TRE 三
03
Il Ritorno [parte 1]
Sette anni dopo
La brezza invernale della regione Qi era leggera e piacevole a contatto della pelle: ricordava vagamente la lieve carezza di qualcuno che stava per porre fine alla sua mortale vita.
Il sole chiaro stava in mezzo al cielo, quel giorno era di un tiepido azzurro, e brillava esausto dei suoi pochi raggi, illuminando la terra tetra e umida delle piogge autunnali.
All'improvviso in lontananza si notò una bianca veste svolazzante: era simile alle ali di una gru solitaria, abbandonata dalle sue compagne.
La figura candida si avvicinò lentamente al villaggio della regione Qi, si fece largo fra la folla che andava e veniva per la strada principale carica di bancherelle, bambini schiamazzanti e polli spelacchiati che beccavano ovunque in cerca di briciole di pane, e camminò svelto, cercando di sfuggire da quella mandria umana.
Ma vi rimase bloccato e venne trascinato un po' qui e po' là, simile a un petalo in preda alla burrasca.
Molte persone si fermarono a guardarlo, chi con curiosità, chi con stupore, chi con paura.
«Giovane Immortale, venite da lontano? Volete acquistare qualcosa?» lo fermò d'un tratto un venditore basso e quasi completamente calvo, notando a colpo d'occhio l'elsa di una spada che spuntava dalla candida veste esterna. Gli indicò la sua piccola e modesta bancherella, schiacciata fra un carretto fumante di stuzzichini e un tavolo di stoffe poco pregiate e di bassa qualità.
Sorrise come se fosse un'esperto di affari, mostrando una dentatura incompleta, ma la curva delle labbra secche non raggiunse mai la fine. Non appena i occhi scuri si posarono sbalorditi sul volto dell'uomo davanti a lui, il sorriso gli si spense: gli occhi del Cultore erano coperti da una lunga e stretta striscia di stoffa bianca.
«Non importa, non importa. Perdonate la mia maleducazione» borbottò, sfregandosi le mani a disagio e volgendo gli occhi altrove.
«Che cosa vendete, signore?» domandò invece l'altro, ruotando il collo per seguire la sua voce.
«Incensieri, ventagli, ombrelli, borselli e gingilli vari. Sono cose di poco valore, non penso che-» esclamò l'uomo con cautela, spostando gli occhi sulla propria bancherella e il suo atteggiamento cambiò curva.
«Un ombrello» mormorò piano il Cultore «desidero un ombrello.»
«Prego, tenete questo.»
Il venditore pescò da sotto la bancherella un grazioso ombrello di bambù, rosso come il sangue, dall'aspetto resistente.
Lo ficcò in fretta e furia nelle mani del cliente come se avesse paura che l'uomo avrebbe cambiato idea da un momento all'altro e aspettò.
«Di che colore è?» gli domandò il Cultore, passando con cura le dita sulle pieghe di bambù.
«Rosso come il sangue, preferite un'altro colore? Magari bianco?»
«No, va bene rosso.»
«Tenete» mormorò in seguito, estraendo da un borsellino azzurro chiaro sei monetine tintinnanti.
Gli occhi del venditore si illuminarono alla vista dei soldi e allungò la mano per riceverli, chinando addirittura la schiena.
«Grazie, grazie» disse con gioia quando li ebbe tra i palmi.
Li contò e rialzò gli occhi sorpreso.
«Giovane Immortale! Mi avete dato sei monete di rame, aspettate un momento!» gridò, ma il Cultore si era già allontanato.
«Tenetevi il resto» fu la sua risposta, prima di diventare un puntino bianco e rosso.
In quei villaggi, così piccoli da passare inosservati, una minuscola parte degli abitanti erano principalmente piccoli commercianti, ma pochi erano quelli interessati a comprare cianfrusaglie e gingilli inutili in una misera bancherella, anche se valevano solamente qualche monetina di rame.
Il valore di quell'ombrello, ad esempio, era solo di tre misere monete di rame, ma poco fa quel commerciante ne aveva ricevuti il doppio.
Era stata una fortuna.
«Signore, sapete dove posso trovare una locanda?»
Il Cultore batté gentilmente la spalla dell'ennesimo venditore impegnato ad attirare l'attenzione sul proprio banco di vendita.
Questi smise di urlare e si voltò, non troppo felice.
«Prego?» fece burbero, poi ammutolì alla vista delle condizioni dell'altro.
