Bright lights, she's fading

Annabeth si legò i capelli in una crocchia veloce mentre usciva dall'aula di matematica. Aveva appena finto un test e, si, voleva davvero una laurea in letteratura ma -sicuramente- non voleva studiare libri infiniti con formule che impiegava ore per capire.

Si strinse i libri al petto, lasciando che le maniche lunghe del maglione blu che indossava potessero coprirle le nocche. Sorrise ad una compagna di corso che le sfiorò una spalla mentre le passava accanto, rivolgendole un cenno con la mano senza smettere di camminare lungo il corridoio, ed Annabeth, solo dopo che si fu girata, percorrendo la sua strada, gettò lo sguardo verso una delle finestre. Erano appannate per il freddo esterno ed il caldo interno e sorrise, inspirando profondamente mentre si dirigeva verso la caffetteria.

Mancavano tre settimane a Natale e anche se non aveva idea di come l'avrebbe passato, non aveva paura. Di rimanere sola, di rannicchiarsi su un divano in comune di qualche orfanotrio, contendendosi una coperta e guardando film che, arrivati a quel punto, conosceva davvero a memoria.

Stava bene, era felice ed era certa che il test di matematica sarebbe andato meravigliosamente anche se, l'entrata di Percy nella sua vita, il suo essere presente molto più assiduamente da qualche settimana a quella parte, aveva dolcemente rubato il tempo che, altrimenti, avrebbe incessantemente dedicato ai libri.

Stava bene sul serio.

Riusciva a spegnere tutto e, quando aveva il sentore di non riuscirci, bastava voltarsi per vedere un sorriso. Paradossalmente, solo quello le bastava.

Il silenzio del corridoio venne velocemente sostituito dalla caffetteria che, fortunatamente in quell'ala del campus, era già stracolma di studenti che avevano bisogno di tre o quattro dosi di caffé per poter affrontare la lezione successiva. Il chiacchiericcio piacevole le invase le orecchie e sorrise ancora, allentando la presa sui libri e camminando un po' più velocemente verso le porte a vetro non appena individuò una treccia scura. Le scostò con la spalla, sorridendo ad un paio di ragazzi che le permisero di passare, tenendole la porta aperta col piede ed un cartone con qualche bicchiere di caffé nella mano destra.

Sgusciò tra i corpi ammassati per poter raggiungere il tavolo all'angolo, sorridendo quando Talia agitò una mano nella sua direzione. Ovviamente si era accaparrata il posto il divano.

Ovviamente ne aveva tenuto uno per lei.

- Ciao, bionda! – esclamò, bloccando il telefono che teneva tra le mani, abbandonandolo sulla superficie chiara del tavolo. Annabeth scivolò tra due sedie troppo vicine, rivolgendo un sorriso alla coppia di amiche sedute lì accanto, prima di lasciarsi pesantemente cadere sul divano accanto a Talia che scivolò facilmente verso la vetrata. – Come stai?

Annabeth buttò fuori un po' d'aria, poi sorrise. – Sono stanchissima! – esclamò. – Avevo un test di matematica e mi ha completamente distrutto. – Sollevò di scatto la schiena, – però sto bene. E tu?

Talia si scostò una ciocca di che le era scivolata davanti agli occhi, giocherallando col telefono davanti a lei. – Annoiata ma sto bene. Ho bisogno di un caffé ed un muffin ai mirtilli.

Annabeth si morse il labbro inferiore, l'espressione adorante di chi ha davvero bisogno di integrare un po' di zuccheri solo per mera ingordigia, tamburellando sulla superficie del tavolo distrattamente. – Io voglio una Mocha e un muffin al cioccolato. Da quanto sono in fila Luke e Percy? – domandò, frugando fra le tasche del giubbotto scuro in cerca del telefono. – Dici che faccio a tempo a dirgli cosa voglio? – chiese ancora, la testa china mentre recuperava il telefono con le dita esili, risollevando la schiena.

- Mocha e un muffin al cioccolato per la ritardataria! – esclamò Percy, posando il vassoio marrone davanti a lei, facendola sussultare per la sorpresa.

Annabeth si portò una mano al petto per lo spavento, sorridendo l'istante dopo senza smettere di guardarlo negli occhi scintillanti neanche per un secondo. L'aveva visto soltanto due ore prima eppure, come ogni volta, le sembrava possibile scoprire nuovi dettagli del suo volto. La pelle chiara forse un po' più stanca ed i sicuramente più disordinati. Ed era bellissimo nel golfo bordeaux che gli abbracciava le spalle, scendendo morbido sui fianchi snelli.

- Sei talmente noiosa che ormai sappiamo anche cosa prenderti! – esclamò Luke, posando il vassoio sul tavolo e sedendosi sulla sedia davanti a Talia che, per tutta risposta, neanche lo degnò di uno sguardo, aggranfando il muffin con dita voraci.

Annabeth piegò il capo verso l'alto, sorridendo verso Percy. – Grazie – canticchiò quasi, posandondogli due dita fredde sulla guancia quando il ragazzo si chinò per poterle posare un bacio sulle labbra. – E tu stai diventando antipatico quasi quanto Talia, tanto per la cronaca – borbottò con un sorriso, puntando un dito contro Luke prima di togliere il muffin e la sua tazza bianca di mocha da sopra al vassoio.

