Blame Game (I)

I fell in love with the sparkle in the moonlight
Reflected in your beautiful eyes
I guess that is destiny doing it right

'Cmon let's be free in Barcelona

||REINA||
Riusciamo a svignarcela dal circuito solo verso le sei del pomeriggio, ed Alex mi ha dato appuntamento in albergo alle nove. Il che significa che ho tre ore per trovare un vestito adeguato, togliermi di dosso la puzza di gas di scarico e il grasso, lavare i capelli, insomma rendermi presentabile.
Praticamente impossibile.
So però chi potrebbe accompagnarmi in questa follia, così cammino per il paddock verso il box di Valentino Rossi alla ricerca di Barbara. La trovo lì, come previsto, con i capelli corti spettinati e la polo blu della Yamaha, intenta a mettere sotto torchio un ragazzo del team.
Stanno smantellando tutto, ma lei è ancora lì a fare domande.
Vado a salvare quel poveretto, afferrando Barbara dal braccio e trascinandola via.
"So che io e te non facciamo cose da donna insieme..." inizio, mentre già la porto verso l'uscita del circuito.
"Tipo fare gossip, farci le unghie, parlare di ragazzi? Beh no, non sono il tipo. Spero tu non mi stia chiedendo di avere un rapporto del genere" dice, fingendosi disgustata. Basta guardarla di sfuggita per capire che no, lei non è un tipo del genere. Come non lo sono neanche io, ma ho bisogno di un piccolo sforzo per questa volta.
"No non ti sto chiedendo niente di tutto ciò, ma ho bisogno di te in veste di mia salvatrice e unica amica. Devi accompagnarmi a comprare un vestito" dico tutto d'un fiato.
Barbara si stoppa e inizia a fissarmi.
"Stiamo andando a fare shopping?" Domanda sconcertata.
"Ti spiego tutto mentre andiamo, ti prego"
Devo sembrare ridicola, se non proprio disperata. Credo che Barbara capti il mio disagio nel chiederle un favore del genere, o comunque per la situazione in generale, perché alla fine mi dice si. In un modo annoiato e decisamente per pietà, ma è pur sempre un si.
Il traffico è leggermente smaltito a quest'ora, quindi il taxi che prendiamo per farci riportare in città impiega solo dieci minuti per lasciarci. Fantastico, nessun ritardo sulla tabella di marcia.
Saliamo nelle camere d'albergo giusto il tempo di lavarci le mani e prendere il portafoglio, non ci cambiamo neanche. Sarà divertente andare per negozi in pantaloncini e polo del team.
"Visto che stiamo facendo cose da donna, forse dovrei anche chiederti cosa sta succedendo con marc..." Dice Barbara mentre prendiamo la strada che dall'albergo dovrebbe portarci nel centro di Montmelò.
Devo accendermi una sigaretta prima di poter affrontare questo discorso, così la porto alle labbra e dò fuoco al tabacco, prestando poi l'accendino a Barbara che imita il mio gesto. Tiro una grossa boccata e inizio a raccontare.
Di ieri, del bacio, di Alex, del gala, di Lola.
Barbara mi sta ad ascoltare attenta ed io cerco di riassumere le cose il più possibile, per non annoiarla. Nel frattempo facciamo un giro nel primo negozio che incontriamo.
"Ma tu da Marc cosa ti aspetti?" mi domanda, passando le dita sui vestiti appesi ad uno stendino. Niente di particolare però, purtroppo.
"Non so, forse che si renda conto del fatto che è arrivato il momento di pensare a noi come un noi. Il nostro rincorrerci senza arrivare da nessuna parte sta diventando ridicolo" rispondo.
