CAPITOLO 10 - Charles

Charles era euforico, non riusciva a credere ai suoi occhi.
Le sfumature di quel luogo a lui sconosciuto riflettevano nelle sue iridi cerulee.
Approdare lì era stato come prendere una vera e propria boccata d'aria fresca: sarebbero sopravvissuti.
Se quel posto fosse stato abitato magari gli abitanti li avrebbero aiutati a tornare a casa e avrebbero vinto qualche medaglia di riconoscimento.
Nessuno li avrebbe più trattati come le ruote del carro.
Li avrebbero lodati, si sarebbero congratulati con loro e probabilmente avrebbero organizzato una grande festa per festeggiare il loro successo.
Ma questa ipotesi non poteva essere più distante dalla realtà.
Strane creature avevano iniziato ad avvicinarsi, stavano circondando la navicella.
Sembravano curiose...voraci.
Il corpo di Charles fu sballottolato nuovamente all'interno di ciò che restava dell'astronave.
Alex l'aveva preso bruscamente per la tuta e poi aveva chiuso prontamente il portellone d'accesso principale.
Dawn sembrava aver ripreso conoscenza nonostante il sangue continuasse ad uscire prepotentemente dalla gamba.
Pensare allo stato in cui si era ridotta gli fece salire un conato di vomito che rimandò giù prontamente.
Pregava che riuscisse a riprendersi perché dopo Reiner era l'unica che gli stava simpatica.
Avanzò verso di lei per controllare come stesse, Dawn abbozzò un sorriso lieve per mascherare il dolore che stava provando ma il luccichio che aveva negli occhi parlava da sé.
Era abituata a trattenere il dolore e Charles non poteva fare a meno di chiedersi cosa sarebbe successo se la sofferenza che si ostinava tanto a celare l'avesse completamente divorata internamente.
Era sua amica e non poteva perderla.
Le spostò dolcemente una ciocca di capelli dietro l'orecchio e le accarezzò la guancia.
Dawn chiuse gli occhi per un momento, il labbro le tremò violentemente.

«Ho paura» sussurrò senza avere il coraggio di guardarlo.

Charles le prese la mano, lei aprì gli occhi colmi di lacrime.

«Andrà tutto per il meglio.»

Lei annuì sebbene fosse evidente dal suo sguardo cupo che non la pensasse allo stesso modo.
Bastò un leggero movimento alle sue spalle per far spostare l'attenzione di Dawn sulla persona che si trovava dietro Charles.
Quest'ultimo si voltò ritrovandosi di fronte il viso macchiato di sangue nero di Reiner: lui e Alex si erano occupati di lanciare fuori dalla navicella il cadavere della bestia che li aveva attaccati.
Il comandante restò con lo sguardo fisso negli occhi di Dawn per qualche istante poi lo abbassò arrivando alla sua gamba.
Schiuse la bocca, forse per chiederle come stesse o se avesse bisogno di qualcosa, ma non uscì neppure un verso.
Strinse la mascella e se ne andò.
Dawn non si rilassò fino a quando il ragazzo non sparì completamente dalla sua visuale.
Un lieve sospiro provenne dalle labbra piene di taglietti di Charles e lei scosse la testa.

«Prima o poi troverà il coraggio di parlarti» la rassicurò, lei scrollò le spalle facendo finta che non le importasse.

«Non voglio che mi parli, tantomeno che mi guardi come prima.»

Charles sapeva che non lo pensava davvero, ma non poté fare a meno di annuire.
Lui non c'entrava nulla in quella situazione, perciò, se avessero preferito ignorarsi, non si sarebbe messo in mezzo.
Le scoccò un bacio sulla fronte e, dopo essersi rialzato, si guardò intorno per controllare come stessero gli altri.
Alex si diresse immediatamente da Dawn dopo aver visto che il ragazzo si era finalmente allontanato e si sedette accanto a lei circondandola con un braccio.
Lei si appoggiò contro il suo petto e chiuse gli occhi, sembrava stesse facendo particolarmente fatica a respirare.
Charles distolse lo sguardo e pensò che se si stesse sentendo male l'avrebbe sicuramente detto.
Il comandante teneva gli occhi chiusi e la testa poggiata sul tavolino d'acciaio, sapeva che non stava dormendo ma era meglio non disturbarlo.
L'unica persona ancora sveglia era Minako che osservava vigile la situazione al di fuori della navicella dalla finestrella.
Charles si avvicinò cautamente a lei cercando di non farsi sentire.