Luke mosse la mano nella sua direzione come se stesse scacciando una mosca fastidiosa ed Annabeth rise, aggiungendo una bustina di zucchero dentro la sua bevanda, prendendo a girare lentamente il cucchiaino contro la ceramica e lasciandosi nuovamente avvolgere dal piacevole chiacchiericcio degli studenti attorno a lei. – Passiamo a cose più importanti – esordì Luke, tremendamente serio. – Cosa facciamo per Capodanno?

Percy abbozzò una risata, avvolgendo le mani attorno alla tazza bianca che, quasi sicuramente, doveva contenere caffé amaro.

Adorava i dolci ma, chissà perché, non voleva che il caffé fosse zuccherato.

- Ci stai già pensando? – domandò Annabeth confusa, portandosi la mocha alle labbra e prendendone un solo sorso solo per scoprire quanto fosse effettivamente bollente.

Luke sbarrò gli occhi azzurri, sconvolto. – Certo che si! Stai scherzando? Perché il capodanno sia un buon capodanno bisogna organizzarlo con almeno un mese d'anticipo e noi siamo in ritardo già di una settimana!

Talia corrugò la fronte, masticando con gusto un pezzo del suo muffin. – Cosa stavamo facendo il 30 novembre di così importante da non aver pensato a capodanno?

Annabeth sentì il calore che le saliva lungo le guance, fino all'attaccatura dei capelli. Avvampò completamente e così d'improvviso che, per un secondo, si chiese se quel caldo ci fosse stato già da prima.

Percy nascose il sorriso dietro al bordo della tazza ed Annabeth chinò il capo nel vano tentativo di nascondersi agli occhi degli amici. Luke si voltò e la indicò con la mano, tenendo il palmo rivolto verso l'alto. – Ma certo. Percy ed Annabeth stavano copulando nella mia macchina per la prima volta.

La bionda vide Talia corrugare la fronte, voltandosi di scatto verso di lei. – Ovvio – fece, come se fosse stata la cosa più scontata del mondo. – Guarda quant'è arrossita.

Percy scoppiò a ridere posando la tazza sul piattino prima di rovesciare il caffé sul tavolo, allungando una mano verso Annabeth che però, nel tentativo di mantenere una facciata offesa, la scostò via da lui.

- Dobbiamo per forza parlare della mia vita sessuale? – domandò dolorosamente, posando un gomito sul tavolo e lasciando che la testa potesse crollarle sulla mano.

- No. ma è colpa tua se abbiamo tardato con i preparativi per capodanno – rincarò la dose Luke, bevendo un sorso di qualunque cosa avesse nella tazza prima di riprendere il discorso iniziale, sollevando la voce perché Annabeth non potesse interromperlo. – In ogni caso, capodanno: qualcuno ha qualche idea?

- Non c'è Natale, prima? – intervenne Percy, leccandosi le labbra per poter prendere anche le ultime gocce di caffé li rimaste.

Luke aprì la bocca, richiudendola l'istante dopo, pensieroso.

- Allora, qualcuno ha qualche idea su cosa fare per Natale e Capodanno? – esclamò Talia senza smettere di masticare un altro pezzo di muffin.

Annabeth sollevò le spalle, sporgendo il labbro inferiore, dispiaciuta, come se quello avesse effettivamente potuto aiutarla nel trovare una soluzione.

- Io non ho niente. Né case dove andare né idee – borbottò Percy, portandosi la tazza alle labbra per l'ennesima volta, quasi febbrilmente. Le dita si fletterono contro la ceramica, così forte che Annabeth le vide sbiancare con la coda dell'occhio prima di riportare l'attenzione su Luke e Talia vicino a lei.

- Se affittassimo una casa? – propose Luke, annuendo in direzione di Percy. – Non è necessario averla, basta prenderla in affitto, no? – concluse, sollevando le spalle con naturalezza.

Annabeth piegò la testa verso la sinistra, sorridendo lievemente. – A me piace. Bisogna iniziare a cercarla subito però. E dobbiamo decidere dove e per quali date. Se vogliamo affittarla con qualcun altro per poter pagare un po' di meno, magari metterci da parte qualcosa già da adesso per evitare qualsiasi tipo di problema e..

- Annabeth! – la richiamò Talia perentoria, voltandosi di scatto verso di lei, costringendola a guardarla dritta negli occhi. – Respira – ordinò quasi, staccando un altro pezzo di muffin e portandoselo alle labbra. – Comunque, io ho una casa. Cioé, non io ma mio padre. Ma ho ancora le chiavi. Le avevo prese quando avevo sedici anni. Un tempo mi sarebbe piaciuto vivere al confine col Canada. Non dovremmo pagare nulla anche se non so esattamente in che condizioni sia – rivelò con naturalezza, ingoiando il pezzo di muffin e prendendo la tazza di Luke da sopra al suo piattino, prendendo un sorso di – Annabeth lo scoprì solo in quel momento- cioccolata calda.

- Non potevi dirlo prima che Annabeth andasse in iper ventilazione per lo stress? – domandò Luke mentre lei beveva, sorridendo quando Talia sussultò nel tentativo di non ridere.