I miei occhi captano un bel tessuto rosso, ma quando sfilo il vestito lo giudico troppo poco elegante, qualche centimetro in più di stoffa non avrebbe guastato.
Usciamo dal negozio a mani vuote.
La storia si ripete per i successivi quattro negozi. Provo qualcosa, ma non so cosa sto cercando e niente sembra piacermi. Non sono una di quelle ragazze che perde le ore davanti all'armadio per scegliere cosa mettere, ma ci tengo a vestirmi bene. E poi, Lola sarà bellissima sta sera. Ho una pazza voglia di eclissarla.
A casa avrei anche un paio di vestiti adatti all'occasione, ma ovviamente non ho portato niente con me. Non avendo neanche più Eric al fianco, al quale piaceva andare a cena in posti eleganti, non ho minimamente pensato ad un'occasione del genere quando ho fatto la valigia.
"Proviamo qui" dico, indicando con un cenno l'insegna di un negozio vintage. Nella disperazione più totale, a un'ora e mezza dall'arrivo di Alex, so che non sarà una boutique di abiti di seconda mano a salvarmi, ma ci provo.
Il posto è illuminato male e odora di cuoio e pelle grazie alla vasta esposizione di Dr. Martens e scarpe varie che occupa gran parte della parete destra. Al centro, lunghissimi stendini sono occupati da giacche di jeans, giacche militari e qualsiasi tipo di maglia da basket.
Credo di aver decisamente sbagliato posto.
La commessa, una ragazza giovane con i capelli decolorati e il septum, ci sorride calorosa. Usciremo senza buste anche da questo posto, lo so.
Dò comunque un'occhiata in giro, mentre Barbara abbandona la mia missione e si perde tra i giacconi e un'esposizione di vecchi Levis.
Catturo un vestito lungo a fiori nell'angolo del locale e mi ci avvicino per guardarlo meglio, trovando così una piccola sezione dedicata ai vestiti. Quello a fiori è troppo da giorno per essere indossato all'evento di sta sera, poi ce n'è uno nero semplice e forse un po' troppo accollato sul quale però potrei farci un pensierino, e ancora una lunga tunica di pizzo beige che non è il mio genere, ma è molto bella.
Tiro questi ultimi due verso di me e mi giro per poggiarli su un angolo libero del bancone, intenzionata a provarli. Nel frattempo, alle mie spalle, sento il rumore di una gruccia che cade e mi piego per rimettere a posto il vestito a fiori finito per terra.
Sotto la texture rosa, arancione e gialla, c'è un pezzo di stoffa di un bianco sporco che deve essermi sfuggito prima. Lascio il vestito a fiori sull'asta d'acciaio, per poi tirare su anche l'altro vestito.
Quasi mi prende un colpo.
È forse il vestito più bello che abbia visto nell'ultima ora. Un abito a peplo con uno scollo a V sul davanti e più accentuato sulla schiena, la vita alta, appena sotto il seno, segnata da una treccia sottilissima di fili dorati, e una cascata di stoffa morbida fino ai piedi. Semplicissimo ed elegante, scollato ma non volgare. Perfetto per questa sera.
"Questo ce l'ha venduto una ragazza un paio di mesi fa, è stato il suo abito da sposa ma aveva bisogno di soldi e così... Eccolo qui" dice, facendomi sobbalzare, la commessa.
Stringendo l'abito tra le dita, percependone la leggerezza, mi giro verso di lei e le sorrido.
"Posso provarlo?"

