CAPITOLO 13 - 13.3 Cosa stiamo facendo?

Taiki era davanti allo specchio del bagno a medicarsi un bernoccolo in fronte. Per fortuna, i capelli lo coprivano e forse a scuola non lo avrebbero notato.

"AHIA, ma che intenzioni aveva Miu stamattina? Anzi, che intenzioni ha da qualche tempo a questa p-AHIA-arte."

Il disinfettante bruciava a contatto con la ferita, ma poche passate di cotone dopo il dolore si si era fatto sopportabile e non rimase che mettere un cerotto.

"Non capisco, a Zemlyan sembrava tranquilla. Invece, appena tornati, ecco che ricomincia. Che cosa le sarà successo?"

Sistemata la cravatta e allacciata la giacca, si incantò a metà della porta d'ingresso.

"E se fossi io il problema? Se fosse qualcosa che ho fatto, o peggio, che non ho fatto? No, Taiki, non pensarlo neanche!"

Uscito di casa e chiuso il cancello, il suo nuovo bracciale sbucò dalla manica e la mente corse ancora ai pensieri precedenti. E se Heiko l'avesse convinta che il Drago si sta sbagliando? No, insomma, sarebbe ridicolo. È il fatto di sapere che la Virtù ti ritiene degno che ti sta rammollendo, Taiki, quindi è normale che Miu debba spronarti per non farti battere la fiacca. Sì, dev'essere così...

Ma oltre al bracciale anche l'orologio era in bella vista sul suo polso e se non si fosse sbrigato sarebbe arrivato a scuola in ritardo.

◾◾◾

Entrato in classe Akane corse da lui preoccupata.

"Taiki, che cos'hai fatto?"

Lui portò la mano al cerotto sotto cui la ferita ancora pulsava. Il test del passare inosservato era fallito.

"Ho picchiato la testa contro un'anta della cucina."

"Sei davvero sbadato. Oh, che bello, hai un nuovo braccialetto. Dove l'hai preso?"

"È un regalo di... Eiji. Me lo ha dato come portafortuna", si limitò a ribattere sbirciando in direzione del banco vuoto di Miu.

"Lo vorrei anche io. Gli chiederò di regalarmene uno la prossima volta."

Saltellando, la capoclasse se ne andò da un gruppo di amiche che li stava osservando dal lato opposto dell'aula.

"Ciao", lo salutò la Protettrice superandolo.

Akane e Kawanari, che si era unito alle pettegole, li fissarono: il particolare atteggiamento di Miu degli ultimi tempi non era stata solo un'impressione di Taiki. Dopo un confabulare concitato, i migliori amici si avvicinarono, restando al centro dei due fuochi.

"Ragazzi, di recente non abbiamo avuto molte occasioni per stare insieme. Potremmo fare qualcosa uno di questi giorni, magari andare in fumetteria, o studiare", propose Kawanari.

"Sì, giusto. Oppure, vi andrebbe di andare a mangiare una fetta di torta in pasticceria?", domandò Akane.

"Cosa? No, grazie. A breve avremo gli ultimi esami, non posso distrarmi", rispose Miu.

"Nemmeno io, però potrei durante le vacanze", disse invece Taiki.

La campanella li costrinse a sedersi e Kawanari non insistette.

"Come volete, ma se cambiaste idea fatecelo sapere."

"Pst, Miu. Noi invece ci vediamo per studiare? Ho bisogno di ripassare scienze", bisbigliò Taiki sporgendosi.

La ragazza non rispose subito alla domanda, ma lui sperò che accettasse. Da quando erano tornati dall'incontro, ogni giorno arrivava da solo fino allo spiazzo in collina, si allenavano e, una volta finito, anche la discesa diventava un'ulteriore scusa per fare esercizio. Questo implicava che non avevano ancora parlato della questione principale: l'imminente prova.

"Domani ti porterò gli appunti."

Taiki si grattò la tempia sconfortato. Che stupido, perché non riesco a parlarle faccia a faccia? Ho così paura delle risposte che potrei ricevere?

◾◾◾

Per tutta la mattina Taiki scartabellò tra le ipotesi più disparate per giustificare l'atteggiamento di Miu. Il nervosismo, e la possibilità che i propri dubbi fossero reali, si materializzano sotto forma di sbuffi e sudore, tanto da costringerlo a levarsi la giacca e allentare la cravatta.

