Save the day
Non avevano parlato. Era stato un comune e silenzioso accordo rimanere nel cofano dell'auto, con la coperta a scaldare ulteriormente i corpi nudi mentre la pioggia non aveva cessato di essere la colonna sonora delle mani che, ancora e per chissà quanto tempo, continuavano ad accarezzarsi, a cercarsi instancabili.
Il corpo di Percy era caldo contro al suo, bellissimo, bollente ed Annabeth non si era mai sentita più insaziabile di così. Non si era mai sentita più bramosa, eccitata di così.
Non si era mai sentita più felice di così e -solo pensarlo- la portava a sorridere contro al petto di Percy che, con due dita pigre ma non disattente, continuava ad accarezzarle lentamente la spina dorsale.
Avevano fatto l'amore ancora dopo quella prima volta. Più lentamente, più passionalmente, con le dita che si esploravano più intensamente ed il ventre che pulsava con insistenza mentre la carne voleva ancora ed ancora.
Si erano guardati a lungo dopo che avevano finito e non avevano parlato, forse perché gli sguardi facevano abbastanza o forse perché le mani, che non smettevano mai di esplorarsi, bramose di marchiare un nuovo pezzo di pelle, lo facevano al posto delle labbra e della lingua.
Luke e Talia non avevano chiamato per tutto quel tempo ed Annabeth si era chiesta, per un solo secondo, se non sapessero, in cuor loro, che lei si era finalmente concessa di essere felice.
- Sono felice – disse infatti, rompendo la quiete del suono della pioggia contro la carrozzeria. Poggiò il mento contro al petto di Percy, sorridendogli mentre lui, la nuca poggiata contro al lato dell'auto, le sorrideva.
- Davvero? – domandò, la mano che, per un solo istante, ebbe uno spasmo contro la sua pelle.
- Mhmh – rincarò la dose Annabeth senza smettere di sorridere, annuendo e chinando il volto per potergli baciare il petto che si era premurata di osservare, esplorare attentamente centimetro per centimetro.
La mano di Percy le accarezzò la schiena, cercando la pelle morbida dei glutei prima di stringerli lievemente, bloccandole il mento con la mano libera, sporgendosi verso di lei per poterla baciare, schiudendole le labbra con la lingua.
Annabeth aprì leggermente le gambe per istinto mentre Percy le accarezzava le natiche lievemente, stringendole di tanto in tanto, limitandosi a sfiorare il suo centro con le dita.
La tenne impegnata con la lingua, bloccandole il volto con la mano destra, soffocando un gemito con le labbra, con i denti, che spinsero Annabeth aprire le gambe un po' di più mentre si spingeva verso di lui.
La mano di Percy si fece più insistente contro di lei e la bionda gemette con più ardore mentre il corpo si riempiva di brividi ed il basso ventre prendeva a pulsare senza sosta.
Lo voleva. Voleva Percy così tanto e così totalmente che rischiava di impazzire e girò il volto un po' di più verso destra per poter lasciare al ragazzo un accesso maggiore alla sua bocca. Allontanò le mani dal suo torace solo per potergli cingere il volto, allontanandosi dalle sue labbra ansimanti quanto bastava per sedersi sui suoi fianchi, spingendo i propri all'indietro.
Sorrise quando lo sentì contro di sé, duro, chinandosi verso le labbra già aperte del ragazzo, gemendo quando le mani forti le strinsero i glutei ancora una volta con vigore, spingendola a sollevarli lievemente, protendendosi verso di lui, lasciandogli più spazio per farsi palpare.
E mentre lo baciava si rese conto che -con ogni probabilità- non sarebbe più riuscita a volere qualcuno con la stessa intensità con la quale aveva voluto Percy fino a quel momento. E mentre si lasciava toccare, mentre lasciava che due dita entrassero dentro di lei, allargandosi lievemente e strappandole un gemito, si rese conto che -quasi sicuramente- non sarebbe più riuscita a sentirsi così giusta, bella, forte come in quel momento.
Percy non era mai stato la sua debolezza, era sempre stato un incentivo per renderla più forte; la scintilla perché, quella stessa forza, potesse divampare in un incontrollato incendio. E quando lo cercò alla base, sedendosi su di lui ancora una volta, aprendo bene le mani contro al suo petto e cercando quelle pozze verde mare che si riufiutava smettere di osservare, esplose.
