3.

Scusate per eventuali errori di grammatica e/o ortografia

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«Fossi in te, Ichihoshi-kun, smetterei di parlare in quel modo alla nostra nuova dea.»
«COME SCUSA?!» Strilliamo in contemporanea io e il gatto blu.

Guardo con gli occhi spalancati Nosaka, ha detto veramente quello che ho sentito?
«Per cortesia, puoi ripetere?» Chiedo ancora incredula asciugandomi le labbra dal thè precedentemente sputato.
Il ragazzo dai capelli magenta sorride, e io mi chiedo come faccia a farlo visto che è la settima volta che gli chiedo di ripetere e anche la settima volta che sputo la bevanda fredda addosso all'antipatico.

Bisogna precisare che le prime quattro volte l'ho fatto per incredulità, le tre successive erano solo per dargli fastidio. All'ultima ci stavamo per menare, ma è intervenuto l'energumeno a separarci.
«Voi state mettendo a dura prova la pazienza di Nosaka-san.» Commenta quest'ultimo guardandoci male.

Mi soffermo sul soggetto in questione: sembra la tranquillità fatta a persona... qui qualcuno mente. Io dico che è il palestrato.

Il ragazzo posa la tazza sul tavolo e congiunge le mani dentro le maniche.
«Tua zia Ayumi è la vera dea protettrice di questa foresta, ha ceduto a me, provvisoriamente, il posto. Il mio compito era quello di assicurarmi di tenere al sicuro il tempio e tutto il resto del territorio fino all'arrivo di qualcuno col simbolo divino. »

«Simbolo divino?» Ripeto le ultime parole abbastanza perplessa.
«Quello che hai in fronte.» Mi spiega.
Istintivamente prendo il telefono e mi guardo dalla fotocamera interna. Avevo uno scarabocchio in fronte e nessuno me lo ha detto? Che maleducati.

Controllo da più angolazioni ma non vedo nulla.
«Ma non c'è niente.» Sentenzio infine.
«Io vedo solo brufoli e un vano tentativo di coprirli.» Commenta il gatto che si era avvicinato più per studiare il cellulare che vedere se effettivamente avessi questo fantomatico simbolo. Lo fulmino con lo sguardo.

Nosaka si sporge leggermente verso di me e sfiora la mia fronte con la mano destra, subito un kanji color oro compare, sprigionando una luce tutta sua. Spalanco gli occhi, idem per lo yokai al mio fianco.
«Oh cavolo... -Parla quest'ultimo- abbiamo finalmente trovato il pulsante per spegnerti!» Esclama.

Mi limito a stringere le labbra, soprattutto perchè non voglio ammettere che questa faceva ridere.

«Il simbolo lo si eredita solo se la dea precedente decide di passarlo.» Continua a spiegare Nosaka.
«Ma quando... -Mi blocco nel momento stesso in cui il ricordo del bacio che mi ha dato la zia per salutarmi appena io e la mamma siamo arrivate, si fa vivido- Oh no...»

Seguono attimi di silenzio dove il blu sorseggia il suo thè facendo un rumore fastidioso, ma sono sicura che lo stia facendo apposta.

Inghiottisco a vuoto la saliva. «E quindi che dovrei fare ora?» Chiedo totalmente spaesata, manco all'interrogazione di matematica mentre guardo la prof non sapendo neanche l'argomento.

«Ti suggerirei di parlare con Tanaka-sama, alla fine è stata lei a sceglierti.» Mi propone Nosaka.
«Giusto! -Scatto in piedi- Grazie per... ehm...» Onestamente non ho la più pallida idea per che cosa dovrei ringraziare. Del non avermi divorato l'anima? Di avermi procurato un mezzo trauma?

«Tranquilla, ho solo fatto il mio dovere, come giusto che sia. Appena avrai le tue risposte torna qui e sarò felice di riaffrontare il discorso.» Mi sorride dolcemente il magenta.
Ah, devo ritornare? Dopo questa esperienza ho solo voglia di barricarmi in casa per i prossimi mesi e smettere di bere latte corretto al rum alla sera.

Mi limito ad annuire e incamminarmi verso le scale, però mi fermo di colpo: non ho la minima idea di come uscire da questa foresta, in più ai piedi di questa montagna c'è un villaggio pieno zeppo di yōkai, chi mi assicura che sono pacifici?

«Muoviti umana, ti riporto indietro.» Il Bakanemo mi urta la spalla e continua a camminare, ha un'aria scazzata.
Faccio un passo indietro. «Ah no! Chi mi dice che non proverai a mangiarmi?!»
«Non ho intenzione di mangiarti... almeno per ora. Voglio solo venire a capo di questa storia.»

Lo guardo confusa. «Perchè?»
«Cazzi miei. Muoviti.» Mi ringhia contro e io, senza altra scelta (visto che vagare tutto il pomeriggio per una foresta infestata da spiriti non è tra i miei hobby preferiti), lo seguo.