All'ora di pranzo lei era scomparsa. Si era dileguata dopo la fine della lezione e, non trovandola neppure in mensa, decise di usare il bracciale per non sprecare tempo.

Entrato in bagno si chiuse dentro, poi alzò la manica e si concentrò portando la pietra verde alla fronte.

"Miu, dove sei? Ti devo parlare, è urgente."

Dopo qualche secondo una voce gli risuonò nelle orecchie.

"Sono sul tetto."

Fatto un bel respiro, corse per i corridoi e su per le scale, badando di non essere scoperto da qualche professore. Arrivato all'ultimo pianerottolo, premette la maniglia antipanico per uscire e la luce del sole lo abbagliò. Quella giornata era limpida e piacevole, nonostante l'inverno fosse dietro l'angolo.

"C'è proprio una bella vista da quassù. Dimmi, Taiki, cosa ti serve?", domandò Miu vicina alla rete.

Lui fece qualche passo nella sua direzione, fermandosi a un paio di metri da lei.

"Era da tanto che non venivo qui", disse osservando il panorama. "Sai, questo sole rende tutto più sereno... E sarebbe bello se ricominciassi a esserlo anche tu."

"Cosa?"

Lui raccolse tutto il sangue freddo che riuscì a racimolare, provando a riordinare i pensieri, con la gola improvvisamente secca.

"Da quando siamo tornati dal tempio sei turbata, o arrabbiata. Di sicuro sei strana. Capisco la gravità di quello che è accaduto, e la situazione in generale, ma se avessi bisogno di parlare puoi contare su di me. E non perché ci sia un dovere di mezzo, ma perché... sei mia amica. In altre parole: se ti stessi pentendo di qualche scelta, se ci fosse qualcosa che vorresti chiarire con qualcuno, puoi dirmelo."

"Se ti riferisci a Heiko è tutto a posto. Non serve avere rimpianti, devo andare avanti."

"Questo lo so, e sono contento che tra voi sia tutto risolto, ma non è lui il qualcuno...", ritentò, iniziando a perdere la calma.

"Tra noi non sono io quella strana. Si può sapere che ti prende?"

Di colpo, Taiki venne assalito da una valanga di angoscia.

"Io non ti capisco. Non lo vedi che sei tornata la stessa di quando ci siamo conosciuti? Pensavo fossi giù di corda per la sconfitta, invece continui a ripetermi che non è così. E allora che cos'è? Se provo a essere gentile mi eviti, se tento di aiutarti mi allontani, senza contare che mi massacri con gli allenamenti. E ti sei presa la briga di dire a tutti che sono pronto senza interpellarmi."

"Se l'ho detto è perché lo so. Non ti deve interessare come. Le scelte che sto facendo sono tutte per il bene di Zemlyan. Il mio dovere è proteggere il mio regno. Non stiamo andando in gita, è chiaro? Dirai le stesse cose al nemico quando ce lo troveremo di fronte? Ti lamenterai perché sei stanco? Ci aspetta una guerra, lo sai dal primo giorno, e sono disposta a tutto per vincerla. Spero che lo stesso valga per il mio Custode."

Taiki si ritrasse. Non riusciva a sostenere il suo sguardo e lo stomaco si strinse in una morsa.

"Hai ragione. Scusa. Non so cosa mi sia preso. Forse sono stanco. C-ci vediamo domani."

Senza aggiungere altro tornò alla rampa di scale, chiudendo la porta dietro di sé. A denti stretti e tremante, ricacciò il magone che saliva, dando un pugno al muro.

Che stupida...

La mattina seguente avrebbe voluto avere una qualsiasi scusa per non dover andare all'allenamento. A causa del sonno agitato non aveva dormito e persino vestirsi gli costò fatica. Inoltre il gelo che lo investì aprendo la porta fu uno schiaffo in più al suo umore abbattuto, ma ormai non poteva tirarsi indietro.

Questa volta, però, Miu era al parco ad attenderlo. Quando le si avvicinò si salutarono con cortesia, ma lei rimase qualche passo avanti mentre affrontavano la salita. E il freddo, che prima era solo nell'aria, lo si poteva percepire metaforico fra loro.

