Your existence is my weakness (I)

! ATTENZIONE ! 

Questa one-shot è il continuo di "Your scent drives me crazy". Se non l'avete letta, vi consiglio di andare a farlo prima di cominciare questa. 



Le lunghe e assolate giornate non erano mai state davvero un problema, per Akaza. Da quando era diventato un demone, il tempo aveva assunto una forma diversa e i mesi erano passati uno dietro all'altro, identici e immobili, per anni interi. Durante il giorno, quando il sole era alto e splendente tanto da impedirgli anche solo di spostarsi con l'aiuto dell'ombra degli alberi, si rintanava in qualche anfratto naturale abbastanza riparato o in una grotta profonda per allenarsi e diventare più forte, dove restava in attesa del calare della notte per andare a caccia di Pilastri o alla ricerca del Giglio Ragno Blu per conto di Muzan. Eppure, in quella giornata soleggiata, il forte presentimento che qualcosa stava per cambiare non aveva fatto altro che renderlo irrequieto.

Fu proprio mentre finiva di scaricare una sequenza di pugni contro la nuda roccia – fino a causare il crollo della parete interna della caverna in cui si trovava, facendo tremare pericolosamente tutto il monte –, che un fremito indistinto lo fece rabbrividire dalla testa ai piedi, portandolo a fermarsi di colpo e a respirare affannosamente. Sentì una vampata di calore incendiargli le vene e concentrarsi in una zona ben specifica del basso ventre, mentre una strana voglia si risvegliava improvvisa all'interno dei larghi pantaloni bianchi che indossava.

Puntando lo sguardo sulla stoffa che aveva cominciato a tirare proprio in prossimità del cavallo, digrignò i denti con fare contrariato ed inspirò dal naso per cercare di calmare il cuore che aveva preso a galoppargli nel petto e per tenere a bada la familiare eccitazione che aveva iniziato a impossessarsi del suo corpo. Odiava quando l'Estro lo coglieva all'improvviso, manifestandosi sempre nei momenti meno opportuni. Era una scocciatura dover fermare le sue lunghe ed estenuanti sessioni di allenamento solo perché una stupida condizione fisica legata al proprio essere Omega richiedeva tutte le sue attenzioni.

Cercò di ignorare l'erezione che si stava risvegliando all'interno del fundoshi e si rimise in posizione, pronto a scuotere ancora una volta la terra e le pareti della grotta con i propri pugni e calci. Chiuse per un momento gli occhi, inspirò ed espirò profondamente e provò a riprendere la concentrazione necessaria, nella speranza di riuscire a portare a termine la sequenza di esercizi che si era imposto. Quando gli sembrò di avere nuovamente sotto controllo il proprio corpo, Akaza riprese a sferzare l'aria con i suoi attacchi, creando un'onda d'urto capace di sgretolare la roccia ad ogni pugno caricato con forza e velocità.

Finì la sua serie di attacchi con il fiato corto e il corpo sempre più accaldato, contrariato di fronte alla consapevolezza di aver sbagliato postura più di una volta, di non essere riuscito a mantenere la giusta concentrazione. Fosse stato su un campo di battaglia, si sarebbe ritrovato sconfitto nel giro di un attimo, in un sibilo di Nichirin. Il ricordo di ciò che era accaduto l'ultima volta in cui si era trovato ad affrontare uno spadaccino Alpha – il suo Alpha – in quelle stesse condizioni lo travolse con forza, facendolo rabbrividire in maniera incontrollata e mugugnare di piacere. Portò istintivamente le dita contro la nuca, sfiorando con i polpastrelli il segno del marchio che Kyojuro aveva lasciato su di lui, e sospirò sommessamente. L'insensato desiderio di lasciare quel rifugio temporaneo per correre dritto tra le braccia dell'ammazzademoni si presentò improvviso e persistente, anche se il sole era ancora alto e cocente nel cielo.

