6.
La creatura non accennava a smettere di produrre quegli inquietanti rumori. Nel semi buio illuminato solo dalla flebile fiamma della torcia la vidi muoversi. Intimorito mi avvicinai di più a Tony, che sapevo tenesse da qualche parte un'arma da fuoco.
«Chi va là?!», gridò l'uomo.
L'essere rispose con un altro verso profondo. Tony passò con attenzione la torcia a Miren ed estrasse finalmente la luccicante e nera pistola. La puntò poi verso l'oscurità, pronto a sparare a qualsiasi cosa fosse avanzata nella nostra direzione.
«ASPETTA! Aspetta!», a quel punto urlò la creatura, uscendo dall'ombra.
Sobbalzai andando a sbattere contro Miren, che non ci fece neanche caso. Un grasso maiale dalle sembianze umanoidi stava dritto di fronte a noi con le zampe in alto. Indossava una giacchetta verde bottiglia e una panciera marroncina per contenere il suo grande stomaco. In capo, tra le due orecchie, portava una bombetta in feltro nero.
«Sei tu la bestia di cui i topi raccontano?», domandai confuso.
Il maiale socchiuse i piccoli occhietti neri da dietro un paio di occhiali dalla montatura rotonda.
Una strana sensazione di paura mi percorse il corpo partendo dalle spalle. Non era dovuta al fatto che l'animale fosse vestito da umano o stesse in posizione eretta, ma più per l'inquietante silenzio del momento.
«In vero, sì, sono io la temuta creatura di cui state parlando.», rispose lui estraendo una pipa dal taschino. «È troppo chiedere di accendere?»
«Sta lontano da noi o ti crivello di colpi.», ammonì Tony.
«No, no, no, per carità, non mi faccia del male. Non sono davvero una bestia feroce, sono solo un vile codardo. Non mi uccida, oh illustre signore.», pregò l'animale, perdendo l'equilibrio e cadendo a terra.
«Patetico.», commentò l'altro.
«Sì, sono un patetico rifiuto della società. Tutti i miei fratelli ormai sono diventati avvocati o procuratori, e io passo le mie giornate a rubacchiare il cibo a degli esseri indifesi. Ciò senza neanche trovare il coraggio di domandargliene un pezzetto in cambio di un aiuto con il lavoro.», piagnucolò il maiale.
«Non mi interessa la tua penosa vita. Fatti da parte e lasciaci passare, siamo nel mezzo di una missione.», continuò Tony.
«Non mi sono ancora presentato, il mio nome è Fumio Fanfani, al vostro servizio.», cercò di rimettersi in piedi, o sulle zampe almeno.
L'uomo non lo degnò di uno sguardo, riprendendo a camminare sulla rossa strada. Io mi avvicinai a Fumio e cercai di aiutarlo a rialzarsi. La sua pancia era troppo grande. Lo vidi ondeggiare più volte prima di riprendere l'equilibrio. Miren rimase a guardarci, tenendo costantemente d'occhio la fiaccola e la sagoma di Tony che procedeva nell'ombra.
«E chi sei tu?», domandò il maiale.
«Ehm... veramente non saprei, signore, almeno per ora... cioè, credo di essere cambiato diverse volte da quando sono qui.», risposi imbarazzato.
«Che vorresti dire?», disse lui, secco. «Spiegati meglio!»
«Temo di non potermi spiegare in modo più chiaro, signore, io sono il primo a non capirci nulla.»
«Macché! Voi giovani d'oggi non reggete neanche più quello che vi fumate. Non rispondermi se proprio non vuoi, ma vedi di non starmi troppo vicino.», continuò, dandomi una leggera spinta per allontanarsi.
«C'è qualche problema qui?», si intromise Miren. Dai suoi due metri di altezza e spalle larghe, l'uomo grigio, squadrò il grasso e impacciato maiale.
«No, onorevole lord, nessun problema. Stavo giusto ringraziando questo delicato giovinetto per avermi aiutato a rialzarmi da terra.», affrettò a correggersi Fumio. «Piuttosto, voi coraggiosi guerrieri, dove siete diretti?»
