CAPITOLO 10 - 10.3 Confidenze
I quattro emersero dal bosco e raggiunsero il resto della comitiva: Sayuri e Akane erano distese a terra, il nonno e Namis, muniti di cassetta del pronto soccorso, medicavano la più piccola, mentre Watanabe era seduto lì accanto con Kalooy avvinghiato sulla sua schiena.
Eiji corse subito dal nonno, inginocchiandosi per esaminarlo.
"Come stai? Sei ferito?"
"Sto benissimo. Questi giovanotti mi hanno protetto. Sono dei veri eroi."
Il nipote si prostrò con la fronte a sfiorare il pavimento.
"Grazie per aver salvato il nonno e il tempio. Vi sarò eternamente riconoscente."
"Ehm, sì, okay", arrossì Sayuri imbarazzata.
Taiki si avvicinò a Watanabe e Akane.
"Lei come sta?"
"Sembra bene, abbiamo fatto un bel capitombolo lungo la discesa e, anche se sono riuscito a proteggerla, ero preoccupato che potesse svegliarsi. Invece..."
I due la guardarono respirare tranquilla: a parte qualche graffio, sembrava illesa. Poi Taiki mise una mano sulla schiena di Kalooy, che tuttavia girò la testa nella direzione opposta. Watanabe se ne accorse e fece capire all'amico con un occhiolino che era meglio lasciarlo in pace, raccontando cosa era accaduto loro.
"Quando sono arrivato Namis, Heiko e Kana sono comparsi dalla fontana. Namis è rimasto qui, gli altri fratelli, invece, sono corsi via. Scomparso il Dara, con il nonno, abbiamo cominciato a prenderci cura dei feriti."
Taiki si lasciò andare a un sospiro liberatorio e guardò Sayuri.
"A quanto pare sono per la seconda volta in debito con te", bisbigliò lei, rivolta al Protettore, provando a sollevarsi. Quando il braccio cedette, lui la sorresse.
"Tu rimettiti e considererò l'idea di essere pari", rispose il comandante.
Kana si chinò per controllare la giovane Custode.
"Sono delle brutte ferite ma superficiali. Dovrei riuscire a fare qualcosa, anche se il mio potere sulla Terra è alquanto scarso."
Il fratello le lasciò spazio e Miu, rimasta in disparte, gli si avvicinò.
"Grazie per averli salvati. Io, ecco...", la frase restò in sospeso e Taiki, per timore di sentire un'altra sfuriata, la affiancò pronto a dividere le colpe.
Ma Namis non aveva l'espressione buia di Heiko: i suoi occhi rossi, per quanto demoniaci, erano placidi e rassicuranti, anche se quello destro era stranamente vacuo e opacizzato...
"Non ringraziare me", esordì, facendo trasalire Taiki. "Se ancora non l'avessi fatto, è il qui presente Saggezza con cui ci dobbiamo complimentare. È stata una disfatta, non posso negarlo, ma sapere che vi siete battuti con tutta questa grinta mi dà speranza che, a Zemlyan, niente vi farà tremare."
"Perché? Cosa credevi? Guarda che siamo grandiosi", sottolineò Sayuri con qualche colpetto di tosse.
"Heiko dov'è?", li interruppe la voce di Kalooy.
"Yumiko è rimasta ferita", rispose Kana senza distogliere l'attenzione dal lavoro. "Tuo fratello l'ha accompagnata in ospedale. Non è in pericolo di vita, ma non avrei potuto aiutarla. Se vuoi sapere come sta, contattalo. Non lo disturberai."
Kalooy però tornò ad abbandonarsi alle solide spalle del proprio Custode.
Terminate le cure, la pelle di Sayuri tornò di un colore normale; restarono degli ematomi, ma la Reggente assicurò che il processo di guarigione sarebbe stato più veloce del normale, ed entro pochi giorni non si sarebbe visto più nulla. Ormai addormentata, il nonno chiese a Namis di prendere la ragazzina e seguirlo nell'edificio principale. Kana tornò da Miu, avvolta da quell'aura triste che non la abbandonava.
"Il braccio ti fa ancora male?"
"Un po', ma sto bene."
Saggezza afferrò anche la mano di Taiki.
"Mi sento terribilmente in colpa per non aver percepito che eravate in pericolo. Kujo è così lontano dalla mia mente..."
"NO", sbottò Miu. "È colpa mia. Non so perché non ho pensato di avvertirvi. Ero quella più grande presente, avrei dovuto essere responsabile e... Heiko ha ragione, potevamo morire."
"Ora basta. Non serve continuare a farsi del male in questo modo. Non dimenticare chi rappresenti."
Taiki si sentì affranto di fronte a quel discorso: se avesse già passato la prova nessuno si sarebbe fatto male.
"Con i se e con i ma non si va da nessuna parte", lo fece trasalire Eiji, che sembrò leggergli nella mente. "Abbiamo fatto un casino, ma siamo vivi. Vediamo di non ripeterlo in futuro. Piuttosto, che ne facciamo di lei?", domandò indicando Akane.
