CAPITOLO 7 - 7.3 Piccoli tesori
"Orfinni."
Tra le mani della principessa, in un canovaccio, erano adagiati quelli che sembravano biscotti gonfi e non troppo appetitosi. Un profumo dolcissimo invase le narici di Taiki, che con due dita artigliate ne afferrò uno e, dopo un'ultima annusata, lo mise in bocca intero.
"È croccante. Non capisco che sapore abbia, ma è dolce e il ripieno pizzica. Però...", non finì la frase che ne prese altri due e, come il primo, li divorò.
"Taiki, piano, non vorrai fare indigestione?"
"Ma fono buofiffimi!"
Kana rise e congedandosi prese a sua volta un orfinno, facendo promettere ai ragazzi di salutarla prima di tornare sulla Terra.
Miu attese che fosse lontana, poi osservò il petto del drago.
"Su per giù abbiamo un paio d'ore. Se non sei troppo stanco, ti andrebbe di fare un giro?"
"Certo! Ma tu non devi partecipare alla riunione del Consiglio?"
"La mia presenza non è richiesta. Il Consiglio è stato formato per sostenere e guidare Kana. Quando nostra madre morì non aveva ultimato la propria formazione, così ha preferito avere qualcuno accanto che potesse mostrarle possibilità di cui magari, in buona fede, ignora l'esistenza. Tuttavia, l'ultima parola è sempre la sua."
"E quanti sono i membri?"
"Quattro. Una di questi è nostra nonna Nene, Saggezza prima di Lìfe. Gli altri tre, non sempre affabili, sono ex capi villaggio che si sono distinti nel corso degli anni. A pensarci bene non mi dispiace perdermi le riunioni, l'unico ad andare spesso, più per fare rapporto che per dire la sua, è Namis."
"Spero che non sia scontroso come quell'altro", disse Taiki a voce alta, ma si coprì subito la bocca imbarazzato.
"Parli di Heiko? Non so perché si stesse comportando in quel modo, forse è preoccupato. Del resto, sono lui e Namis a fare da vedetta per Kana e hanno il compito di riferire tutto ciò che scoprono, nel bene e nel male. L'attività di Kujo sembra essersi intensificata, un passo falso ci metterebbe nei guai."
"Vi siete mai scontrati con lui? Sai che aspetto ha?"
Miu abbassò gli occhi e si strinse nelle braccia.
"Spero di non incrociare mai più nessuno con uno sguardo come il suo", sussurrò prima di raccontare. "Circa un paio di anni fa, Kana si svegliò in preda al panico e corse alla balconata rivolta verso l'isola del Sacerdote. Aveva sognato una scia nera che dal palazzo dell'Ombra si ramificava in ogni direzione e, in effetti, non era stato solo il frutto della sua immaginazione. Anche se la traccia si era dissolta, credette che Yami fosse tornato in circolazione, in procinto di attaccare. Così chiamò me e il mio fratellino Kalooy con urgenza. Consultando i Veji, decisero insieme che saremmo dovuti partire anche noi alla ricerca dei Custodi. Un paio di giorni dopo, Namis ed Heiko rientrarono dalla Terra per accompagnarci. Ci recammo così nella sala della Lancia e, mentre ci stavamo salutando, Kana si voltò terrorizzata verso l'ingresso: la stanza venne avvolta da un denso fumo e quando la porta si chiuse, rimase solo uno spiraglio a illuminarci dall'alto. Taiki", fece una pausa, come se stesse rivivendo quell'esatto momento, "davanti a noi c'era un umano. Non era mai successo che un essere umano giungesse qui."
"Quindi non solo è un terrestre, ma ha mantenuto il suo aspetto?"
"È così. Mentre ci stringevamo sulla piattaforma accanto alla statua di nostra madre, con Namis a farci da scudo, la nebbia nera lasciò emergere un giovane che non aveva, all'apparenza, alcuna sembianza malvagia, ma i suoi occhi... bastarono quelli a farci ricredere: un baratro d'odio da cui non avrei saputo come risalire se fossi rimasta a fissarli."
"Mi sono venuti i brividi", bisbigliò Taiki, scuotendo il corpo per togliersi quella sensazione di dosso.
