CAPITOLO 4 - Alex
Alex era una bomba ad orologeria pronta ad esplodere.
La rabbia attraversava il suo corpo violentemente: era incontrollabile.
Se la voce di Dawn non l'avesse calmato ristabilendo il suo equilibrio probabilmente avrebbe preso a pugni il comandante Hunt.
Come aveva potuto essere così stupido da accettare una proposta del genere?
Li aveva mandati tutti al patibolo, se fossero tornati da quella missione suicida sarebbe stato un vero e proprio miracolo.
Non sapevano neppure a cosa sarebbero andati incontro, che genere di bestia avrebbero dovuto affrontare.
Probabilmente, non si sarebbe infuriato così tanto se non fosse stato per Dawn.
Vedere il suo sorriso carico di entusiasmo spegnersi in quel modo gli aveva fatto contorcere lo stomaco.
Reiner era riuscito nuovamente a ferirla, a illuderla per poi farle cadere il mondo addosso.
Dannato stronzo, pensò tirando un pugno contro il muro.
Le nocche della mano erano arrossate, Alex si scrocchiò le dita intorpidite.
Mancava poco meno di un'ora alla partenza ed il pensiero di poter perdere in qualche modo Dawn lo stava assillando. Probabilmente non sarebbe successo nulla e tutto sarebbe andato per il meglio.
Ma c'era quella piccola possibilità che le cose andassero storto che gli faceva salire il panico in maniera incontrollabile.
Le gambe gli tremarono leggermente costringendolo a sedersi sulla brandina completamente disfatta.
In un secondo tutto il suo corpo cominciò a vibrare.
L'ansia lo stava assalendo di nuovo e non l'avrebbe lasciato andare finché non gli avrebbe rubato tutto il respiro svuotandogli completamente i polmoni.
Più inspirava più il bruciore che sentiva nel petto aumentava.
Sentiva la testa galleggiare, la stanza intorno a lui vorticava rapidamente per poi diventare un'unica macchia sfocata.
Aveva bisogno di Dawn, necessitava essere cullato dalla sua voce ma lei non c'era.
Era corsa a caricare le sue cose sulla navicella, l'aveva lasciato solo per un secondo e il panico ne aveva approfittato per colpirlo duramente.
Il suo cuore sembrava non volerne sapere in nessun modo di rallentare, una morsa al petto lo fece piegare in due ed immediatamente il volto si riempì di lacrime.
Dawn, Dawn, Dawn.
La figura minuta della ragazza si smaterializzò davanti ai suoi occhi.
Lo sguardo preoccupato, le sopracciglia scure inarcate e le labbra incurvate verso il basso.
Si era legata i capelli in una coda alta e tirata, ma, nonostante ciò, dei ciuffi ribelli le ricadevano dolcemente sul viso incorniciandolo perfettamente.
Il battito sembrò regolarizzarsi quando lei portò la sua mano calda sul volto di Alex.
Le sue iridi del colore del cielo invernale bruciavano sul suo corpo fragile e tormentato.
Alex si concentrò sulle sue labbra che si muovevano in una danza lenta e dolce.
Respira, mormorò lei.
E lui ci provò, fallendo miseramente.
Il fiato si spezzava ogni volta che provava a inspirare.
Era bloccato in un limbo, doveva raggiungere la sua voce.
Doveva aggrapparsi a quel suono melodioso per riuscire a scappare dall'ansia che gli aveva intorpidito completamente i muscoli bloccandolo in sé stesso.
Doveva trovare una via di uscita.
Dawn allacciò le sue mani insicure dietro alla sua nuca e lo attirò a sé posando le labbra inumidite sulle sue.
Quel bacio, quel dannato bacio avrebbe potuto essere la sua fine e la sua rinascita.
Alex si aggrappò alle spalle della ragazza, aveva bisogno di sentirla, di percepirla, di toccarla e farla sua.
«Dawn.»
Un mormorio soffocato uscì dalla sua bocca, mentre il battito cardiaco cercava di regolarizzarsi.
Alex sbatté gli occhi energicamente per mettere a fuoco il suo viso.
Dawn abbozzò un sorriso e si sedette sulle sue gambe stampandogli un bacio sulla nuca.
Lo strinse tra le sue braccia, Alex sarebbe rimasto in quella posizione per sempre: con la testa appoggiata sul suo petto e il profumo misto di vaniglia e sudore che gli pungeva le narici.
Quando il respiro di Alex si era finalmente regolarizzato, la porta si aprì di scatto rivelando la figura di Charles.
Dawn gli sorrise divertita dalla sua espressione imbarazzata e dal colorito roseo che avevano assunto le sue guance.
Alex, al contrario, sbuffò rumorosamente incenerendolo con lo sguardo.
Charles si grattò la nuca volgendo lo sguardo cristallino verso il pavimento.
«Tempismo perfetto, Charles!» esclamò Alex indispettito per l'ennesima interruzione «Arrivi sempre nei momenti migliori.»
Charles balbettò delle scuse e poi li avvisò della partenza imminente.
Alex e Dawn si alzarono controvoglia e, dopo aver recuperato lo zaino, uscirono dalla cabina seguendo Charles.
Il fatto che quest'ultimo li interrompesse di continuo stava iniziando a dare sui nervi ad Alex.
Sembrava quasi che il comandante lo mandasse apposta per disturbarli prima che potesse succedere qualcosa tra di loro.
L'unica certezza era che Reiner non li avrebbe mai fronteggiati direttamente: non ne aveva il coraggio.
Alex lo odiava per aver ferito Dawn, ma ancora di più per essere un codardo.
Avevano competuto duramente l'uno contro l'altro per anni per raggiungere il ruolo di comandante e alla fine l'avevano affidato a lui.
Il ragazzo senza spina dorsale, che prendeva le decisioni con egoismo e istintività.
Sarebbe stato un miracolo se non si fossero uccisi a vicenda per tutta la durata della missione.
Dawn gli strinse la mano con forza riportandolo alla realtà: avevano raggiunto il portellone dell'astronave.
Alex sentì la ragazza accanto a lui fremere leggermente, non sapeva se per l'entusiasmo o per la paura ma le circondò le spalle con un braccio per rassicurarla.
Tutto sarebbe andato per il meglio, pensò.
Non vi erano ragioni per agitarsi ulteriormente, erano stati tutti addestrati perciò le probabilità di fallire erano ridotte al minimo.
Alex cercò di restare il più tranquillo possibile, ma quando il comandante apparve nel suo campo visivo non poté controllare il piccolo fremito di rabbia che gli attraversò il corpo slanciato.
Lo sguardo di Reiner si posò sulla figura di Dawn ed Alex arricciò il naso.
Fu l'arrivo di Minako a distogliere lo sguardo del comandante dalla ragazza al fianco di Alex.
Quest'ultimo si ritrovò costretto ad ammettere che Mina era una delle ragazze più belle che vi fossero alla base.
Labbra rosse, capelli scuri e occhi del medesimo colore creavano un contrasto perfetto con la sua pelle color porcellana.
Reiner la osservava con estrema malizia, ma lei no.
L'avevano capito tutti che provava qualcosa per lui, bastava notare il piccolo luccichio che prendeva il sopravvento nei suoi occhi ogni qualvolta che il comandante le si avvicinava.
Reiner fece un rapido cenno del capo a tutti, poi si voltò per premere il pulsante rosso che avrebbe aperto il portellone.
Uno per volta entrarono all'interno di quella "gabbia" metallica, Alex si sentì immediatamente oppresso da quelle pareti argentate.
Fu Charles a richiudere lo sportello simboleggiando l'inizio della missione.
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