«Andiamo a salvare la regina dal sovrano degli incubi.», rivelai senza esitare.
«Oh, parlate della regina Yume? Ho sentito dire che tra tutte è la creatura più coraggiosa, ma se anche lei è stata catturata allora non c'è molta speranza per questo regno. Beh, sembra essere una missione davvero pericolosa. Vi auguro il meglio e un grande successo.», si inchinò lui, facendo per andarsene.
«Quanto manca all'uscita di questo tunnel?», lo interrogò Miren, scrutando con diffidenza l'oscurità.
«Non vi manca molto, ma dovete fare molta attenzione alle trappole. Sono posizionate un po' dappertutto.», fece in tempo a riferire.
In quel momento si udì un grido, seguito dal rumore di una grossa esplosione. Da lì a poco ci ritrovammo a correre tra le rocce che piovevano dal soffitto della struttura.
«Cos'è successo?!», esclamai per la sorpresa.
«Quell'idiota del vostro compagno ha attivato una trappola. Moriremo tutti!», urlò Fumio, mentre si affannava a starci dietro.
Per ben tre volte mi sembrò di percorrere la stessa strada. A controprova vidi cadere parti del soffitto negli stessi punti, riuscendo così a prevedere ed evitare di venire schiacciato. Capendo infine che continuando in quel modo non sarei andato di certo molto lontano, decisi di cambiare percorso. Mi arrampicai su un macigno caduto e saltai oltre, atterrando su qualcosa di morbido.
«Hey! Mi stai schiacciando di nuovo!», informò Tony.
«Alzatevi, qui crolla tutto!», disse qualcuno.
«L'uscita è bloccata!», gridai vedendo una parete palesarsi davanti ai nostri occhi.
«Da questa parte.», chiamò Miren, indicando un tunnel nella roccia.
Velocemente entrai seguendo l'esempio dell'uomo grigio. Dietro di me si infilò Fumio, ma a causa della sua grande pancia lo vidi incastrarsi nell'entrata. Tony, rimasto dall'altra parte, prese a spingerlo con forza mentre la grotta tremava e cadeva in pezzi. Afferrai le zampe del maiale e cercai di tirarlo verso di me.
«Mi fai male!», esclamò Fumio, probabilmente rivolto all'uomo che lo stava prendendo a calci nel sedere.
«Ci siamo quasi.», pronunciai tra i denti stretti.
«Muovetevi!», sollecitò Miren, da qualche parte dietro di me.
Con un ultimo sforzo il maiale cadde in avanti, schiacciandomi quasi sotto il suo peso. Si mise poi a gattoni e, superandomi, iniziò a percorrere velocemente il cunicolo seguendo l'uomo grigio.
«Ragazzino, tirati su. Non abbiamo tempo da perdere!», intimò Tony, afferrandomi per il vestito.
Raggiungemmo dopo poco Fumio, che, nonostante la grande massa corporea, era mosso dalla paura di rimanere schiacciato sotto la roccia. Miren, invece, doveva aver già trovato l'esterno, perché non era più in vista.
Sentivo i palmi delle mani affondare nel terreno ruvido a cui mi aggrappavo, bruciavano dal dolore insieme alle ginocchia che sfregavano sulla roccia. La montagna tremava con una forza tale da risuonarmi nelle ossa. Mi agitavo, gattonando velocemente per arrivare all'uscita.
Lo stretto tunnel iniziò a farsi più luminoso. Sulle pareti dei licheni luccicavano illuminando il cammino, sostituendo così la torcia andata persa. Vidi dei piccoli insettini scappare con noi lungo le pareti di pietra. Un lucido serpente mi passò in mezzo alle gambe e si infilò in tutta fretta dentro a un buco.
«Siete quasi all'uscita!», incitò Miren vedendoci arrivare.