"E non è finita. Avanzò placido, scrutandoci uno a uno, prima di parlare: ma guardate che bella famigliola felice. Come vi sentite? Fortunati, io spero. Perché a differenza vostra io non lo sono stato. Sarai soddisfatta, disse alla statua di mia madre, sfiorandola. Namis lo avvertì di non toccarla, pronto a sfidarlo, ma Kana lo fermò, domandando con gentilezza con chi avessero il piacere di parlare. Lui si esibì in una riverenza, scusandosi per essere stato maleducato. Credevo di non aver bisogno di presentazioni, noi due dovremmo essere connessi. Sono il nuovo Sacerdote dell'Ombra, il figlio di Yami e, di diritto, suo successore. Potete chiamarmi Kujo."
Taiki deglutì e lasciò che Miu proseguisse.
"Kana non si scompose. Anche se si trattava di un ragazzino su per giù della mia età, per qualche ragione sembrava avesse vissuto per molto più tempo di chiunque di noi. Con cortesia, mia sorella si presentò a sua volta e gli chiese cosa lo portasse fin lì."
"E lui cosa rispose?"
"Che aveva preso una decisione e voleva incontrare, prima di distruggerli, coloro che avevano causato la sua sofferenza. E con quegl'occhi, l'uno nero e l'altro azzurro, entrambi in fiamme, disse: renderò Giustizia alla mia famiglia e combatterò con Coraggio per ristabilire il mio Onore. Non trovate che anche io sia Saggio? Poi si abbassò verso Kalooy e aggiunse Ah! Dimenticavo, Pietà, l'inutile pietà, quella che non avrò per nessuno. In un lampo fu dietro Kana. L'eco della sua voce risuonò nelle pareti: preparatevi. Infine svanì nell'acqua."
"S-sei sicura, sicura, che sia umano?"
"Sì, ma credo che ci sia qualcosa di più dietro a questa faccenda. Ad esempio, sembra non possedere ancora la forza necessaria per attuare il suo piano o lo avrebbe già fatto. Quel che è sicuro, però, è che ha con sé l'amuleto dell'Ombra, la determinazione per ottenere il potere non gli manca e non si fermerà finché non avrà ottenuto ciò che desidera."
"Se la metti così inizierò a credere che sconfiggerlo sarà impossibile."
"Non volevo demoralizzarti. Sono sicura che sarai un'arma formidabile. Ci alleneremo duramente e saremo pronti."
In prossimità del villaggio, i ragazzi intravidero i primi zemlyani, tutti reverenziali nei confronti della principessa, che la salutarono con degli strani movimenti, come aveva fatto Agalei.
Gli abitanti indossavano abiti semplici, dai colori tenui, perlopiù tuniche con pochi fronzoli o pantaloni ampi e gilet che mettevano in mostra i più svariati disegni della pelle.
Fra loro Taiki distinse dei probabili contadini, qua e là dei presunti allevatori con animali al seguito e, fra una specie di mucca con le orecchie da coniglio e un piccolo asino arancione, lui e Miu furono alle porte del villaggio.
"Fammi capire come si fa quel saluto", la fermò Taiki alzando le corte zampe e gesticolando senza successo.
Miu gli si parò di fronte: aprì le braccia di lato e le sollevò di poco sopra la testa, poi unì le mani al centro e le portò all'altezza del cuore. Infine intrecciò le dita e fece un piccolo inchino, toccandosi la fronte con i pollici.
Anche lui provò quindi a ricambiare l'accoglienza usando il nuovo metodo, ma la lunghezza degli arti gli impedivano di farlo a dovere e, all'apparenza, era così buffo che strappò più di una risatina ai passanti.
La comparsa di Coraggio fu accolta da una folla in festa e alcuni bambini andarono ad abbracciare la principessa, per poi riversare attenzioni e toccatine a Taiki.
Poi Miu gli fece cenno di seguirla: ai lati della via principale c'erano case-capanna dai tetti piatti, con porte e finestre coperte da tendaggi, sulle cui pareti esterne si arrampicavano rami colorati che sbucavano dal terreno.
"Cosa sono questi?"
"Tubature, per semplificare. Servono per portare energia nelle case e si alimentano da quella fontana. Ogni villaggio ne ha una collegata al mare. È più facile in questo modo, non trovi?"