L'eccitazione che aveva provato a tenere sotto controllo riprese a serpeggiare dentro le sue vene con più intensità, facendo vibrare ogni singola terminazione nervosa fino a concentrarsi con irriverenza tra le sue gambe. Il membro era ormai del tutto teso e bisognoso di attenzioni, mentre gli umori che produceva avevano iniziato a bagnare sempre di più il fundoshi, rendendo ormai impossibile continuare ad ignorare il suo Estro. Aveva sperato che per quel mese lo avesse lasciato in pace, dato che l'ultimo ciclo si era manifestato inaspettatamente nemmeno poche settimane prima a causa dell'incontro con Kyojuro; che magari l'essere stato marchiato ne avrebbe ritardato l'arrivo. E invece eccolo lì, puntuale come sempre, pronto a farlo uscire di senno e a renderlo vergognosamente debole.

Sbuffò frustrato quando l'ennesima scarica di piacere lo fece fremere bruscamente, arricciandogli appena la pelle pallida attraversata dalle linee blu come la notte del grande tatuaggio demoniaco che gli decorava il corpo, portandolo a barcollare leggermente. Sentiva la stabilità vacillare pericolosamente ogni secondo sempre di più, segno che la sua lucidità stava lasciando inesorabilmente il posto all'istinto Omega, al desiderio di farsi possedere dal proprio Alpha fino a che avesse avuto la forza per farlo – e lui, di forza, ne aveva decisamente da vendere.

Con lo sguardo lievemente lucido, puntò nuovamente le iridi ambrate sulla stoffa bianca e tesa del cavallo dei propri pantaloni e sospirò sconfitto di fronte alla voglia di appagare l'eccitazione che si era risvegliata in lui con prepotenza. Senza troppe cerimonie, portò le dita scure alla cintura di corda che gli circondava i fianchi asciutti e la slacciò con velocità, tirando giù con un gesto secco vestiario e intimo insieme. Un sibilo lasciò le sue labbra quando il membro eretto e già abbondantemente umido venne liberato dalla costrizione della stoffa, incontrando l'aria fresca della grotta che gli donò un attimo di sollievo. Aveva il corpo bollente e l'erezione congestionata bisognosa di attenzioni.

Calciò via i pochi indumenti che aveva indosso e si lasciò andare contro una delle pareti ancora integre della grotta. Scivolò di schiena lungo il muro frastagliato fino a sedersi sul pavimento ruvido, le gambe aperte e il sesso sempre più turgido esposto. Non si perse in inutili preliminari o preamboli: portando entrambe le mani direttamente tra le cosce toniche, si afferrò l'erezione con decisione e cominciò a masturbarsi sin da subito con veloci movimenti di polso. Con l'altra mano libera, scese oltre i testicoli e andò a stuzzicare la piccola apertura nascosta tra le natiche, trovandola abbondantemente lubrificata dai propri umori di Omega e pulsante, pronta per essere violata.

Affondò due dita in quell'anello di muscoli che si contraeva spasmodicamente ad ogni penetrazione e gemette a gran voce quando piegò le falangi in modo da trovare e stimolare il punto in cui era situata la propria prostata. Lo aveva fatto così tante volte, durante i suoi cicli di Estro, che non fu difficile individuare la piccola protuberanza e premervi sopra i polpastrelli con decisione. Il piacere che scaturì da quel gesto fu così intenso, che Akaza si ritrovò a reclinare all'indietro la testa dai corti capelli rosa e ansimare pesantemente, mentre l'orgasmo lo travolgeva con forza. Riversò fino all'ultima goccia del proprio piacere liquido dritto contro il terreno, sporcando in parte la mano con cui continuava ad accarezzarsi il membro che non accennava a perdere vigore.

Con il fiato corto, la Terza Luna Crescente guardò le dita scure macchiate del suo stesso sperma e umide di quel liquido lubrificante che continuava a bagnargli l'orifizio nascosto tra i glutei. Sentì l'insoddisfazione serpeggiare infima lungo la colonna vertebrale, per poi concentrarsi nel suo basso ventre dove il sesso continuava a starsene dritto e pulsante, mentre le sue pareti interne si contraevano incessantemente, quasi come se si sentissero vuote e avessero bisogno di stringersi attorno a qualcosa di più imponente rispetto a delle semplici dita.