Watanabe fece spallucce, mentre Taiki prese a camminare avanti e indietro un paio di volte.
"Forse ho un'idea. Watanabe, puoi caricarmela sulle spalle?"
L'altro annuì e si scollò Kalooy di dosso con dolcezza, però la caviglia gli provocò una fitta e si sbilanciò con una smorfia.
"E QUELLA COS'È?", urlò il Protettore preoccupato dalla grossa bruciatura che vide.
"Va tutto bene, è solo un graffietto."
"No, invece. KANA, FA' QUALCOSA!"
Kana sorrise e gli scoccò un bacio tra i ricci.
"Adesso sistemiamo anche lui."
"Akane, Akane..."
Ma è la voce di Taiki? Perché mi chiama? Sembra agitato. Cavoli, che freddo...
Risvegliata da questi pensieri, la capoclasse aprì gli occhi. Intorno a lei non c'erano pareti, né le altre ragazze, ma alberi spogli, il buio e anche Taiki.
"Ma che succede? Dove sono?"
"Per fortuna ti abbiamo trovata. Non sai quanto ci hai fatto preoccupare! Potevi avvertirci che sei sonnambula."
"Sonnambula? Chi, io? Non è vero... cioè non ricordo niente, però... Taiki, perché siamo nel bosco? Perché sono così sporca?"
"Te l'ho detto. Se non l'hai fatto di proposito devi per forza essere sonnambula. Sayuri si è svegliata, ha visto che non eri nel futon e che la porta d'ingresso era aperta. Ti ha cercata, ma non trovandoti è corsa a svegliarci. Quando ti ho intercettata eri rannicchiata qui. Ci hai fatto davvero spaventare", concluse Taiki grattandosi i capelli più scompigliati del solito.
Akane arrossì imbarazzata.
"Giuro che non lo sapevo. Non so come sia successo. Scusami tanto, scusa, scusa, scusa."
"Dai, adesso torniamo indietro."
La ragazza provò a soffermarsi sulle ultime cose che ricordava: le chiacchiere con Miu e Yumiko, tutti quei discorsi sui ragazzi, poi la buonanotte. E, in effetti, rammentò di un sogno agitato in cui si era alzata per andare nel bosco con Taiki che la seguiva...
All'improvviso ebbe un fremito: ne era sicura, gli aveva confessato il proprio amore.
Rossa più di prima nascose il viso tra le mani.
E se quel sogno fosse stato una premonizione? Nel bosco ci siamo, che cosa dovrei fare?
"Taiki, ecco, io vorrei...", in quel momento si accorse che lui era accucciato, aspettando che gli salisse in spalla.
"Sei a piedi nudi: se per miracolo non ti sei ferita arrivando qui, vediamo di evitarlo."
Akane acconsentì. Non avrebbe mai pensato che un'allucinazione avrebbe potuta essere così potente da tramutarsi in realtà. Quel loro momento d'intimità non era come se l'era immaginato, ma andava bene lo stesso: il suo amato era uscito a cercarla, sfidando il freddo, e l'aveva salvata.
Durante la discesa si accorse di essere terribilmente stanca. Il dondolio dei passi, e il tepore del corpo di Taiki, la cullarono al punto che non riuscì a stare sveglia.
Prima di cadere preda del sonno appoggiò la testa sulla spalla del proprio eroe, sussurrando lieve.
"Ti amo, Kikuchi Taiki."
Taiki diede un'ultima occhiata alla situazione prima di chiudersi la porta della camera alle spalle. Akane si era addormentata e sembrava aver creduto alla storia della passeggiata notturna. Dopo essersi cambiato, stando attento a non svegliare Kawanari, tornò dagli altri nella stanza dove solo poche ore prima avevano festeggiato, in un'atmosfera del tutto diversa da quella che si respirava in quel momento. A disturbare il silenzio era solo il rumore del tè versato agli ospiti dal nonno.
Eiji, dalla parte opposta all'ingresso, gli indicò la sedia accanto alla propria dove una tazza fumante era in attesa di qualcuno che si servisse. Taiki lo raggiunse passando vicino a Miu, a capo tavola di fianco a Kana e a Watanabe, con Kalooy ancora in braccio.
Preso posto, sciolse il silenzio
"Come sta Sayuri?"
Fu Kalooy a rispondere, in apparenza rinvigorito rispetto all'apatia del cortile.
"Sta riposando e Namis è con lei. È stata incredibile, sai? Ha fatto tutto il possibile per difenderci. Spero si riprenda, non doveva farsi così male", la elogiò con le guance che si inumidirono.
"Non preoccuparti", lo consolò il signor Togashi, "Kana ha già curato gran parte delle scottature. E quando le dirai quello che hai appena detto a noi, non vorrai farlo con quelle grosse lacrime, dico bene?"
La Reggente si guardò intorno e Taiki incrociò i suoi occhi gentili e sereni.