Taiki annuì non troppo sicuro, osservando il punto indicato. Dal circondario gli parve di trovarsi in una piazza dove, nel mezzo, c'era una grande sfera trasparente aperta sulla sommità. Al suo interno l'acqua creava lo stesso gioco di colori visibile nei tubi e si distinguevano piccoli filamenti scintillanti. Avrebbe potuto restare tutto il giorno a osservare quello spettacolo quieto, ma sapendo di non avere tempo, a malincuore, proseguì. I ragazzi raggiunsero la fine del ridente paesino, addentrandosi in una zona boschiva.
"Guarda che lo so che vuoi chiedermi qualcosa", ruppe il silenzio Miu.
"Ecco", esordì Taiki imbarazzato,"senza offesa, perché avete tutti quei tatuaggi?"
"Tatuaggi? Se ti riferisci a questi simboli li abbiamo sin dalla nascita", disse lei accarezzando il braccio. "Sono diversi per ciascuno, ma simili per famiglia di appartenenza. Se fossimo esposti all'energia del pianeta senza questi piccoli canali, non saremmo in grado di sopravvivere. Assorbono la luce e la rifrangono, lo stesso vale per le tue squame. Adesso sei ancora evanescente, ma vedrai che quando sarai completo ti accorgerai delle loro proprietà."
"E per gli occhi vale lo stesso?"
"Il principio è simile. A parte noi della famiglia Reale, per cui il colore rappresenta la nostra Virtù, gli zemlyani hanno tutti una sfumatura di azzurro data dalla luce che riflettono. Di notte, invece, si fanno violacei."
Taiki ascoltò con attenzione le delucidazioni e proseguì con domande sulla flora e la fauna in cui si imbattevano: Miu gli mostrò alberi dai tronchi colorati, alcuni con rami danzanti pur senza esserci un alito di vento, altri più bassi che si intrecciavano tra loro per scambiare energia. E ancora fiori, frutti e insetti, finché il bosco si diradò aprendosi in una radura.
Giusto il tempo di ammirare il panorama che Miu si diresse verso una stretta insenatura; con agilità si intrufolò in una piccola grotta.
Taiki la seguì, ma non capiva che cosa ci fosse di così speciale in quel luogo a parte un mucchio di conchiglie rotte. Ma nel formulare quel pensiero si accese la risposta.
Miu, con il respiro pesante, si inginocchiò a raccogliere con cura i frammenti sparpagliati.
"Questo era il mio piccolo tesoro. È stato mio zio a regalarmele."
"Miu..."
"È davvero strano. Finora mi ero illusa che qui saremmo stati al sicuro e invece guarda", disse allungando ciò che era rimasto delle conchiglie. "Il male è già arrivato ed è riuscito a ferirmi senza neppure sfiorarmi."
Con la determinazione nello sguardo però si rialzò e Taiki capì che non c'era bisogno di consolarla.
"Dobbiamo farcela, Taiki. Voglio salvare Zemlyan."
◾◾◾
"Dov'è?"
Taiki si svegliò di soprassalto sentendo vivida la sinistra voce del Dara. Era sulla spiaggia, la stessa di quella sera. Ancora confuso, percepì il tocco di una mano che lo scuoteva. Miu, accanto a lui, lo stava chiamando e per un momento gli parve di vederne la forma zemlyana ma, abituandosi alla luce, si accorse che era tornata umana.
Si sollevò di scatto e cominciò a toccarsi la faccia, a contare le braccia, si strinse persino le natiche per cercare la coda. Infine si premette il petto trovandoci, al posto di una bolla sporgente, l'amuleto. Lo alzò e si paralizzò: era vuoto.
"È normale, tornerà com'era tra qualche ora", lo rassicurò Miu. "Aspettami qui."
La ragazza si allontanò per fare ritorno con la borsa dei vestiti. Taiki si asciugò e si rivestì in fretta per non congelare, poi si avviarono in direzione del ristorante, travolti dalla consapevolezza di aver fatto un passo importante. In vista della scritta Fujita, Miu ruppe il ghiaccio.
"Grazie per oggi. Spero ti sia trovato bene a Zemlyan."
"È stato incredibile. Dici che Agalei stia bene? Sembrava davvero triste..."
"Oh, sì. Non ti preoccupare. Ogni volta che ci salutiamo ne fa una tragedia", ridacchiò Miu. "Noi, invece, ci vediamo domattina puntuali per l'allenamento?"