Akaza cercò di scacciare via dalla propria mente l'immagine del grosso membro da Alpha di Kyojuro – poteva quasi percepire la sensazione che aveva provato quando il nodo era entrato dentro di lui per la prima volta, riempiendolo deliziosamente –, ma fu tutto inutile. Il ricordo di ciò che era successo con il Pilastro della Fiamma lo travolse completamente, cosa che lo fece eccitare più di quanto già non fosse per via dell'Estro. Chiuse gli occhi e mugugnò appena, mentre si lasciava sopraffare dalle immagini vivide che gli scorrevano in testa come un fiume in piena e portava di nuovo le mani tra le gambe divaricate, inseguendo l'urgenza di soddisfare il proprio desiderio ancora una volta.

Anziché afferrare il proprio membro e scuoterlo energicamente per come aveva fatto pochi istanti prima, la Terza Luna Crescente si concentrò a darsi piacere stimolando solamente l'apertura tre le natiche che continuava a produrre umori, rendendola sempre più bagnata e scivolosa. Per questo motivo non fu difficile spingere tre dita dentro il piccolo orifizio, aggiungendone subito dopo altre due per riuscire a sentirsi quantomeno soddisfatto da quella penetrazione. L'effetto che ottenne non fu lontanamente appagante come avere dentro di sé il sesso eretto di Kyojuro, ma fu comunque sufficiente per raggiungere un secondo orgasmo nel giro di pochi attimi. Non si era mai spinto a tanto, le volte in cui si era trovato a donarsi piacere da solo, ma gli sembrava di non riuscire a soddisfare quella persistente voglia che si era annidata dentro il suo corpo accaldato e che gli faceva attorcigliare le viscere dal desiderio di sentirsi ancora una volta completo.

Sospirò frustrato, quando vide il proprio membro tornare di nuovo in erezione anche se i tremori dell'orgasmo appena raggiunto non erano ancora passati del tutto e continuavano a percorrergli la pelle, facendola arricciare lievemente. Capì che toccarsi non sarebbe bastato, che aveva bisogno delle attenzioni del suo Alpha, per poter tenere a bada gli effetti dell'Estro, e la cosa gli fece digrignare i denti con rabbia. Non solo quella condizione lo rendeva debole – cosa che odiava con tutto sé stesso, dal profondo del suo essere demoniaco –, ma adesso lo costringeva pure ad ammettere di aver bisogno dell'aiuto di qualcun altro per poterla sopportare e superare.

Contrariato da quell'idea, si tirò all'impiedi e agguantò con fare stizzito i vestiti che aveva abbandonato sul terreno poco prima. Li indossò velocemente, provando con tutto sé stesso ad ignorare l'insoddisfazione e il desiderio di correre a perdifiato tra le braccia di Kyojuro, e si avvicinò all'uscita della grotta. Il sole che splendeva maestosamente nel cielo e la direzione dell'ombra prodotta dagli alberi presenti in quella zona suggerivano che era da poco passato mezzogiorno. La giornata era ancora lunga ed era decisamente fuori discussione lasciare quel posto sicuro solo per inseguire quella voglia insensata che si era impossessata del suo intero essere con maggior ostinazione.

Eppure, Akaza non poté fare a meno di puntare con insistenza le iridi gialle verso l'ombra creata dalla presenza dei grandi pini, mentre nella sua mente si faceva sempre più largo l'idea di lasciare quella caverna buia. Si avvicinò ulteriormente alla bocca frastagliata della grotta, fino a raggiungere il punto in cui i raggi del sole illuminavano e scaldavano il terreno, e si fermò a fissare le zone d'ombra, come se stesse davvero prendendo in considerazione l'idea di lasciare quel luogo in cui aveva deciso di attendere il calare della sera. Quando si rese conto di ciò che stava pensando di fare, sgranò gli occhi contornati dalle lunghe ciglia rosa e scacciò quel pensiero scuotendo energicamente la testa.