Sbatté le palpebre un paio di volte, corrugando la fronte quando non riuscì a realizzare immeditamente dove si trovasse. Si voltò sulla schiena, sollevandosi un po' di più la coperta sui fianchi, stringendola tra le dita affusolate mentre sorrideva, accarezzandosi la pancia, arrivando lentamente al centro nudo.
Non era un sogno. Era tutto reale e quando si mosse in modo da poter sentire il tessuto ruvido del cofano contro la pelle fresca, sembrò in grado di respirare ancora più facilmente.
Si passò una mano tra i capelli prima di sfregarsi gli occhi coi pugni chiusi, puntellandosi su un gomito per potersi guardare attorno. Il sole sarebbe sorto nel giro di una mezz'ora ma l'abitacolo dell'auto era ancora immerso in una parziale oscurità.
Realizzò due cose mentre si metteva a sedere di scatto, la prima, aveva smesso di piovere; la seconda, Percy non era con lei.
Si guardò attorno febbrilmente, inginocchiandosi di scatto, ignorando la coperta che, scivolatele giù dai fianchi, la lasciava nuda. Il cuore prese a battere un po' più forte ed i pugni si strinsero mentre, con le palpebre ridotte in due fessure, guardava fuori dai finestrini ancora ricoperti di gocce di pioggia nel tentativo di individuare Percy.
La macchina sembrò chiudersi attorno a lei, imprigionarla, toglierle il respiro, come se fosse dimentica del paradiso che, solo qualche ora prima, aveva permesso ai due ragazzi di creare. Si strinse attorno al corpo nudo di Annabeth senza scrupoli, attenta a farlo lentamente mentre il cuore sembrava volesse uscirle dal petto.
Boccheggiò per qualche secondo prima di spostarsi verso ai sedili posteriori, fermandosi di scatto, la schiena ancora inarcata in avanti, quando vide un'ombra poggiata al montante anteriore del guidatore.
Poi sorrise.
Percy non se ne sarebbe mai andato.
I battiti del cuore rallentarono con la stessa velocità con la quale erano aumentati mentre lei si voltava, recuperando la coperta dal cofano. Se la strinse attorno al corpo, infilandosi -quella volta più facilmente- tra i due sedili anteriori, allungandosi verso quello del passeggero per poter recuperare le All Star. Le indossò a mò di ciabatte prima di scavalcare cambio e freno a mano, aprendo lentamente lo sportello, spingendosi dal volante senza lasciare che la coperta calda potesse scivolarle via dalle spalle.
Il freddo del primo mattino la fece rabbrividire ma sorrise lo stesso mentre scendeva dalla macchina, chiudendosi lo sportello alle spalle e voltandosi verso Percy che, coi fianchi poggiati allo sportello, continuava a fumare verso l'alba imminente e Boston che si apriva davanti a lui, splendida.
Si voltò, sorridendole, sollevando poi il capo per poter soffiare il fumo via dalle labbra schiuse, scostando un braccio dal corpo per poterla accogliere contro al suo fianco. – Come mai già sveglia? – domandò, chinandosi per poterle dare un bacio sulla fronte, sorridendole contro la pelle.
Annabeth si strinse a lui naturalmente, come se fosse stata abituata a farlo da tutta la vita, sollevando la testa verso il suo volto per potergli sorridere. – Non pensi potrei farti la stessa domanda?
Percy mosse la testa da un lato in segno d'assenso, portandosi il filtro alle labbra ed aspirando più brevemente. – Touché – decise poi, aprendole la mano sinistra sulla schiena, accarezzandola lentamente.
Annabeth cercò la pelle della schiena protetta dalla felpa e si sistemò contro di lui, osservando il paesaggio che si apriva davanti a lei, quasi modellandosi contro al corpo di Percy, poggiandogli la guancia al petto.
Il mondo sarebbe anche potuto finire in quello stesso istante e lei non avrebbe comunque potuto fare a meno di sentirsi così egoisticamente e meravigliosamente felice.
Il sole sarebbe sorto nel giro di qualche minuto ed il cielo si ricopriva di blu che, lo sapeva bene, sarebbe poi andato sfumandosi in colori che le avrebbero tolto il fiato. Non contava quante le volte le avrebbe viste.
