Don't be afraid
Quando Annabeth si svegliò, con lenzuolo blu che le accarezzava i fianchi, scoprendole compeltamente la schiena, sorrise contro ai tiepidi baci del sole che le baciavano il volto.
Non era luminoso come durante le buone giornate di Boston ma era placido come se, anche lui, si fosse svegliato da una soddisfacente dormita.
Strizzò gli occhi un paio di volte prima di riaprirli realmente, voltando il capo verso la porta solo per trovarla chiusa, senza Percy accanto a lei. Sfiorò la coperta ancora calda, continuando a sorridere quando capì non dovesse essersi alzato da molto. Si sedette sulle ginocchia, caricando il peso del corpo sulle mani che affondarono sul materasso morbido, spalancando gli occhi e la bocca quando le pupille incontrarono il candore esterno. Doveva aver nevicato durante la notte, più di quanto si fosse aspettata e gli alberi, un po' canadesi ed un po' statunitensi, erano ricoperti di neve soffice così come il terreno ed il cielo.
Non si alzò subito. Si sedette davanti alla finestra a gambe incrociate, osservando il panorama esterno, bellissimo, rilassato tanto quanto lo era lei e sorrise ancora, passandosi una mano tra i capelli biondi e portandoseli distrattamente lungo la schiena. Le accarezzarono il sedere ma non ci fece troppo caso mentre continuava ad osservare i fiocchi luminosi e lenti che ondeggiavano verso al suolo. Respirò profondamente e chiuse gli occhi, lasciando andare le coperte stropicciate attorno a lei che, fino a poco prima, teneva chiuse nel pugno.
Era così rilassata che, ne era certa, niente sarebbe potuto andar storto. Era tutto perfetto. Tranquillo, silenzioso e, molto probabilmente, Luke e Talia si sarebbero svegliati un po' dopo di lei e, si, le saebbe davvero piaciuto fargli trovare la colazione pronta sul tavolo della cucina, placidamente illuminato dalla luce esterna.
E Percy? Forse era lui che stava già preparando tutto?
Avrebbe capito quanto lei avesse voglia di un cappuccino?
Fu il "click" di una foto appena scattata che la fece sussultare, portandola a voltarsi di scatto verso Percy che, col suo telefono in mano ed un paio di boxer scuri che gli abbracciavano le cosce, era appena entrato nella loro camera.
- Be', buongiorno – sorrise Annabeth, poggiando un braccio dietro a sé mentre roteava lievemente il busto per poterlo guardare meglio oltre la spalla.
- Buongiorno anche a te – disse di rimando, poggiando il telefono sulla cassettiera vicino al letto prima di puntare un ginocchio sul materasso, prendendole il mento con le dita e lasciandole un bacio leggero sulle labbra. Fu in quel momento che Annabeth si voltò del tutto in un fruscio di coperte, cincendogli il volto con le mani, attirandolo a sé ancora una volta per poterlo baciare.
Percy salì completamente sul letto, sistemando un ginocchio tra le sue gambe aperte prima di schiuderle le labbra con la lingua, chinando lievemente il capo per poter avere un accesso maggiore alla sua bocca. Le sistemò una mano sulla schinea mentre la spingeva a sdraiarsi sul materasso senza smettere di baciarla neanche per un secondo.
Annabeth sistemò la testa sul cuscino e Percy non esitò a penetrarla con due dita, mozzandole lievemente il fiato mentre continuava a torturarle la bocca, facendole inarcare la schiena verso di lui. Smise di baciarle le labbra solo per poter passare alle guance, al collo, al petto, prima di prenderle un capezzolo, in una lenta discesa che continuava a renderla schiava, in totale balia delle mani e della bocca che lavoravano su di lei con avidità ed attenzione.
Gli accarezzò il petto e la schiena, forse gliela graffiò anche in protesta a quelle due dita che non riuscivano a darle abbastanza o, comunque, quanto avrebbe realmente voluto. Gli affondò le mani tra i capelli mentre il ragazzo continuava a pompare le dita dentro di lei tenendole, con la mano libera, il fianco fermo contro al letto.
La lasciò andare solo per sfilarsi i boxer, lanciandoli da qualche parte a terra e così, splendidamente nudo tra le sue gambe, ad Annabeth sembrò che il fiato le si mozzasse ancora una volta. Era bellissimo, con le spalle larghe e la vita più stretta, snello, pallido e suo. Gli occhi che brillavano ed i capelli più disordinati del solito per via delle dita che vi aveva passato in mezzo fino a quel momento. Si sollevò senza pensarci troppo, spingendolo per le spalle perché potesse sedersi sul materasso mentre lei allargava le gambe, prendendogli il membro dalla vita e scivolando lentamente su di lui.
Gemette rumorosamente ed il ragazzo le afferrò i glutei con le mani grandi, spingendola a muoversi, ad iniziare perché la voleva tanto quanto lei voleva lui.
Annabeth gli affondò le mani nei capelli mentre cominciava a muoversi su di lui prima lentamente, poi con sempre più sicurezza, con velocità maggiore, accompagnata dalle mani che non avevano smesso un secondo di stringerle il sedere e dalle labbra che, ancora una volta, erano tornate a lambirle il seno sinistro. E quella bocca glielo mordicchiava, glielo leccava e poi vi respirava pesantemente contro mentre Annabeth continuava a spingere su di lui tentando di trattenere il più possibile gli ansiti che minacciavano di sfuggirle dalle labbra troppo violentemente.
