Libitina*

Questo è il passaggio di una fan-fiction che avevo pensato di scrivere su un film dello studio Ghibli, ossia I racconti di Terramare di Goro Miyazaki, che è stato tratto dai libri di Ursula Le Guinn, autrice molto famosa nel mondo del fantasy; non so se lo abbiate visto, ma è molto carino come lungometraggio ^^ . In realtà, è stato molto criticato, ma penso che- con qualche accorgimento- si possa fare di questo film un qualcosa di decente!!

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Ad essere del tutto sincero, non mi interessa più di tanto scusarmi. Credo di avere avuto ragione e so, in cuor mio, di aver fatto del mio meglio per realizzare il mio sogno;

Sogno!

Forse è meglio dire utopia, torre di Babele inesistente destinata a crollare, pazzia, assurdità! Per un'assurdità, si è disposti a tutto, no? Lo sappiamo tutti, è inutile che mi annientiate con i vostri sguardi carichi di livore, di sotteso disprezzo; è inutile che vi lasciate prendere dal terrore e che non mi vogliate affrontare direttamente, a suon di insulti; incantesimi e armi. Come  dissi al mio sgherro, posso rimpiazzarvi con qualsiasi essere miserabile che osi mettere piede nelle rovine in cui sto marcendo.

No, non sono io che vi rimpiazzerò! Sarà la vita che si comporterà in questo modo con voi.

Tutti i vostri adulti di riferimento vi hanno detto nei momenti in cui eravate sul punto di soccombere sotto la forza irresistibile dell'oblio che la vita è preziosa, è un dono divino e che non va buttato alle ortiche. No, cari miei, la vita non è sempre così.

L'ho sperimentato a Roke, con Sparviere, nei sogni e nei frangenti in cui ho intravisto il dolore degli uomini ; dolore che voi provate ogni giorno a nascondere sotto il tappeto, a polverizzare con preghiere monotone, sussurrate tra le mura accoglienti delle chiese e nei versi di canti ancestrali, ma così ancestrali da essere stati dimenticati da chissà quanto tempo e ritirati fuori all'ultimo, per la vostra incapacità di convivere nel vuoto creato da chi vi ha abbandonato; dolore di colei che- in un incubo - incontrai sulla spiaggia nel cuore della notte, nel freddo dell'inverno, nello sgomento del sonno. Avvolta in uno scialle di lana che la rendeva sempre più sottile, cercava di perdersi nell'orizzonte disegnato dalle stelle; forse per non aprire il suo vaso di Pandora: lei era fatta di male, di oscurità come me e non aveva voglia di realizzare il tutto.

Soltanto per un stupido frammento d'istante, ho percepito la sua sofferenza e mi sono chiesto in che modo avessi imparato a gestire il male che consumava me e gli altri.
Lo avevo scoperto dopo liti con gli insegnanti di Roke, dopo la solitudine e -sapendo di quanto avrei dovuto soffrire- e mi sono buttato tutto alle spalle.
Ho bruciato i restanti residui di umanità che a stento riuscivo a mettere in mostra nella mia vita.

Forse, lei fu l'unica donna responsabile, intelligente, forte e rotta che avessi mai voluto al mio fianco come discepola; l'ho manipolata -lo ammetto con serenità- , l'ho riempita di false speranze, ho placato le sue ansie solo per tenerla più avvinta a me, dicendo a me stesso che di lei non mi importava così tanto.Dopo la sua condanna a morte , ho continuato la mia ricerca della vita eterna da solo, per cacciare la disperazione da qualche parte.

Essere fuori di me non è nel mio stile, anche se dovrebbe far bene sfogarsi. Con i miei poteri, è più facile; con il pianto, mi sembra più complicato. Mi piace di più vedere le lacrime altrui.

La morte non è orribile, in realtà...è semplicemente difficile. Ti assale senza preavviso, sia nell'infanzia che nella vecchiaia e ti lascia lì, sdraiato sui rimpianti di un giorno che avresti voluto vivere in pieno, ma che non hai vissuto per davvero; le lacrime dei tuoi cari durano solo un giorno e si fermano, pronte a sgorgare la volta successiva. Dopo il funerale tutti se ne vanno e tu vieni seppellito in mezzo ai fantasmi; se sono più spietati, ti possono cremare e spargere le tue ceneri nel nulla, dove le nuvole le ingloberà nel loro ventre e le abortirà, come uno scarto di neonato.

Tutti lavoreranno, riposeranno e invecchieranno, dimenticandosi di te, presi come sono dal sentire di non essere niente se non fanno a dovere il loro mestiere di animali. Non sarai che un nome scritto (poi cancellato) su una bara o nella stanca mente di un parente attaccato a te da un rapporto apparentemente affettuoso, ma che si è rivelato velenoso e soffocante. E anche lui sarà un nome vagamente accennato.
E non potrai farci molto, perchè sei nell'aldilà, purchè esista (tutte buffonate). Così sarà nell'avvenire per generazioni e generazioni, finchè il niente non avrà inghiottito tutto dentro di sè.

Non so perchè nella scienza umana o magica questo accada, ma una cosa la so: la morte si può farla sparire, ma sarà un'impresa ardua. Ho fallito, ma non penso che smetterò di sacrificarmi per avere un briciolo di vita eterna tra le dita.

Quali sono i modi? Bisogna ascoltare la propria oscurità e assecondarla, andare oltre le proprie paure e diventare onde, alla stregua dell'oceano. La voce delle tenebre è cavernosa, sconquassa le orecchie ma bisogna seguirla e non avere paura, per quanto sia possibile.

Lo faccio io che sono un mago, ma sono sicuro che lo potrete fare voi, un giorno.

Forse

*Libitina è una divinità minore dell'antica Roma. Viveva nell'oltretomba ed era un essere demoniaco, infernale. In certi giorni dell'anno, non si potevano sacrificare avvoltoi perchè Libitina poteva arrabbiarsi e provocare eventi spiacevoli.

Questa specie di monologo che ho scritto qua è di Aracne, l'individuo della foto. Nel film, è un mago e trafficante di schiavi che è ossessionato dell'immortalità e che ha provocato un disequilibrio enorme all'interno del mondo magico in cui vive: la magia sta sparendo, i draghi si ammazzano tra loro, ci sono epidemie, carestie eccetera eccetera....
In questo passaggio, l'ho voluto dipingere come un uomo inquieto e controverso che sì ha fatto cose discutibili, ma che le ha fatte perchè le considerava giuste ed essenziali per seguire il suo percorso, venendo così non capito e scacciato dalla comunità di maghi con cui ha sempre condiviso tutto, ogni aspetto del suo vissuto. Ha sofferto, ha provato una specie di innamoramento, ha lottato per un sogno tragicamente irrealizzabile e il suo spettro continua ancora a combattere, con tenacia e determinazione, pur sapendo di fallire e di impazzire ulteriormente.

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