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Il rientro a Roots fu completamente diverso da come Xenya se lo immaginava: pensava sarebbe stata gioiosa, accolta da elfi esultanti perché finalmente avevano un vero esercito con cui sfidare Eclipse.
Invece il cammino era stato riempito da Zehekelion che l'aggiornava su quanto detto all'incontro con i capi dei mutanti a cui lei non aveva partecipato.
Era tanto contenta che lui avesse preso le redini della cosa: lei aveva potuto evitare di vedere in volto le persone che aveva deluso, lui si sentiva più realizzato che mai. Eppure la forte stanchezza che provava non le permetteva di esprimere al meglio la sua gratitudine e felicità.
Più si allontanavano in linea d'aria da Minneapolis, più si sentiva pesante. E sapeva benissimo il perché: la distanza dallo smeraldo la sfiancava, quasi quello fosse l'unica fonte di energia su cui poteva fare affidamento.
«Zek» chiamò il compagno, con l'ultimo filo d'aria che aveva nei polmoni. «Mi serve una pausa.»
Cadde seduta, sgraziata mentre già si sfilava gli spallacci dello zaino.
«Ti senti male?» Le si accovacciò accanto, guardandola con aria preoccupata.
«Solo stanca» ansimò lei. Faticava a tenere gli occhi aperti.
«Ehi.» Zeke la scosse vigoroso, ma lei a malapena percepiva il movimento. «Non dormire adesso Xe, manca poco.»
«Io...» Non riusciva a formulare un pensiero coerente. «Lo smeraldo» disse solo.
«Cosa?»
Xenya chiuse gli occhi e scivolò, accasciandosi a terra tra le foglie cadute.
«Xe?» la chiamò distante la voce Zeke. «Resta con me.»
«Xenya?» Era Ivy a chiamarla.
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Lentamente, aprì gli occhi, trovando due iridi violacee che la fissavano.
«Zenith» sussurrò Xenya. Avrebbe voluto sorridere, ma l'unica cosa a cui riusciva pensare era la gola arsa e le labbra secche.
«Ben svegliata, fiorellino.» Il sorriso della giovane era allegro. «Sapevo che avresti ripreso conoscenza non appena Zeke se ne fosse andato, quindi ho fatto bene a cacciarlo quasi subito.» Le fece l'occhiolino. «Come ti senti?»
«Calda» sospirò Xenya. «Ho sete» disse poi.
«Immaginavo: effetto collaterale dei medicinali» fece spallucce. «Hai una febbre da cavallo, ragazza.»
«Davvero inaspettato» rispose sarcasticamente Xenya, chiudendo gli occhi.
«Niente pisolino» la rimproverò Zenith.
«Ho sonno.»
«E a me non frega niente. Guardati intorno finché vado a prenderti da bere.» E l'elfa si voltò per uscire.
«Zen» la chiamò. «Aspetta a dire che sono sveglia... Vorrei parlare con te.»
La ragazza annuì risoluta e la lasciò sola nella branda.
L'infermeria di Roots era la classica infermeria da campo - nulla a che vedere con quella che avevano a Fronds, comunque più scarna di quella di Palazzo della Salute. Una struttura posticcia che non era ancora stata rinforzata visto lo scarso utilizzo che, per fortuna, aveva.
Devo ricordarmi di mettere pressione affinché venga migliorata pensò. Presto ne avremo molto bisogno.
Il lettino su cui stava scricchiolava sotto ogni suo respiro. Sembrava quasi si lamentasse di dover sopportare il suo peso.
«Nemmeno io ho tanta voglia di stare qui» si lamentò sottovoce con il giaciglio.
Poco dopo Zenith rientrò con una grossa tazza. A Xenya venne l'acquolina in bocca alla sola idea del liquido cristallino che avrebbe potuto placare la secchezza che aveva in gola.
Si mise seduta e allungò le mani per ricevere la tazza.
«Vacci piano, cowgirl» intimò Zenith, reticente nell'allungarle l'acqua. «Vedi di fare sorsi piccoli.»
Xenya annuì e quindi poté ricevere la tanto desiderata bevanda. Fece del suo meglio per limitare le dimensioni di ogni sorso.
«Di cosa volevi parlarmi?» Zenith si sedette ai piedi della branda.
«Di cos'è accaduto dai mutanti» sussurrò, iniziando a provare vergogna al solo rievocare il ricordo.
«Sono tutta orecchi.»
«Ho ucciso una persona» ammise. «Ho lasciato che Ivy sparasse all'ex Capo stregone.»
«Ivy?»
«Il nome che abbiamo dato alla mia seconda personalità.»