E voleva. E voleva sempre di più mentre spingeva su Percy più velocemente, stringendogli i capelli sulla nuca, sfregando le labbra contro le proprie. Fletté le dita della mano destra nel tentativo di aggrapparsi a qualcosa mentre continuava a muoversi su di lui, gemendo di fastidio, quella volta, quando il pugno strinse l'aria. Inarcò la schiena all'indietro, lasciando che i capelli potessero sfiorarle il sedere mentre stringeva tra le mani le spalle di Percy. I gemiti più forti, i grugniti, si mischiarono al rumore dei fianchi che sbattevano con rinnovato ardore, mentre il piacere saliva dalla punta dei piedi, facendole tremare le gambe, chiudendole il ventre in una morsa destinata ad esplodere.
Forse non si sarebbe mai stancata di sentirlo dentro di sé.
Di sentirlo così completamente suo e di sentirsi così completamente sua.
Forse non si sarebbe mai stancata di sentire le mani che non smettevano mai di toccarla, del fiato pesante contro la pelle bollente, dei corpi che sfregavano, che si scontravano e che chiedevano sempre di più.
Forse, non si sarebbe neanche mai stancata di osservarlo con gli occhi socchiusi, mentre si connettevano, mentre diventavano una cosa sola. Forse non si sarebbe mai stancata di osservare il volto meravigliosamente contratto dal piacere, le labbra e gli occhi socchiusi probabilmente perché, anche a lui piaceva guardare lei.
Annabeth tornò a stringergli i capelli tra le dita, sporgendosi verso di lui per potergli sfiorare le labbra mentre continuava a spingere, ansimando contro la sua bocca.
Percy gliela lambì con la lingua, chiudendole il labbro inferiore tra i denti mentre smetteva di toccarle il sedere per poterle abbracciare la schiena, attirandosela contro ancora di più.
I loro petti bollenti aderirono completamente ed Annabeth non riuscì a trattenere l'urlo di piacere che le lasciò le labbra, riuscendo però a soffocarlo a metà quando premette la bocca con più insistenza contro quella di Percy.
Il ragazzo continuò ad incalzarla, mentre le stringeva i glutei, ad andare sempre più veloce, a spingere ancora mentre dettava un ritmo serrato che gli mozzava il fiato e che faceva contrarre lo stomaco di Annabeth in una morsa di piacere pronta ad esplodere. Le gambe tremarono mentre continuava a muoversi su di lui, flettendo le dita contro ai suoi capelli nell'inconscia speranza di potersi aggrappare a qualcos'altro per poterlo stringere con ancora più forza di quanto non stesse facendo con i capelli del suo ragazzo.
Il fiato si fece più corto, più rapido ed il piacere sempre più forte, travolgente, fino a che, gettando la testa all'indietro, non le esplose nel petto in un grido che riuscì a soffocare a malapena. I muscoli interni si contrassero attorno al ragazzo che non smise di incalzarla fino a che, con un grugnito leggero, non la seguì.
Annabeth continuò ad ansimare, la testa che le girava ed il corpo bollente di Percy ancora attaccato al proprio. Lasciò che i capelli potessero sfiorarle la schiena ancora per un po' prima di poter raddrizzare il collo, piegandolo nuovamente verso al ragazzo, allentando la presa sui suoi capelli e cercando le sue labbra.
Era bellissimo ed era suo. Era bellissimo con i capelli scompigliati, gli occhi un po' lucidi e le guance arrossate. Era bellissimo e gli baciò la punta del naso prima della bocca, sorridendo contro alla sua pelle.
Percy le morse il labbro inferiore, facendola ridere, abbracciandole la schiena solo per potersi sollevare sulle ginocchia, cadendo sopra di lei sul materasso morbido.
Annabeth scoppiò a ridere schiudendo le labbra l'attimo dopo per poter accogliere la sua lingua contro la propria, permettendo al ragazzo di allontanarsi il tanto che bastava per poter uscire da lei, sdraiandosi sul suo corpo ancora una volta per poter riprendere a baciarla.
- Ti va un caffé? – domandò lui senza smettere di baciarla, passando al collo per un paio di volte prima di poter tornare alle labbra. Le baciò poi le guance, gli zigomi, le palpebre chiuse ed Annabeth rise ancora tra le sue braccia, cingendogli il volto tiepido tra le dita per poter tornare contro la sua bocca.
Era mai stata più felice di così? Si poteva effettivamente essere più felici di così?
- Si – rispose, baciandogli le labbra. – Voglio un caffé ed uno di quei muffin alla vaniglia che abbiamo preso ieri sera.
Percy annuì, sfregando il naso contro al proprio, strappandole l'ennesimo sorriso. Passò le braccia sotto alla sua schiena, rotolando sul materasso ancora una volta facendo si che Annabeth si trovasse sdraiata sul suo corpo. La ragazza passò, delicata, le dita sul suo petto, baciandoglielo l'istante dopo prima di lasciar scivolare le mani ai lati di Percy, puntellandosi sul materasso per potersi alzare, sedendosi prima sul suo bacino. Gli batté la mano sullo stomaco un paio di volte prima di scivolare coi piedi sul pavimento, stirando le braccia oltre la testa per potersi stiracchiare.
Girò il collo un paio di volte, chiudendo gli occhi per un istante prima di poterli riaprire, sorridendo lievemente quando vide Percy sorrise mentre l'osservava. Ed era bellissimo con gli occhi verdi illuminati dolcemente dalla luce del mattino, la pelle pallida contro alle lenzuola scure, le labbra lievemente stese in un sorriso che non scopriva i denti.