«Si stanno divorando il cadavere di uno di loro» mormorò la ragazza ancora prima che Charles le si posizionasse accanto «Non avranno mai pietà di noi, ci uccideranno non appena avranno la possibilità.»

Il ragazzo rimase sbalordito dal tono di voce privo di ogni emozione usato dalla dottoressa.
Probabilmente era così tanto abituata a dare brutte notizie ai suoi pazienti che gli veniva istintivo: reprimere le emozioni per mantenere la sua razionalità.
Charles si alzò in punta di piedi per guardare fuori.
Quelle strane creature dal manto nero e spesso giravano attorno al corpo senza vita della bestia che aveva ucciso Minako e a turno strappavano con i denti affilati la sua carne rosata riducendola in brandelli.
Charles barcollò all'indietro quando una delle creature si voltò verso di lui con un ghignò ed il muso sporco di sangue scuro, fu' Minako a sorreggerlo per la schiena per evitare che piombasse a terra.
Quei maledetti occhi gialli gli avevano fatto gelare il sangue, aveva sentito quello sguardo affamato penetrargli nelle vene.
Deglutì rumorosamente incapace di guardare altrove, incapace di ragionare.

«Q-quei mostri...» balbettò tremando come una foglia.

«Sono usciti dall'oscurità» replicò prontamente «Credo attacchino solo di notte, per cui appena farà giorno dovremo approfittarne per scappare e trovare un luogo più sicuro.»

«E se così non fosse? Se attaccassero anche di giorno?»

Minako scrollò le spalle.

«Stando qui dentro moriremmo comunque.»

Charles si voltò di scatto sfiorando il naso di Minako che imbarazzata per quel contatto si allontanò rapidamente.
Lei distolse lo sguardo dagli occhi cerulei di Charles e incrociò le braccia al petto.

«Non avvicinarti mai più così tanto a me!» borbottò.

Charles la guardò accigliato.

«Non l'ho mica fatto a posta, eh» replicò di rimando «Non ti bacerei manco se fossi l'ultima ragazza sulla faccia della terra...anzi, dell'universo!»

«Lo stesso vale per me, razza d'idiota.»

Minako lo spintonò con forza, lui le bloccò i polsi e la attirò a sé.
Sentiva il respiro profondo della ragazza sulle sue labbra.

«Sei così dannatamente fastidiosa che a volte vorrei prenderti a testate!» esclamò arricciando il naso per il fastidio «E poi ci sono altre volte in cui ti guardo e vorrei...»

Il cuore di Charles stava galoppando all'impazzata e non riusciva a spiegarsi il perché lei gli facesse quello strano effetto.
Non le piaceva manco un po', la trovava altamente detestabile.
Che avesse scambiato l'odio per qualcos'altro?
No.
Non era assolutamente possibile, lui non si sbagliava mai.

«Vorresti?» gli domandò posando lo sguardo sulle sue labbra.

Charles la osservò per un momento, poi lasciò la presa su di lei e scosse la testa.

«Sarà maglio riposare» bofonchiò prima di voltarsi e raggiungere il lato opposto della navicella.

Più le stava lontano meglio era.
Non aveva bisogno di distrazioni, era meglio per tutti restare focalizzati sulla missione.
Si sdraiò contro la parete e si addormentò con lo stomaco in subbuglio ed il suo volto nei pensieri.

***

Charles sentiva qualcosa pungolargli la faccia, si risvegliò di scatto quando un dolore atroce lo colpì allo stomaco.
Il fiato gli si era mozzato in gola per il male, puntò lo sguardo appannato verso il colpevole.

«Dannazione, Alex! Dovevi svegliarlo, non riempirlo di botte» esclamò Dawn reggendosi ad uno scaffale.