«Ah.» Zenith guardò in alto alle travi sgangherate che costituivano il soffitto. Xenya notò con piacere che non sembrava provare disgusto nei suoi confronti. «Perché l'hai fatto?» Nel suo tono di voce non c'era accusa, solo pura curiosità.
«Io...» Xenya era destabilizzata. «Mi sono sentita minacciata. O meglio» si corresse «sentivo minacciata la mia missione, il mio ruolo.»
«Perché te ne vergogni tanto?» le chiese. «C'è gente che uccide per molto meno.»
«Perché non avrei dovuto» rispose in modo meccanico. Zenith sorrise.
«Quante volte, per nome dell'Ordine di Clock, hai ucciso?»
«Ho perso il conto.»
«E vuoi dirmi che, ogni singola volta che l'hai fatto, c'erano motivazioni nobili e valide? Più nobili che il desiderio di impedire una guerra ingiusta?»
Xenya si morse le labbra.
«Io ho avuto la fortuna di essere la prima persona che hai salvato decidendo di non eseguire ordini ingiusti, ma sappiamo entrambe che non sarebbe dovuta andare così.»
«Avrei potuto cercare un'altra via... Minacciarla solo affinché cambiasse fazione.»
«E secondo te, che sei stata e tuttora sei soldato, ci saremmo potuti fidare di una tale falla in cima ai nostri ranghi?»
Xenya non sapeva cosa dire. Forse... forse Ivy aveva fatto la cosa giusta?
«Avresti anche potuto esporre il caso a tutti gli altri mutanti, sì, ma come pensi sarebbe finita? Lei sarebbe ugualmente morta e avresti solo creato ulteriori dubbi nei confronti dell'intera comunità degli stregoni.»
Xenya bevve un altro sorso d'acqua, incapace di sostenere lo sguardo di Zenith.
«Se ti senti un mostro per aver fatto il lavoro sporco?» le chiese Zenith, sorridendo amara. «L'hai fatto per fin troppi anni per un essere ancora più spregevole per poterti sentire la reputazione macchiata da un gesto che salverà milioni.»
Xenya annuì. Qualcuno la capiva: allora non era proprio una pazza.
«So che il giudizio di Zeke ti turba.» Zenith aveva colto nel segno. «Ma capirà che non si può vincere giocando solo pulito a una partita truccata: probabilmente, togliendo il capo stregone dall'equazione, hai evitato che tu o Zeke faceste la sua fine.»
«A proposito di Zeke» iniziò Xenya, deglutendo un altro sorso d'acqua. «Gli ho promesso che starò distante dallo smeraldo, ma non credo di potere.» E con le mani si indicò tutto il corpo, accennando alle sue condizioni.
«Un vero peccato...» sospirò Zenith, allungando le lunghe gambe e incrociandole a livello delle caviglie, quella meccanica sotto. «Proprio adesso che stavamo escogitando un piano per renderlo un'arma più maneggiabile.»
Xenya si sentì gli occhi luccicare: lo smeraldo, avrebbe potuto stargli ancora vicino, avrebbe potuto sentire di nuovo quel calore, avrebbe potuto quietare quella bramosia che provava da quando era tornata a Roots.
«Purtroppo dobbiamo essere realisti» affermò Zenith in tono serio, terribile da ascoltare mentre usciva dalle sue labbra. «Questa guerra è un affare grosso, molto più grosso di me, te e Zeke messi insieme. Avrebbe senso lasciare che la sua preoccupazione ci impedisse di vincere?»
Xenya scosse la testa.
«Non puoi stare distante dallo smeraldo. Ti fa male? Sì. È comunque il tuo scopo? Sì. E Zeke dovrà farsene una ragione.»
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ciao a tutt*, è sara che vi parla! nel caso ve lo foste perso, nella mia bacheca ho pubblicato un messaggio in cui vi informo che ho intenzione di pubblicare un capitolo di Z ogni domenica e, quando avrò completato totalmente la stesura del libro, inizierò a pubblicare un capitolo ogni giorno. vi avviso: sono a buon punto e sono molto contenta di come la storia di Xenya&co. si sta svolgendo nei prossimi capitoli... tenetevi forte, Z sarà la fine un po' esplosiva della trilogia che spero vi abbia accompagnat* in tanti momenti e, perché no, anche aiutat* a superare giorni non del tutto luminosi.
grazie per la pazienza che avete sempre avuto e che continuate ad avere con me. spero tanto che Z (e nello specifico, questi futuri capitoli) non vi deluderanno e anzi vi tengano desiderosi di scoprire come finirà la storia. un grosso abbraccio, vi voglio bene <3
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