Annabeth batté le mani una volta sola, facendolo sussultare mentre scuoteva la testa, come risvegliatosi da uno stato di trans. – Ho fame, voglio mangiare e bere un caffé. È tempo di vestirsi, Percy Jackson! – lo spronò con un sorriso, voltandosi poi verso la cassettiera, afferrando la coppia di maniglie più in alto per poter prendere un paio delle mutande che aveva sistemato lì ieri sera.
Sentì le coperte che frusciavano, segno che Percy si fosse finalmente alzato. Non ebbe bisogno di girarsi per averne la conferma, comunque. La pacca che le diede al sedere fu abbastanza. Rise, guardandolo oltre la spalla passarle dietro e fischiettare leggermente, afferrando poi il primo paio di mutande che le capitarono a tiro, infilandosele lungo le gambe. Scelse un paio di leggins blu che si trovavano nello stesso cassetto e poi lo richiuse, aprendo il secondo di Percy per poter prendere una sua felpa scura. Era calda, profumata e le sfiorava meravigliosamente le cosce. Nascose le dita sotto alle maniche lunghe e poi si chinò per poter prendere le calze antiscivolo che Percy aveva fatto volare via la sera prima.
Quando si voltò, pronta per poter scendere a fare colazione, vide la testa di Percy sbucare dal collo di una maglia grigia. I capelli scuri ancora più disordinati e rise, allugando le mani verso la sua testa nella finta speranza di poterglieli appiattire.
Si allontanò solo per poter aprire la porta, sorridendo quando respirò a pieni polmoni il profumo di caffé e pancake. Li sentiva sfrigolare sulla padella e quasi le sembrò di volare sulle scale, piombando in cucina e spaventando Talia, seduta a capotavola che dava le spalle alla finestra, stringendo tra le mani una tazza bianca che, quasi sicuramente, doveva contenere del caffé.
- Merda, Annabeth! Mi hai fatto prendere un colpo – protestò, distogliendo la sguardo dalla televisione appesa in un angolo sopra alla porta per poterlo portare su di lei. – Ben svegliati, comunque – disse, quando Percy sbucò oltre la spalla della ragazza, raggiungendo Luke ai fornelli e fregando uno dei pancake sistemati su un piatto in ceramica colorata.
Imprecò quando si bruciò le mani ma se lo ficcò in bocca nel giro di qualche secondo, mugolando di piacere con lo guance piene e gli occhi chiusi.
- Ti avrebbe dovuto sciogliere la lingua – sibilò il biondo, battendogli il mestolo di legno che stringeva nella mano destra sullo stomaco. – Idiota. Era uno dei miei.
Percy inghiottì il pancake senza averlo masticato del tutto, dandosi un colpo al petto prima di sbarrare gli occhi. Si chinò per poterne contare cinque sul piatto accanto alla padella, riportando gli occhi verdi sul profilo spigoloso dell'amico. – Cioé, quei pancake erano tutti per te? – domandò incredulo, spostando poi la sua attenzione verso Talia nella speranza che anche lei gli confermasse l'informazione appena appresa.
- Di solito ne vuole otto. Ma oggi ha deciso di ridurre un po' le porzioni per la cioccolata con la panna di ieri sera.
Percy stette due secondi in silenzio prima di sollevare le spalle, spostandosi verso la credenza sopra al lavandino ed afferrando due tazze. – Ne fai un paio anche a me? – chiese, voltandosi poi verso Annabeth. – Vuoi il latte col caffé?
- Si, ed uno di zucchero – rispose, afferrando la sedia davanti alla cucina per poterla spostare accanto a Talia, sollevando il capo verso la televisione che trasmetteva "Good morning America". In quel momento, un cuoco col cappello ed il camice bianco stava spiegando in diretta come fare una torta al limone dalla ricetta italiana che:"darà un nuovo taglio al vostro pranzo di Natale!"
Percy le lasciò una tazza davanti, sul tavolo, ed Annabeth sollevò il capo, sorridendogli e chiudendo gli occhi un istante quando le baciò lievemente la fronte. Avvolse le mani attorno alla ceramica tiepida e soffiò sopra al caffé, prendendone un sorso. – Avete voglia di uscire dopo pranzo? – domandò, raccogliendo le gambe al petto e cercando con gli occhi grigi, quelli dei suoi amici. – Voglio vedere il paese e dobbiamo ancora farci i ragali di Natale.
- Ehi! – scattò Talia, dandole un colpo al braccio col gomito. – Chi ti dice che.. – ma Annabeth sollevò un sopracciglio biondo nella sua direzione, mostrandole un mezzo sorriso. – Si, va bene. Devo ancora farvi i regali di Natale.
- Vorrà dire che faremo merenda in qualche bar in centro – disse Luke, sedendosi sulla sedia davanti alla televisione, spostandola però lievemente verso ai fornelli perché potesse vederla anche lui.
Annabeth lasciò la tazza sul tavolo, alzandosi per poter prendere un muffin dalla credenza, sbattendosi al petto di Percy che ne teneva in mano uno alla vaniglia.
***
Talia si sedette al volante, agganciandosi la cintura mentre Annabeth si lasciava cadere sul sedile accanto al suo. I sedili in pelle dell'auto erano congelati quasi quanto la temperatura esterna e la bionda sperava davvero che, con un po' d'aria condizionata, non avrebbe rischiato di morire assiderata. Sfregò le mani tra di loro prima di potersi mettere la cintura, affondandole poi tra le cosce avvolte da un paio di jeans.
Gli sportelli posteriori si aprirono di scatto lasciando che un lieve odore di fumo potesse entrare assieme ai due ragazzi che scivolarono lungo i sedili, sporgendosi verso il centro. Percy chiuse lo sportello al suo fianco con un tonfo e Talia accese la macchina in quel momento, abbassandosi verso ai comandi per poter accendere l'aria condizionata.