Alex aiutò il ragazzo ad alzarsi in piedi ricevendo da parte sua una gomitata sul fianco.
Alex gemette per il dolore e barcollò leggermente.

«Io ti uccido!» urlò fulminandolo con lo sguardo, si avvicinò a lui con passi pesanti e gli tirò un pugno sul naso facendoglielo sanguinare.

Charles si appoggiò al muro, non poteva arrabbiarsi.
Non poteva perdere il controllo.
Dawn lo bloccò puntandogli un dito sul petto.

«Datti una calmata o sarò io ad uccidere te.»

Minako si avvicinò a Charles per chiedergli come stesse ma il suo pacemaker vibrò producendo un suono assordante non appena lei gli sfiorò la spalla, si portò la mano sul cuore che stava battendo all'impazzata.
Doveva calmarsi, respirare profondamente e concentrarsi per regolarizzare il battito cardiaco.
Minako cercò di prendergli il braccio per aiutarlo a rialzarsi, ma lui la allontanò bruscamente.

«Non toccarmi!» disse con una cattiveria che non gli apparteneva, si ammutolirono tutti.

«Hai bisogno di riprendere fiato» mormorò al suo orecchio Reiner «Va tutto bene.»

Charles annuì e una volta calmato guardò gli altri uno per uno, erano tutti preoccupati.
Si scusò per la sfuriata, ma sapeva che non sarebbe mai riuscito a dimenticarsi l'espressione di sconforto apparsa sul volto di Minako.
L'aveva ferita, ma così era certo che lei gli sarebbe stata il più lontano possibile.
Charles non poteva provare emozioni troppo forti, non poteva rischiare che gli scoppiasse il cuore per la rabbia o per una gioia incontrollabile.
Quando aveva visto quella bestia aveva percepito il suo cuore fermarsi per un momento per lo spavento, pensava di essere morto invece era rimasto sotto shock.
Quella sensazione era durata poco, si era obbligato a riprendere coscienza di ciò che lo circondava.
Ma il tocco di Mina l'aveva colto alla sprovvista.
Con la vista ancora leggermente appannata si appoggiò al tavolo e si mise a chiudere e aprire le mani per cercare di riprendere sensibilità.
Minako si avvicinò a lui con cautela, Charles l'aveva già inquadrata nella sua traiettoria ma ebbe la certezza che si stava avvicinando a lui solo quando un odore di rose gli arrivò pungente al naso.
Charles era sicuro di puzzare incredibilmente, ma lo stesso non valeva per lei.
Mina aveva conservato ancora perfettamente il suo profumo dolciastro.
La ragazza gli prese le mani e lui fu costretto a trattenere il fiato per evitare che i sentimenti che stava provando in quel momento prendessero il sopravvento un'altra volta.

«Tra poco dovresti riuscire a muoverle senza problemi, si stanno già riscaldando» mormorò massaggiandogli i palmi rosati.

Charles si limitò ad annuire.
Mina gli fece levare la maglia e con le punte delle dita fredde gli sfiorò il petto per assicurarsi che il pacemaker fosse messo bene.
Lo guardò negli occhi chiari e Charles si sentì sprofondare, distolse lo sguardo e la ringraziò.
Voleva scappare il più lontano possibile dal ricordo delle sue mani su di lui, così si rivestì e si allontanò rapidamente dirigendosi verso il gruppo.
Era deciso: nel giro di qualche secondo sarebbero usciti dalla navicella per trovare un luogo più sicuro e cercare aiuto.
Speravano tutti che quel pianeta fosse abitato da esseri dotati di intelletto umanoide e che sarebbero stati in grado di rispedirli sulla Terra.
Il comandante sembrava particolarmente agitato, ma Charles non riusciva a capire se lo fosse perché non sapeva cosa aspettarsi o se lo fosse perché temeva che Dawn non ce l'avrebbe fatta.
In ogni caso il suo sguardo gelido era agghiacciante.
Reiner aprì il portellone mentre io ed Alex sorreggevamo Dawn per aiutarla a camminare.
Si guardarono intorno prima di uscire: avevano il via libera.
Con passi svelti, ma insicuri si incamminarono.

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