- Mi è sfuggito – rivelò la mora, rimettendo la tazza nelle mani del suo ragazzo. – Non dovrebbe essere troppo distante da qui. Quasi sicuramente sarà congelata. È una baita nel Maine. C'è ancora più freddo di quanto non ce ne sia qui ma dovrebbe esserci un camino, quindi non dovrebbe essere un problema. – Rivolse uno sguardo agli amici prima di scoprire i denti con un sorriso. – Ci state?

***

Si erano tutti divisi dopo essere stati in caffetteria ed Annabeth non vedeva l'ora che quell'ora di geometria finisse.

Curioso, considerato che neanche era arrivata in classe.

Si erano trattenuti un po' troppo, seduti al loro tavolo all'angolo, a chiacchierare e a definire un paio di termini per salire nella baita di Talia nel Maine ed il tempo era volato più velocemente di quanto loro potessero effettivamente immaginare.

Annabeth teneva ancora i libri stretti al petto mentre camminava lungo il corridoio e, ancora una volta, aveva lasciato che le maniche troppo lunghe del golfo potessero coprirle le nocche fredde. La tempesta infuriava fuori dalle mura di Harvard e lei sorrise, fermandosi qualche secondo per poter osservare la pioggia che si sbatteva contro alla finestra.

Incrociò lo sguardo di qualche ragazza che già conosceva, sentendola girare ed abbandonare il corridoio che divenne deserto nel giro di qualche istante. Se non fosse stata in un'università, tutto quel silenzio, rotto dal rumore leggero dei suoi passi, le avrebbe anche fatto un po' paura.

Una mano le strinse la spalla e lei sussultò prima che potesse essere voltata e sbattuta delicatamente al muro. Lasciò cadere i libri da un lato e poi sorrise quando Percy la schiacciò tra il suo corpo e l'intonaco chiaro, chiudendole il volto tra le mani congelate. Infilò le dita tra i capelli biondi, puntandole i pollici sotto al mento per poterle sollevare il viso e poi sorrise ancora.

- Sei carina quando ti spaventi – mormorò, sfiorandole il naso con il proprio, le labbra con le sue, senza mai toccarle davvero.

Annabeth strinse tra i pugni esili due lembi del suo golfo e sorrise contro di lui, sistemandosi un po' meglio e guardandolo fisso nelle pozze verdissime. – E tu sei un idiota. Avresti potuto chiamarmi e avrei perso qualche anno ti vita in meno – borbottò, senza che la spensierezza potesse lasciare il suo tono di voce.

Era bellissimo, Percy, sopratutto quando le stava così vicino e la teneva così stretta. L'alito sapeva di caffé, dentifricio e niente sigaretta ed Annabeth sorrise un po' di più per istinto, sollevandosi sulle punte dei piedi per poter raggiungere gelosamente le sue labbra. Gli afferrò quello inferiore tra i denti, delicatemente, tirandolo un po' di più verso di sé, sorridendo quando Percy rafforzò la presa sul suo volto, schiacciandola un po' più forte col corpo caldo.

Annabeth infilò la lingua tra le sue labbra, flettendo i pugni e chiudendo le palpebre quando incontrò quella di Percy, gemendo per come toccava la propria, per come la esplorava lentamente, quasi avesse avuto tutto il tempo del mondo. Gli modellò le mani contro ai fianchi, tirandoselo contro un po' di più, piegando il capo verso sinistra nella speranza di sentirlo più profondamente di così.

Percy ansimò lievemente, strigendole il volto con le mani grandi e sporgendo i fianchi verso i propri. Le dita furono veloci a passare dalle guance ai glutei, spingendola a sollevarsi verso di lui, gemendo contro alle sue labbra quando li strinse con più vigore. Lo fece piano, quasi volesse gustarsi ogni istante di quel momento, scivolando lungo le cosce per qualche istante prima di tornare verso al sedere, palpandolo ancora.

Annabeth gli strinse il golfo sulla schiena, aprendo le mani contro di lui, sollevandolo per poter toccare la pelle. Quando il ragazzo rabbrividì al contatto, rafforzando la presa sui suoi glutei, sorrise, marchiandogli la pelle con la stessa forza con la quale lui la stava baciando. Lasciò che una mano potesse continuare a vagare libera sulla pelle della schiena prima che quella destra potesse scivolare lungo il fianco, afferrandolo caldo, pulsante, tremendamente suo.

Percy sussultò, accarezzandole il sedere solo per poterla colpire, strappandole un gemito più eccitato di quanto si aspettasse. – Oh mio Dio – mormorò il ragazzo contro alle sue labbra, mentre Annabeth continuava a palparlo, cercando con le dita la sua intera lunghezza, stringendolo poi alla base con più sicurezza. – Non ci arriviamo in camera – ansimò, bloccandole il mento con una mano, tirandole la testa all'indietro e baciandola più profondamente mentre Annabeth continuava a toccarlo e lui non smetteva di palparle il sedere.

- L'aula.. – gemette la bionda tra un bacio e l'altro, continuando a tenere le palpebre chiuse quando Percy le lasciò il sedere per poter scivolare sotto al tessuto troppo caldo del golfo. Scavalcò facilmente il ferretto del reggiseno, lambendole il capezzolo già turgido con le dita, strappandole un altro gemito. – Oh mamma.. l'aula... di.. – continuò a stringerlo alla base, cercando, solo dopo, il bottone del jeans che indossava. Annaspò con le dita bollenti nel tentativo di aprirlo, soffocando un gemito contro la bocca di Percy quando ci riuscì e lui strinse il suo seno con un po' più di vigore. – Matematica.. il professore non ha mai lezione a quest'ora del martedì.

