare sul posto le due rimaste con la faccia al muro.

Katara si sposta di un passo verso destra, puntando il fucile contro la ragazza taciturna.

<<E tu, Mai? Sai chi è stata?>>

<<È stata lei.>> dice Mai indicando il cadavere di Ty Lee disteso per terra.

<<Certo, ti credo. Mi domando solo: se avessi ucciso Azula, tu avresti dato la colpa a lei, vero?>>

<<Eddai Katara, lei è l'unica che di sicuro non ha avvelenato il tè, era seduta in poltrona ricordi?>> dice Zuko.

<<Certo che ricordo. Ma potrebbe essere comunque una complice.>>

<<Ma non lo sappiamo per certo no? Intanto allontanati da lei, potrebbe avere un coltello nascosto da qualche parte.>>

Katara si allontana lentamente, dalle due figure, tastando prima il cadavere in cerca di armi e trovando una pistola nello stivale della morta.

<<Zuko, guarda cos'ho trovato.>>

<<Ah.>>

Entrambi puntano in silenzio le due figure, sospettosi e terrorizzati di morire.

Poi dalle loro spalle viene uno sparo e Zuko si accascia a terra urlando dal dolore, Katara si volta di scatto e spara senza esitazione a qualsiasi cosa ci fosse dietro di lei, colpendo la spalla di un uomo alto e robusto che si aggrappa al parquet per non ricadere nella botola del pavimento.

Un movimento dietro di lei e Katara si trova a sparare a Mai, che aveva tirato fuori una pistola dalla manica larga della sua maglietta.

Poi, tirando fuori una pistola dal cinturone sotto la maglietta e puntando i due, la donna blu si

avvicina cauta a Zuko agonizzante.

<<Hey compagno. Come va?>>

<<Abbastanza male, mi ha colpito il polpaccio quel bastardo.>> ansima e geme Zuko, sudato come un maiale in sauna.

<<Vuoi che lo ammazzi?>>

Zuko annuisce, contorcendosi dal dolore.

Katara punta il fucile sull'uomo ma percepisce che la ragazza rimasta ha preso una pistola e le vuole sparare, quindi si gira di scatto e le spara alla gamba. Le si avvicina e le toglie la pistola per poi appoggiarle la canna della pistola alla tempia.

Azula si irrigidisce tra le braccia di Katara, cercando di trattenere il respiro e di trovare il momento per liberarsi dalla donna in blu.

<<Oh cazzo.>> si sente provenire da Zuko, che ansima e guarda in direzione dell'uomo.

<<Cosa? Cosa? Zuko?>>

<<È LUI...>>

<<Lui?>>

<<Sì, sì lui.>> lo indica convulsamente.

<<Lui chi?>>

<<Come lui chi? - risponde arrabbiato – Lui è Ozai.>>

Katara sta zitta immobile, fissando ad occhi sgranati l'uomo ansimante che esce per mezzo busto dalla botola.

<<Esci da lì sotto.>> dice Katara con voce fredda e gelida quanto la bufera di neve fuori dal rifugio.

L'uomo esce dalla botola lentamente e con espressione sofferente, sforzando i muscoli di entrambe le braccia e gemendo quando la spalla destra quasi cede sotto il suo peso.

Si siede pesantemente sul pavimento di legno, tirando fuori le gambe dalla botola e gemendo sommessamente.

<<Così tu saresti il grande Ozai? Venerato dai suoi scagnozzi alla stregua di un imperatore?>>

<<Già>> risponde respirando pesantemente.

<<E loro chi sono>> chiede Katara, riferendosi con un cenno ai cadaveri delle due.

<<Sono le mie scagnozze migliori.>>

<<E anche quelle meno sospettabili no?>>

Ozai annuisce, ormai sulla fronte si sono formate delle gocce di sudore freddo.

<<E lei?>> chiede Katara, schiacciando la canna della pistola contro la tempia di Azula.

<<Lei è mia figlia.>>

<<Ahhhn, è così quindi.>> i suoi occhi si illuminano di un bagliore omicida e subito dopo le cervella di Azula sono sparse sul pavimento tra le urla di Ozai.

<<Butta la pistola verso di me.>> ordina Katara e Ozai esegue l'ordine con fatica.

<<Sicuramente avrà un'altra pistola Kat.>> dice Zuko, Katara annuisce e chiede all'uomo la seconda pistola che si deposita poco distante dalla pima.

