Your existence is my weakness (II)

Ogni passo che faceva all'interno di quella camera era instabile e incerto, segno che ormai il suo Estro aveva raggiunto il picco massimo - quello che gli rendeva il corpo caldo e gli arti molli come gelatina - e il profumo di Kyojuro non aveva fatto altro che accelerare quel processo. Aprì l'armadio quasi con urgenza e l'odore che prima aveva solo sentito propagarsi per l'ambiente lo investì in pieno, facendolo ansimare incontrollato. I suoi occhi si posarono sulle divise scure appese con cura alla rispettive grucce, sugli yukata dai colori chiari diligentemente riposti e vagarono fino ad incontrare la stoffa del futon arrotolato sul fondo del mobile. Tutto, all'interno di quel guardaroba, era impregnato dall'intenso profumo dei feromoni dell'Alpha.

Akaza inspirò a pieni polmoni e rantolò quando una stilettata di puro piacere gli infiammò il basso ventre con forza, facendolo tremare e vacillare ulteriormente. Avendo ormai perso del tutto ogni traccia di lucidità, l'Omega agì d'impulso e afferrò il futon per tirarlo fuori dall'armadio e buttarlo sul tatami senza troppo riguardo. Lo distese quel tanto che bastava per potercisi sdraiare sopra e tornò a rovistare tra i vestiti di Kyojuro. Prese gli yukata e un paio di divise da ammazzademoni che pendevano placide dentro il mobile, tirandole via dalle grucce con foga. Avvicinò quei vestiti al viso attraversato dalle linee scure del tatuaggio demoniaco e annusò profondamente il tessuto che stringeva tra le mani. Anche se erano stati lavati e sentiva il profumo del sapone invadergli le narici, la Terza Luna Crescente riuscì a concentrarsi solo sull'odore di legna bruciata che si mischiava a quello tipico degli abiti puliti.

Con le braccia cariche, l'Omega sparpagliò le vesti del suo Alpha sul futon e vi si lasciò andare sopra, sdraiandosi in maniera scomposta sul basso materasso. Senza pensarci troppo, Akaza si coprì il busto con uno degli yukata dello spadaccino e portò nuovamente una delle divise al viso, affondando il naso nel tessuto scuro. Gli sembrava di trovarsi davvero con Kyojuro, così circondato e protetto dal suo profumo - quasi poteva sentire quello stesso calore che gli aveva scaldato il petto la prima volta che si erano incontrati; si espandeva all'altezza del cuore e gli scorreva nelle vene come fuoco vivo.

In vita sua, non aveva mai provato una sensazione tanto rassicurante e non poteva negare che la cosa gli stava piacendo: lui, che era da sempre abituato ad essere forte e a risolvere tutto con i calci e i pugni; lui, che odiava il suo essere Omega che lo rendeva così volubile; lui, che non aveva mai avuto bisogno di nessuno, si stava crogiolando nella bellezza del sentirsi protetti. Fosse stato un po' più lucido, si sarebbe preso a schiaffi da solo. Tuttavia, in quel preciso momento, non aveva più importanza se dentro di sé sentiva il bisogno di lasciarsi andare alle sue debolezze.

Continuando a bearsi di quella nuova sensazione, Akaza inspirò più a fondo il profumo penetrante di Kyojuro e si lasciò pervadere dal calore che gli accese ogni terminazione nervosa. Soffocò un gemito nella stoffa scura della divisa del Pilastro della Fiamma e portò una mano tra le gambe quando un'altra ondata di piacere gli accese ulteriormente il desiderio, facendogli sussultare il sesso ormai pienamente eretto e insoddisfatto da un po'. Cominciò a massaggiarsi da sopra il tessuto bianco del pantalone che indossava, nella speranza di riuscire a placare in parte l'eccitazione che non lo aveva abbandonato per un attimo durante tutta la giornata. Tuttavia, quel effimero contatto non fu in grado di soddisfare la voglia che aveva di abbandonarsi al piacere più intenso, di farsi toccare dalle mani forti e callose del proprio Alpha, di lasciarsi possedere fino allo stremo.