A malapena riuscì a finire. Percy la acchiappò per un polso, tirando giù il golfo nel tentativo di coprire l'erezione ed i jeans sbottonati. Neanche poteva immaginarsi di quanto lo sguardo lucido ed i capelli scompigliati lo stessero tradendo in quel momento. Camminarono per pochi secondi prima che il ragazzo potesse trovare la maniglia, abbassandola e spalancando la porta di colpo.

Il cuore di Annabeth ebbe un sussulto, riprendendo il battito normale non appena si rese conto l'aula fosse effettivamente vuota. I banchi posti in scala erano vuoti, la pioggia picchiava contro alle finestre e -forse- se non fosse stata così tanto eccitata, avrebbe anche sentito freddo.

Percy la fece entrare prima di lui, chiudendendosi poi la porta alle spalle e dando un giro di chiave. Abbassò la maniglia un paio di volte, assicurandosi che fossero effettivamente al sicuro e le diede due secondi di tregua prima di voltarsi, arpionarle i fianchi ed infilarle la lingua in gola.

Annabeth gemette ancora, senza opporsi mentre lui continuava a farla indietreggiare, tirandogli i capelli sulla nuca. Percy le strinse le cosce e lei gliele avvolse attorno ai fianchi, infilandogli le dita tra i capelli ancora una volta, gemendo quando la fece sedere su quella che pensò fosse la scrivania, sistemandosi meglio tra le sue gambe.

La baciò con più ardore ed Annabeth piegò le ginocchia, maledicendo i jeans che le impedivano di sentire l'erezione pulsante contro di lei. Percy le baciò frettolosamente le labbra, la guancia sinistra, scendendo poi lungo il collo, scostandole i capelli per potersi dedicare ad una porzione di pelle sotto all'orecchio, che la fece gemere nuovamente.

Annabeth si avvicinò a lui ancora, socchiudendo gli occhi solo per potergli infilare la mano sotto al cavallo dei pantaloni, oltre i boxer , chiudendogli l'erezione nel pugno. Roteò le dita attorno alla capella e Percy le succhiò la pelle con un po' più d'ardore.

In un momento di lucidità, Annabeth pensò le avrebbe lasciato un gran bel segno ma poi, Percy le afferrò nuovamente un seno, scavalcando il golfo ed il reggiseno e il cervello ritornò in black-out.

Il ragazzo la tirò giù dalla scrivania facilmente, abbandonandole il collo, afferrandola per i fianchi e cercando il bottone dei jeans. Li tirò giù, lungo le cosce, prima che Annabeth potesse anche realizzarlo, assieme alle mutande, e quando pensava che l'avrebbe rimessa sulla scrivania, Percy la voltò, di modo che potesse dargli le spalle.

- Oh mio dio – mormorò Annabeth quando il moro la spinse dolcemente da una spalla verso la superficie della scrivania perché potesse sdraiarvisi sopra. Aprì un po' di più le gambe per istinto quando il busto fu totalmente a contatto col legno caldo e gemette quando sentì le labbra di Percy che la baciavano dietro il ginocchio. Erano delicate, meno frettolose di quanto non lo fossero state prima. Le mani continuavano ad accarezzarle la pelle e le labbra non smisero per un attimo di tracciare una scia lungo la gamba, arrivando fino alla curva del sedere. Fu la natica sinistra che morse delicatamente, baciandola l'istante dopo e strappandole l'ennesimo gemito. Le mani si aggrapparono al bordo della scrivania quando sentì due dita penetrarla delicatamente, allargandosi dentro di lei e spingendo un po' più a fondo, sfregando, sapienti, contro al punto che quasi la fece sgridare.

Per un solo istante prese in considerazione l'idea di voltarsi, gridargli contro che ne aveva davvero abbastanza di giochetti e dita, che voleva sentirlo completamente dentro di sé. Che non aveva desiderato altro da quando l'aveva visto seduto in caffetteria da quando la lingua aveva leccato distrattamente le labbra per eliminare gli ultimi residui di caffé.

Ma poi, la mano si allontanò dal suo centro lasciandola pulsante, frustrata ed incredilmente arrabbiata. Le gambe tremarono lievemente e fletté le dita contro al bordo della scrivania, stringendolo così tanto che le nocche sbiancarono.

Se non si fosse sbrigato, l'avrebbe sbattuto al muro e gi sarebbe saltata addosso senza pensarci troppo.

Percy le acchiappò le cosce tra le mani grandi l'attimo dopo, entrando in lei con una spinta secca che le strappò un grido di piacere. Le diede qualche secondo perché potesse sentirlo dentro di lei completamente prima che potesse uscire, spingendo dentro di lei ancora una volta con un meraviglioso rumore di pelle che si sbatteva, gemiti rubati ed urla che sarebbe stato inutile tentare di trattenere.

***

- Qui qualcuno ha saltato la sua prima lezione per del buon sano sesso – rise Talia non appena Annabeth entrò in camera, chiudendosi lentamente la porta alle spalle.