"Lo sai, è ancora presto. Se rientrassi ora i Fujita inizierebbero a fare domande. Se non è un problema ti accompagno."
La principessa ebbe un piccolo sussulto e Taiki abbassò lo sguardo imbarazzato. Risposto con un semplice okay, attese che gli fosse al fianco per riprendere la strada nel più totale silenzio.
Davanti alla sua abitazione il sole era ormai tramontato.
Miu salì i primi scalini e si voltò per dire qualcosa, ma fu Taiki a esplodere di gioia.
"È stata una giornata fantastica. Non avrei mai immaginato di poter vivere tutto questo: conoscere tua sorella, gli abitanti, vedere la natura... sento come di avere trovato uno scopo. Grazie, Miu."
Lei sorrise, poi portò le mani ai fianchi e si fece seria.
"Fossi in te inizierei a impegnarmi in matematica. Vai a ripassare, testone. Abbiamo un test tra poche ore, ricordi?"
Lui fece un passo indietro, conscio di esserselo dimenticato.
"Signorsì, signora! Sarai fiera di me", gongolò e, gambe in spalla, prese di corsa la via di casa.
Quando fece capolino in cucina per salutare il signor Fujita, che stava mescolando allegramente del brodo, era prontissimo a rispondere a eventuali domande.
"Buonasera, ragazzo mio. Com'è andata la ricerca? Avete finito?"
"Quasi, ma è andato tutto benissimo. Mi dispiace di aver fatto tardi, se vuole posso ancora dare una mano, il locale mi è sembrato pieno."
"Non se ne parla. Oggi hai la giornata libera. Piuttosto, se vuoi cenare, il *tonkatsu è quasi pronto", lo ammonì Fujita con il cucchiaio di legno, impiattando tre belle porzioni di *ramen.
Al suono del campanello, Naora comparve con una pila di stoviglie sporche.
"Sono per il tavolo tre, usignolo."
"Sì, capo. Certo che oggi ti sei proprio superato. Oh! Ciao, Taiki", gli occhi le si fecero fessure. "Com'è andata a scuola, eeeeeeh?"
"Molto bene, grazie", si limitò a rispondere lui con un sorriso. "Tuo padre non vuole che lo aiuti, a te serve una mano?"
"Ma cosa dici? Guarda che io faccio per tre... per ognuno di voi. Va' a riposare, ci vediamo domani", ribatté e se ne andò canticchiando un motivetto d'amore.
Fujita porse allo stanco studente un piatto fumante e una bottiglia di acqua.
"Ecco qui. Mi racconterai con calma della ricerca. Se ti servirà qualche altro giorno libero non farti problemi."
Taiki ringraziò, prese la cena e si avviò in direzione delle scale.
Dalla cima, due occhioni gialli e stanchi lo osservavano.
"Ciao, Maramao, hai sentito il profumino?"
"Miao", rispose il gattone strusciandoglisi sulle sue gambe.
"Va bene, seguimi."
Qualche ora più tardi Taiki era ancora immerso nella lettura degli appunti di Miu perché alcuni passaggi non gli entravano in testa. Il problema non era la loro difficoltà, ma il fatto che non riusciva a scacciare le emozioni di quella giornata.
L'amuleto emise qualche bagliore: il liquido si stava rigenerando e ormai aveva quasi riempito l'intera ampolla.
"Sei sicuro che io sia quello giusto?", sussurrò al ciondolo.
Alla domanda non ricevette risposta e l'unico suono udibile furono le unghie di Maramao sulla porta. Taiki si alzò per farlo uscire e si rese conto di essere stanchissimo.
Preparato l'occorrente per l'indomani si gettò nel letto.
La prova. Chissà cosa mi aspetta. Eiji, ha dovuto risolvere un indovinello, anche a me toccherà lo stesso? Certo, preferirei affrontare mille draghi che una singola signorina Hashimoto...
Cullato dalle ultime riflessioni, si addentrò beato nel mondo dei sogni.
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NOTE:
*Tonkatsu: cotoletta di maiale impanata e fritta. Servita con cavolo cappuccio, riso bianco e zuppa di miso.
*Ramen: piatto tipico a base di spaghetti di frumento serviti in brodo di carne e insaporiti con guarnizioni varie come maiale affettato, alghe marine, mais etc.
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