Ci buttammo verso l'esterno, appena in tempo per vedere la caverna crollare e rinchiudersi dietro di noi. Presi a tossire, della polvere mi era finita negli occhi e si era depositata sui vestiti. Tony era invece completamente ricoperto di fuliggine, che cercò di levare scuotendosi come farebbe un cane uscendo dall'acqua.
«La mia casa!», esclamò Fumio, disperato.
«Ne puoi trovare di migliori.», rispose l'uomo cercando di togliere la polvere nera dai capelli.
«Che cosa farò ora che non posso più rubare ai topi?!», continuò l'altro ignorando Tony.
«Perché non viene con noi a salvare la regina? Magari, poi, vi ricompenserà con una nuova casa o una fornitura di cibo a vita.», proposi dopo un attimo di pausa. «I suoi fratelli non ce l'hanno quella, vero?»
«Ragazzo, forse ti ho giudicato troppo in fretta, sai essere sveglio quando ti applichi.», ammise il maiale, dandomi una forte pacca sulla schiena. In questo modo mi tolse di dosso l'accumulo di polvere.
«No, no, lui non viene con noi. Non abbiamo bisogno di palle al piede per una missione così importante.», sentenziò Tony.
«Io conosco una strada più veloce per raggiungere REM.», affrettò ad aggiungere l'animale.
«Sei dentro.», si corresse.
«Non è consigliato uscire dalla strada principale.», fece notare Miren, ma vedendo che ormai l'uomo sembrava convinto della scelta non aggiunse altro.
«Andiamo. Facci da guida, maiale.», ordinò Tony.
«Messere, il mio nome è Fumio Fanfani. Lo usi, le garantisco che non si rovina.», fece notare lui.
«Come preferisci. Fanfarone, conducimi al castello!»
«Come desidera.», sospirò rassegnato.
L'uscita percorsa ci aveva portati ad un piccolo spiazzo sulla montagna. Molto sotto di noi si trovava la rossa strada di mattoni. Per nostra fortuna lì vicino era stata costruita una lunga scalinata di metallo a ridosso della roccia. Scesi su di essa saltellando, e con me anche Tony decise di percorrerla rapidamente. Miren e Fumio optarono invece per un andamento più tranquillo.
Attraverso gli scalini bucherellati crescevano lunghi fili d'erba verde. Rischiai più volte di cadere scivolandoci sopra, ma questi non fecero altro che darmi la spinta per scendere ancora più velocemente.
Una volta raggiunta terra mi fermai a recuperare le forze. Tony prese a esultare per essere arrivato "primo" a quella gara a cui avevo preso parte a mia insaputa. L'uomo grigio vinse il terzo posto, scendendo con calma dalla scala. Non una sola traccia di sudore o fatica traspariva dalla sua figura. Al contrario, il maiale dietro di lui arrancava sui gradini, trascinandosi la giacchetta sulla spalla. Una volta arrivato si lasciò cadere al suolo stremato.
«Dieci minuti di pausa, riprendetevi!», esclamò una voce proveniente da qualche parte.
«A-...acqua-», biascicò Fumio, agitando una mano.
In meno di qualche secondo una persona si era avvicinata a porgergli una bottiglietta d'acqua. Un'altra poco lontana stava cercando di convincere Tony a sostituire il poncho sporco con uno pulito, ma senza apparente successo. Miren sedeva in quella che sembrava essere una zona a parte di quel luogo, qualcosa che ricordava vagamente uno studio di registrazione. Una persona stava ritoccando con del trucco nero la pelle attorno allo squarcio sul petto.
«Ancora cinque minuti!», gridò qualcuno all'interno dello studio.
I faretti sul soffitto di quella stanza producevano una luce troppo forte, accecandomi ogni volta che provavo ad alzare lo sguardo. Le persone che camminavano indaffarate attorno a noi non sembravano avere un volto. I loro visi erano come sfocati ai miei occhi. Qualcuno mi spinse in mano un bicchierino di plastica. Al suo interno delle pillole galleggiavano nella sostanza scura.