E se Percy fosse stato un po' meno teso e avesse fumato con un po' meno veemenza e, magari, nascondendo un po' di più le dita rigidissime attono al filtro giallastro della sigaretta, si sarebbe potuta godere quella quiete anche un po' di più.
- Mi dici che cos'hai o devo minacciarti di morte immente? – domandò, squarciando il silenzio che era andato a crearsi, intervallato dai loro sospiri leggeri e dal canto degli uccelli che iniziavano a svegliarsi.
Il petto di Percy vibrò contro al suo fianco, segno stesse ridendo e la mano che le accarezzava la schiena smise di muoversi meccanicamente, ammorbidendosi gradualmente contro la coperta che Annabeth continuava a tenersi attorno al corpo nudo. – Noi.. – prese un respiro ed il corpo si gonfiò contro a quello della bionda mentre sembrava quasi tentare di prendere coraggio per ammettere un omicidio a sangue freddo.
- Noi.. – continuò Annabeth, sollevando il capo verso quello di Percy, cercandolo con gli occhi grigi curiosi e la fronte corrugata.
- Abbiamo fatto sesso.
La bionda sollevò le sopracciglia. – Si, ne ero quasi certa prima che arrivassi tu con la tua delucidazione e dissipassi ogni dubbio.
Percy abbassò il capo verso il proprio, sorpreso. – Ed il sarcasmo da dove viene fuori, scusa?
- Aver fatto sesso mi ha dato più sicurezza.
Il ragazzo scoppiò a ridere, gettando la testa all'indietro mentre continuava ad accarezzarla lentamente, come se avesse avuto tutto il tempo del mondo. Come se, nel giro di qualche ora, non sarebbero dovuti tornare inesorabilmente alla realtà. – Abbiamo fatto sesso.Senza protezioni. – aggiunse poi, tenendo lo sguardo sfuggente lontano dalla iridi grige di Annabeth, stringendo un po' più forte il filtro della sigaretta tra le dita, portandoselo poi alle labbra ed aspirando come se fosse stata linfa vitale.
La bionda si bagnò le labbra, stringendosi un po' di più al fianco del ragazzo prima di parlare. – In riformatorio hanno iniziato a farci prendere la pillola dai quattordici anni. Credo fosse perché non volevano problemi di materassi spo.. – ma non riuscì mai a finire la frase perché Percy aveva già gettato la sigaretta davanti a sé, voltandosi a schiacciandola contro allo sportello della macchina col corpo, prima di tapparle la bocca con la sua. Le avvolse la schiena interamente mentre l'attirava a sé, chinandosi su di lei, spingendola ad aprire la bocca un po' di più, piegando il capo perché avesse un accesso maggiore.
Annabeth affondò le dita tra i capelli morbidi e si chiese, per un solo secondo mentre continuava a baciarlo, lasciando che i loro corpi aderissero e che la sua schiena si schiacciasse un po' di più contro allo sportello -che forse doveva anche essere freddo-, se sapessero di lei, almeno un po'. Almeno quanto la sua bocca sapeva di fumo e di lei. Almeno quanto il proprio corpo sapeva interamente, completamente di lui.
Gli avvolse il collo con le braccia, allacciandogli le gambe attorno alla vita quando Percy fece correre le mani sotto ai suoi glutei, sollevandola contro di sé, allontanandosi dalla sua bocca per un solo secondo prima di schiacciarla nuovamente contro lo sportello, baciandola forte, senza smettere di stringerla.
Annabeth sorrise contro alle sue labbra, irrigidendo le cosce ed issandosi contro di lui, sfregando i fianchi contro ai suoi, gemendo per la coperta che, tesa sulle ginocchia, non le permetteva di sentirlo quanto avrebbe voluto. Si mosse, infastidita da tutto quel tessuto, gemendo quando Percy le morse in labbro, quasi in segno di protesta al corpo che si agitava contro al proprio, affondandole le dita nei glutei, spingendola verso di sé e sorridendo quando Annabeth gemette ancora contro alle sue labbra, attaccando il petto -nudo- contro al proprio.
La coperta le era scivolata fino a metà schiena, e per un solo istante di lucidità, prima che Percy potesse strusciarle i fianchi contro ai propri, si chiese perché non riuscisse a sentire il freddo. Si chiese perché riuscisse a sentire solo Percy, il corpo contro al proprio e le mani che, avide e gentili, non smettevano per un solo istante di toccarla.