«Una locanda, signore. Cerco un luogo dove poter trascorrere la notte. Sareste così gentile da indicarmi la via?»
«Ne trova una a un zhang¹ da qui, è gestita dal signor Wu. Se siete fortunato potrebbe affittarvene una, altrimenti non vi resta che chiedere in giro. Le condizioni del nostro villaggio non sono molto buone, sapete...» risposte il venditore, scuotendo il capo.
«Vada sempre dritto, fino a quando non sentirà il suono di una campanella» aggiunse, indicando col dito ricurvo la strada gremita di fronte a lui, nonostante l'altro non potesse vederlo, poi tornò a urlare ai quattro venti.
Il Cultore sorrise e chinò la schiena in segno di ringraziamento e saluto, quindi si avviò verso la direzione a lui indicata. Dopo circa un zhang esatto, il lieve suono di una campana segnavento gli arrivò alle orecchie, facendogli capire di essere arrivato a destinazione.
Se non avesse la stoffa che gli oscurava la vista, il Cultore avrebbero potuto vedere comparire nella sua visuale una struttura decadente, quasi a pezzi che dava l'impressione di poter crollare a momenti.
Accanto a lui c'era un palo di legno su cui era stato inchiodato un cartello cigolante su cui erano incisi solamente due caratteri: LeQu. Scritto con quei caratteri trasandati, provi di qualsiasi tono di eleganza e classe, prendeva il tetro significato di 'Divertimento'.
Allungando con cautela una mano, il Cultore sfiorò la parola con le dita, tracciandone il contorno, poi aggrottò le sopracciglia. Sentì un liquido appiccicoso attaccarsi ai polpastrelli, che lo costrinse a ritirare la mano e nasconderla fra le pieghe della veste bianca.
Sperò con tutto il cuore che quella locanda non fosse in realtà un bordello. Detestava quei luoghi dove si consumavano il piacere carnale, la cui aria era impregna di alcol, passione sfrenata, urla ed eccitazione. Al solo pensiero, ebbe quasi un conato di vomito.
Se fosse stato un tempo fa, quando era di circa una decina di anni più giovane, forse avrebbe anche apprezzato quei luoghi, dove probabilmente sarebbe andato anche a divertirsi, ma ora era cambiato.
Nel suo cuore, custodito nell'angolo più buio, vi era incisa l'immagine di un giovane uomo, bello e puro da sembrare irreale. Il suo aspetto era talmente delicato e genuino che avrebbe sicuramente vinto se si fosse trovato a competere con una ragazza nata in una buona famiglia.
A lato della struttura dall'aspetto cupo c'era un anziano uomo.
Era seduto su una vecchia sedia di bambù ormai gialla a crogiolarsi ai raggi del sole quasi inesistente e nonostante non stesse facendo alcun rumore, il Cultore si era già accorto della sua presenza.
Sapeva persino che lo stava analizzando.
Egli indossava una maglia di tessuto scura e molto rovinata, un paio di pantaloni nelle stesse condizioni, che non gli arrivavano nemmeno fino alle caviglie sporgenti, e i piedi calzavano scarpe di stoffa nera ricoperte di macchie di fango. I capelli grigiastri erano raccolti in una crocchia malandata e alcuni ciuffi andavano a coprire fastidiosamente gli occhi neri a fessura, infossati nel viso scarno e segnato dall'età.
Volgendo il volto verso di lui, il Cultore mosse alcuni piccoli passi, accertandosi di non andare a sbattere contro qualcosa.
«Siete il signor Wu?» gli domandò dolcemente, ignorando lo sguardo truce e indagatore del vecchio.
Probabilmente era curioso di sapere cosa ci facesse un uomo giovane, pulito e dall'aspetto nobile, in quella catapecchia di un villaggio.
«Sono io, cosa volete» rispose burbero l'altro e la sedia scricchiolò leggermente.
«Mi hanno detto che è possibile alloggiare una camera nella vostra locanda.»
«Giovanotto, mi permetta, la mia locanda non è adatta a una persona come voi.»
«Ho solo bisogno di un letto per riposarmi.»
«Non è possibile.»
Entrambe le parti tacquero.
«Questa struttura è molto vecchia, sono anni che nessuno viene da me per chiedere un letto o un pasto che ho ormai dimenticato di pulire e sistemare i letti. Nemmeno la cucina è utilizzabile» sospirò infine il vecchio, alzandosi dalla sedia.