Era così appagata che neanche riuscì a risponderle. L'orgasmo di qualche minuto prima l'aveva travolta così totalmente che la testa ancora le girava e se chiudeva gli occhi, sentiva ancora le mani di Percy contro di sé, il piacere che le faceva esplodere il basso ventre, che le mozzava il fiato.

Voleva cambiarsi i vestiti prima di andare in mensa e, sicuramente, non si aspettava di trovare Talia anche se quello, ovviamente, non sarebbe mai stato un problema.

Camminò lentamente verso il letto, lasciandovisi cadere sopra con un sospiro e Talia scoppiò a ridere, spingendola a voltare blandamente il capo verso di lei.

- Ho avuto almeno quattro orgasmi di seguito – rivelò, chiudendo le gambe di scatto. Non raccontava mai del sesso tra lei e Percy a nessuno, anche se Talia era Talia e non l'aveva mai giudicata per nulla, figurarsi per il sesso. Ma, in quel momento, si sentiva così in pace col mondo che ritenne inutile, superfluo, nascondere qualsiasi cosa.

La mora scoppiò a ridere, battendo le mani un paio di volte, dondolando sul duvet scuro. – Guarda qua! Era il primo orgasmo multiplo?

Annabeth scosse la testa un paio di volte. – Mh-mh – negò, chiudendo gli occhi per qualche istante. – Ma non avevo mai provato niente del genere. Sono in pace col mondo intero. Dopo quest'ora, penso che non avrò più la necessità di desiderare qualcos'altro. – Talia rise ancora ed Annabeth sorrise, lasciandosi scappare una risata. – Shopenhauer, un filosofo polacco, diceva che non saremmo mai in grado di ottenere un piacere che ci soddisfi pienamente – spiegò, scivolando sul letto per poter poggiare la schiena contro alla testiera fredda. – La vita è un lento oscillare tra dolore e noia e gli esseri umani, perché "mancanti", sono destinati a desiderare sempre qualcosa che non riuscirà mai a soddisfarli totalmente. E durante l'intervallo tra questo piacere effimero e la speranza di ottenere un nuovo piacere, ci annoiamo.

Talia corrugò la fronte, portandosi una Winston alle labbra ed allungando un braccio verso la finestra, aprendola lievemente per non lasciare che la pioggia potesse bagnare esageratamente la moquette della loro stanca. – E la lezione di filosofia cosa dovrebbe spiegarmi?

- Che Shopenhauer si sbagliava. Dopo questa scopata, io non ho bisogno di desiderare proprio nient'altro. Appagata per tutto il resto della mia vita, lo giuro.

Passò un secondo prima che Talia potesse scoppiare a ridere ancora più forte, tenendo la sigaretta tra l'indice ed il medio della mano destra e l'accendino verde chiuso nel pugno della mano sinistra.

Annabeth ascoltò la sua risata, seguendola pochi istanti dopo e si, si convinse ancora di più del fatto che, no, non avesse affatto bisogno di nient'altro.

***

Luke batté le mani, sistemandosi al centro del tappeto bordeaux. Bastò quello per far sì che i ragazzi sistemati attorno a lui potessero zittirsi nel giro di qualche istante. – Bene. Indovinate cosa facciamo oggi?

- Lottiamo? – domandò una voce che Annabeth neanche riuscì a riconoscere.

Ovvio che Luke non gli avrebbe fatti lottare neanche quella volta, che si aspettava quel tizio?

- Penso che cucinerò una torta – decise, sporgendosi verso l'orecchio di Talia al fine di poter sussurrare il più delicatamente possibile. – Per Capodanno e Natale. E un bell'arrosto per entrambi i giorni. – Ci pensò per un secondo, lanciando uno sguardo a Luke, ancora impegnato a spiegare qualsiasi tipo di cosa avrebbero dovuto fare durante quella lezione di lotta. – Pensi che a casa dei tuoi genitori ci sia un barbeque? Magari possiamo sistemare le cose e poi uscire subito dopo per comprare la legna, il cibo, le lenzuola. Anche un albero di Natale adesso che ci pens..

- Annabeth! – la richiamò Luke perentorio, sorridendo furbo quando la vide sussultare a fronte di quel richiamo così improvviso. – Perché non vieni qua invece di parlare con Talia?

La bionda ammutolì di colpo, ignorando le guance che si colorarono di porpora in un solo secondo. – Posso passare? – chiese con voce flebile, così tanto che quasi fece fatica a sentirsi.

- Forza, fatti avanti – la esortò ancora Luke, in chiaro tono di scherno. Il sorriso malandrino che gli stendeva le labbra e gli faceva brillare gli occhi azzurri.

Annabeth lo maledisse nella sua testa almeno un paio di volte e prima che potesse effettivamente muoversi, Percy le pizziccò il sedere, facendola sussultare mentre saltava in avanti per la sorpresa.

Talia, accanto a lei, scoppiò a ridere senza trovare necessario il trattenersi dal farlo un po' meno forte ed Annabeth osservò i due ragazzi oltre la spalla mentre si sfilava facilmente la scarpe, salendo sul tappeto.

- Bene! Visto che Annabeth era sicuramente attentissima, sarà lei a sfuggire dalla presa.

La bionda si irrigidì di scatto, stringendo i pugni lungo i fianchi. – La cosa?! – esclamò, cercando gli occhi di Luke che, tenendo le mani dietro la schiena, si chinò verso di lei.