Un'ora più tardi, con i capelli ancora leggermente umidi, entro nel mio nuovo abito. Fa uno strano effetto sapere che è stato di qualcun altro, che questo qualcuno si è addirittura sposato con questo addosso. Spero mi porti fortuna, ne ho bisogno questa sera.
Trovare le scarpe è stato più facile, un paio di sandali di cuoio raso terra con delle sottili fascette color oro che si intrecciano fin sopra la caviglia. Il vestito sarebbe stato troppo corto per dei tacchi alti, mentre in questo modo il lembo bianco si ferma giusto qualche millimetro prima di toccare terra.
Quindi no, non ho scelto delle scarpe basse per non essere più alta di Marc. Assolutamente no.
Finisco di asciugare i capelli con il diffusore, sperando che prendano un po' di volume così da venire meglio una volta legati nella crocchia bassa che ho in mente.
Sono le nove meno dieci e non mi sono ancora truccata.
Una mano di fondotinta, un po' di cipria, del blush rosa pallido sulle guance. Azzardo una linea di eye liner che, per fortuna, esce bene, poi mascara e matita per le sopracciglia.
Non ho tempo per fare altro, se non passare sulle labbra il mio rossetto preferito color nude, prima che Alex mi scriva di scendere.
Attorciglio velocemente i capelli su loro stessi, fermandoli con un elastico sulla nuca e facendo sfuggire apposta qualche ciuffo sul viso. Dopo di che svuoto il piccolo beauty nero sul letto e ci metto dentro telefono, soldi, sigarette e chiavi. Per fortuna, ho più gusto nello scegliere i beauty case che nelle borse e questo sembra senza sforzi una pochette.
Mi guardo giusto un attimo allo specchio, per assicurarmi che tutto sia al proprio posto. Ho un'aria innocente che non mi sentivo addosso da tanto tempo, è difficile sentirsi così donna sotto una tuta da cross.
Ma io non sarei me stessa se non avessi questi due lati di me, sono un prendi due paghi uno, e sono felice di essere così.
Lascio la camera e raggiungo Alex, che mi aspetta sui sedili posteriori di una Mercedes nera.
È propio bello sta sera, con i capelli pettinati e lo smoking blu scuro, un papillon celeste che ricorda i colori del suo team.
"Ho scelto la dama giusta per questa serata" mi dice, guardandomi, mentre mi siedo al suo fianco. Sorrido per il suo complimento, Alex sa far sentire una principessa anche la persona meno femminile al mondo.
"Dove si va?" Domando, salutando poi il signore distinto alla guida.
"Mettiti comoda, ci vorrà una mezz'ora. Andiamo a Barcellona"