Annabeth avvicinò le mani fredde ai bocchettoni mentre anche la radio si accendeva, lasciando che la voce di uno speaker che non conosceva potesse riempire l'abitacolo. Talia lasciò che la macchina si scaldasse per un paio di secondi prima di partire in retromarcia, facendo velocemente inversione. Se non fosse stato per il fascio di luce dei fari dell'auto ci sarebbe stato buio pesto ed Annabeth incollò il volto al finestrino nel tentativo di poter cogliere qualche dettaglio del bosco che li affiancava.
Talia andava molto più veloce di quanto si sarebbe aspettata ma -forse- quella strada la ricordava meglio di quanto avrebbe voluto ammettere persino a sé stessa. Chissà quante volte l'aveva fatta e chissà tutti i dossi e le curve che erano ancora impressi nella sua memoria.
Non ci misero molto ad arrivare in città che, per fortuna, era molto più attiva di quanto Annabeth si sarebbe aspettata. Le luminarie di Natale erano tese tra i palazzi ad illuminare le strade strette ed acciotolate. Le vetrine dei negozi erano meravigliosamente decorate e le persone sui marciapiedi che si stringevano nei cappotti pesanti, molto di più e molto più giovani di quanto la bionda prospettasse. Erano famiglie quelle che camminavano lungo le strade, coppie di ragazzi grandi quanto o poco più di lei. Coppie adulte e gruppi di amiche che sorridevano e che si rifugiavano presto in alcuni dei bar che costeggiavano le vie.
Gli studenti pendolari erano probabilmente tornati a casa per le vacanze e mentre, avida, guardava fuori dal finestrino, si chiese se fosse quella l'atmosfera natalizia che vedeva sempre nei film e che, per tutta la vita, aveva sempre agognato.
C'erano alberi di Natale ad ogni angolo, fuori dalle vetrine, per non parlare delle luminarie che arricchivano anche le facciate dei palazzi ed Annabeth sorrise ancora, sistemandosi poi il berretto rosa chiaro sui capelli ricci non appena Talia iniziò a rallentare. Riuscì ad infilarsi tra due macchine parcheggiate non troppo più giù del portico illuminato che ospitava bar, ristoranti ed altri negozietti che Annabeth non vedeva l'ora di scoprire e fu per quello che scese dall'auto ben prima che si fosse fermata del tutto.
Esclamò per il freddo, affondando le mani nelle tasche del cappotto e saltellando lievemente mentre aspettava che Talia potesse spegnere la macchina e che tutti i suoi amici potessero raggiungerla. Lo fecero pochi istanti dopo, alitando contro ai palmi delle mani per poterle scaldare.
- Ci dividiamo e poi ci troviamo per una cioccolata? – propose Luke, affondando il mento sotto al bavero del cappotto, lasciando che fossero visibili soltanto il naso e gli occhi.
- D'accordo. Ci vediamo dopo ragazzi – salutò Percy, cercando la mano di Annabeth prima di iniziare a camminare verso la via in salita che avevano percorso in macchina qualche minuto prima, quasi illuminata a giorno grazie alle luminarie e alle vetrine splendidamente decorate.
La bionda intrecciò le dita a quelle del ragazzo, fregandosene del freddo pungente al quale, volente o nolente, si sarebbe abituata. C'era anche della musica che usciva da delle casse poste all'inzio ed alla fine della strada che accompagnava la chiacchierata e la passeggiata ed Annabeth, se possibile, sorrise anche di più.
Fu quando avvistò un negozio che, in vetrina, mostrava dei vestiti davvero carini che strillò per la felicità, trascinandovi Percy all'interno. – Qui troveremo sicuramente l'abito per Talia – disse decisa, strattonandolo ancora un po' per la mano, opponendosi alle sue reticenze.
Percy borbottò alle sue spalle ma Annabeth continuò imperterrita, spingendo la porta in vetro e varcando l'uscio. Fu un tiepido calore che la accolse, costringendola a lasciare la mano di Percy per potersi aprire i due bottoni del cappotto, guardandosi attorno quasi famelica nella speranza di trovare ciò che cercava.
La commessa sulla trentina, con i capelli neri intrecciati su una spalla, la salutò cordiale, spostando poi le sue attenzioni ad una donna più grande e che, era evidente, era in disperato bisogno d'aiuto.
Annabeth osservò i ripiani di jeans, magliette e golfi colorati, andando poi verso al muro dove, appesi, si trovavano diversi vestiti, pantaloni e canottiere già abbinati a dalle scarpe rigorosamente col tacco poste sul ripiano bianco ed in basso. Ne scostò un paio neri, stanca di vederla sempre con lo stesso colore, fermandosi quando ne incontrò uno bianco. Tastò il tessuto, resistendo alla tentazione di strapparlo dall'appenditi-abiti per la felicità. Si sollevò sulle punte, prendendolo, allungando le braccia per cercare di poterlo guardare interamente.
Non era bianco come aveva creduto ma rosato, talmente pallido che non si meravigliò del perché l'avesse tratta così in inganno. Era sbracciato, con una scollatura a V talmente profonda che avrebbe fatto impazzire Talia di gioia e Luke di disperazione. Era sagomato, con un cinturone in pelle incorporato che, però, non si chiudeva sullo stomaco ma contribuiva a dare al vestito la giusta forma che avrebbe abbracciato perfettamente quelle di Talia. Era lungo, abbastanza perché potesse sfiorarle le cosce e quando lo avvicinò a sé, controllò la taglia solo per vedere fosse quella giusta.
