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«Piano, piano» raccomandò a Yekson.

«Io vado anche piano, ma qui non succede nulla» brontolò lui.

«Lascia fare a me.» Undrel prese in mano scalpello e martello e iniziò a picchiettare sulla roccia.

«Piano» insistette Zenith.

Undrel non rispose ma, con calma esasperante, riuscì a far saltare una grossa scheggia della parete.

«Perbacco» presa alla sprovvista, Zenith fece un salto sul posto.

Tutti e tre si girarono di scatto verso lo smeraldo: sembrava che la loro azione non avesse sortito alcun effetto.

Zenith tirò un rumoroso sospiro di sollievo. Non riusciva a credere che ce l'avessero fatta davvero.

«Bene, abbiamo scalfito la lega radioattiva» commentò Yekson. «Quale sarà il prossimo passo?»

La ragazza si chinò e prese tra le mani guantate il frammento.

«Dovremmo cercare di fonderla» disse, ruotando tra le dita la scheggia. Era fredda al tocco. «Prevalentemente è formata da uranio, quindi ci vorranno circa duemila gradi celsius per farlo.»

«Porca miseria» si lasciò sfuggire Undrel.

«Per fortuna abbiamo portato le armi pesanti!» Yekson estrasse da una valigetta la torcia al plasma e Zenith riusciva a intravedere il suo sorriso soddisfatto da dietro la maschera della tuta anti radiazione.

Mentre i due assistenti lavoravano per scaldare a sufficienza la lega, Zenith estrasse il dosimetro e prese a misurare le radiazioni. Era tutto nella norma, il ché le fece ben sperare che il loro tentativo sarebbe andato a buon fine.

«Quando sarà caldo a sufficienza, da che strumento dovremmo partire?» chiese Yekson, quasi urlando per sovrastare il rumore della torcia.

«Iniziamo dalle pinze» rispose Zenith mentre riponeva il dosimetro. «Dovrebbero essere lo stampo sulla destra.»

Si avvicinò poi ai due compagni e osservò la lega fondersi in una poltiglia dai riflessi argentei.

«Bene, può bastare» ordinò. Undrel spense la torcia e Yekson si affrettò a recuperare lo stampo pù grosso di tutti.

Zenith versò all'interno dell'unico foro il liquido denso e si fermò prima che strabordasse. Lanciò poi un'occhiata al dosimetro: ancora tutto normale.

Yekson espirò rumoroso. «Ce l'abbiamo fatta?» domandò.

«Dobbiamo aspettare che si raffreddi e poi proveremo a toccare lo smeraldo con le pinze nella speranza di non saltare in aria» spiegò Zenith. Si sedette poggiando la schiena sulla parete rugosa.

«Sarebbe un vero peccato se succedesse.» Undrel accennò a una risata sarcastica e poi imitò l'amica.

Li raggiunse anche Yekson dopo aver recuperato il dosimetro.

«Perché secondo voi non c'è alcuna perturbazione?» chiese, osservando come la situazione fosse stabile.

«Di fatto non abbiamo modificato il quantitativo di radiazioni qui, quindi lo smeraldo non deve controbilanciare alcunché» ipotizzò Undrel.

«Quindi perché indossiamo ancora le tute?»

«Precauzione, Yek» gli disse Zenith, allungando le gambe. «E, sempre per lo stesso principio, vi avviso che sarò io a testare le pinze sullo smeraldo.»

«E noi?» Undrel non era contento.

«Voi ve ne starete a distanza di sicurezza così se almeno esplode qualcuno, esplodo io.»

«Non esiste» protestò Yekson. «Siamo venuti qui insieme per fare il lavoro insieme

«Esatto.» Undrel gli diede man forte. «Poi avrai bisogno di qualcuno che misura le radiazioni. Resterò io con te.»

«E anche io, anche solo a fare supporto morale» aggiunse Yekson.

«No» tuonò Undrel. «Tu starai fuori al sicuro.»

A Zenith scappò una risatina.

«Perché dovrei fare il codardo mentre voi correte rischi per tutti?»

«Non voglio che ti succeda nulla» spiegò Undrel. «Non potrei perdonarmelo.»

«E io non voglio che succeda nulla a te, ma non significa che ti lascerei in disparte quando non è quello che desideri.»

I toni si stavano scaldando.