Insultandosi da solo per quell'idea assurda che gli aveva attraversato la mente, indietreggiò come se si fosse realmente scottato a causa del sole e ritornò verso la zona in cui si era allenato per tutta la mattinata con l'intento di riprendere ad esercitarsi per tenere a bada la sua eccitazione. Tuttavia, per quanto continuasse a provare ad ignorare l'Estro e i suoi desideri, Akaza non riuscì più a concentrarsi né a portare a termine la serie di attacchi che, normalmente, sarebbe stata precisa e potente come sempre.

L'eccitazione all'interno dei suoi pantaloni si fece dolorosa a livelli insopportabili anche per un demone, cosa che lo portava sempre più spesso ad ansimare e toccarsi per cercare di placare la frenesia che gli ribolliva nelle vene insieme al sangue maledetto e corrotto da quello di Muzan. Come un leone in gabbia, Akaza prese a camminare avanti e indietro all'interno della caverna: arrivava in prossimità dello sbocco, fissava con insistenza il sole che non sembrava volersi muovere dal suo posto alto nel cielo e ritornava indietro con la frustrazione sempre più alle stelle. Il tempo non gli era mai sembrato così immobile, da quando era diventato un demone, e le giornate non erano mai passate così lentamente come in quel momento.

Quando finalmente le nuvole cominciarono a tingersi di un rosa tenue e le ombre degli alberi si allungarono abbastanza da creare delle zone sicure – segno che il sole era finalmente tramontato oltre le alte fronde, dando spazio alle prime stelle e al profilo sorridente della luna –, la Terza Luna Crescente schizzò velocemente fuori dalla caverna e corse a perdifiato verso il villaggio in cui sapeva vivere il Pilastro della Fiamma. Non che lo avesse seguito o si fosse mai presentato davanti casa sua, ma aveva avvertito più volte la sua presenza calda e rassicurante provenire proprio da quella zona. Lo spirito combattivo di Kyojuro era davvero forte e sorprendentemente raffinato, quindi non avrebbe mai potuto confonderlo con quello di qualche altro spadaccino più debole e insignificante. E poi, il suo olfatto da Omega continuava a captare quel familiare odore di legna bruciata che aveva percepito la prima volta che si erano incontrati, imprimendosi ben a fuoco nelle sue narici e nel suo cuore.

Seguì proprio la tenue traccia lasciata dai feromoni di Kyojuro nei luoghi in cui era stato l'ammazzademoni, mantenendosi sempre a debita distanza per non farsi scoprire dagli abitanti e dai commercianti ancora in giro per le vie del villaggio. Si mosse veloce come il vento e silenzioso come un gatto, smanioso di giungere quanto prima a destinazione e di poter placare quel desiderio che continuava ad incendiargli le vene con insistenza. Anche se il suo Estro era ormai iniziato, e lui sentiva l'eccitazione bagnargli abbondantemente il fundoshi, non diede alcun peso al fatto che altri Alpha potessero avvertire l'odore dei suoi feromoni impazziti, né lo preoccupò il fatto che avrebbero potuto trovarlo e cercare di possederlo. Non aveva alcun interesse verso nessun altro all'infuori del suo Alpha; e poi era pur sempre un demone: li avrebbe uccisi tutti in un battito di ciglia, se solo avessero pensato di avvicinarsi troppo, per come aveva sempre fatto.

L'odore di Kyojuro si fece via via più intenso, fino a concentrarsi quasi totalmente di fronte a una dimora di discrete dimensioni, ben tenuta e dalle spesse mura a fare da recinzione. Akaza ne seguì il perimetro fino a portarsi sul retro della casa, imboccando velocemente una via buia e priva di passanti che avrebbero potuto infastidirlo in qualche modo. Con un balzo, oltrepassò agilmente il muro e ricadde silenzioso sull'erba fresca del piccolo giardino presente. Puntò le iridi gialle in direzione dell'engawa e si avvicinò furtivo agli shoji che celavano le stanze. Percepì una debole presenza provenire dall'interno della casa, segno che la piccola villetta non era vuota per come gli era sembrato data l'assenza di luci accese. La persona che si muoveva con passo leggero sul tatami non emanava alcun intento omicida, né uno spirito combattivo forte tanto da potere mettere in allerta la Terza Luna Crescente. Inoltre, nessun odore oltre a quello persistente di Kyojuro venne captato dal suo olfatto sviluppato, segno che chiunque fosse presente all'interno della dimora non era un Alpha – con molta probabilità, pensò il demone, si trattava di un Beta o di un Omega come lui.