- E sai chi ti appioppo? – fece con scherno, – Jonhatan, vuoi venire qui accanto ad Annabeth?

La ragazza si voltò verso l'amico ad una velocità che non avrebbe mai potuto credere possibile se fosse stata meno arrabbiata ed offesa. – Stai scherzando? È un armadio!

- Così impari a non ascoltare – la canzonò con un sorriso che, però, aveva perso tutto lo scherno e la furbizia che aveva ostentato fino a quel momento. Era più rassicurante, caldo, meno spaventoso e più da Luke.

Si voltò verso Talia e Percy con una smorfia ed i due ragazzi alzarono fiduciosi i polsi mentre Johnatan veniva verso di lei. 90 chili di muscoli ed adrenalina che Annabeth non aveva davvero voglia di affrontare in quel momento.

La bionda si girò lentamente verso di lui, come se, farlo ad una velocità cosi ridotta avrebbe potuto allontanarla da quella prospettiva così nefasta di combattere contro di lui.

Era stata una giornata così perfetta! Non poteva credere che Luke gliela stesse rovinando solo perché chiacchierava.

- Sei un essere spregievole – borbottò a mezza voce, maledicendo l'amico ancora una volta quando lo vide sorridere, segno inequiocabile che avesse sentito eccome.

Annabeth si ritrovò a dover piegare leggermente la testa per poter osservare gli occhi castani del ragazzo che torreggiavano su di lei. Jonhatan era un bravo ragazzo. Era al terzo anno e studiava letteratura inglese. Era buono. Apriva sempre lui la porta e lasciava che chiunque passasse prima di lui. Sorrideva a tutti ma questo non impediva che, comunque, la maggior parte degli studenti di Harvard temesse un suo colpo, anche dato erroneamente.

Annabeth non ci aveva mai parlato. Si erano forse scambiati qualche sorriso cordiale e convenevole e, si, le era sempre andato bene così. Non poteva credere che Luke avesse deciso di metterle contro un ragazzo di quella grandezza.

Non quando le gambe la facevano ancora male ed il collo e le cosce ed il sedere portavano il segno evidente di Percy.

Si passò le mani sui leggins scuri nel tentativo di smorzare la tensione e Jonhatan le sorrise senza scoprire i denti.

No, non mi stai rassicurando affatto.

Luke diede ai due ragazzi ancora qualche istante prima di affiancarli, posandogli le mani sulle spalle. – Jonhatan, mettila a terra in posizione di stupro. Starà poi a lei decidere come liberarsi.

Il cuore di Annabeth mancò di un battito e la testa vorticò così precipitosamente che, per un istante, le sembrò che il pavimento potesse risucchiarla. La palestra girò attorno al suo corpo e prima che potesse rifletterci, Johnatan l'aveva già sbattuta a terra, mozzandole il fiato.

Risucchiò dell'aria nel tentativo di riempire i polmoni mentre il cuore batteva così forte da riempirle le orecchie. Le mani tremarono e poi smise di sentirle.

Era sopra di lei.

Johnatan. Era sopra di lei, tra le sue gambe aperte, a gravarle sullo sterno e sul bacino. Le comprimeva la cassa toracica, le impediva di respirare.

Perché non si alzava?

Perché non la lasciava andare?

Non sarebbe mai riuscita a liberarsi da sola.

Non poteva.

Lui era così grande e lei così piccola.

Perché non le aveva fatto fare un combattimento tradizionale? Quello sarebbe andato bene. Ma Luke non sapeva nulla di lei. L'aveva presa solo perché stava chiacchierando. Se fosse stata zitta -magari- avrebbe preso in considerazione qualcun altro e sarebbe stato qualcun altro costretto a sopportare il peso di Johnatan sullo sterno e sul bacino.

Era così fastidioso e non riusciva a respirare. Avrebbe voluto inarcare la schiena, prendere più aria ma non ci riusciva.

La paura le serrò le viscere in una morsa più stretta di quanto Annabeth avrebbe mai potuto pensare e quando Johnatan le strinse i polsi, bloccandoglieli contro il materasso, il cuore minacciò di esploderle nel petto.

Basta.

Alzati da me.

Va' via.

Era colpa sua. Perché non era stata zitta? Stava pensando ad una stupida torta. Era colpa sua ancora una volta.

Era colpa sua come sempre.

Voltò il capo verso sinistra mentre una cacofonia fastidiosa di voci le invadeva le orecchie, senza amalgarsi al battito del cuore accelerato che stava per esplodere.

Sicuramente stava per esplodere. Lo sentiva.

Vide Talia agitarsi, protendersi contro Luke mentre Percy la tratteneva per un polso.

Si muoveva troppo lentamente.

Perché non andava a salvarla nessuno?

Perché Percy non la liberava da tutto quello?

Perché Johnatan era ancora su di lei?

"Io ti voglio" le labbra del ragazzo si mossero contro alle sue mentre continuava a tenerle i polsi fastiosamente bloccati contro al tappetto. "Sei mia." continuò con un ghigno, mentre le palpava un seno, il fianco, arrivando al suo centro.

No. Via. Vai via.

Percy.

Percy, dove sei?

La mano di Johnatan si modellò contro al suo centro, stringendola con talmente tanta forza da farla gridare di dolore.

