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Sbattere le palpebre era un gesto estraneo. Xenya dovette costringersi a farlo, come se non fosse una funzione corporea che le competeva.
Per un istante indugiò sull'ipotesi di essere morta, ma la scartò non appena si rese conto di essere in un luogo ben peggiore dell'inferno che si sarebbe meritata.
Il pungente odore di disinfettante le inondò il cervello, disorientandola quasi più dell'accecante bianco dell'ambiente.
E, per quanto fosse incredibile, eccola finita nello stesso luogo dove era cominciato tutto.
«Benvenuta ai Palazzi.»
Il braccio sinistro le doleva, come un pizzicotto. Eppure Xenya non riusciva a concentrarsi sulla ferita che con ogni probabilità riportava, perché provava un male ancora più grande nel guardare ciò che le stava davanti.
David era di fronte a lei, con il viso vicinissimo al suo, piegato sulle gambe robotiche per essere alla stessa altezza della ragazza. Il volto di Eclipse era ancora pallido e smunto come quando, molto tempo addietro, gli era stato diagnosticato l'albinismo - solo che ora anche l'occhio destro era del tutto incolore.
L'intera scena era resa ancora più cupa dalle enormi ali in fibra di carbonio del giovane che avvolgevano i due, gravando su di loro come il destino incombente.
Xenya cominciò con calma a prendere coscienza del suo corpo.
Era seduta, legata a una fredda e scomoda sedia che non faceva altro che premerle le ali addosso alla schiena. La testa le girava, ed essere costretta a guardare il fantasma di colui che un tempo era stato suo amico peggiorava solo la forte nausea che provava.
David alzò le braccia fino a far entrare nel campo visivo di Xenya le sue mani meccaniche. Tra le dita artificiali stringeva una lunga siringa vuota.
«Come ti senti?» le domandò, inclinando appena il capo. «È la prima volta che proviamo a somministrare l'antidoto alle onde stordenti e sono sinceramente interessato a capirne gli eventuali effetti indesiderati.»
«Anche se io stessi morendo, tu saresti l'ultimo a saperlo» rispose Xenya, sputando un veleno a cui ormai Eclipse era immune.
«Al contrario.» Le sorrise. «Se tu fossi morta, io ne sarei informato all'istante. Ma non voglio che tra noi finisca così.»
«Vorrai uccidermi tu stesso, immagino.» I polsi della ragazza fremevano stretti dalle catene.
«Oh, non potrei mai: rischierei solo di rendere più potenti te e la tua banda di matti. Non sono stupido, Xenya.»
David si alzò in piedi, rivelando ciò che prima il suo corpo celava alla vista della ragazza.
Guardie. Armate.
Tante.
Eclipse lesse subito lo stupore della giovane e decise di fornire spiegazioni.
«Non ti spaventare, si tratta di una semplice misura preventiva.»
«E le cuffie che indossano?»
«Li isolano da qualsiasi rumore che non provenga dal canale che uso per dar loro gli ordini. Hai stregato fin troppi individui con i tuoi irrealizzabili ideali di pace e uguaglianza, bellezza. Non vorrei mai che tentassi di sedurre i miei soldati del Progetto E.» David le sfiorò lo zigomo con il pollice. «E poi danno la privacy che ci meritiamo...»
Il freddo indice di Eclipse scese lungo la guancia e poi lungo il collo di Xenya, indugiando per un istante sul bordo della sua maglia. Poi venne ritratto.
«Hai così paura di qualcuno?» gli chiese Xenya, stringendo i denti, irata nella sua impotenza. «Allora non sei poi il forte monarca che hanno dipinto.»
Attraverso l'unico occhio celeste rimasto, Xenya intravide un singulto di David in Eclipse.
«Sei bellissima, Xenya» cominciò lui, senza lasciare che la voce lo tradisse. «E quel tuo essere peperina ti rende un qualcosa ancora più ambito.»
Questa volta Eclipse piegò il busto per porsi faccia a faccia con Xenya.
«Perché sei così... così restia nel governare con me? Non è il potere ciò che vuoi anche tu?»
Xenya percepì qualcosa dentro di sé risvegliarsi. Lo stesso bagliore scarlatto che aveva sentito quando aveva toccato lo smeraldo dell'eclissi nella grotta.
«No, non è ciò che voglio» si sforzò invece a rispondere. «Io voglio solo sfruttare i miei privilegi di persona sana per migliorare la condizione dei mutanti che tuo nonno ha reso invivibile.»
«Non ha senso mentire a me, Xenya. Sai bene che siamo metà della stessa cosa.»
Di nuovo, il pulsare del suo cuore accelerò e la sua temperatura aumentò. David lo percepì e sussultò.
«Il potere che voglio, non ho intenzione di ottenerlo nella maniera che intendi tu. Io non ho intenzione di radere al suolo più della metà della poca popolazione rimasta al mondo per aumentare il mio potere.»
Tutto il pensiero di Xenya le fluì dalle labbra senza nemmeno essere elaborato dal cervello.