«Se proprio insisti, posso darti un letto, ma non aspettarti troppo»
«Ho bisogno solo di un posto dove dormire» ripeté dolcemente il Cultore facendo un passo indietro.
«Non stupirti se trovi ospiti indesiderati o senti cattivi odori» mormorò l'uomo, spingendo la grande porta di legno che si aprì a fatica e cigolando.
«Comunque, in questi giorni voi Cultori siete dappertutto. I pettegolezzi circolano molto veloci in questi piccoli villaggi, solo qualche giorno fa so-»
Il giovane rimase ad ascoltarlo con poco interesse, poi ad un tratto, come se qualcosa avesse attirato il suo interesse, si voltò alle sue spalle.
Poco dopo da uno dei due sentieri del bivio che portava al villaggio, uscì correndo in modo confusionario un ragazzo sui vent'anni. I suoi vestiti erano laceri e in più non aveva più una scarpa di stoffa, probabilmente persa nella fuga, e l'espressione sul suo volto era un misto fra terrore e angoscia.
«I cadaveri! Sono apparsi di nuovo i cadaveri!» gridò, inciampando più volte.
«Cosa stai dicendo Xiao Ping²? Ne sei proprio sicuro?»
«Sì, sì! Erano una decina di cadaveri, li ho visti con i miei occhi!»
«Cielo! Cosa facciamo ora? Come possiamo proteggerci?»
«Perché sono tornati? Non avevano detto che non sarebbero più venuti qui da noi?»
«Sciocco! Vai ad avvertire il capo villaggio e dì a tutti di rifugiarsi nelle case!»
Non appena queste parole caddero, una decina di cadaveri dall'aspetto orripilante emersero lentamente dallo stesso bivio da cui era uscito il ragazzo di nome Xiao Ping.
Le cavità oculari di molto di essi erano vuote, prive del bulbo bianco; altri invece possedevano la sclera, ma dell'iride colorata non vi era traccia. Sembrava quasi che qualcuno avesse inserito l'occhio dalla parte sbagliata, mettendola di traverso.
Tutti i dieci cadaveri erano vestiti allo stesso modo: abiti popolani, poiché molto probabilmente in vita erano normali abitanti morti senza possedere rancore, ma riportati in vita da un Cultore Demoniaco. L'intero loro corpo era ricoperto dall'energia risentita, un fumo nerastro, denso e tossico, che solo a vederlo, dava i brividi alla maggior parte del persone.
«Sono qui!»
«Via! Via di qui!»
I paesani che un momento fa camminavano per la strada abbracciando le cesti di verdure, gridarono all'unisono in preda al terrore e si abbandonarono a una fuga collettiva.
Il proprietario della locandina, il signor Wu, fece vari passi indietro, fino a trovarsi all'interno della sua struttura, la sua parlantina borbottante si quietò all'improvviso e alzò lo sguardo verso il Cultore.
«Questo Signore Immortale...» iniziò lentamente.
«Perdonate» replicò lui, voltandosi e poco dopo si perse nella calca.
Presi dal panico, i paesani fuggivano in modo disordinato, si spingevano l'uno contro l'altro, cercando una via di scampo più veloce, ignorando chi cadeva e chi si faceva male.
Nessuno si fermava per aiutare i più deboli, c'era persino una madre che era scappata abbandonando il figlioletto di qualche anno per strada.
Solamente a metà fuga sembrò accorgesene e tornò indietro per recuperarlo.
Numerose bancarelle e carretti si rovesciarono a terra, travolti nella corsa, molte ceste vennero abbandonate e ben presto nella via principale non rimasero che qualche frutto rotolante.
«Formazione!» gridò improvvisamente una voce sconosciuta e dal cielo chiaro piombarono giù come saette due giovani ragazzi dall'aspetto curato ed elegante, vestiti di abiti celesti.
Atterrando con delicatezza sul suolo, alimentarono le loro spade sguainate con la loro energia spirituale, passando l'indice e il medio uniti sulla superficie della lama, e le conficcarono a terra, formando una matrice bluastra. Da essa poi si alzarono alte colonne verso il cielo, che intrappolò i cadaveri dentro una invisibile gabbia.
«Sono arrivati i Cultori ad aiutarci!» esclamò qualcuno davanti alla porta della propria casa.
«Grazie al cielo!»
«Ci aiuterete vero? Siamo innocenti, non abbiamo fatto nulla di male!» gridò un vecchio signore, scattando in avanti e aggrappandosi tremante all'orlo della veste di uno dei due giovani.