«Adesso riprendiamo, in scena!», urlò in fine la voce.
Il bicchiere mi fu sottratto prima ancora che potessi formulare l'ipotesi di berlo. Le persone corsero di nuovo nella stanza, richiudendo le porte, quasi fossero state trascinate da una potente folata di vento. Miren ci raggiunse, rimettendosi in posizione come prima della pausa. Fumio spense rapidamente la pipa che stava fumando, muovendo le mani per cacciare via la nuvoletta che si era formata.
«Rimettiamoci in cammino», annuì Tony, stringendosi nell'amato poncho.
La strada di sangue sembrava continuare per molto ancora in direzione di alcune colline ricoperte di verde erba fresca. Fumio, invece, ci fece prendere un'altra stradina di terra fangosa che sembrava andare nella direzione opposta. Ci ritrovammo in poco tempo in mezzo alla fitta boscaia.
«Non mi sembra molto rassicurante questa strada.», commentò Miren, lanciando un'occhiataccia alla guida.
«A meno ché i signori non vogliano passare per il fosso dove vivono i crudeli Curamat, questa è la strada più sicura.», ribatté il maiale. «Mia madre ha viaggiato su questo percorso una decina di volte e non ha mai vissuto sgradevoli situazioni.»
«Finché è la strada più corta non mi importa quanto sicura sia. Darei anche la mia vita in battaglia se questo permettesse di concludere al meglio la missione.», sentenziò Tony.
«Sei stupido?», domandò Fumio, correggendosi immediatamente temendo la collera dell'uomo «Cioè, volevo dire, se posso permettermi... è importante rispettare i propri ideali, ma morire per salvare qualcuno, solo perché l'è stato ordinato, non mi pare molto saggio.»
«Concordo con l'uomo armato. Io sarei morto per salvare la vita della regina o di uno dei suoi sudditi. Anche se, ora che non ho più un cuore...», si intromise Miren, incupendosi subito.
«Io voglio trovare il cane bianco.», annunciai interrompendolo.
«Cane bianco? Ne ho visto passare uno giusto l'altro giorno.», rifletté Fumio.
«Ha visto dov'era diretto?», lo interrogai con entusiasmo.
«No, devo ammettere che mi ha spaventato vederlo nella mia caverna e mi sono nascosto al suo passaggio.»
«Non importa. Sento che lo troverò se vado avanti in questo viaggio.», dissi scuotendo la testa.
Abbassando lo sguardo vidi che il terreno non era più normale fango, ma radici, o meglio, rami. Il cielo non era più quasi visibile, attraverso le foglie degli alberi passavano solo alcuni dei tanti raggi del caldo sole. La maggior parte dell'ambiente circostante era costituito da verdi arbusti da cui crescevano strani frutti.
Mi avvicinai a uno di essi, accorgendomi così che si trattava di un panino con la bocca. Non sembrava in buona forma, questo lo deducevo dai denti storti e giallastri. Per non parlare della gola arrossata, o qualunque cosa fosse quello che stavo guardando.
«Dove siamo?», mormorai stupito.
«Benvenuti nella Foresta delle Meraviglie. Servitevi pure di quello che preferite, tutto in questo luogo è commestibile.», presentò Fumio, con un largo gesto di invito.
☆Angolo autore☆
Ho deciso che questa storia avrà solo 10 capitoli, ma adesso devo trovare la forza di scriverli con il blocco dello scrittore che ho ogni due secondi.
Fatemi sapere cosa ne pensate di questa storia. Per chi ancora non l'avesse capito è ispirata molto ad "Alice nel Paese delle Meraviglie" e "Il Mago di Oz".
Se avete teorie o consigli su cosa scrivere nei prossimi capitoli fatevi pure sentire.
Sono felice che qualcuno sia arrivato a leggere fino a qui. ♡
☆Commentate e ditemi se vi è piaciuto. In caso contrario fatemi pure notare dove ho fatto errori o come potrei migliorare questo capitolo.☆
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