Guidato dagli effetti intossicanti dell'Estro, Akaza slacciò velocemente la cintura di corda che portava sui fianchi e abbassò i larghi pantaloni insieme all'intimo, scoprendo senza troppe cerimonie l'erezione congestionata e abbondantemente umida di umori. Un sibilo di approvazione lasciò le sue labbra quando strinse le dita scure attorno al proprio membro, cominciando sin da subito a toccarsi con vigore, in scatti di polso veloci e scoordinati. Non dovette attendere molto, prima di venire travolto dal piacere che lo condusse velocemente verso l'orgasmo, riversandosi copiosamente contro il proprio ventre scolpito fino a raggiungere e macchiare il tessuto dello yukata con cui si era coperto il busto.

Ansimò pesantemente, sempre più ebbro e intossicato dal profumo di Kyojuro, e continuò a masturbarsi pur avendo raggiunto l'apice. La sua erezione non accennava a perdere vigore e il desiderio continuava ad incendiargli il basso ventre - anche l'apertura nascosta tra le natiche era ormai sempre più bagnata e pulsante, pronta per essere penetrata. Si toccò senza sosta fino a raggiungere un secondo orgasmo, la divisa del Pilastro sempre ben stretta tra le dita e il naso invaso dall'odore di legna bruciata che impregnava l'indumento in cui aveva affondato il viso attraversato dalle linee blu come la notte del suo tatuaggio demoniaco.

Akaza riprese a sfiorarsi in pochi secondi, inseguendo l'onda di quel piacere incessante causato dall'Estro. Sentendo l'insoddisfazione crescere a dismisura ogni secondo che passava, l'Omega addentò la stoffa della divisa e portò pure l'altra mano tra le cosce divaricate, così da poter stuzzicare anche la piccola apertura celata tra le natiche sode. Vi fece sprofondare dentro due dita con estrema facilità, andando sin da subito a ricercare il punto che lo avrebbe fatto godere maggiormente. Quando riuscì ad individuarlo, vi premette sopra i polpastrelli e lo stimolò colpendolo ripetutamente. Bastò poco per riversarsi ancora una volta, con più intensità, tra le dita scure e sullo yukata ormai squalcito e appiccicoso.

La frenesia che aveva conquistato ogni cellula del suo corpo sempre più scosso dai tremori lo portò a ricercare un posizione che gli permettesse di toccarsi meglio e poter godere maggiormente. Anche se era lontano anni luce dal raggiungere il giusto appagamento, Akaza non poté fare a meno di gemere sonoramente quando si mise carponi sul futon e riprese ad affondare le falangi dentro l'apertura umida e scivolosa. Con la faccia premuta contro lo yukata di Kyojuro, la Terza Luna Crescente tirò in fuori i fianchi e li mosse freneticamente, seguendo il ritmo con cui continuava a violarsi da solo. Il profumo inebriante e penetrante dell'Alpha arrivò alle sue narici con più intensità di prima, scuotendolo con violenza da capo a piedi e annichilendogli i sensi fino a farlo riversare ancora una volta con impeto dritto sul tessuto del futon e della divisa da ammazzademoni che se ne stava stropicciata sotto il suo corpo accaldato.

Fu proprio in quel momento che il fusuma della stanza venne aperto improvvisamente, con uno scatto secco, rivelando la presenza di una figura trafelata e dall'aria stravolta. Kyojuro fece il suo ingresso nella sua camera da letto con passo incerto e il respiro affannato, richiudendo velocemente la porta alle proprie spalle per evitare che Senjuro potesse vedere in qualche modo quello spettacolo così deliziosamente osceno. Non avrebbe permesso a nessuno di posare gli occhi sul proprio Omega, nemmeno a suo fratello. Akaza era suo e solo a lui spettava il privilegio di poterlo vedere in quello stato.