Sarebbe stato il vestito perfetto per capodanno e, a dire la verità, per qualsiasi altra cosa.
- Spero tu non voglia prenderti quel vestito – borbottò Percy alle sue spalle, spingendola a voltarsi verso di lui, osservandolo oltre la spalla. Riportò nuovamente lo sguardo sul vestito, sempre più convinta.
- Non è per me – lo rassicurò senza smettere di sorridere. – Ma per Talia. Abbiamo deciso di regalarci dei vestiti che metteremo a capodanno. Questo è perfetto per lei. Che ne pensi? – domandò poi, voltandosi e poggiandoselo addosso. Allungò una gamba soltanto per vedere che, si, ci aveva azzeccato, le sfiorava le cosce.
Percy sollevò le sopracciglia, massaggiandosi il ponte del naso per un paio di secondi prima di annuire. – Povero Luke. Ma va bene. Se a te piace e pensi potrebbe piacere anche a Talia, allora non vedo perché non prenderglielo.
Annabeth sorrise, stringendosi l'abito al petto per un istante prima di dirigersi decisa verso la cassa, posandovelo sopra e sorridendo ancora alla commessa che aveva visto non appena entrata. La donna lo tirò verso di sé, cercando la targhetta col prezzo per poter battere il codice a barre.
- Un vestito per capodanno? – le domandò mentre Annabeth tirava fuori il portafoglio dalla borsa scura.
- Si, per la mia migliore amica – si ritrovò a specificare mentre prendeva i soldi giusti, aprendo poi il portamonete per poter cercare gli ultimi spiccioli. – Ha la pelle chiarissima ma i capelli scuri, quindi penso che questo vestito sarà perfetto.
La donna annuì, infilandolo in una busta. – Fammi sapere com'è andato il due gennaio, allora – rise, allungando una mano per poter prendere i soldi che Annabeth aveva lasciato tra loro due. Percy però fu più veloce, prendendo venti dollari e rimettendoli nella tasca della ragazza, posando, sulla mano della commessa, il proprio equivalente.
- Metà e metà – disse, facendo spallucce, posando naturalmente il mento sulla testa di Annabeth mentre la donna sistemava i soldi nella cassa e la bionda lasciava cadere il portafoglio dentro la borsa, richiudendola.
Annabeth prese la busta in plastica bianca che la commessa le porgeva, intrecciando le dita a quelle di Percy mentre salutava la commessa, uscendo dal negozio ed augurandole un buon natale.
- Adesso dobbiamo fare Luke – disse mentre tornavano in balia del freddo esterno e la porta del negozio si chiudeva placidamente alle loro spalle. Canticchiò la canzone che usciva dalle casse prima che potessero entrambi riprendere a camminare lungo la via illuminata.
Entrarono in così tanti negozi che Annabeth perse il conto, sorridendo quando Percy si dimostrò molto più pignolo di lei nel scegliere un golfo che sarebbe andato bene al suo amico.
Se ne provò talmente tanti e tutti talmenti diversi che ad Annabeth sembrò quasi di dover lottare contro la nausea ed una lieve isteria quando, dopo dieci golfi e magliette diverse, uscivano dal negozio a mani vuote, dietro alle occhiate fulminanti dei vari commessi.
- Davvero non hai visto niente che ti piacesse? – domandò Annabeth, sollevando il capo verso quello di Percy mentre camminavano via dall'ennesimo negozio che li aveva visti uscire a mani miseramente vuote.
Il moro corrugò la fronte, tirandola a sé e spostandosi verso sinistra per evitare un ragazzo che saliva in bicicletta verso di loro. – C'era quello bordeaux che abbiamo visto all'ultimo negozio alla fine della salita ma non mi convinceva granché.
- Quello con le cuciture bianche? – chiese Annabeth, osservando le vetrine dei bar e dei negozi che costeggiavano la via illuminata che percorrevano a ritroso.
Percy annuì, fermandosi di scatto davanti ad un negozio di abbigliamento prima di tirare dritto senza accorgersi del momento in cui Annabeth si sbatté alla sua spalla per la sorpresa.
La ragazza borbottò contrariata, sistemandosi il berretto sopra ai capelli con la mano libera, lasciando scivolare la busta del regalo di Talia sul polso. – Quello non mi piaceva per niente. – confessò, tirando verso sinistra perché potessero iniziare a camminare sotto ai portici decorati. Si strinse a Percy nel tentativo di evitare chiunque andasse nella direzione opposta alla sua, aguzzando lo sguardo per poter avvistare un negozio d'abbigliamento maschile che potesse soddisfare i gusti del suo ragazzo. Quando intravide l'insegna verdastra di Pull&Bear tra la moltitudine di teste che sovrastavano la propria, tirò Percy tra la calca, stringendogli la mano un po' più forte per non perderlo.
Le porte erano ovviamente aperte ma il caldo che la avvolse, quasi rischiò di farla soffocare. Aprì i bottoni della giacca allentando la sciarpa che le avvolgeva il collo, spostandosi sulla sinistra per evitare un ragazzo corpulento che aveva deciso di indietreggiare proprio in quel momento. Sondò il negozio con lo sguardo, tirando Percy sulla destra, verso il reparto maschile costellato di giubotti, golfi e jeans di tutti i tipi.
Il moro si mise a rovistare tra quelli impilati ed Annabeth scorse, invece, quelli appesi, scartando le magliette e le giacche con la carniera che si rifiutava categoricamente di prendere anche solo in considerazione. Si sistemò sul braccio destro un paio di golfi di colore diverso e della taglia giusta senza troppi fronzoli semplici con lo scollo tondo che sarebbero sicuramente piaciuti sia a Percy sia a Luke.
