CAPITOLO 7 - 7.1 Zemlyan

Con la sensazione che mancasse solo una colonna sonora a introdurlo a ciò che stava vedendo, in Taiki si sprigionò un senso di meraviglia tale che non sapeva a che cosa rivolgere l'attenzione per prima. L'intero scenario era illuminato da un cielo incredibile, sfumato di molteplici azzurri.

Di fronte a sé, un imponente palazzo alabastrino era circondato da giardini fioriti. Dietro invece, più lontane, due statue sostenevano un arco arzigogolato che definiva l'ingresso e strani cespugli si estendevano lungo i lati. La strada che lo attraversava discendeva dolce il versante della collina su cui si trovava, per perdersi verso ciò che immaginava fosse un villaggio.

E sempre in quella direzione, a rapirlo e lasciarlo a bocca aperta, c'era una distesa d'acqua placida che non aveva nulla a che fare con i mari o gli oceani della Terra. Se gli avessero detto che era formata da polvere di cristallo non avrebbe faticato a crederci.

Con il cuore che batteva all'impazzata guardò Miu e provò a mettere insieme i pezzi. Innanzitutto, quello che vedeva era il vero aspetto dell'amica. I capelli non avevano subìto cambiamenti, erano sempre di un bel color cioccolata, ma la pelle, oltre al colore perlato, era ornata di tatuaggi. Forse in altezza aveva guadagnato qualcosa come una spanna...

Taiki strabuzzò gli occhi: provando a misurarla, le quattro dita di una zampa artigliata non furono proprio ciò che si aspettava di vedere. Si girò allora verso l'acqua della fontana dalla quale erano sbucati e il riflesso lo fece trasalire.

"Oddio, una lucertola!"

Balzato in piedi, si scoprì in equilibrio precario e cominciò a oscillare. Per mantenerlo, provò a distendere tutte e quattro le zampe anteriori.

"Come ti senti? Riesci a camminare?", domandò Miu, avvicinatasi per aiutarlo.

"Ma ho sei zampe!", esclamò Taiki, tornando a specchiarsi per essere sicuro di non essersi sbagliato. Ma il lucertolone verde evanescente, poco somigliante a qualsiasi bestia del suo immaginario, era lì nel suo metro e cinquanta scarso, a fissarlo con due occhi smeraldo e una specie di grossa perla al centro del petto.

"E questa che cosa sarebbe?"

"Anche se è un po' più grande è l'ampolla del tuo amuleto. Ho usato il mio sangue per attivarne il potere", rispose Miu, sollevando la mano fasciata. "Con il passare del tempo il liquido diminuirà e se dovesse finire tornerai sulla Terra. Non so quanto ci vorrà, perciò ci conviene cercare Kana."

Taiki barcollò verso di lei, guardando a terra per non inciampare, quando sentì una voce salutarli gioiosa.

"Principessa, principessa Miu. Bentornata."

"Agalei, che bello vederti. Ho portato un ospite speciale, te lo presento."

La zemlyana, che si avvicinò ansimante, indossava un buffo copricapo e una tunica semplice.

Era bassa, con i capelli argentei e, come per Miu, la pelle era solcata da decori, ma i suoi grandi occhi, tutti iride, erano azzurro-chiari.

"Lui è Taiki, il potenziale Custode di Coraggio. Siamo stati convocati da Kana perché vuole conoscerlo."

Bizzarri movimenti delle mani anticiparono un profondo inchino.

"Molto piacere, umano Taiki, io sono Agalei. Mi occupo del palazzo e delle necessità dei principi e sono venuta a prendervi. Kana vi attende nella sala del trono, da questa parte."

I tre si addentrarono nel palazzo: senza essere mai del tutto circondati da pareti chiuse, la luce del giorno esaltava i materiali, all'apparenza marmorei, e a rendere tutto più luminoso erano delle pietre grezze, pendenti dai soffitti o incastonate ad arte nelle colonne, che brillavano di diversi colori.

Mentre Miu e Agalei parlavano, Taiki era rapito da tutte quelle novità e fu solo quando sbattè il muso contro la schiena di Miu che si rese conto di essere arrivato a destinazione.