La tenue luce lunare che filtrava attraverso le piccole finestrelle in carta di riso dello shoji illuminava appena il corpo ancora teso e inarcato di Akaza, accarezzandogli la pelle pallida e decorata dal grande tatuaggio, creando giochi di ombre tra i muscoli che lo resero ancora più erotico agli occhi di Kyojuro. Era entrato in Calore ancora prima di varcare la porta di ingresso, stuzzicato con suo immenso stupore dall'odore di neve fresca dei feromoni della Terza Luna Crescente che aveva percepito nell'aria; trovarselo davanti, mentre si masturbava eccitato, aveva acceso maggiormente quell'istinto quasi animale tipico del suo essere Alpha. Non si chiese nemmeno come fosse possibile che il demone si trovasse all'interno della sua camera, disteso sul futon sfatto e sui suoi vestiti sgualciti - non ricordava di avergli detto dove abitava, né di averglielo fatto capire in qualche modo, ma era più che sicuro del fatto che il legame che si era instaurato tra di loro avesse cambiato qualcosa in entrambi - e decise che, in quel momento, la cosa non aveva alcuna importanza.

«Akaza

Rengoku pronunciò il nome del suo Omega con voce bassa e gutturale, eccitato nel vedere che aveva ripreso a far sprofondare le dita scure all'interno della piccola apertura nascosta tra le natiche sode e invitanti. Akaza si fermò di colpo, quando si sentì chiamare, e smise di toccarsi per tirarsi a sedere e puntare lo sguardo in direzione dell'Alpha, un'espressione supplichevole e famelica al tempo stesso dipinta sul volto decorato dalle linee scure come la notte. Non lo aveva sentito entrare, preso com'era dal darsi piacere e ormai privo di alcuna traccia di razionalità.

La Terza Luna Crescente si umettò le labbra e fissò le iridi gialle sulla figura imponente del Pilastro che lo guardava di rimando con i suoi occhi di fuoco, fermo sulla soglia e con il fiato sempre più corto per il fervore che gli si era acceso in corpo. Dopo aver passato l'intera giornata a desiderare il suo Alpha, quasi non gli sembrava vero di averlo finalmente lì, visibilmente eccitato e pronto ad unirsi a lui ancora una volta.

Senza aspettare oltre, Akaza si mise in piedi, calciò via i vestiti che gli si erano attorcigliati attorno alle caviglie e si preparò a lanciarsi letteralmente contro il giovane ammazzademoni, smanioso di averlo tutto per sé. Tuttavia, non ebbe nemmeno il tempo di imporre al proprio corpo di muoversi adeguatamente per annullare quella distanza che lo separava dal suo obiettivo: veloce come un'esplosione improvvisa, Kyojuro gli fu addosso in un lampo. Lo afferrò con decisione e gli circondò i fianchi asciutti con le braccia, impossessandosi delle sue labbra con foga e urgenza. Un mugolio di sollievo si levò nell'aria, vibrando nel petto del demone come se stesse facendo le fusa. Aveva agognato quel contatto per così tanto tempo, che le gambe gli cedettero sotto il peso delle sensazioni che stava provando, facendolo sentire così vergognosamente debole ma felice.

Rengoku aumentò la stretta attorno alla vita di Akaza e lo sorresse senza problemi, tirandoselo un po' di più addosso fino a far collidere il proprio bacino contro quello già nudo e teso del suo Omega. Un roco gemito di puro piacere lasciò la bocca di entrambi, risuonando nel silenzio della stanza con la stessa forza di un boato, accendendo ancora di più quel desiderio che li stava consumando velocemente ed inesorabilmente.

Abbeverandosi dei sospiri sempre più incontrollati della Terza Luna Crescente, l'Alpha si impossessò di nuovo delle sue labbra e vi premette sopra la propria lingua, richiedendo l'accesso a quella bocca peccaminosa. Akaza fu ben lieto di schiudere le labbra per lasciarsi esplorare il palato, ricambiando con foga e approfondendo il contatto tra di loro. Gli piaceva il sapore dello spadaccino e si sarebbe lasciato baciare in quel modo fino a consumarsi le labbra.

«Come ti è saltato in mente di venire qui?» Chiese ad un tratto Kyojuro, staccandosi appena dalla bocca invitante di Akaza per poi scendere a baciargli lascivamente il collo, lasciandosi inebriare dall'odore fresco dei suoi feromoni che sentiva provenire dalla pelle chiara.