Dopo essersi assicurata che l'uomo sia senza armi Katara corre verso Zuko e gli strappa i pantaloni per vedere la ferita sul polpaccio.

<<Se volevi strapparmi via i pantaloni potevi farlo prima in carrozza mia cara.>>

<<Chiudi quella bocca.>> risponde Katara sorridendo leggermente.

La donna prende la borraccia con l'acqua e ne versa un po' sulla ferita, scatenando i gemiti e i lamenti di dolore dell'uomo in rosso. Si lava velocemente le mani e mette l'indice e il medio dentro il buco prodotto dal proiettile, cercando tra la carne calda e il sangue il proiettile, dopo averlo trovato lo toglie di scatto, facendo emettere a Zuko un urlo dolorante. Risciacqua di nuovo la ferita con l'acqua e si strappa la manica della maglietta, legandola sopra al foro come un laccio emostatico.

Ormai Zuko era un ammasso di carni doloranti, urla e respiro pesante, stava quasi per perdere conoscenza quando Katara si alza a prendere una bottiglia di whiskey per farla bere al suo compagno.

<<Smettila di fare il piagnucolone e bevi.>> gli dice, portandogli la bottiglia alla bocca.

Zuko le afferra il polso con delicatezza, soffermandosi sul colorito ambrato di lei e sulla pelle liscia sotto le sue dita insanguinate. Beve a garganella più della metà della bottiglia e riesce a riottenere una parvenza di lucidità. Abbastanza lucidità da impugnare la rivoltella e puntarla sulla testa di Ozai.

<<Non farlo Zuko.>>

<<Ehhhh?>>

<<Abbiamo potere di vita e di morte su di lui adesso. Chiunque potrebbe sparargli lungo la strada.>>

<<Quindi?>> Zuko chiede confuso, aggrottando le sopracciglia e sfiorando con le dita il braccio scoperto di Katara.

<<Quindi... Se fosse condannato colpevole davanti alla legge quale sarebbe la sua punizione?>>

<<Impiccagione finché morte non sopraggiunga>> risponde sorridendo Zuko.

Katara annuisce felice sorridendogli di rimando (se non fossero dei sorrisi tra due persone per la decisione della morte di un uomo sarebbero stati molto romantici).

****

Katara fa passare la corda su una trave del tetto e porge l'estremità a Zuko mentre lei tiene la corda qualche centimetro più avanti.

<<Uno...>>

<<Due...>>

<<TRE>> urlano all'unisono, tirando la corda con tutta la forza a loro disposizione, appendendo un terrorizzato Ozai ormai senza più risorse.

Katara e Zuko rimasero a sforzare i muscoli delle braccia con gioia e appagamento, tenendo il cadavere appeso alla corda anche parecchi minuti dopo la dipartita dell'uomo, apprezzando a vicenda il calore dei loro corpi vivi.

********

Quando fecero cadere a terra con un tonfo il corpo di Ozai era ormai sera inoltrata e la ferita di Zuko aveva smesso di sanguinare.

<<Prova ad alzarti.>>

<<Sì.>>

L'uomo in rosso si alzò traballante ma non cedette e rivolse un sorriso splendente a Katara.

<<Ce l'abbiamo fatta Kat.>>

<<SÌÌÌÌÌÌÌÌ!!!!!>> urlò lei, saltando al collo dell'uomo e abbracciandolo.

Zuko traballò, quasi sul punto di cadere, ma rispose all'abbraccio di lei stringendola forte tra le braccia.

Katara si staccò leggermente da lui, tenendo il viso vicino al suo e guardandolo negli occhi.

<<Hai l'alito che sa da whiskey.>>

<<Colpa tua.>>

Zuko appoggiò la fronte su quella di lei, respirando pesantemente l'odore di sangue e sudore che permeava nel rifugio.

<<Senti...>> le chiede

<<Uhmm...>>

<<Posso baciarti Kat?>>

In risposta Katara sorride e lo baciò delicatamente sulle labbra.

Trovarono un letto matrimoniale al piano superiore e fecero l'amore per tutta la notte tra i cadaveri dei criminali in modo dolce e lento, riempiendo i silenzi di risate sommesse e gemiti e gli spazi di sguardi dolci come il miele e baci lenti al sapore di sudore e sangue.




The hateful eight nooo eh...

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