La discesa è più sopportabile della salita, ma comunque i miei polpacci ne risentono ancora.
Passiamo per lo stesso villaggio di prima e come un déjà-vu gli abitanti mi guardano sorpresi e perplessi, solo che questa volta vociferano più ad alta voce.

«È un'umana.»
«È appena stata al tempio di Nosaka-kun.»
«Che vorrà?»
«Avete sentito che aura emana?»
Aura? Ma che siamo in Dragon Ball?

«Hai intenzione di provare a camminare o non sai fare neanche quello?» Mi riprende con cattiveria l'antipatico davanti a me. Senza rendermene conto mi ero fermata.
Riprendo il cammino e lo seguo a debita distanza.

🔅🔅🔅

Il tragitto lo percorriamo nel silenzio più totale. Il Blu ha preferito tornare nella sua forma felina, meglio così.
Da lontano vedo la casa della zia Ayumi e una leggera sensazione di alleviamento si forma nel mio petto, tanto che i sassi del fiume li oltrepasso quasi saltellando. Mi accorgo solo in quel momento che il sole sta tramontando.

Quando il mio piede varca la soglia del cancello tiro un enorme sospiro di sollievo, sollievo che si tramuta presto in un semi-infarto appena sento una voce esclamare il mio nome all'improvviso.
«Piaciuta la scampagnata?»

Io e il gatto ci guardiamo, poi, contemporaneamente, alziamo lo sguardo verso l'alto: la zia Ayumi è comodamente seduta su uno dei rami dell'enorme ciliegio in fiore. Ma che è sta passione di tutti di appollaiarsi lì? È comodo? Perché altrimenti non me lo spiego.

«Oba!» Esclamo.
Lei mi sorride e senza dire nulla scende con maestosa grazia, quasi come se fluttuasse imitando la danza dei petali che vengono portati via del vento, atterrando proprio davanti a me.
Mi abbraccia e io ricambio subito, mi ci voleva un contatto d'affetto famigliare.

«Com'è andata?» Mi chiede quasi sussurrando dolcemente.
Corrugo le sopracciglia improvvisamente irritata, ricordando poi tutto quello che mi è successo non meno di un'ora fa.
«In che senso "Com'è andata?" ?! -La scimmiotto- Tu mi devi un bel po' di spiegazioni!»

«Hai ragione. -Si allontana di un passo- Forza, chiedimi tutto quello che vuoi.»
Faccio per parlare, ma qualcuno mi interrompe, e per "qualcuno" intendo quel maleducato spirito blu di nuovo "umano".
«Spiega tu, tutto dal principio e non tralasciare nulla.» Guarda la zia trucemente.

«Oh Ichiho-chan, ci sei anche tu! Come stai?» Lo saluta tutta sorridente.
«Non provare a cambiare argomento e rispondi! E non chiamarmi così!» Aggiunge velocemente.
«Un po' troppo presuntuoso per uno spirito che si immischia in discorsi in cui non c'entra.»
«C'entro eccome! Hai mandato in fumo i miei piani, di nuovo!»
«Scusa, non era mia intenzione interrompere il tuo banchetto a base di mia nipote.» Lo sfotte e lui in tutta risposta la guarda male.

«Ad ogni modo, -la zia riporta l'attenzione su di me- Nosaka-kun dovrebbe averti accennato a qualcosa.»
«Solo al fatto che mi hai dato questo sigillo e a quanto pare ho preso il tuo posto come dea del tempio.» Sentirmelo dire ad alta voce mi fa strano.

«Corretto, hai qualche domanda?»
«Non dovevi chiederle...» Sussurra il gatto rivolto alla donna.
«Che cavolo vuol dire che ora sono un dea?! Poi perchè?Fidati, è una pessima scelta! Che vuole sto coso -indico il Bakanemo- da noi?! Mamma sa di tutto questo? Perchè la casa è circondata da talismani? E che cos'è quel villaggio ai piedi del monte?» Potrei continuare a porgere domande fino a domani mattina, ma decido di fermarmi... per ora.

«Devi sapere che la nostra famiglia discende da un'antica stirpe di sacerdotesse protettrici, appunto, di questa foresta e degli yōkai che la abitano. Secoli fa il Grande spirito Tatsu ci ha ricompensato per i servizi dati concedendoci l'appellativo di dee protettrici. I poteri, come puoi ben intuire, li ereditano solo le donne della famiglia e al raggiungimento dell'età stabilita la dea precedente passa il sigillo a quella successiva. Anni fa tua nonna lo passò a me.»

«E come mai non alla mamma?» La interrompo.
«Lei non può vedere gli yōkai, io si. Avere questa capacità è fondamentale per ereditare il sigillo.»
«Ma prima di oggi non ho mai visto uno spirito in tutta la mia vita.»