"Come ha già detto Namis, sono fiera di ognuno di voi: avete dimostrato di essere all'altezza delle vostre Virtù. Purtroppo il nemico, oltre a farsi più forte e pericoloso, sta acquisendo una sicurezza che, a causa soprattutto mia, rafforza la sua speranza. E tale speranza, lo vedo dai vostri volti, in noi è più fragile. Ma sono queste le difficoltà che non possiamo ignorare, perciò vi chiedo di affrontarle con me. Taiki, ti andrebbe di raccontarci cos'è successo?"
Con il tè stretto tra le mani, lui fece mente locale degli avvenimenti e poi, con più dettagli possibili, descrisse i fatti di quella notte. Ogni tanto cercò un supporto in Miu, ma niente sembrava essere più interessante del liquido che lei sorseggiava distratta di tanto in tanto.
"Akane non si è resa conto di nulla. Quando stavamo scendendo ha borbottato... no, niente, non era chiaro. L'ho riportata in camera, mi sono cambiato e vi ho raggiunti", concluse alla svelta.
"L'Ombra ti ha attirato nel bosco, quindi aveva un piano. Ma perché proprio Akane?", si domandò Eiji pensieroso.
"Non saprei", mentì Taiki. "Forse è la prima persona che ha trovato entrando nei dormitori?"
"Tutto è possibile. Ma non è questo il punto, dico bene?", chiese ancora il migliore amico, questa volta alla propria Protettrice.
"Il punto è che i nemici non sono solo forti, ma anche razionali. I primi Dara, quelli di Yami, non erano lontanamente paragonabili a questi. Però, non facciamoci prendere dal panico: se Kujo non ha ancora fatto la sua vera mossa è perché ha di sicuro bisogno di perfezionarli. Sfruttiamo il tempo che abbiamo a disposizione per diventare anche noi più potenti."
Taiki annuì e così fecero Watanabe, Kalooy, Eiji e perfino il nonno.
Miu fu l'unica a rimanere impassibile.
Dopo una buona mezz'ora Kana si alzò.
"È meglio che vada a chiamare Namis. Dobbiamo tornare a Zemlyan."
"Ci penso io", si offrì Miu e in pochi secondi scomparve in corridoio.
Non capiva che cosa le stesse succedendo: provava un senso di forte di smarrimento e qualunque cosa si dicesse per risollevarsi il morale sortiva l'effetto contrario.
Quanto accaduto era colpa sua ed era inutile che Kana o Taiki fingessero che non fosse così: aveva la responsabilità del gruppo, l'implicito dovere di tenere tutti al sicuro e avvertire Namis, Heiko o la sorella, che le avevano affidato i propri Custodi, in caso di pericolo. Non li aveva solo delusi, li aveva traditi.
"...lo sai che sono fatta così. A volte sono indisciplinata, ma non mi tiro indietro per una sconfitta. La prossima volta saremo più forti."
La voce di Sayuri, per quanto stanca, emanava un'incredibile determinazione. Per non disturbare, Miu si accostò alla soglia, in attesa che lei e il fratello finissero i loro discorsi.
"Tu sei già più forte di chiunque io conosca. Ero io a non esserti accanto e ti chiedo scusa."
Sentire Namis esprimersi con tanta delicatezza le rammentò che, dopotutto, sotto quella corazza di rigido comandante, c'era un cuore d'oro.
"Io custodisco, tu proteggi. Giusto?"
"Giusto. Ricordi che cosa ha detto lo Spirito? L'Onore è una virtù insolita: per esistere deve essere riconosciuta. Ciò significa che si deve sempre essere in due per poterla sostenere. E non vorrei condividere quest'avventura con nessun altro se non con te."
Le ultime parole fecero battere forte il cuore di Miu che attese si calmasse prima di bussare lieve e affacciarsi.
"Come sta?"
"Grazie a Kana si riprenderà", la rassicurò Namis che fece un'ultima carezza tra i capelli della Custode addormentata. "Dobbiamo andare?"
Miu annuì, il fratello le baciò la fronte e, in silenzio, uscì. Ma quel bacio, di solito tanto sicuro, era tremulo e la sorella strinse i pugni. In quel momento decise che voleva più lasciarsi sopraffare dalla paura e fece a se stessa una promessa: non avrebbe dato di nuovo una preoccupazione così grande alla propria famiglia, non sarebbero stati ammessi altri errori e, soprattutto, non sarebbero state ammesse distrazioni.
Raggiunti gli altri nel cortile illuminato dai primi raggi di sole che tingevano le vette delle montagne, la piccola comitiva di terrestri e zemlyani si riunì vicino alla fontana.
Kana abbracciò tutti, lasciando per ultimi Miu e Kalooy.
"Non appena Yumiko sarà in forze, vi aspetterò a palazzo per organizzarci."
Namis si congedò con un più formale inchino agli umani, riservando ai fratelli una pacata pacca sulla schiena.
Lui e Kana si presero per mano e in un battito di ciglia, mossa null'altro che una goccia, svanirono. Dietro di loro, un rivolo di fumo giallo e rosso danzò perdendosi nell'alba imminente.
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