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Il freddo era diventato una parte normale della mia vita, così come il mal di testa e le fitte allo stomaco.
Il mio corpo non aveva più un filo di grasso intorno a sé per proteggersi da quell'autunno piovoso.
Scomparivo dentro ai vestiti larghi che mi stringevo addosso, un po' per il gelo, un po' per la vergogna che mi facevano provare gli sguardi di chi incontravo.
Non mi osservavo allo specchio da tanto tempo.
Sapevo che ciò che avrei visto non mi sarebbe piaciuto per nulla.
L'ultima volta che avevo incrociato i miei occhi cadaverici dentro il riflesso di un vetro ero scoppiata in lacrime.
Avevo toccato il mio volto scavato, le mie occhiaie scure sotto gli occhi..
Avevo guardato la mia faccia spiritata e le mie labbra secche chiedendomi come fossi arrivata fino a lì.
Ero carina un tempo.
Avevo lunghi capelli scuri, gli occhi grandi contornati da ciglia lunghe, un piccolo naso a patata e delle labbra carnose.
Gli amici dei miei genitori ripetevano sempre che sarei stata uno schianto da adulta.
Io non mi piacevo. Non mi ero mai piaciuta.
Odiavo le mie caviglia grosse e il sedere sporgente. Odiavo avere un seno prosperoso che, all'età di sedici anni dove gli ormoni dei miei compagni erano impazziti, attirava i commenti sgraditi da parte di tutti gli uomini della mia classe.
Le mie amiche erano snelle, avevano la pancia piatta nonostante mangiassero hamburger e patatine ogni giorno e le braccia fini.
Potevano mettersi qualsiasi vestito mentre io dovevo sempre coprirmi, dovevo stare attenta a ciò che mangiavo, a ciò che bevevo..
Mi piaceva un ragazzo. Lo trovavo carino.
Veniva in classe con me e si sedeva accanto a me durante l'ora di storia.
Lo osservavo con gli occhi a cuoricino fantasticando un futuro insieme come ogni ragazza della mia età.
Pensavo ancora al futuro a quell'epoca, vedevo ancora un domani, non ero ancora stata circondata dalle tenebre.
Susan era gelosa. Piaceva anche a lei e odiava vederci insieme mentre ci scambiavamo gli appunti.
Un giorno ero arrivata in classe in ritardo.
Me lo ricordavo bene quel giorno.
Avevo dei pantaloncini di jeans che la mia amica mi aveva convinto a comprare e una maglia bianca.
Avevo messo le all stars nuove ed ero uscita di corsa di casa pregustandomi quell'ora insieme che avrei passato con lui.
Mi sentivo carina. Non bella, ma con i miei vestiti nuovi avevo pensato che ero per lo meno presentabile.
Ero entrata in classe chiedendo scusa all'insegnante e cercando lui con lo sguardo.
"Hai mai pensato ad una bella dieta?"
Mi ero sentita chiedere mentre attraversavo i banchi per dirigermi verso il mio.
Susan mi guardava con aria di sfida mentre sghignazzava della sua battuta.
Una bella dieta.
Dieta.
Dimagrire.
Grassa.
Brutta.
I miei compagni erano scoppiati a ridere mentre il signor Bish richiamava il silenzio.
Ero diventata rossa abbassando lo sguardo per terra e sentendomi la persona più fuori posto al mondo.
Ma prima di fissare le mie all stars avevo visto tutto.
Avevo visto gli sguardi divertiti dei miei compagni, le mie amiche che trattenevano a stento i sorrisi e poi lui. Lui che rideva di gusto guardando Susan e scuotendo la testa.
Rideva come se avesse detto qualcosa di divertente, come se non mi avesse appena investito con un camion, come se non mi avesse uccisa un po'.
Avevo passato la pausa pranzo chiusa in bagno a piangere e poi ero corsa a casa.
La corsa sarebbe diventata il mio hobby preferito da quel giorno, così come il conteggio delle calorie.
Avevo buttato via i pantaloncini così come ogni cosa di corto o di aderente che possedevo.
Avevo guardato la mia immagine riflessa nello specchio sentendomi uno schifo.
Facevo schifo.
Sembravo un maiale.
Una mucca da macello.
Ero orribile, fuori luogo, brutta, indecente..
All'inizio era così bello.
Vedere l'ago della bilancia scendere ogni giorno di più e riuscire giorno dopo giorno a diminuire le calorie che ingerivo..
Prima avevo dimezzato le porzioni, poi avevo tolto i carboidrati, poi la frutta che era troppo zuccherata, poi la cena, poi l'aria..
Avevo il controllo su tutto.
O forse non avevo più il controllo su niente.
Ma non mi sentivo più bella mentre dimagrivo. Non bastava mai.
Più andavo avanti più le persone cominciavano a guardarmi male, a sussurrare alle mie spalle mentre gli passavo accanto, ad indicarmi, a deridermi..
Ero stata bene per poco tempo. Troppo poco e poi il baratro.
Un baratro nero, scuro, freddo, pauroso..
Come si risale dal pozzo?
Dove trovi la forza quando ingerisci cinquecento calorie al giorno quando tutto va bene?
Quando negli occhi della gente vedi solo ribrezzo o scherno?
Non era stata colpa di Susan.
Non era stata colpa dei miei genitori.
Non era colpa della società odierna che ci voleva tutte magre e gnocche.
La realtà era che ero debole. Troppo debole per quella vita.
Prima solo mentalmente mentre ora ero troppo debole e stanca anche di fisico.
Ero alla fine. Lo sentivo che ero alla fine e mi faceva paura tanto quanto mi dava sollievo.
La fine di ogni male.
"Signorina Torino, tocca a lei si accomodi"
La segretaria evitava di guardarmi negli occhi mentre chiamava il mio nome.
Mi alzai in piedi aggrappandomi al braccio di mia madre e muovendo i primi passi verso l'ufficio.
"Grazie"
Sussurrai con un filo di voce.
Grazie di non avermi guardato, grazie di non avermi fatto vedere nei tuoi occhi quanto sono orripilante.
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