Lo fece freneticamente, con le mani che tremavano per il nervoso e che il caldo del negozio non faceva che incrementare. Il berretto di lana le pungeva fastidiosamente la fronte ed il cappotto sembrava essere diventato un tutt'uno col golfo che le abbracciava i fianchi, soffocandola. Il telefono le vibrò nella tasca posteriore dei jeans e trattenne un'imprecazione tra i denti, rinunciando alla possibilità di poterlo prendere tra le mani troppo occupate a reggere i vestiti e le borse.
Voleva soltanto uscire da lì prima di soffocare.
Individuò Percy, non troppo lontano da lei che, in tutta calma, non solo si era già sistemato qualche golfo sulla spalla che avrebbe sicuramente voluto provare, ma ne stava anche cercando degli altri, scartando con dita veloci le taglie che non gli servivano, prendendo ogni modello che si trovava davanti.
Annabeth, nel frattempo, avrebbe davvero voluto gridare. O almeno togliersi il giubbotto. Fu per quello che sistemò i golfi sulla spalla di Percy, ignorando il sussulto di sorpresa che le regalò, lasciando cadere la borsa a terra, tra i suoi piedi, e tenendo la busta di Talia tra i denti, sfilandosi velocemente il cappotto e sistemandoselo sul braccio sul quale fece scorrere anche la borsa, non appena la recuperò.
Solo in quel momento, solo quando un po' di fresco le colpì la schiena, riuscì a prendere in mano il telefono trovandosi una chiamata persa di Talia. Con le voci e la musica del negozio non avrebbe sentito niente e si limitò a mandarle velocemente un messaggio, dicendole dove fossero e di non preoccuparsi se avessero voluto sedersi ad un bar, li avrebbero raggiunti in poco meno di mezzora.
- Vuoi andare a provarli? – domandò Annabeth, togliendosi anche il berretto di lana da sopra la testa, passandosi poi una mano tra i capelli per poterseli ravvivare. Si sporse oltre il corpo del ragazzo prima che potesse risponderle affermativamente, impallidendo non appena vide che l'ultimo ragazzo con una felpa da provare non era troppo lontano da loro, che si trovavano alla fine del negozio. Inorridì, sbarrando gli occhi al pensiero di dover aspettare così tanto in quel negozio troppo caldo e le sembrò che il golfo aderisse ancora di più contro la sua schiena mentre le guance avvampavano. – Percy – mormorò, – la fila arriva fino a qua giù – confessò, indicando la fila dietro di loro, spingendo il ragazzo a voltarsi. Indietreggiò di colpo, andando a finirle addosso ed Annabeth si fece piccola dietro alle sue spalle, evitando di cadere soltanto quando Percy la afferrò stretta per le braccia.
- Benissimo – disse risoluto, aprendo i golfi sopra al resto della merce impilata, incurante delle altre persone vicino a loro. – Ne scegliamo uno e poi andiamo a pagare – decise, mostrando ad Annabeth l'enorme quantità di golfi che aveva scelto. Erano tutti completamente diversi, così tanto che la bionda non si sorprese della sua indecisione: ce n'erano alcuni monocolore, altri con delle fantasie sul petto che correvano fino alla parte superiore della manica. Alcuni con lo scollo a V ed altri, invece, a collo alto.
Poi, la vide.
Vide una camicia in mezzo a tutti gli altri golfi, bianca, dal taglio classico, lievemente stretta in vita ad esaltare la linea snella di chiunque l'avrebbe indossata.
- Perché non prendi la camicia? – domandò, allungando un braccio per poterla prendere, afferrandola poi anche con la mano sinistra ed allontanandola da sé per poterla guardare meglio.
Percy ebbe necessità di un paio di secondi di recupero prima di spostare lo sguardo verde che rasentava la disperazione dai golfi ad Annabeth. Le prese la camicia tra le mani per poterla osservare meglio prima di annuire un paio di volte, sistemandosela sul braccio. – Mi piace molto. E piacerà anche a lui.
- Andiamo a pagare? – chiese allora la ragazza, sollevandosi sulle punte per poter controllare la fila alla cassa che, per sua fortuna, era molto più corta rispetto a quella per il guardaroba.
Percy annuì un paio di volte, voltandosi ed iniziando a camminare velocemente verso l'altra estremità del negozio. Annabeth lo seguì a ruota, estraendo il telefono dalla tasca solo per poter vedere, sullo schermo, l'avviso di un messaggio non inviato. Dentro quel negozio non c'era affatto campo e non aveva neanche di idea da quanto tempo Luke e Talia stessero aspettando per una risposta.
- Percy, esco un attimo per chiamare Talia. Non ha inviato il messaggio – lo avvisò, toccandogli lievemente il gomito per farlo voltare.
Aspettò che il ragazzo potesse risponderle e sorridere prima di infilarsi velocemente il cappotto, senza preoccuparsi di chiuderselo mentre usciva, facendo scorrere malamente la borsa fino all'incavo del gomito.
Passò sotto al getto violento dell'aria condizionata all'ingresso prima che il freddo di dicembre potesse tornare ad avvolgerla completamente, mozzandole il fiato. Si strinse le braccia sullo stomaco, passando tra le persone che erano paurosamente diminuite rispetto a qualche minuto prima.
Tagliò il porticato, sbucando fuori dal marciapiede dove ebbe molta più tregua, chiamando Talia che rispose al secondo squillo.
- Ma dove siete finiti? – esclamò l'amica che, però, sorrideva.