Da una parte, Akaza fu felice di non doversi scontrare con qualche altro membro della famiglia Rengoku – immaginava che tra i parenti di Kyojuro potessero esservi altri spadaccini in grado di usare la Respirazione della Fiamma, magari anche qualche ex Pilastro. Non avrebbe mai voluto ammetterlo, ma nelle condizioni in cui versava in quel momento, non sarebbe stato in grado di affrontare un ammazzademoni della portata di Kyojuro. Tuttavia, si sentì deluso e ancora più frustrato quando non percepì la presenza del suo Alpha. L'odore dei suoi feromoni era forte e aleggiava per tutto l'engawa – stuzzicandogli piacevolmente le narici e facendolo fremere dalla testa ai piedi quasi con violenza –, ma dentro le stanze non vi era traccia del raffinato spirito combattivo del Pilastro della Fiamma.

Akaza digrignò i denti e schioccò la lingua contro il palato, irritato dalla piega che stava prendendo quella dannata giornata. Stava combattendo contro sé stesso per non ricominciare a masturbarsi proprio lì, in piedi di fronte allo shoji da cui l'odore di Kyojuro sembrava provenire con più intensità, e ormai la sua eccitazione era così alta da portarlo a pensare e ragionare con sempre minore lucidità. Aveva aspettato per tutto il giorno, aveva resistito all'impulso di correre sotto il sole cocente e si era odiato così tanto, per quella sua debolezza, che adesso non aveva per nulla voglia di girare i tacchi e andarsene senza aver concluso nulla. In quel momento, il desiderio di farsi possedere dal suo Alpha era più forte di ogni altra cosa e la voglia di sentirsi completo e appagato ancora una volta, di ricevere nuovamente il marchio e accogliere dentro di sé il nodo, lo portò a prendere una decisione che in un altro frangente avrebbe reputato stupida, insensata ed avventata: sarebbe entrato in quella casa e avrebbe aspettato Kyojuro.

Portandosi proprio in prossimità dello shoji dal quale sentiva arrivare distintamente il profumo di legna bruciata dei feromoni del Pilastro, Akaza appoggiò una mano dalle dita scure sulla superficie chiara della porta e la fece scorrere di lato con estrema facilità. Senza ulteriori indugi, si portò velocemente all'interno della camera e richiuse la leggera anta alle proprie spalle, restando immobile per assicurarsi di essere passato del tutto inosservato. I passi che aveva sentito poco prima continuavano ad essere distanti, segno che l'abitante presente in quella dimora si trovava in un'altra stanza, diverse pareti più in là. La Terza Luna Crescente si lasciò scappare un ghigno soddisfatto e si rilassò totalmente. Le case degli umani erano sempre così vulnerabili e prive di difese, che sarebbe stato facile per chiunque riuscire ad entrare indisturbato.

Con le iridi gialle che sembravano come brillare anche nella penombra della stanza – che stava diventando sempre più buia per via della sera che aveva finalmente preso del tutto il posto del sole –, Akaza perlustrò l'ambiente circostante con curiosità. Non sapeva ancora se si trovasse nella camera di Kyojuro, ma lì il suo odore forte e penetrante aleggiava con maggiore intensità, andando a concentrarsi particolarmente in prossimità del grande armadio posto sul lato destro della stanza. La Terza Luna Crescente non poté fare a meno di inspirare a pieni polmoni quell'odore capace di farlo impazzire e si allontanò dallo shoji per avvicinarsi alle ante del mobile che aveva attirato la sua attenzione.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top