Smise di baciarla solo per poterla allontanare dallo sportello, camminando verso chissà dove e continuando a tenerla contro di sé.
Annabeth lo stuzzicò con la lingua, gli leccò le labbra, dispettosa, mordendogli dolcemente quello inferiore, succhiandolo dopo mentre modellava una mano contro la guancia ispida di barba. Poi, sussultò per la sorpresa quando Percy la sistemò sul cofano -delicatamente a dispetto dell'ardore della sua lingua-, senza preoccuparsi di lasciarle il tempo di realizzare cose fosse successo. Col senno di poi, non appena il ragazzo riprese a baciarla con forza, tenendole il volto con la mano destra, spingendola ad aprire la bocca un po' di più per accogliere la sua lingua, Annabeth si rese conto non ne avesse affatto bisogno. Le labbra la cercavano con insistenza, la lingua quasi sfidava la sua mentre le esplorava la bocca, spingendo i fianchi coperti dai boxer contro ai suoi, meravigliosamente nudi e le mani -infide- tradivano quella fretta, quella passione, accarezzandola con gentilizza, sfiorandole il corpo nudo che si ricoprì facilmente di brividi.
Annabeth sollevò i fianchi contro ai suoi, gemendo quando lo sentì contro di lei, conficcandogli le unghie nelle spalle e, solo dopo, le dita tra i capelli morbidi, chiudendogli i fianchi tra le gambe. Lo attirò a sé, ancora, mentre si baciavano contro al cofano freddo che, però, non riusciva a sentire, troppo concentrata sul corpo di Percy che, bollente, si era già modellato al proprio.
Le sfiorò la curva del seno con la mano sinistra, allontanandosi da lei per pochi millemetri, forse per poterla guardare mentre la faceva soffrire un po', mentre la esplorava ancora e lentamente, snervante mentre i fianchi di Annabeth pulsavano per la voglia ed il piacere. Le sfiorò il fianco, il ventre quasi per dispetto mentre muoveva le dita vicino al suo centro, senza mai stuzzicarlo o stimolarlo realmente.
Annabeth serrò la presa attorno ai suoi fianchi, muovendo i propri contro quelli di Percy, reclamando la sua bocca col cuore che batteva all'impazzita per l'emozione ed il ventre prossimo ad esplodere.
E lui era bellissimo. Con gli occhi verdi che, neanche per un istante, avevano abbandonato i suoi mentre si era dedicato alle carezze del suo busto. Con le labbra rosee che riportavano i segni dei suoi morsi e che Annabeth voleva baciare ancora, senza mai smettere.
Le fissò con insistenza mentre muoveva piano le dita tra i capelli morbidi, serrando le labbra quando Percy le strinse il gluteo con la mano sinistra, correndo lentamente verso la coscia, fino al ginocchio per poi risalire, stringendo anche quella.
Annabeth ansimò contro alle sue labbra. Le labbra schiuse di chi non ha più voglia di aspettare, di chi desidera troppo e quando fissò il volto di Percy, la pelle diafana e quelle labbra che -forse- erano diventate la sua droga personale, si chiese se fosse vero. Si chiese se fosse vero il ventre che pulsava così tanto per il desiderio, per la voglia di sentire il ragazzo dentro di sé, connesso fino all'ultima terminazione. Suo, forte, nudo e spoglio di ogni difesa avesse mai deciso di indossare. Vulnerabile ed ancora suo.
Sollevò il capo, sfiorandogli le labbra con le proprie prima che il ragazzo infilasse due dita della mano destra dentro di lei, che scivolarono veloci tra le labbra, facendole inarcare la schiena all'indietro per il piacere, buttando la testa contro al cofano.
Serrò la presa contro ai suoi capelli, flettendo i muscoli delle gambe contro ai fianchi di Percy mentre il ragazzo muoveva lentamente le dita dentro di lei, roteando il polso, esplorandola per l'ennesima volta, forse ignaro o forse mai più così consapevole di quanto lei lo desiderasse. Di quanto avesse preso a farlo ancora più intensamente, ancora più totalmente.
Solo a quel punto, Percy decise di baciarla. Solo a quel punto si decise a cercare le sue labbra, sorridendo contro ai suoi sospiri, forse beandosene mentre muoveva le dita dentro di lei, sfregando contro alle sue pareti.