"Io sono l'unico che è rimasto" le disse Johnatan senza smettere di sorridere, cercando di scalvacare l'orlo dei leggins, per poter raggiungere la pelle.

Via. No.

Annabeth voltò il capo verso sinistra ancora una volta.

Vedeva Talia che si muoveva, furiosa. Agitava un braccio, gridava e le trecce scure si sbattevano continuamente alle spalle mentre tentava di raggiungerla.

Percy continuava a tenerla, non guardava Annabeth.

Salvami.

"Io sono l'unico che è rimasto" ripeté Johnatan, attirando la sua attenzione ancora una volta. Il viso troppo vicino al proprio, il corpo troppo pesante, le mani troppo invasive, sudate che continuavano a bloccarla ed a spingere contro di lei.

Annabeth gridò, ma non riuscì a sentire la voce. Non riuscì a sentire il suo stesso urlo oltre alla cacafonia di voci, oltre al battito del cuore che, chissà perché non era ancora esploso.

Il materasso bordeaux si piegò lievemente verso destra ed Annabeth girò il capo soltanto per vedere quello di Luke. Non era spaventato.

Buffo. Lei era terrorrizata.

Fallo andare via. Via.

Fallo smettere.

Le labbra si mossero ma lei non riuscì a sentire nulla. Si sforzò, per un solo attimo, di leggere il labiale solo per rendersi conto che non ce l'avrebbe mai fatta se continuava vedere sfocato ad un palmo dal suo naso.

"Io sono l'unico che è rimasto" ripeté Jonhatan e quello lo sentì, chiarissimo, dritto nell'orecchio.

Possibile che Luke non l'avesse fatto? Possibile che non l'avesse davvero sentito mentre lo diceva.

Cercò Percy ancora una volta. Sperò che potesse vedere i suoi occhi almeno in quel momento. Sperò che, con la sua forza, sarebbe riuscita ad avere meno paura. A sopportare tutto quel peso con meno difficoltà.

Fu una boccata d'aria fresca quando vide gli occhi che le sorridevano e la mano che si tendeva nella sua direzione. La sinistra, però, continuava ancora a trattenere Talia.

Lei era sempre più furiosa.

Nessuno si era reso conto di niente a parte Talia.

Guardò ancora gli occhi di Percy. Erano profondi. Erano bellissimi. L'avrebbero salvata e credevano in lei. Certo che lo facevano. Lui credeva sempre in lei. L'aveva sempre fatto.

Annabeth spinse il polso sinistro verso il basso, corrugando la fronte quando si rese conto che la mano di Johnatan fosse lì e non contro al cavallo dei suoi pantaloni.

Sentì le dita attorno ad entrambi i polsi più distintamente ed i fianchi che a malapena sfioravano i propri. Guardò Percy ancora una volta e poi diede uno scatto con le braccia, portando il sinistro in basso e sollevando con forza il destro.

Alzò la gamba destra, colpendo Johnatan al fianco così forte che fu abbastanza per spostarlo, dandole l'opportunità di poterlo spingere via per la spalla con l'altro piede.

Rotolò velocemente via e le orecchie si stapparono di colpo. Fu il silenzio ad avvolgerla completamente, rotto dalle imprecazioni di Talia e da qualche risata.

- SEI UN ENORME TESTA DI CAZZO, LUKE CASTELLAN! CHE COSA TI PASSA PER IL CERVELLO?

Il biondo fece saettare, spaesato, lo sguardo da Annabeth alla sua ragazza e bastò un secondo perché Talia potesse dare uno colpo secco al braccio, liberandosi dalla presa di Percy.

- Lasciami andare – ringhiò, spingendo l'amico per la spalla mentre Annabeth crollava sulle ginocchia.

Riuscì a nascondere il tremore solo in quel modo e poi chiuse i pugni per evitare che la paura potesse scivolare anche lungo le spalle.

- Annabeth ha usato la tecnica perfetta per liberarsi da questa posizione! – esclamò Luke con un sorriso compiaciuto. – Vuoi venire a farcela riv.. Annabeth! – la chiamò non appena, voltandosi, la vide accovacciata a terra.

Talia la raggiunse per prima. Si inginocchiò davanti a lei, cingendole il viso con le mani e spingendola ad osservarla dritta negli occhi.

Chissà se le iridi grigie riuscivano a trasmetterle lo stesso terrore che la faceva tremare per intero.

Non se n'era davvero accorto nessuno? Cos'era successo davvero?

- Vuoi uscire? – le domandò lentamente Talia.

Annabeth vide Percy correre nella sua direzione ed il cuore saltò un altro battito. Non poteva vederla così ancora una volta. Non avrebbe potuto evitare le spiegazioni ancora. – Ho voglia di vomitare. Ma sto bene. – mormorò, cercando le iridi elettriche di Talia che, neanche per un secondo, avevano avuto intenzione di abbandonare le proprie. – Sto bene.

La mora annuì, secca, senza lasciarle il volto. Sentì il collo pulsare troppo velocemente e rafforzò la presa sul suo volto. – Alzati. Ti reggo il gioco.

- Ann..

Talia interruppe Percy prima che potesse anche solo finire di pronunciare il suo nome. – Ha mangiato qualcosa che le ha fatto male.

- Forse è stata la al cioccolato della.. – Annabeth si schiarì la voce, prendendo la mano che Talia le porse per aiutarla ad alzarsi. – la torta al cioccolato della mensa. – Assicurò con un sorriso.