||MARC||
Il gala si svolge nell'attico di un albergo da far girare la testa nel cuore di Barcellona, a pochi passi dalla Rambla. Sia l'interno che la terrazza sono occupati dai piloti delle tre categorie, i loro manager, i big delle case produttrici e dei team. Un mix di lingue, paesi e usanze che crea una bella atmosfera. Oggi ci siamo scannati in pista, mentre questa sera chiacchieriamo amabilmente.
Lola, per fortuna, mi ha lasciato un po' d'aria, dileguandosi per andare a ballare con le sue colleghe ombrelline che come lei stanno frequentando un pilota. È bellissima sta sera, bella e pericolosa nel suo vestito in realtà insesistente. Accollato e a maniche lunghe, lungo fino ai piedi, ma fatto di un tessuto a retina nera che è praticamente trasparente. L'unica parte non visibile del suo corpo è coperta da un body nero.
Eppure non riesco a tenerle gli occhi addosso.
Sto cercando qualcun altro.
Se ne accorge anche Valentino, mentre chiacchieriamo davanti all'American bar. Riesce a ridere e a scherzare, non sembrando minimamente triste nonostante sia arrivato quarto oggi. Sa di essere un campione nonostante tutto.
"Marc se hai ventun anni e sei qui a parlare con me anziché andare a ballare con lei, se non proprio portarla in bagno, dovresti lasciarla" mi dice, tracannando metá del suo cocktail in un sorso solo. Con un cenno della testa mi indica Lola, intenta a muovere il sedere a tempo con quello di una ragazza dai capelli rossi altrettanto bella.
Faccio spallucce.
Ha ragione Valentino, anche se non sono esattamente queste le motivazioni per le quali dovrei lasciarla.
Cerco la mia motivazione con lo sguardo, tra la gente accanto al buffet, nella folla che balla, oltre la vetrata, mentre Cal Crutchlow ci raggiunge e inizia a parlare con me e Rossi, disquisendo su quale sia il long drink più alcolico.
Né io né Vale sappiamo dargli una risposta, così ordina al barman i tre cocktail più alcolici che conosce e li spartisce con noi. Il mio è così forte che la gola quasi si chiude quando lo butto giù, ma mi obbligo a finirlo. Essere un po' sbronzo mi aiuterebbe a superare questa serata.
E poi succede.
Nel momento in cui mi distraggo dalla continua ricerca, lei appare come un angelo alle porte dell'attico. Con i capelli biondi e l'abito bianco, bella da far male, varca la soglia al fianco di mio fratello. Sento il mio cuore accelerare improvvisamente, le mie mani iniziare a sudare.
Una mano mi si poggia sulla spalla, mentre non riesco a distogliere lo sguardo da Reina.
"Ah, ora è tutto chiaro" dice Vale, con un tono leggermente divertito "il nostro cabroncito è innamorato, ma non della sua ragazza"
Apro la bocca per controbattere, ma non esce neanche mezza sillaba. Vorrei attraversare la stanza e baciare Reina, davanti a tutti, fregandomene di tutto. Stringere quel corpicino tra le braccia, farla incazzare e poi riempirla di baci. Perché lo so che litigheremmo anche se ci giurassimo amore eterno, ma anche sapendolo comunque ne varrebbe la pena.
Cal mi si para davanti, negandomi la vista della ragazza più bella della stanza.
Mi mette una mano sotto il mento, chiudendomi la bocca. Poi mi afferra le spalle e me le apre, tirandomi in fuori il petto. Mi aggiusta la cravatta.
"Sii uomo" mi sussurra, in inglese. Fantastico, mi sarei immaginato di tutto nella vita, ma avere consigli amorosi da Cal Crutchlow era davvero al di là della mia immaginazione.
Quando si sposta per tornare al fianco di Valentino mi accorgo di aver perso Reina. La ritrovo solo qualche attimo dopo, con la mano ferma sul braccio di Alex, mentre sono intenti a salutare Fenati, Antonelli, Oliveira, Binder e Bastianini. Quest'ultimo la guarda come se stesse ammirando un quadro in una galleria d'arte ed io sono in procinto di andare a dargli un pugno, così potrà guardare le stelle invece.
Poi Reina si accorge del mio sguardo.
Fregato.
Distoglierlo sarebbe ancora più imbarazzante, così resto a fissarla imbambolato. Lei sorride e alza una mano, a mo' di saluto. Subito, entro nella modalità ragazzina innamorata e alzo una mano a mia volta, accompagnata da un mega sorriso. Un bambino davanti alla macchina dello zucchero filato sembrerebbe meno entusiasta di me.
Grande Marc, è così che si conquistano le donne.
"Ben giocata Marc" commenta Valentino, che quasi mi scoppia a ridere in faccia quando torno a guardare loro due. Cal scuote la testa, rassegnato.
"Sei senza speranze"
Inizio a pensarlo davvero, di non avere speranze con Reina.
Con l'altra donna, almeno, non devo sforzarmi. Lola mi afferra il braccio e mi trascina in pista, dove poi appoggia il suo sedere sul mio amichetto lì giù, cioè, volevo dire, poggia la sua schiena sul mio petto, e inizia a muoversi a ritmo con i bassi che escono dall'impianto stereo. La mia mano è sul suo ventre solo perché ce l'ha messa lei.