Annabeth mosse il petto nudo contro al proprio, turgido e bollente contro il ragazzo che non smetteva di sorridere, seguendo i fianchi della bionda che, ancora una volta, si mossero contro ai suoi, impazienti.
Le gambe di Annabeth scivolarono via dai suoi fianchi, finendo, con un tonfo che non riuscì a sentire, sul cofano. Si allargò un po' di più, muovendosi verso l'alto, cercando ancora e volendone di più mentre Percy continuava a muoversi e le scosse di piacere la facevano gemere e tremare sotto al cielo che stava per albeggiare mentre la notte svanivamente dolcemente. Si allargò ancora, stringendogli forte i capelli sulla nuca, gemendo con la testa rovesciata all'indietro, gli occhi chiusi per il piacere che si fece ancora più intenso quando il ragazzo trovò il suo punto, spingendola a spalancarli. Il piacere corse dal suo ventre lungo le gambe, lungo al petto cosparso di brividi ed un'esclamazione le lasciò le labbra aperte che Percy si premurò di lambirle con la lingua, forse per stuzzicarla ancora prima togliere le dita da dentro di lei.
Si sistemò meglio tra le sue gambe ed Annabeth gemette per il fastidio, ansimando poi contro la bocca di Percy, muovendo i fianchi contro al cofano al fine di lenire le pulsazioni al ventre che quasi le mozzavano il fiato.
Lo voleva. Lo voleva così tanto ed in modo così totalizzante che, se i suoi sentimenti le avessero ancora fatto così tanta paura, forse sarebbe scappata via a gambe levate. Ma quando tra quelle stesse gambe c'era Percy, semi nudo e bellissimo a pochi centimetri dal suo viso, che le faceva battere il cuore un po' più forte quando sorrideva con gli occhi, che l'accarezzava con premura e che la faceva desiderare così tanto, non aveva intenzione di andare proprio da nessuna parte.
Le ficcò la lingua tra le labbra ancora una volta senza tanti preampoli ed Annabeth si sporse verso di lui, serrando la presa sui capelli neri, piegando il volto verso sinistra perché il ragazzo potesse avere un accesso maggiore alla sua bocca. La baciò con forza, a lungo, come se volesse imprimersi bene a fondo il suo sapore, i denti, la lingua e le labbra che mordicchiava ogni volta che le labbra, per qualche secondo di troppo, si separavano. E fu questione di istanti prima che, senza smettere di muovere la lingua contro la propria, potesse spingere i fianchi contro ai propri, scivolando dentro di lei facilmente con una spinta secca.
Riempì Annabeth completamente e forse fu quello a mozzarle il fiato, spingendola a buttare la testa all'indietro, arricciando le dita dei piedi ed arpionandogli la schiena, le spalle, cercando ancora una volta le sue labbra ansimanti perché, no, ancora non ne aveva abbastanza.
E Percy era dentro di lei ancora una volta. Bellissimo, caldo e la riempiva completamente, si connetteva a lei, facendole scoppiare il cuore nel petto. Era bellissimo, era dentro di lei ed era suo. Ed Annabeth non l'aveva mai voluto così tanto ma -forse- aveva pensato la stessa cosa parecchie volte durante la loro permanenza nel suv.
Percy cominciò a muoversi dentro di lei con spinte secche, forti, decise, aggrapandosi ai suoi capelli per potersi aiutare mentre affondava dentro di lei totalmente, insistentemente, beandosi e lasciando che Annabeth potesse bearsi dei suoi sospiri, dei gruniti che riempivano l'aria.
C'erano sempre andati piano. Tutte le volte che si erano uniti, Percy si era lasciato prendere e l'aveva presa lentamente, con eccessiva cura, come se avesse avuto paura di vederla rompersi sotto alla presa salda delle mani calde. Ma, in quel momento, sembrava dimentico di qualsiasi proposito.
Spingeva dentro di lei con forza, spingeva forte e le mozzava il fiato per il piacere che, forse, non era mai stato così intenso o coinvolgente come in quel momento. Entrava in lei ripetutamente, forse traendo energia dagli ansimi, dall'esclamazioni di piacere e dai fianchi che cozzavano tra loro.