- Siamo da Pull&Bear. Ho provato a mandarti un messaggio ma non c'era neanche un po' di campo. Scusa – rispose Annabeth, tremando lievemente e stringendosi un po' di più dentro al cappotto che, con una mano impegnata, non riusciva proprio a chiudere. – Percy sta pagando, comunque. Siete seduti in qualche bar?
Sentì Talia deglutire prima che potesse risponderle, segno che fossero -eccome- dentro ad un bar. – Si, siamo dentro Costa. Quello sulla via in salita affianco al negozio che vende scarpe – le spiegò ed Annabeth la sentì ancora portarsi qualcosa alle labbra, deglutendo nuovamente qualsiasi cosa stesse bevendo. – Fra quanto arrivate? – domandò poi qualche istante dopo con la bocca piena.
Annabeth ci pensò per qualche istante prima di risponderle. – Una decina di minuti. La fila alla cassa non è troppo lunga – affermò, lanciandosi uno sguardo alle spalle anche se non riuscì a vedere niente se non una marea di persone che camminavano, stringendo tantissime buste.
- D'accordo – fece Talia, la bocca nuovamente piena che la fece sorridere. – Ci vediamo dopo, bionda.
- A dopo – la salutò Annabeth, chiudendo la chiamata e lasciando cadere il telefono all'interno della tasca del cappotto.
Non perse troppo tempo ad allungare le braccia per poter raggiungere il primo bottone, tentando di chiuderselo con dita tremanti. Era intenzionata ad aspettare Percy fuori e, per nulla al mondo, sarebbe tornata nella bolgia di Pull&Bear.
Fu in quel momento quando, nonostante le dita gelide, era quasi riuscita ad infilare il primo bottone nell'asola che una folata di vento le mosse i capelli, facendola rabbrividire ancora di più. Corrugò la fronte, lasciando andare i lembi del cappotto mentre lo stomaco si chiudeva in una morsa nervosa, spingendola a guardarsi attorno.
Il cuore saltò un battito quando i suoi occhi non incontrarono nessuno. Se era da sola, in quel marciapiede, come faceva a sentirsi osservata?
Sembrava che la musica natalizia che aveva sentito fino a quel momento fosse sparita, lasciando spazio all'ennesima folata di vento che le scosse i capelli trasportandosi dietro, lungo la strada davanti a sé, un paio di fogli di giornale che, solitari, rotolarono lontani.
Delle dita gelide le strinsero i fianchi, mozzandole il respiro. Voleva tornare dentro. Voleva soltanto tornare dentro.
Voleva soltanto smetterla di sentirsi così vulnerabile e si voltò di scatto, scontrandosi contro ad un petto. Le ci volle un secondo per realizzare fosse quello di Percy, un altro per non cadere grazie alle mani del ragazzo che la afferrarono velocemente ed un altro ancora per realizzare che, probabilmente, a lui era stato necessario anche meno tempo per notare la scintilla di panico negli occhi grigi.
- Ehi, sta bene? – domandò, circondandole i fianchi con le braccia avvolte dal giubbotto, tenendola vicino a sé.
Annabeth lanciò un'atra occhiata accanto a sé prima di sollevare nuovamente lo sguardo verso Percy, incontrando le sue iridi verdi. Sistemò le braccia contro al suo petto, ignorando la borsa e la busta che le facevano male al polso, chiudendo gli occhi per un istante, concentrandosi sul suo profumo. – Si. Tutto a posto – disse, aprendo nuovamente le palpebre e tornando a perdersi dentro quei fari smeraldo. Certo che stava bene in quel momento.
Percy la guardò penetrante, quasi volesse scavarla, spogliarla col solo sguardo prima di chinarsi su di lei, baciandole la fronte per qualche istante. Esitò con le labbra sulla sua pelle ed Annabeth chiuse gli occhi ancora una volta, aggrappandosi con le dita al suo golfo, respirando il suo profumo mentre il cuore tornava a batterle normalmente.
- Mamma – esclamò una voce vicino a loro, facendo sussultare Annabeth lievemente non appena la strappò dalla bolla in cui si era rinchiusa. – Posso avere anche io un fidanzato?
Quando Annabeth si voltò, allontanandosi un poco da Percy, la prima cosa che vide, voltando il capo verso destra, fu una bambina di almeno cinque anni con le trecce scure, un berretto rosa calato sulla fronte e gli occhi vispi e castani, tenere la mano ad una donna che le somigliava tanto, indicandoli con l'altra.
Annabeth scoppiò a ridere l'istante dopo, sollevando un braccio per poterla salutare con la mano. – Ciao.
- Maggie, forza, andiamo via – incalzò la donna, facendo saettare lo sguardo che era un misto tra l'imbarazzato ed il furioso dalla figlia ad Annabeth. – E non indicare le persone – sibilò, sistemandosi la borsa sotto alla spalla non appena le scivolò lungo al braccio, sbattendosi alle buste di carta che portava appese ad un polso. Aveva le guance rosse, gli occhi che, Annabeth riuscì a notarlo solo dopo, erano incredibilmente stanchi.
- È tutto a posto – intervenne Percy in quel momento, salutando anche lui la bimba dallo sguardo vispo con la mano ed un sorriso. – Ciao, Maggie.
- Sono certa troverai anche tu un fidanzato o una fidanzata – disse Annabeth decisa. – Devi solo aspettare un po'. Quanti anni hai? – le domandò, osservando la mamma che, senza smettere di tenerle la mano, raddrizzava le gambe e la schiena.
Maggie ci pensò per un attimo, le labbra e la fronte corrucciata per la concentrazione prima di allungare con veemenza una mano aperta davanti a lei.