Comunque, se volevano trasformare questo gala in una serata in discoteca, almeno avrebbero potuto avvisare. Mi sarei vestito leggermente più sbottonato di così. Ho seri problemi a vivere bene con un abito addosso, figuriamoci poi se mi metto a ballare.
Sbatto contro Andrea Iannone e Andrea Dovizioso, che si guardano intorno con un cocktail in mano come sanno fare solo i veri marpioni da discoteca. Ci salutiamo con un cinque veloce, mentre l'altra mia mano è ancora impegnata a tenere Lola.
La verità è che a lei non ci sto minimamente pensando, neanche mi eccita il suo strusciarmi addosso. Sono troppo preso dal tenere d'occhio Reina.
Quando la vedo uscire sulla terrazza capisco che è il momento giusto almeno per andarla a salutare.
"Vado a salutare un amico" grido nell'orecchio di Lola, costringendola a lasciar andare la mia mano. Lei si gira a guardarmi, sospettosa. Non mi importa.
Attraverso la pista a testa bassa, sperando di arrivare fuori senza che nessuno intralci il mio cammino. Reina è nell'angolo della terrazza, distante dal resto della gente che chiacchiera con i bicchieri in mano.
Si è accesa una sigaretta e sobbalza, quando dopo essermi tolto la giacca glie la poggio sulle spalle scoperte. Mi sarebbe piaciuto godermi lo spettacolo di Reina in questo vestito così da vicino, ma c'è un venticello fresco qui su nonostante sia giugno.
E poi io l'ho vista in vesti ancora più sexy di questa. Ad esempio con la tuta da cross, sporca di fango.
Niente supererà mai quella visione.
"So che non vuoi sentirtelo dire e che è la cosa più banale che possa dirti, ma devo farlo" inizio, quando lei si gira a guardarmi stranita "sei bellissima"
Reina mi fissa alzando un sopracciglio, poi si stringe nella mia giacca. Anche solo questo gesto mi fa tremare il cuore.
"Ci conosciamo da quanto? Diciotto anni? E hai detto le più grandi stronzate, ma mai una cosa del genere" risponde, facendo un tiro alla sigaretta. Poi ride. "Non credo che potrei mai abituarmici"
"Non ti ci abituare infatti, il prossimo complimento arriverà tra altri vent'anni anni più o meno"
"Dio, altri vent'anni con Marc Marquez. Il solo pensiero mi mette angoscia"
Scuoto la testa ridendo, non riesco neanche a fare il finto offeso. Reina, con gli zigomi alti e un lieve sorriso sulle labbra, guarda davanti a sè. Seguo il suo sguardo e mi rendo conto di quanto lei possa oscurare tutto il resto del mondo, perché io ho guardato solo lei mentre oltre la ringhiera della terrazza c'è Barcellona ai nostri piedi. Il mare da una parte e le montagne dall'altra, in mezzo una distesa di luci. Le torri della Sagrada Familia in lontananza, il caos della Rambla sotto di noi. È una vista da mozzare il fiato.
Sono riuscito a conquistare tutto questo, ad arrivare fin qui e a farlo da campione. Mi manca solo una cosa.
"Venti, trenta, quarant'anni, che Marc e Reina saremmo se non fossimo l'uno al fianco dell'altra?" le rispondo, spostando lo sguardo sulla mia vista preferita. Scusa Barcellona, ma lei è più bella anche di te.
"Tu saresti un rammollito ed io salverei la mia salute mentale"
"Ci sono modi più carini per dirmi che ti faccio impazzire"
La risata di Reina mi arriva alle orecchie ed è la colonna sonora perfetta di questa serata. Fa l'ultimo tiro dalla sigaretta, poi si sporge verso un posacenere per buttare il filtro.
Mi viene vicino, guardandomi da dietro le ciglia folte. Mi si blocca la salivazione.
Reina però non è scontata. Semplicemente si toglie la mia giacca dalle spalle e me la porge, facendo poi dietro front per rientrare in sala.
Faccio per seguirla, ma uno dei manager della Honda mi ferma per un saluto. Resto a parlarci per meno di cinque minuti, eppure quando varco la porta finestra la situazione mi è già sfuggita di mano.
Perché Reina ha un altro paio di braccia che le stanno facendo fare una giravolta, mentre entrambi ridono divertiti.
E no, non credo di poter sopportare l'entrata a forza di carenate di Andrea Iannone in questa storia.
Fatto fuori Eric, messo al lato Alex, non ho intenzione di contendermi Reina anche con Iannone.
Lei è mia e basta e il mondo dovrà farsene una ragione.

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Lo so, sono una persona cattiva. Non dovevo dividere il capitolo.
Ma vi lascio respirare dopo 3000 parole e vado subito subito a scrivere la seconda parte.
Voi iniziate a dirmi cosa pensate che succederà ahahah

Lo so, per una riga è diventata una fan fiction su bastianini ahahhaha prima o poi la scriverò davvero. Su Iannone no, ma mi serviva un motivo per mettere zizzagna.

Buon inizio della settimana di gara, baciii

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