Annabeth mosse le gambe contro alle sue, tentò di allacciarle attorno ai suoi fianchi per due volte prima che, inesorabilmente, scivolassero via, vittime del piacere che le correva lungo al corpo. Vittime di Percy che affondava dentro di lei con vigore e che non aveva smesso di guardarla neanche per un attimo, di cercarla mentre la rendeva schiava del piacere le scuoteva il corpo intero, che la faceva gridare. Si limitò a sollevarle, spalancando un po' di più la bocca per la sorpresa quando le scosse di piacere si fecero ancora più intense e Percy, istintivamente, aumentò l'andatura mentre grugniva contro alle sue labbra, ansimava e la cercava, mormorando parole che, però, Annabeth non riuscì a captare.
Gli puntò i talloni sulla bassa schiena, sentendo il rilievo di una cicatrice sotto alla pelle sensibile e Percy, in tutta risposta, diede una spinta ancora più secca, fermandosi per pochi istanti solo per potersi puntellare sui palmi delle mani, allontanandosi un po' di più da lei.
Il petto scoperto si coprì di brividi di freddo ed Annabeth gemette perché lo voleva vicino. Voleva ancora il suo volto a pochi centimetri dal proprio, voleva ancora i suoi occhi luminosi e gli ansiti contro alle labbra ma quando Percy prese a spingere con ancora più forza, non riuscì più a pensare.
Il piacere correva forte lungo al corpo bollente, lungo alle gambe che sembravano aver smesso di tremare così tanto, attorno ai fianchi di Percy. Inarcò la schiena ancora, e ancora mentre gemeva, mentre il ragazzo spingeva dentro di lei con ardore, secco, passionale, mozzandole il fiato. Le stringevaa i capelli mentre continuava a tenere le braccia tese per poter spingere con più forza, per poter affondare tra le sue gambe liberamente, grugnendo con gli occhi socchiusi ed i pugni serrati attorno alle ciocche di capelli biondi.
– Oh mio.. – mormorò la ragazza prima di gridare ancora, conficcandogli le unghie nelle spalle mentre Percy continuava ad affondare dentro di lei senza sosta, mentre i fianchi cozzavano meravigliosamente gli uni con gli altri.
Quando l'orgasmo arrivò, più forte di quanto si aspettasse mentre Percy continuava a spingere con forza dentro di lei, Annabeth aveva perso la cognizione del tempo, dello spazio che la circondava e che, davanti agli occhi di Percy, sembrava scomparire, totalmente effemiro ed inutile. Soprattutto mentre gridava ancora, pervasa dal piacere che la travolse una, due volte, mentre Percy spingeva ancora dentro di lei, raggiungendola pochi secondi dopo, irrigidendosi contro al suo corpo, serrando le palpebre ed il collo.
Ed Annabeth lo guardò mentre veniva, come se non l'avesse già fatto durante tutte le altre volte che si erano uniti quella notte. Come se non avesse imparato a memoria il modo in cui gli occhi si chiudevano ed i muscoli si tendevano, prede del piacere che aveva travolto lui come lei.
Il ventre pulsava ancora mentre lasciava che il respiro potesse regolazzarsi e che il petto potesse prendere a sollevarsi ed abbassarsi normalmente. Percy crollò su di lei qualche istante dopo ed Annabeth sorrise, accarezzandogli dolcemente i capelli morbidi, continuando ad accoglierlo tra le sue gambe e dicendosi che -forse- si sarebbe anche potuta abituare a farlo per molto tempo.
Gli passò le dita tra le ciocche scure mentre il fiato del ragazzo cominciò a colpirle il collo sempre meno intensamente. E, se avesse avuto la possibilità di poterlo vedere, Annabeth avrebbe potuto ammirare ancora gli occhi lucidi che sorridevano al posto delle labbra, luminosi e pieni di lei da mozzarle il fiato.
Forse, era sempre stato quello l'orgasmo migliore: guardarlo negli occhi dopo che era venuto dentro di lei, stringerlo, cercargli le labbra morbide con le proprie e poi sorriderci sopra. Ma dovette ricredersi in quel momento, mentre lo stringeva tra le braccia e tra le gambe, mentre stringeva quello stesso ragazzo che, realmente, aveva deciso di far crollare le sue difese e lasciarsi coccolare. Era il suo turno, adesso. Il suo turno di essere vulnerabile e di lasciare che fosse Annabeth a sanare le ferite, ricucendolo un po'.