Percy buttò fuori un po' d'aria, palesemente sollevato. Si passò una mano tra i e poi guardò Talia, quasi volesse chiedere il permesso per poterla avvolgere tra le braccia. – Cazzo – borbottò, chiudendole le spalle con un braccio, attirandosela contro al petto in un secondo. Fece passare l'altro braccio attorno ai suoi fianchi ed Annabeth si aggrappò alla sua felpa, sulla schiena, respirando il suo profumo. – Mi hai fatto spaventare da morire. Pensavo saresti svenuta l'attimo dopo esserti liberata.

La strinse un po' più forte, quasi a volersi assicurare che fosse reale, che stesse davvero bene. Fece in modo che potessero chiudersi -ancora una volta- al di fuori del mondo esterno ed Annabeth respirò profondamente contro di lui mentre il battito accelerato del cuore tornava regolare.

***

Annabeth sorrise quando uscì dal bagno avvolta in un accappatoio bianco, tamponandosi i capelli con un asciugamano chiaro. – è cioccolata calda quella? – domandò con un sorriso enorme che le scopriva i denti.

- Si. E ho preso anche biscotti al caramello, al cioccolato, qualche marshmellow e anche delle patatine. In caso ti venga voglia di inzupparle nella cioccolata.

Annabeth corrugò la fronte, mettendo su la miglior smorfia di disgusto del suo repertorio. Talia scoppiò a ridere l'istante dopo, afferrando un pacco di biscotti e sistemandoselo tra le gambe. – Che c'è? – domandò mentre lo apriva con un colpo secco. – Volevo essere preparata ad ogni evenienza. Non si sa mai di cosa potresti aver voglia.

La bionda piegò il capo verso destra in segno d'assenso, sollevando le spalle e sedendosi sul bordo del proprio letto. Aprì il primo cassetto, pescando un paio di mutande a caso.

- Apri grande – ordinò Talia, allungandosi verso di lei per poterle piazzare un biscotto tra le labbra, facendola scoppiare a ridere. – Vai a vestirti, io scelgo il film e lo faccio partire.

Annabeth afferrò il pigiama sotto al cuscino, sistemandosi l'asciugamano che fino ad un attimo prima stava usando per i, sulla spalla. Si alzò, osservando l'amica da sopra la spalla con un'espressione fintamente dubbiosa. – Niente horror o film d'azione. E se è qualcosa con Kirsten Stewart posso prendere in considerazione l'idea di buttarmi da quella finestra. – Disse decisa, indicando la vetrata davanti ai piedi del letto di Talia.

- Zitta.

Annabeth si vestì velocemente, appendendo l'accappatoio e l'asciugamano al gancio della porta del bagno, uscendo in camera con la spazzola blu nella mano destra ed un sorriso gentile che le stirava le labbra.

Talia l'osservò in procinto di portarsi un biscotto alle labbra e piegò le spalle di scatto, sconsolata, come se il suo corpo non potesse essere in grado di reggere quella consapevolezza. – Si, te li spazzolo i capelli. A patto che tu mi imbocchi mentre lo faccio.

- Ci sto – concordò Annabeth, spostando il computer e sedendosi davanti a Talia a gambe incrociate, porgendole la spazzola oltre la spalla. – Ti spaccio la famiglia! – esclamò, non appena guardò lo schermo del portatile scuro dell'amica. – Ti imbocco due biscotti alla volta – promise, allungando una mano all'indietro, stringendo la carta tra le dita e tirando il pacco di biscotti verso di sé. Se lo sistemò tra le gambe e ne pescò uno, cercando la bocca di Talia oltre la sua spalla.

Riportò la mano sul grembo quando la mora afferrò il biscotto direttamente con la bocca, continuando a passarle le dita tra i capelli morbidi, prima di passare alla spazzola.

Annabeth pescò un altro biscotto, porgendolo a Talia oltre la spalla. Solo dopo, ne prese uno per sé.

Certo. Certo che stava bene in quel momento. E certo che, ancora una volta, sentiva non aver bisogno di nient'altro.


Angolo autrice:

ehiiila! ed eccomi qui dopo quasi un mese. Vi giuro, non mi sono mai vergognata tanto. e dire che prima riuscivo ad aggiornare una volta a settimana.

Adesso sono molto più carica di impegni di quanto mi aspettassi: quinta superiore, scuola d'inglese, scuola guida e, se tutto va bene, anche un corso preparatorio al superamento di un test d'ammissione universitario. Sono talmente stanca che, quando ho tempo libero, mi limito a fare qualcosa di assolutamente passivo come guardare serie tv o cazzeggiare per ore su instagram.

Non posso fare altro che sperare di riuscire ad aggiornare più regolarmente anche se mi serva un po' vana come speranza in sè ahhaha vi ringrazio comunque tantissimo per tutto l'amore ed il supporto. Il fatto che votiate e che commentiate non fa altro che riempirmi il cuore d'orgoglio e farmi spuntare un sorriso enormissimo!

Vi voglio tanto bene, fiorellini!

ci vediamo presto (o almeno me lo auguro)<3<3


P.S. la gif di Logan non c'entra nulla con la trama era talmente tanto bello e tenero che non ho potuto fare a meno di postarla eheheheheh

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