Dietro la porta socchiusa qualcuno stava parlando: la prima voce che si distinse, dal tono imperturbabile, era maschile.

"Perché questa non è la loro guerra, non è necessario che intervengano."

La risposta supplichevole, invece, era femminile.

"Non conosciamo la potenza del nemico. Arrivati a questo punto, pensi che Yumiko ti lascerebbe scendere in campo da solo?"

"Come hai detto", continuò lo zemlyano inflessibile, "non conosciamo la potenza del nemico. Cosa succederebbe se perdessimo le Virtù? O peggio, se venissero distrutte? Ho parlato con Namis e abbiamo deciso di..."

"Scusate l'interruzione", si intromise Agalei affacciandosi all'ingresso.

Invitata ad aprire, si fermò accanto alla soglia, lasciando a Taiki e Miu la piena visuale sui due individui all'interno.

"No, non hai interrotto niente", affermò lo zemlyano, concludendo così le trattative.

Con un cenno del capo in segno di congedo, si diresse verso l'ingresso mostrandosi per intero. Taiki rimase ammaliato dalla sua grazia: alto e slanciato, presentava sul corpo gli stessi intricati disegni di Miu, ma il colore blu magnetico degli occhi e i capelli biondo chiaro, lunghi e lisci lo esaltavano al punto da farlo somigliare a una scultura.

Tuttavia, più si avvicinava, più sostenere quel fascino risultava opprimente.

"Ciao, Heiko", lo salutò Miu con un sorriso.

"Ciao, Miu. Scusa, ma sono di fretta", disse incrociando lo sguardo di Taiki e mostrandogli un'impercettibile smorfia di sdegno, prima di scomparire.

"Mi dispiace per questo imprevisto siparietto familiare. Purtroppo il futuro incerto scuote anche i cuori più risoluti e i pensieri inquieti non sono certo dei solidi appigli."

Taiki ebbe un sussulto, non si era reso conto che l'altra zemlyana si fosse avvicinata e, come con l'individuo precedente, fu catturato dal suo fascino. Ben protetti da splendide ciglia affusolate, due occhi gialli, brillavano della stessa sfumatura di Eiji il giorno della prova. E bastò un fugace sguardo per rendersi conto quanto somigliasse a Miu.

"Sono davvero felice di poterti incontrare, Taiki. Io sono Kana."

Il drago sperò che la pelle squamosa coprisse il rossore che sentì farsi largo sulle gote.

"Il piacere è tutto mio", le rispose senza fiato.

La Reggente abbracciò forte la sorella e appoggiò la sua fronte alla propria.

"Tu e Agalei potete andare. A lui ci penso io."


Quell'ala del palazzo era deserta e i passi che rimbombavano sordi creavano in Miu un senso di angoscia.

"Dimmi, cara, cos'è che ti turba? Non sarà per tuo fratello?", domandò apprensiva Agalei.

Miu annuì.

"Vedrai che non è nulla. Lui e Namis stanno facendo ogni cosa per proteggerci."

"Le ombre stanno di nuovo avanzando, non è vero? Dimmi la verità, almeno tu. Capisco che i miei fratelli cerchino di rassicurarmi, ma così non mi aiutano. Ora che potrei aver trovato il mio Custode, come posso essergli utile senza sapere che cosa succede?"

Agalei la condusse alla grande balconata affacciata sull'immensa distesa d'acqua, che convergeva in un nero, occultato, orizzonte.

"Se gli altri non ti confessano le loro paure o il loro sconforto non significa che non abbiano fiducia in te. La situazione non è rosea, ma dubito che qualcuno voglia fare il misterioso sugli accadimenti degli ultimi tempi. Come già sai, sono aumentate le aggressioni nei villaggi e le notizie di sparizioni degli abitanti non smettono di arrivare, ma le Virtù ci proteggeranno ed è questo ciò in cui tutti noi confidiamo."

Le due osservarono il panorama per qualche minuto, poi la principessa prese Agalei sotto braccio.

"Vieni con me", sorrise cambiando argomento. "Non vorrei sbagliarmi, ma al nostro arrivo mi è parso di sentire un profumino di orfinni ancora caldi."

La zemlyana rise furba.

"Può darsi."

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