«Ci pensiamo noi a loro, stia sereno» fu la risposta cordiale del ragazzo, chinandosi per togliere la stretta del vecchio dal suo abito per potersi concentrare meglio sulla sua spada che brillava di una tenue luce azzurra.
«Padre, padre! Vieni via da lì! Lascia che quei giovani Cultori ci aiutino!» esclamò nervoso un ragazzo, avvicinandosi e tirando per il braccio il vecchio uomo.
I cadaveri intrappolati nella formazione si muovevano scomposti, andavano a sbattere ripetutamente contro le mura semitrasparenti con violenza. Uno di loro era particolarmente furioso, artigliava le pareti con furore, scagliandosi contro ostinato, come se si fosse reso conto di essere in un gabbia e di conseguenza voleva uscirne. Se i suoi simili emettevano grugniti indistinti, lui ringhiava come un cane in cattività legato a un palo.
«YangHe, fai attenzione!» gridò uno dei due discepoli, balzando all'indietro con rapidità, quando si rese conto che il cadavere più feroce si era scagliato con forza per l'ennesima volta contro le pareti andando a creare una sottile crepa.
La formazione si ruppe improvvisamente e nell'aria si sgretolarono i frammenti luminosi. I corpi morti rianimati si mossero con lentezza, finalmente liberi e si sparpagliarono per la strada principale deserta.
«Bai Juan! Non lasciarli avvicinare alle case!»
L'energia risentita che circondava i cadaveri si sparse nell'aria e il cielo si oscurò, il sole sparì tutt'un tratto e nuvole nere occuparono il suo posto.
I due discepoli attaccarono uno dopo l'altro, le loro spade vennero liberate da terra e andarono a cozzare contro le unghie affilate dei cadaveri, provocando un suono stridulo e fastidioso.
«Sono troppo feroci! Non ce la faremo mai a tenerli tutti!»
«Questi non sono gli stessi cadaveri della scorsa volta!»
"È un peccato che siano ancora così inesperti."
In piedi, sul tetto di una casa, il giovane Cultore osservava la situazione sfuggire di mano ai due discepoli con tranquillità, come se la cosa non lo riguardasse più di tanto.
All'ennesimo tentativo fallito da parte dei due ragazzi nell'accerchiare tutti i dieci cadaveri dentro una nuova formazione, l'uomo non poté trattenere un profondo sospirò.
"Solo per questa volta."
Saltò giù dal tetto con leggerezza ed estrasse la sua spada appesa al fianco.
Quest'ultima tremò piena di eccitazione.
Con una mano che stringeva il manico dell'ombrello rosso e l'altra che teneva l'elsa della spada, il Cultore si fece avanti, unendosi ai due giovani ragazzi in difficoltà.
Si mosse molto rapidamente, i suoi movimenti erano secchi e precisi, nonostante non fosse capace di vedere, e in pochi secondi due dei dieci cadaveri ambulanti crollarono a terra come sacchi.
«YangHe!» gridò d'un tratto un discpelo e l'uomo si voltò in tempo per sentire un corpo in volo passargli accanto per poi crollare contro quancosa alle sue spalle.
Il giovane cadde pesantemente sopra una bancherelle già a terra, l'impatto fu talmente forte che sputò una boccone di sangue scuro, ma si rialzò nell'immediato con la spada stretta nel pugno e tornò all'attacco, senza curarsi delle proprie ferite.
Il Cultore respinse l'ennesimo cadavere grigio che gli era venuto addosso, fece ruotare con abilità l'ombrello per riapararsi dagli schizzi di sangue.
Quei cadaveri feroci era diversi da quelli che lui stesso anni fa controllava. Quelli che lui risvegliava erano docili, meno veloci e totalmente privi di qualsiasi volontà, essi non potevano muoversi con velocità nemmeno se il loro incantatore glielo avessero ordinato. Questi qui, invece, erano più feroci e scattanti, quasi avessero una volontà propria.
Nonostante fosse stato un esperto di cadaveri ambulanti, gli era difficile muoversi in quelle condizioni, specialmente quando non poteva vedere e non poteva sfoderare le sue vere abilità.
Nel giro di un paio di minuti, nove dei dieci cadaveri giacevano a terra in macchie di sangue color rame. Il loro odore era terribile, ma per coloro che lavoravano ogni giorno a loro stretto contatto, il tanfo nauseabondo non si percepiva più di tanto.