«Falso, da piccola ti abbiamo fatto credere che avevi una fervida immaginazione per tutto lo zucchero che ingurgitavi.»
«Non è colpa mia se la mamma faceva più torte che respiri!» Grazie agli dei si è data una calmata... anche perché a momenti rotolavo al posto di camminare.
«E in più Izumi ha deciso di portarti in città visto che c'è una bassa concentrazione di spiriti.» Aggiunge la donna davanti a me.

«Quindi la mamma sa tutto di questa storia.»
«Beeeh sni... non sa che ti ho passato il sigillo. Diciamo che tutta questa storia dei poteri, dea, yōkai, non le è mai andata a genio.»
«Ah.» Mi limito a rispondere.
«Ma noi non siamo ritenute a dirle niente, sarà il nostro piccolo segreto!» Mi prende il mignolo della mano destra e lo attorciglia nel suo facendo pure l'occhiolino. Sinceramente ho voglia di sbattere la testa contro il muro della casa.

Si susseguono attimi di silenzio dove elaboro i fatti accaduti, ma l'unica cosa che mi viene in mente è quella di andare a fare un bel bagno caldo.
Vedendo che non accenno a continuare la conversazione, la zia decide di cambiare argomento. «Proporrei di andare a cenare, e anche di andare a vedere se mia sorella non è caduta nella vasca da bagno perchè è li dentro da più di un'ora. » Inizia a camminare verso la porta che collega il giardino alla cucina. Sale il primo scalino, ma si ferma voltandosi di nuovo.

«E comunque questi... » Appoggia una mano sul legno della parete esterna, vicino allo stipite della porta, e come per magia compare un talismano giallognolo. Ne compaiono di altri che tappezzano tutte le mura dell'abitazione, hanno tutti scritto in Kanji la stessa parola: Protezione.
«Sono per lui.» Indica con un cenno del capo il Bakanemo.

Lui in tutta risposta grugnisce. «E tu pensi che possano fermarmi?» Si irrita.
«Finora l'hanno fatto.» Risponde tranquillamente la zia, sfottendolo con lo sguardo.

Senza dire neanche una parola il Blu inizia a correre verso la porta e compie un balzo pronto ad afferrare con gli artigli la donna che ha difronte, ma quest'ultima fa un passo indietro entrando in casa. L'azione del gatto viene bloccata da un muro di energia che si scontra direttamente con la sua faccia e lo fa cadere rovinosamente a terra.

«Buona serata Ichiho-chan!» Lo saluta la zia andandosene.
«N-non chiamarmi c-così!» Risponde lui dolorante.
Mi avvicino cercando di non ridergli in faccia, mi accuccio e lo guardo: gli occhi gli girano per quanto è stata forte la botta e mi chiedo come possa avere ancora il naso integro, una bellissima botta rossa gli campeggia al centro della fronte.

«Si può sapere perchè sei così ossessionato nell'entrare in questa casa?» Gli chiedo.
«Cazzi miei.» Sbiascica. Delicato, come sempre.

🔆🔆🔆

Dopo una buonissima e abbondante cena a base di zuppa di miso e Nikujaga* mi posso finalmente concedere il mio meritatissimo bagno caldo!

Mi immergo nell'acqua calda fino al naso rilassando i muscoli e liberando la mente... fino a quando la porta scorrevole non viene spalancata con così tanta forza che la parete trema. La zia si affaccia tutta sorridente, io cerco di aggrapparmi alla poca vita che mi resta visto che oggi avrò preso come minimo sei infarti.

Tossisco anche perchè ho ingoiato per sbaglio dell'acqua, ma a quanto pare alla donna che ha quasi causato la mia morte non interessa molto.
«Amore della zia, mi sono dimenticata di dirti una cosa riguardo al tuo nuovo status.»
«Ovvero?»

«Ogni cento anni si tiene questa parata, molto carina, dove prendono parte gli yokay, la dea in carica deve giusto guidarla e celebrare un rito.»
«Ah Okey, sembra carino.»

«Si si, lo è. -La zia inizia a guardarsi con non curanza le unghie- Vi partecipa anche il grande spirito Tatsu, giusto per dare prosperità e controllare se la nostra casata è ancora degna di proteggere la foresta, ma nulla di che.»
Sbianco.

«Oh ma tranquilla, te lo dico a scopo informativo, non ti devi preoccupare!» Mi rassicura e nel mentre chiude la porta, solo quando rimane una piccola fessura parla di nuovo.
«La parata si terrà a fine Agosto di quest'anno. Buon bagno caldo!» E chiude velocemente la porta.

Nei 10 secondi di totale perdizione e sbigottimento mi si forma solo un pensiero del mio più profondo io. «Porca merda.»






Nikujaga = stufato di manzo e patate

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