«È colpa tua.» Rispose semplicemente il demone, reclinando indietro la testa per dare modo al giovane Pilastro della Fiamma di vezzeggiargli la giugulare.

Rengoku morse lievemente la piccola sporgenza in prossimità del pomo di Adamo e seguì con la lingua la prima linea scura del tatuaggio demoniaco di Akaza, cosa che lo fece gemere sonoramente più di una volta. Rischiavano di essere sentiti da Senjuro, ma la cosa sembrava non avere alcuna importanza per nessuno dei due.

«Questa accusa mi suona familiare, ma questa volta non vedo in che modo possa essere colpevole di qualcosa, dato che non ci vediamo da settimane intere.» Disse Kyojuro, guardandolo con un sorriso velatamente malizioso prima di ritornare a baciargli le labbra, mentre scioglieva l'abbraccio per far scorrere le mani sui muscoli tesi della schiena della Terza Luna Crescente.

Akaza mugugnò di approvazione, quando sentì le mani calde del Pilastro risalire lentamente lungo la sua colonna vertebrale per poi riscendere fino a fermarsi sulle natiche sode e sempre più umide di umori. Sentì i polpastrelli della mano sinistra di Kyojuro stringere possessivamente un gluteo, mentre le dita dell'altra andavano ad insinuarsi senza troppi problemi nella piccola apertura, strappandogli un lungo gemito di piacere che venne prontamente soffocato dalle labbra del giovane spadaccino. Il demone si aggrappò con forza alle spalle di Rengoku e affondò le dita tra i suoi folti capelli biondi, tirandoglieli appena ogni volta che sentiva le falangi sprofondare maggiormente dentro di sé. Anche se si era masturbato per tutto il giorno e si era preparato più che a sufficienza, sentire le mani del suo Alpha sul proprio corpo lo stava facendo impazzire.

«Sono in Estro...»

«Questo lo vedo e lo sento.» Lo interruppe Kyojuro, ridacchiando appena quando, spingendo le dita più in profondità, andò a sfiorare il punto più erogeno di Akaza, cosa che fece sussultare il suo sesso eretto che gli premeva con insistenza contro l'inguine altrettanto teso.

Un sibilo lasciò le labbra del demone che rischiò di raggiungere nuovamente l'orgasmo solo grazie a quelle attenzioni. Respirò affannosamente, lasciandosi travolgere dell'aria di quella stanza ormai satura e pregna dei loro feromoni impazziti, e puntò le iridi gialle sul viso del suo Alpha. Seppur in quel momento Rengoku stesse tenendo in mano le redini del gioco, provando a mostrarsi fiero e composto come sempre, Akaza lesse sul suo viso tutto il desiderio che stava nutrendo per lui. Anche se si stava divertendo a stuzzicarlo, anziché prenderlo con forza e possederlo senza troppe cerimonie, era chiaro come la luce del sole che lo desiderava più di quanto non avesse fatto lui durante il corso della giornata. Un sorriso sfacciato si dipinse sul viso del demone, mettendo in mostra i canini sporgenti e affilati. Aveva resistito anche troppo, era arrivato il momento di prendersi ciò che aveva bramato per tutto il giorno.

«... ho provato a darmi piacere da solo, come sempre, ma non riesco più a soddisfare il mio corpo. Da quando mi hai posseduto, non ci sono state carezze o attenzioni in grado di placare la voglia che ho di sentire nuovamente il tuo nodo dentro di me.» Continuò come se Kyojuro non lo avesse mai interrotto, portando una mano sul suo petto per giocherellare lievemente con i bottoni della divisa da ammazzademoni che ancora celava il suo corpo prestante, mentre l'altra scendeva dispettosamente fino a raggiungere il cavallo del pantalone scuro per stringere da sopra la stoffa l'erezione del Pilastro della Fiamma contenuta a malapena all'interno del fundoshi. «Quindi... assumiti le tue responsabilità.» Sussurrò lascivamente Akaza, prima di afferrare tra le dita la parte superiore della divisa e tirarla con forza, strappando via i bottoni e mettendo finalmente in mostra il ventre scolpito dagli allenamenti dello spadaccino.

