8

Qualche ora prima, durante la cena, il clima sembrava essersi disteso. Zehekelion notò con piacere che le discussioni al tavolo della mensa si susseguivano come se gli urli alla tenda non fossero mai avvenuti.

Ger, alla fine, aveva ceduto e aveva chiesto perdono per il modo in cui aveva trattato la nipote, e questa si era scusata a denti stretti per la propria irriverenza. E, come se tutto fosse tornato alla normalità, il compito di andare a radunare i capi mutanti era stato affidato a Zeke e Xenya che, se avessero terminato il loro compito prima dei tempi previsti, si sarebbero potuti concedere una fermata allo smeraldo di Minneapolis per cercare di individuare un suo eventuale utilizzo.

Zeke era soddisfatto del compromesso raggiunto, eppure non riusciva ancora a placare la propria preoccupazione. L'appetito gli mancava, e Zenith fu più che contenta di mangiare quasi un'intera altra porzione.

Conclusa la cena, gli amici percorsero a ritroso la strada verso le loro tende, e quando fu giunto il momento di salutarsi, Zeke si protese per baciare Xenya. Lei lo lasciò fare, ma la strana pacatezza della sua risposta intimorì Zehekelion.

«Tutto okay?» le chiese, aggrottando le sopracciglia.

«Sì, sono solo stanca.» La ragazza sorrise in modo forzato e sparì veloce nella sua tenda.

Zeke si morse le labbra, rattristato. Fece poi per salutare gli altri, ma prima che potesse aprire bocca Undrel lo tirò per un braccio, allontanandolo.

«Tienila d'occhio, per favore» gli chiese lo scienziato dopo aver controllato che né Yekson né Zenith potessero udirli.

«Certo, ma...»

«Buonanotte» tagliò corto Undrel, ritirandosi insieme agli altri due.

Così Zehekelion si ritrovò solo, immerso nella notte, e dannatamente preoccupato.

Una volta coricatosi, il ragazzo riprese a pensare alla strana giornata che aveva vissuto. Tutto un tratto, però, ritrovò la sua mente a vagare su come fossero le stelle quella notte, e su come fosse il lago dove un tempo che sembrava lontanissimo aveva trascorso la notte con Xenya.

Che lei lo incolpasse per quanto accaduto con Eclipse? Non l'avrebbe biasimata. Eppure... No, negli occhi della ragazza vedeva altro. Non era risentimento, era turbamento per qualcosa.

Che fosse successo qualcosa ai Palazzi di cui non voleva far parola a lui? Che invece ne avesse parlato con Undrel durante la loro assenza, e per quello poco prima c'era stato quell'avvertimento?

Zeke sbuffò, malinconico. Qualcosa stava preoccupando la ragazza che amava, e lui era impotente di fronte a tutto ciò.

Non ancora intenzionato ad addormentarsi, Zehekelion cercò di pensare a cosa sapeva Undrel che lui invece non poteva conoscere.

Ma prima che potesse trovare una risposta, un urlo squarciò il velo placido della notte.

Avrebbe riconosciuto quella voce ovunque.

Doveva andare.

Zeke si fiondò fuori dalla propria tenda, correndo scalzo verso quella di Xenya, terrorizzato all'idea che Eclipse l'avesse presa ancora una volta.

La distanza tra i loro letti, seppur di pochi passi, sembrava incolmabile mentre i ripensamenti e i sensi di colpa angosciavano Zeke.

Raggiunta la meta, trafelato, entrò.

All'interno, trovò Xenya seduta e madida di sudore. La luce della lanterna ancora accesa creava inquietanti giochi di luce sugli occhi verdi di lei.

Zeke si avventò su di lei, abbracciandola, e lasciandola tremare tra le sue braccia.

Quando lei sembrò calmarsi, Zeke allentò la presa e i due si guardarono negli occhi. Un brivido alla base della schiena colse entrambi impreparati.

Xenya abbassò lo sguardo, osservandosi i palmi delle mani come se sperasse di trovarvi qualcosa, una risposta.

Zehekelion le prese le mani, baciandole un paio di volte. Avendo imparato dai suoi errori, non le chiese cosa aveva sognato.

Fu lei, da sola e con lo sguardo spaventato, a iniziare a parlare.

«Lo smeraldo mi ha parlato, Zek.» Le sue mani ripresero a tremare. «È come se qualcosa di esso fosse rimasto dentro di me. E io ho paura.»

Zehekelion deglutì a vuoto, convincendosi a porre la scomoda domanda.

«Cos'hai sognato?» sussurrò.

Xenya titubò, come se fosse sul punto di lasciarsi andare, ma le uniche parole che uscirono dalle sue labbra furono «Non lo so

tanti auguri di buon 2021 a tutti voi!
spero che il 2020 vi abbia insegnato qualcosa di importante e vi auguro di poter portare queste lezioni nel nuovo anno.
spero che il 2021 possa darvi tutto ciò che il 2020 vi ha tolto, e magari anche di più.
un grosso abbraccio,
—sara.♥

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top