E neanche quello era male come orgasmo. Perché il corpo caldo la proteggeva dal freddo, e quasi non le faceva pensare al cofano bagnato che raggiungeva la pelle oltre alla coperta e che, fino a quel momento, non era affatto riuscita a notare. Perché il fiato tiepido le accarezzava il collo e lui era ancora completamente, totalmente legato a lei, dentro di lei, fuso e non mostrava la benché minima intenzione di spostarsi, di andarsene via. Anche se persino la schiena aveva preso a ricoprirsi di brividi per il clima rigido.
Gli baciò una tempia senza smettere di accarezzargli i capelli, sorridendo quando Percy, in tutta risposta, le posò delicatamente le labbra sulla spalla per qualche secondo.
Annabeth sistemò le gambe lievemente piegate tra quelle divaricate di Percy e sorrise mentre lui continuava a coprirla, stringendola ed il fiato regolare le accarezzava la pelle, scaldandola ulteriormente.
- Moriremo di ipotermia – annunciò la ragazza flebilmente, quasi avesse paura di distruggere quella stessa bolla che erano riusciti a crearsi in pochi secondi.
Percy grugnì, muovendo la testa in segno di fastidio. – Perché devi rovinare l'atmosfera? – borbottò con voce soffocata, facendola sorridere, sollevandosi lentamente ed uscendo da lei, scendendo dal cofano agilmente e sistemandosi i boxer lungo i fianchi.
Annabeth sorrise senza smettere di guardarlo neanche per un secondo: il petto snello, i fianchi stretti, le cosce forti e gli occhi che -ancora- sorridevano.
Era bellissimo. Ed era suo.
- Forza, sapientona, scendi da quel cofano ed entra subito in macchina se non vuoi rischiare di morire di freddo. – Esclamò Percy battendo le mani,corrugando la fronte e sorridendo prima di chinarsi. Quando Annabeth vide le All Star appese all'indice ed al medio uniti di entrambi le mani, scoppiò a ridere.
Solo dopo essere entrata in macchina, Annabeth si era accorta del freddo che aveva provato fino a quel momento e che la avvolseper inter nel giro di qualche istante. Tremò, avvolta nella coperta umida dalle gocce di pioggia sul cofano e Percy l'osservò, critico, sporgendosi tra i due sedili anteriori per poter recuperare la sua felpa. – Metti questa – ordinò quasi, lanciandogliela sul volto e strappandole un verso di disapprovazione, che lo fece sorridere malandrino.
- E tu? – domandò Annabeth, calciando via la coperta sul tappetino per potersi infilare la felpa. Sorrise quando il profumo di Percy le invase le narici, tirando le maniche perché potessero coprirla fino alle nocche.
Il ragazzo si chinò sotto al volante, recuperando la maglietta che Annabeth gli aveva quasi strappato via di dosse la sera prima, infilandosela velocemente. Si voltò verso di lei, fissandola insistentemente ed Annabeth corrugò la fronte, confusa. – Se tu non ti infili i pantaloni, io non metto neanche in moto – disse perentorio, facendola scoppiare a ridere mentre si chinava per poterli recuperare da tappetino sotto di lei, scrollandoli e gemendo lievemente quando si rese conto fossero ancora umidi.
Percy mise in moto in quel momento ed Annabeth spalancò le palpebre, lasciando che i jeans potessero nuovamente cadere a terra. – Le mutande sono dietro! – esclamò, lanciandosi velocemente tra i due sedili. Mosse i fianchi nel tentativo di poter sgusciare verso al cofano e quando Percy le diede una sonora pacca al sedere, la sorpresa fu abbastanza per farle fare un balzo in avanti. – Sei un enorme, gigantesco idiota! – urlò, perché il ragazzo potesse sentirla tra le risate. E, anche se non l'avrebbe mai messo, con le mani rilassate poggiate sulle ginocchia, gli occhi socchiusi e le labbra stese che scoprivano i denti, era bello quasi quanto lo era quando era dentro di lei.
Si infilò le mutande velocemente, tornando nel vano anteriore molto più facilmente, sollevando poi i fianchi dal sedile perché potesse infilarsi i jeans. Li tirò, umidi, lungo le cosce con un po' di fatica e Percy aspettò si fosse messa la cintura prima di partire in retromarcia, uscendo dopo minuti interminabili sulla strada asflatata.