◾◾◾

Taiki corrugò la fronte.

Se per te è normale non rivolgermi la parola, va bene. Fa' finta che ieri non ci siamo detti niente. Non ho più dubbi: Heiko deve averti fatto capire che non sono adatto allo scopo o non continueresti a difenderlo. Del resto, chi potrebbe avere più voce in capitolo di Giustizia? Ma quando me lo dirai: prima o dopo avermi massacrato?

Miu, stretta nel cappotto, cercò di sbirciare dietro di sé senza farsi vedere.

Forse Taiki ha ragione, ma io cerco solo di dimostrargli che le mie intenzioni sono serie. Allenare lo spirito è importante quanto allenare il corpo. Quindi perché arrabbiarsi così?

Si disse facendo spallucce.

Perché quella alzata di spalle? Vuol farmi capire che non le interessa? Tanto che cos'ho da perdere. Se oggi si comporterà come al solito le darò l'amuleto e me ne andrò. Se vuole umiliarmi ha sbagliato persona.

Anche lo zio, quando ero in difficoltà, rallentava e aspettava con pazienza che fossi io a correggere i miei errori. Non posso negare che la situazione sia completamente diversa, però ha detto di essere sfinito. Forse dovrei farlo riposare, per concentrarsi serve anche il riposo.

Di sicuro sta già cercando un altro Custode. Se non lo troverà magari farà coppia con Odan. Vanno così d'accordo... Non capisco cosa stia aspettando, dice sempre che non c'è tempo, ma se è lei a perderlo va bene?

Però, perché fare i capricci? Non si rende conto che non abbiamo tutto questo tempo a disposizione? Che lui ci creda o no, so che è pronto. Lo leggo nei suoi occhi.

I due arrivarono in cima e sistemato il necessario si posizionarono al centro.

"Iniziamo con qualche tecnica base. Una volta finito, daremo il via alla simulazione."

Miu lanciò a Taiki un bastone che lui raccolse senza troppa convinzione, mettendosi in guardia.

Era ammirevole che non avesse mai dovuto ripetersi per quel che riguardava la parte teorica, e anche con la pratica erano sempre andati bene. O quasi. Tentiamo di trattenerci e vediamo come va.

L'avversario attaccò per primo e per un po' la incalzò con assalti e affondi, mentre lei si difendeva.

D'un tratto, Miu lasciò volontariamente scoperto il fianco. Dai Taiki, ce la puoi fare.

L'amico roteò il bastone, ma il terreno fangoso lo fece scivolare e nel tentativo di colpirla finì a terra. Non si alzò subito, così la principessa ne approfittò per dargli una dritta.

"Stanotte ha piovuto parecchio. Questo ostacolo ti deve spronare a concentrarti sull'ambiente che ti circonda. A Zemlyan non c'è il fango, lì non piove mai, ma cadere è sempre possibile. Quando saremo un tutt'uno avrò bisogno della tua attenzione per evitare che il nemico mi sorprenda."

Lui non sembrò darle retta e tornato in posizione attaccò con foga. La principessa parò tutti i colpi che si facevano via via più violenti e meno precisi, dati per evidente frustrazione.

Stanca di quello spreco di energie, con un movimento secco disarmò Taiki e gli puntò il bastone alla gola.

"Si può sapere dove hai la testa? È un allenamento semplice. Hai detto che sono stata troppo severa e oggi ti sto assecondando. Non mi dirai che questo è il massimo che puoi fare."

Lui fece un verso di stizza.

"Se vuoi saperlo sì, è il massimo che posso fare. Sono mesi che sto dando tutto, ma per te non è abbastanza. Per te, per Heiko e magari per tutti gli altri."

Detto ciò recuperò l'arma e si fiondò su di lei, trovandosi poco dopo a terra e a faccia in giù. Messosi seduto le diede le spalle.

"Non credevo che sarei finito di nuovo così in basso..."

Miu si sentì improvvisamente confusa e non riusciva a capire se quella frase fosse rivolta a lei o a se stesso, ma forse era Taiki che doveva dire qualcosa a qualcuno e lei non lo stava ascoltando.