«Non ti chiederò come hai intenzione di ottenere questo tuo potere, allora. Perché temo possa essere una verità troppo dura per te.» Eclipse sospirò. «Però voglio solo farti notare che io, al momento, sono una minaccia troppo grande perché tu possa raggiungere il tuo scopo... Non puoi negarlo.» Si morse il labbro inferiore, andando a pizzicare appena quello caldo di Xenya. «Sposami, Xenya. Allora potremo raggiungere al compromesso che desideri.»
Un'altra vampata la pervase. Xenya vedeva rosso.
«Mai» sibilò.
David ritrasse la mano, ghignando appena.
«Ah, si tratta dell'elfo. Mi chiedo se è ancora vivo dopo il trattamento che gli abbiamo riservato...»
Xenya strinse i pugni, desiderosa come non mai di piazzarne almeno uno in faccia al mostro che le stava davanti.
«Possibile che scegli sempre chiunque fuorché me?» Eclipse si piegò ancora di più, andando a porsi addosso al viso di Xenya e, prendendole il viso in modo che non potesse divincolarsi, le leccò una guancia, lento.
«Sei stato deviato...» Con una voce implorante, Xenya cercò di convincersi che quello non potesse essere il ragazzo con cui aveva condiviso gran parte del Progetto X. Ci provò... Ma dentro di sé sapeva fin troppo bene che ora, lui, era solo il male da estirpare.
«Oh, no!» esclamò il giovane, ridendo e stringendo la presa metallica sulle guance di Xenya. «È colpa tua, ragazzina. Non trovi forse bizzarro che mio nonno sia morto, solo, la notte stessa in cui tu fuggi e lasci niente di meno che le tue iniziali scritte col sangue? Mi hanno costretto a diventare l'uomo forte di cui Clock ha bisogno... Mi hanno costretto a diventare un mezzo automa per dimostrare che non c'è limite alla forza dei sani. E mio nonno mi aveva avvisato: se lui fosse morto, io avrei dovuto diventare il fantoccio di un intero Regno affinché il bene superiore vincesse.»
«C'era un'altra via per te, David. Avresti potuto rifiutare.»
«Ma certo, e sarei potuto tornare nel Cinquantatré facendo finta di nulla!» Rise in maniera isterica, lanciando via dalla sua presa il visto di Xenya. «Avrei dovuto abbandonare la mia vera famiglia, il mio destino per tornare a una coppia che mi ha mentito tutta la vita? Tu più di tutti dovresti capirmi, mi deludi.»
«È vero, nessuno può ignorare il proprio destino» affermò la ragazza con le lacrime agli occhi.
«Io ti amo» le sussurrò poi David, implorante con quei suoi occhi bicolori che la guardavano dall'altro lato di un velo invalicabile. «Solo tu puoi salvarmi da tutto questo.»
Un flash.
«Tu lo sai. Il tuo vero scopo.»
Una voce le rimbombò in testa, la propria voce, ed ecco che un'altra vampata la colse impreparata.
«Non è amore, lo sai. Tu necessiti di me solo per consolidare il tuo potere.»
David si rizzò in piedi, all'improvviso tutta la compassione era sparita dal suo cuore.
«Un tempo si è trattato di amore. Potrebbe ritornare a esserlo» disse, freddo.
«Non ho intenzione di continuare a parlare» affermò Xenya, ancor più gelida, guardando da sopra la sua spalla uno stralcio di parete bianca.
«Bene, divertiti allora...» Eclipse inclinò la testa, davvero affascinato da colei che si era affermata ancora una volta la sua nemica principale. «Perché io sarò la tua unica compagnia.»
«Mi troveranno, lo sai.»
«Ma certo. Pensi che i tuoi amici verrebbero nella tana del lupo per salvarti? Oh, sì; ingenui. Sei troppo importante per loro... Ed è per questo che ti ho reclusa nel luogo più ovvio. Io voglio che vengano.»
«Che cosa?» Xenya era confusa. Non aveva forse intenzione di iniziare la guerra ai Palazzi...
«Per scambiarti con Zabu. Oh, no, non l'abbiamo recuperato» spiegò, alzando appena le spalle. «Sì, devi sapere che è stata tutta un po' una messinscena per dimostrare che io ottengo sempre ciò che voglio, e che sono in grado di rubare il bene più prezioso della vostra ribellione anche nel vostro stesso territorio.»
«Io non...»
«Zabu non sa niente!» esclamò Eclipse, ridendo. «Ho fatto sì che vi convinceste del contrario per scoprire il vostro campo base. Volevo solo venirti a prendere e fare una chiacchierata con te.»
«Cosa vuoi ottenere?»
«O che tu mi sposi, o che il mondo sappia quando poco seria sia la vostra rivolta.»
«E se il mondo invece ci desse ulteriori aiuti per ucciderti?»
«Allora ci rivedremo sul campo di battaglia.» Piegò lento gli angoli della bocca in un lugubre sorriso. «Buonanotte, Xenya.»
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