Il decimo, il più feroce e resistente, aveva combattuto un po', poi era scappato via, sfuggendo dalle varie barriere posizionate all'entrata del villaggio.
Era fuggito attraverso la foresta e ciò significava una maggiore difficoltà per ritrovarlo.
La foresta era alta e presentava alberi e piante rigorose, cresciute in altezza e, in mezzo a tutto il verde, ritrovare un singolo cadavere era piuttosto difficile e anche faticoso.
«Giovane immortale, grazie mille per il vostro aiuto!» gridò pieno di gratitudine uno dei discepoli, avvicinandosi con un sorriso cordiale sul volto giovane, una volte che la luce tornò a illuminare sul villaggio.
Il Cultore annuì leggermente.
«Stai bene? Sei ferito da qualche parte?» gli domandò percependo l'odore del sangue fresco sul corpo del ragazzo.
«Nulla di grave. Solo una piccola ferita.»
«Da dove provengono questi cadaveri?» chiese allora, rinfoderando con calma la sua spada.
«Non lo sappiamo nemmeno noi, ma nell'ultimo periodo molti villaggi nelle vicinanze dei quattro Clan sono stati attaccati più volte dai cadaveri ambulanti.»
«Da quanto tempo succede?»
«Un mese forse.»
«E di loro ora cosa ce ne facciamo? Li spostiamo? Tra poco andranno in decomposizione» intervenne il secondo discepolo accennando i corpi col mento.
Non potevano lasciarli lì, in balia al vento e alla pioggia, in mezzo alla strada principale del villaggio; dopotutto, una volta ancora in vita, anche loro erano nei semplici essere umani.
«Li spostiamo» gli rispose il compagno, facendosi avanti.
«Aspetta» mormorò il Cultore e afferrò il braccio del ragazzo.
Due paia di occhi si voltarono a guardarlo perplessi.
«Cosa succede?»
«Questi cadaveri...» iniziò l'uomo, ma non finì la frase.
I nove corpi grigi riversi a terra cominciarono a trasformarsi in polvere e pochi minuti dopo non rimasero che piccoli mucchietti di ceneri grigie.
«Cosa diavolo significa questo?»
«Sono diventati polvere...com'è possibile?»
«Questo sì che è un bel mistero» sospirò il Cultore.
«Questo Giovane Immortale-»
«Wan ShuZui. Il mio nome è Wan ShuZui» lo interruppe con un sorriso, alzando l'ombrello per rivelare un mento appuntito.
«Oh...il Cultore Wan conosce le voci stanno circolando nello Jianghu?»
«Quali voci?»
«Il ritorno del Cultore Demoniaco Shi WuQing.»
«Molti Clan credono che l'apparizione dei cadaveri sia collegato a lui, dopotutto era un maestro nel controllo dei cadaveri.»
«Davvero? Interessante, non ne avevo sentito parlare, ma se fosse davvero così sarebbe un grosso guaio» disse l'uomo con leggerezza.
«Dove si sta dirigendo il Cultore Wan? Avete una destinazione?» esclamò un discepolo, cambiando discorso.
«A Baiyin, verso la regione Gan» fu la risposta.
«Allora il Cultore Wan vuole unirsi a noi?»
«State andando anche voi a Baiyin?»
«Siamo discepoli del Clan Bai, dobbiamo tornare indietro per fare rapporto al Capoclan.»
«Il Clan Bai di Baiyin?» ripeté piano il Cultore, lievemente sorpreso.
«Sì, è una scuola di coltivazione molto piccola, contiamo poche decine di discepoli e solitamente la città non piace particolarmente ai Cultori di passaggio. Dicono che il clima sia troppo freddo per loro.»
"Non è la città ciò che non piace ai Cultori" pensò l'uomo, trattenendo a fatica un sorriso.
«Se non è un problema, mi unisco volentieri a voi. Sto cercando una persona a Baiyin.»
«Il mio amante» aggiunse dopo poco.
«Oh» fece il primo discepolo, quello più loquace, chiaramente sorpreso.
Il suo compagno, rimasto in silenzio fino a quel momento, gli gettò un'occhiata.
Quest'ultimo si limitò a fare le spallucce, poi attirato da qualcosa, alzò gli occhi per il cielo.
«Liu WeiXiao e Liu WeiGuang sono qui» decretò sollevato e poco dopo due figure scesero giù dall'alto.
×××
¹ un zhang corrisponde a 3.33 metri
² a differenza dello xiao del capitolo precedente, lo xiao di Xiao Ping è un cognome
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