- Cinque? – indovinò Annabeth senza smettere di sorridere notando quanto, nel momento in cui le aveva rivolto la parola, fosse divenatata improvvisamente timida. – Allora direi proprio che sia il caso di aspettare un po' – rise.
Maggie sembrò particolarmente assorta in qualsiasi fosse il suo pensiero, sollevando lo sguardo verso Annabeth all'improvviso. – Voglio avere anche io gli occhi a cuoriccino come i vostri. – Si voltò velocemente verso la mamma che, ed era evidente, voleva fare tutto meno che trattenersi ulteriormente fuori casa. – Vero che hanno gli occhi a cuoriccino?
Percy scoppiò a ridere. – Gli occhi a cuoriccino – mormorò, dando un colpo al fianco di Annabeth mentre lo ripeteva divertito.
- Avrai anche tu gli occhi a cuoriccino per qualcuno – affermò la ragazza, cercando di risultare il più convincente possibile. E stava per congedarsi prima che Maggie potesse nuovamente attirare la sua attenzione.
- Promesso?
Ed Annabeth non riuscì a trattenere un sorriso mentre la guardava negli occhi scuri, sempre vispi e più attenti. – Te lo prometto. Avrai gli occhi a cuoriccino quanto i miei.
- E quanto i suoi! – esclamò la bambina indicando, con la stessa veemenza di prima anche Percy. Quando Annabeth si voltò istintivamente sorrise davanti alle sue guance lievemente rosate.
E quanto i miei – affermò poi il ragazzo, cercando la mano di Annabeth mentre lo diceva.
***
Annabeth si strinse le ginocchia al petto, serrando le dita attorno alla tazza di ceramica calda, respirando profondamente il profumo del thé appena fatto.
Avevano ragiunto Talia e Luke non appena avevano salutato Maggie e la sua mamma stanca. Avevano mangiato della carne impanata quando furono poi tornati a casa eppure, nonostante le nuove risate, i nuovi abbracci ed i nuovi baci, lei non poteva fare a meno di ricordarsi delle dita fredde che le avevano stretto i fianchi, del petto chiuso in una morsa di terrore o del vento che sembrava essersi improvvisamente alzato, spegnendo la musica nella strada.
Stava andando tutto a meraviglia. Era tutto perfetto nel piccolo mondo che si erano creati nel Maine, al confine col Canada e -allora- cos'era successo quella sera?
- Annabeth – la chiamò Talia, facendola sussultare, strappandola via dai suoi pensieri e rischiando di farle cadere il thé sulle calze anti-scivolo. – Mi accompagni a fumare?
E la bionda stava davvero per dire di no perché, chiusa tra il fianco di Percy ed il bracciolo del divano aveva raggiunto un livello di torpore tale che niente e nessuno sarebbe stato abbastanza importante da strapparla via. Poi, però, vide gli occhi elettrici di Talia illuminati dal fuoco e non esitò ad alzarsi, stringendo con più forza la tazza del thé. Forse per paura che potesse cadere.
Afferrò la coperta sul bracciolo accanto a lei mentre camminava verso la cucina, assicurandosi che Talia fosse dietro di sé prima di aprire la porta finestra, ignorando il freddo notturno e raggiungendo il dondolo sotto al portico. Si sedette mentre Talia si chiudeva la porta alle spalle con una certa difficoltà, raggiungendola e reclamando la coperta che Annabeth si era già sistemata sulle gambe e sul petto.
La bionda guardò il buio davanti a sé, sentendo il familiare rumore dell'accendino che scattava ed il lieve odore di fumo che le stuzzicò le narici senza darle fastidio.
- È successo qualcosa oggi? – domandò la mora.
Quando Annabeth la guardò con la coda dell'occhio, notò avesse ancora lo sguardo fisso davanti a sé. – Non lo so – confessò, stringendo un lembo della coperta tra i pugni. – Ho avuto come l'impressione di essere osservata, oggi, dopo che ti ho chiamato. Come se fossi stata improvvisamente vulnerabile. E piccola – aggiunse con una nota di disprezzo che non riuscì a nascondere.
- è questo che ti fa stare così?
Corrugò la fronte confusa, voltandosi verso l'amica in quell'istante. – Così come?
- Impalata come uno stoccafisso facendo finta di guardare la televisione quando stai palesemente pensando ad altro.
Annabeth scoppiò a ridere, stringendo la tazza di thé un po' più forte per evitare che potesse scivolarle via dalle mani. – è solo quello. È stata una brutta sensazione ma mi passerà.
- Deve! – esclamò Talia. – Domani dobbiamo iniziare a prepare per il pranzo di Natale. Non ho bisogno di ragazze bionde che battono la fiacca.
Angolo autrice:
EHI!
no, non sono morta. solo in carenza d'ispirazione e di tempo ed in arrivo con un capitolo che non ha granché da dare perché, per uno tosto c'è da aspettare anche un pochino. Ma proprio inoinoinoino.
In ogni caso, spero davvero e comunque che vi sia piaciuto. I ragazzi stanno vivendo un po' di normalità tutti assieme. è natale e sono tutti felici e contenti anche se la merda e le rotture di coglioni, come ben sapete, sono sempre dietro l'angolo. è proprio vero, comunque, che quando sono triste tendo a scrivere sempre un po' di più. Sono stati due giorni terrificanti ed avevo bisogno di Percy ed Annabeth per distrarmi almeno un minimo ahaha
in ogni caso, vi ringrazio davvero tanto per i voti ed i commenti, siete dolcissimi e vi voglio davvero tanto tanto tanto tanto bene! Adesso vi lascio al capitolo ed io mi dedico alla preparazione di un thé bollente ehehe
Alla prossima fiorellini miei!<3<3
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