"Quello che ieri hai detto a me vale per entrambi. Se devi, o vuoi, parlare, sono qui."

Lui si rannicchiò e iniziò a confidarsi.

"Dopo la battaglia con i Dara credevo che fossi demoralizzata. Non ho voluto insistere, perché non ho il diritto di intromettermi tra te e la tua famiglia, così ho aspettato che fossi tu a rassicurarmi che andasse tutto bene. E l'hai fatto, ma quando è così le cose tornano alla normalità, e tra noi non è successo. Ieri sei stata chiara: DEVO andare avanti, DEVO salvare il regno, DARÓ il massimo. Lo stesso deve valere per il MIO Custode... ma io non lo sono. Ho capito, okay? Se pensi che il Drago si sia sbagliato lo accetto, e ti ringrazio per aver creduto in me fino a oggi. Ti giuro che ci ho provato, anche quella notte ho tentato di salvare te e Yumiko, ma ho fallito, davanti a te, al Drago. Davanti al nemico."

Miu crollò al suo fianco perdendo la presa sul bastone e guardando fissa gli alberi di fronte.

Sei uno stupido. Non ho mai pensato, neanche per un secondo, che tu non fossi la persona giusta. Dopo la foresta è vero, ero depressa. Ho rischiato di perderti per orgoglio e non riuscivo ad ammettere di aver avuto paura. Sono la tua Protettrice, ma ho anteposto me stessa e il mio desiderio di dimostrare di essere degna a... te.

"Mio zio una volta disse che il coraggio è colui che sostiene il gruppo e che non si arrende anche quando tutto sembra perduto. Ma non sono io il Coraggio, Taiki. Siamo noi. Ma, insomma, che cosa stiamo facendo?"

Taiki alzò la testa e lei non riuscì a trattenersi, ridendo fino alle lacrime: la faccia imbrattata di fango dell'amico non era adatta a quella conversazione. Poi, d'istinto, lo abbracciò.

"Scusami, ti prego. Nel tentativo di non farti preoccupare sono riuscita nell'esatto contrario. Pensavo che se fossi stata più risoluta ti sarei sembrata forte, una persona su cui poter contare. Invece, guarda che cosa ho combinato."

"Quindi ora che cosa dovrei fare?", domandò pulendosi con la manica per tornare presentabile.

"Che cosa dobbiamo fare."

Miu si alzò e gli porse il bastone per ricominciare l'allenamento. Partirono dapprima con calma, proseguendo tuttavia a ritmo esponenziale.

"Credevo sul serio di incoraggiarti con un addestramento intensivo", ammise la principessa.

"E io avrei dovuto dirti prima come mi sentivo."

"In ogni caso, sai che non sei obbligato a combattere. Se hai anche un solo ripensamento, non voglio che rischi la vita."

"Invece sento di potercela fare. Sarò anche un tipo distratto, che ti può dare delle grane ogni tanto, ma sono felice di affrontare questa sfida con te."

A un tratto, Miu si ricordò delle parole che Namis aveva rivolto a Sayuri la notte dopo lo scontro al tempio, e di quel gradevole calore che l'aveva fatta stare bene. E doveva ammettere che con Taiki lei stava bene, e non c'era nessuno con cui avrebbe voluto trovarsi in quel momento al di fuori di lui. Il futuro, la Legge al momento non li riguardava: se il sentimento che provava per lui era ciò che serviva per essere tanto forte da affrontare la morte, quel che sarebbe accaduto finita la battaglia lo avrebbero scoperto a tempo debito.

Con sempre più agilità e velocità, entrambi si destreggiavano tra un affondo e una schivata finché non accadde: la principessa fece un mezzo giro, pronta a rovesciare Taiki, ma lui si abbassò e spazzò con la gamba, facendole lo sgambetto. E lei finì a terra.

Rimasero fermi, per un eterno secondo, in silenzio.

"Non ci posso credere. Ce l'ho fatta. Non mi hai fatto vincere, vero?"

Miu scosse la testa, sorpresa e sorridente e questa volta fu lui a porgerle la mano.

"Credo di aver capito. Possiamo farcela."

Lei, soddisfatta, si lasciò aiutare.

"Andiamo!"

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