- Come si accende la radio? – domandò Annabeth senza aspettare risposta, tirandosi la manica della felpa più vicina alle dita mentre l'accendeva con un pulsante in alto a sinistra, affrettandosi a cambiare stazione quando le casse gracchiarono fastidiosamente. La musica che ne uscì l'istante dopo era una canzone rap che la fece rabbrividire e si affrettò a cambiare nuovamente stazione, mantenendo l'indice premuto su uno dei pulsanti più piccoli, sotto allo schermo che indicava il nome delle stazione mentre Percy continuava a guidare.
Ne cambiò un'altra ed un'altra ancora, concedendo ad ogni canzone qualche secondo e alle voci degli speakers neanche un istante.
- Lascerai mai una stazione? – domandò Percy con una risata, mentre Annabeth cambiava ancora una canzone che somigliava vagamente ad una di Taylor Swift. Non aveva voglia di Taylor Swift in quel momento.
- Sto cercando quella giusta – rispose, perentoria, dissuadendolo dal muovere qualsiasi altra affermazione mentre continuava a cambiare stazione ogni pochi secondi, sbuffando per l'impazienza.
Percy tamburellò con le dita sul volante, soffiando da un solo lato della bocca poi, per miracolo, Annabeth si fermò. I One Direction presero a cantare ed Annabeth cambiò stazione ancora una volta. – Che canzone era?
- Live while we're young.
Il ragazzo sbuffò. – Quella era carina.
- Ma non è quella adatta. Guida e fatti gi affari tuoi – borbottò con un sorriso, voltandosi verso di lui per qualche istante prima di tornare a dedicare la sua attenzione alla radio.
Percy solevò entrambi le mani dal volante in segno di difesa, prima di riportarcele sopra velocemente. – Agli ordini capo.
Continuò ancora a cambiare stazione prima che, come da rito, si fermasse un paio di secondi sull'ennesima canzone. – ...Don't hold back. Packing my bags and giving the Academy a rain check. – E quando era certo avrebbe cambiato, Annabeth tornò a poggiare la schiena al sedile, con un sorriso soddisfatto che le stendeva le labbra ma non le scopriva i denti.
Abbassò lievemente il finestrino, il tanto per poter sporgere il braccio all'esterno, osservando accanto a sé, Boston che, sveglia, cominciava a rischiararsi sotto ai primi raggi del sole.
- Cause after all, the city never sleeps tonight. It's time to begin, isn't it? I get a little bit..
- bigger but than, I admit – canticchiò Annabeth, muovendo il braccio fuori dal finestro in onde delicate. – I'm just the same as I was. Now don't you understand that I'm never changing who I am?
- Oh no – mormorò Luke, scavalcando la panca e lasciando cadere il vassoio sul tavolo della mensa.
Talia si voltò verso di lui, stranita, sedendosi lentamente e portandosi alle labbra una delle patatine fritte dentro al cartone oleoso. – Che c'è? – domandò curiosa, afferrando il brick di succo d'arancia che aveva sistemato sul bordo del vassoio colorato.
- Guarda – esalò sconsolato, poggiando il gomito al tavolo e rivolgendo la mano, col palmo rivolto verso l'alto, verso Percy e Annabeth che, con le dita intrecciate e gli sguardi languidi di chi ha appena riscoperto zone proibite dopo secoli, entravano in mensa.
Annabeth si strinse nelle spalle, sorrise per qualcosa che aveva detto il ragazzo che, pochi istanti dopo, le avvolse le spalle con un braccio naturalmente, attirandola a sé, senza smettere di tenere le dita intrecciate alle sue.
- Penso che si siano finalmente messi assieme – mormorò ovvia, tremando sulla panca e lottando contro tutti gli istinti che le di dicevano di correre incontro agli amici per gridare un sonoro, tuonante:"finalmente, razza di lumache!". – Dov'è il problema? – domandò, ancora più confusa, prendendo un sorso dal succo e facendo una smorfia quando il liquidò freddo le finì tra i denti.
- Il problema è che se sono così – esordì, senza smettere di indicarli mentre i due ragazzi sorridevano nella loro direzione prima di scoppiare a ridere. – E non sono tornati qui stanotte, allora hanno scopato nella mia macchina.
Talia scoppiò a ridere l'istante dopo.
Angolo Autrice:
vi voglio bene perché mi state appresso anche se aggiorno ogni morte di papa ahhaha ma date la colpa alla quinta superiore, non a me:(
spero ci vedremo presto, fiorellini mieii:**
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