«Basta, voi due» li interruppe Zenith. «Credo sia ora di ammettere che siamo tutti e tre terrorizzati dall'ignoto che ci aspetta. Nonostante ciò, abbiamo un lavoro da fare. Sappiate che io potrei anche arrangiarmi, ma se volete restare non ve lo impedirò.»

«Grazie» risposero all'unisono i due ragazzi.

«Vi voglio bene e tengo alla vostra incolumità» continuò. «Ma sarebbe ipocrita non permettervi di rischiare tutto per il bene comune, quando io per prima voglio farlo.»

«E allora se esplodiamo, esplodiamo insieme.»

I tre si abbracciarono avvolti dal fruscio plastico delle tute. Stettero in quella posizione per diverso tempo, consapevoli che una volta che si fossero staccati sarebbe iniziata la fine.

Zenith deglutì, desiderosa di imprimere quel momento nella sua mente. Se fosse morta, l'avrebbe fatto al fianco di due delle persone più coraggiose, impetuose e appassionate che avesse mai conosciuto.

Pensò a quanto fosse contenta che tra Yekson e Undrel fosse nato un sentimento così dolce. Undrel lo conosceva da una vita, Yekson meno, ma era certa che fossero compatibili in un modo unico.

«Ve lo meritate» disse Zenith, trattenendo le lacrime. «Il vostro amore... Non conosco nessuno che lo meriti più di voi due.» E li strinse ancora di più a sé.

«Anche tu troverai il tuo» sussurrò Yekson.

«Non c'è bisogno di cercare, l'ho già trovato.» Li lasciò andare. «E adesso è ora di darsi da fare.»

Ruppero con un certo fracasso lo stampo, rivelando un paio di lunghe pinze dalla fattezza grezza. Non avevano bisogno di eleganti rifiniture, solo di uno strumento che funzionasse.

Si assicurarono di aver ripulito completamente le pinze dai resti gessosi, inserirono un perno nell'intersezione tra i due bracci, e si prepararono alle danze.

«Tutti pronti?» domandò Zenith.

Undrel annuì, mostrando il dosimetro che stringeva in mano. Yekson era dietro di lui, lo sguardo determinato.

«Allora io vado.»

L'elfa camminò lenta verso la sfera luminescente, convinta del suo ragionamento mentre apriva le pinze.

I due assistenti la guardavano ansiosi da poco distante.

«Tutto normale» disse Undrel non appena Zenith fu in prossimità dello smeraldo.

Avvicinò le punte. Iniziava a percepire un certo calore.

«Procedi.»

I bagliori verdastri sulle pareti erano ipnotici.

Accostò le estremità della pinza allo smeraldo. Era già entrata nell'aura verde che lo circondava.

Era caldo.

«Nessun problema.»

In quell'istante desiderò di essere ovunque, fuorché lì.

Strinse le punte e lo toccò.

Sentì come un'ondata di energia travolgerla, ma il calore che percepiva non era cambiato.

«Piccola fluttuazione, ma tutto okay.»

Zenith non riusciva a crederci. Strinse un po' di più, guardando lo smeraldo aumentare l'intensità della radiazione luminosa che emetteva.

«Se hai fatto qualcosa, ancora tutto okay.»

Zenith poi fece un passo indietro stringendo lo smeraldo nelle pinze.

La sfera la seguì, fluttuante e lucente. I barlumi verdi sul soffitto si spostarono con lei.

Yekson urlò di gioia. «Ce l'abbiamo fatta!»

Zenith sospinse la sfera in un'altra direzione.

«Tutto bene!»

E poi rilasciò la presa, sedendosi a terra sfinita.

«Siamo dei geni» commentò lei, percependo il sudore scenderle il goccie calde lungo il collo.

Undrel e Yekson accorsero da lei, circondandola.

«Stai bene?» le chiesero.

«Sì.» Annuì a rinforzo della sua affermazione. «Sono solo stanca. Non so se per l'adrenalina o per l'energia dello smeraldo... Abbiate pazienza.»

«Tieni.» Yekson le passò una busta di fluidificante.

«Grazie.» Bevve avida, sentendosi subito meglio a ogni sorso che le scendeva in gola.

«Le radiazioni hanno avuto una piccola fluttuazione al momento del contatto, ma si sono subito ristabilizzate» spiegò Undrel mentre si sedeva accanto a Zenith.

«Fantastico» commentò lei, più in forze. «Adesso dobbiamo solo diventare armaioli.»

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