Sorridendo sornione, l'Omega fece sgusciare la lingua fuori dalla propria bocca e l'appoggiò dritta contro lo sterno del giovane ammazzademoni, assaporando la pelle liscia di quella zona prima di risalire in una carezza umida lungo la giugulare dell'Alpha. Si prese un lungo attimo per vezzeggiare quella porzione di pelle, succhiando e mordendo appena il punto in cui si trovavano le ghiandole che producevano i feromoni di Rengoku, mentre con le mani si apprestava a sbottonargli velocemente la cintura e i pantaloni.

Gli abbassò la divisa e l'intimo insieme, con un movimento fluido, liberando la sua erezione già abbondantemente umida e congestionata. Strinse quell'imponente membro tra le dita e cominciò a massaggiarlo, soffermandosi maggiormente contro la base, lì dove il nodo che tanto aveva bramato cominciava a gonfiarsi e pulsare. Quando sentì il Pilastro della Fiamma mugugnare di approvazione per quelle attenzioni, affondò improvvisamente i canini proprio nella zona più erogena del suo collo, andando a riaprire nuovamente la ferita del marchio che si era cicatrizzata in quel lasso di tempo in cui non avevano avuto modo di vedersi.

Kyojuro quasi ringhiò per l'improvvisa scarica di dolore e piacere che gli percorse il corpo da capo a piedi, e tolse le mani dal fondoschiena di Akaza solo per afferrarlo dalle spalle e spingerlo giù, facendolo finire seduto in maniera scomposta sul futon sfatto. Voleva che si assumesse le proprie responsabilità solo perché aveva capito che senza di lui non sarebbe riuscito a placare l'effetto intossicante dell'Estro, che ormai erano legati e dipendenti l'uno dall'altro? Bene, lo avrebbe accontentato - eccome se lo avrebbe fatto.

Calciando via gli indumenti e liberandosi sia dell'haori con le lingue di fuoco che della giacca ormai strappata, Kyojuro sovrastò il corpo teso del demone e lo guardò dall'alto, beandosi dell'espressione lussuriosa che gli leggeva sul viso. Stavolta l'alba era ancora lontana e avrebbe avuto tutta la notte per possederlo senza sosta, più e più volte, appagando quella fame che sentiva serpeggiargli dentro ogni secondo sempre di più. Non gli piaceva molto l'effetto che aveva su di lui il Calore - lo destabilizzava e incrinava quella compostezza che lo contraddistingueva -, ma se aveva la possibilità di perdersi tra le cosce del proprio Omega fino a consumare ogni goccia di energia, di inebriarsi di lui fino allo sfinimento, di unirsi sia carnalmente che spiritualmente, allora non era poi così male lasciarsi andare alla frenesia e smarrire il proprio contegno.

Guardandolo leccare via il sangue che era fuoriuscito dalla ferita quando lo aveva morso, passando lentamente la lingua sulle labbra e sorridendo mellifluo - le iridi gialle sempre più velate dal desiderio, ma che sembravano rilucere ardentemente di lussuria -, Rengoku si avvicinò al viso di Akaza con fare predatorio. Allungò una mano e gli sfiorò la guancia in punta di dita, scendendo fino all'angolo della bocca ancora sporco di quel liquido scarlatto che gli apparteneva. Raccolse una stilla di sangue con il polpastrello e lo passò sulle labbra del demone, facendo appena pressione affinché le schiudesse per potervi insinuare in mezzo il pollice.

La Terza Luna Crescente succhiò e leccò il dito del Pilastro con dedizione, ripulendolo del tutto e assaporando il gusto ferroso di quel liquido che avrebbe dovuto essere la sua normale fonte di nutrimento. Tuttavia, in quel momento Akaza sentiva sì i morsi della fame, ma non per via del sangue che aveva assaggiato. Il suo era un languore primordiale, dettato dall'impulso di accoppiarsi, di farsi riempire e marchiare fino nell'anima.

«Akaza... apri la bocca

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