Believe in me

Quandola sveglia suonò, Percy dovette trattenere una serie di colorite imprecazioni tra i denti, passandosi una mano sul volto per scacciare abbastanza sonno da poter essere in grado di spegnere quell'aggeggio infernale che gracchiava alle sei. Alle sei?!

Si allungò oltre il corpo di Annabeth, nervoso ma attento abbastanza da non svegliarla, colpendo la sveglia nera e rettangolare con un pugno,sorridendo soddisfatto quando gracidò per un'ultima volta debolmente, prima di spegnersi.

Ricadde sul letto con un sospiro, ruotando il capo verso le tende chiare che,tramite uno spiraglio, lasciavano che la tenue luce del sole potesse illuminare dolcemente la stanza. E il volto ancora addormentato di Annabeth.

Percysi prese qualche istante per guardarla e per osservare, con un sorriso che gli stendeva le labbra chiare, il modo in cui le dita affusolate fossero ancora strette a due lembi della sua felpa o a come il viso -che in quel momento gli ricordò tanto la tenerezza di una bambina- riposasse rilassato, ancora proteso verso il suo corpo come se, inconsapevolmente, Annabeth continuasse a cercarlo, lui ed il calore.

Percyle scostò i capelli dal viso, le accarezzò piano la guancia bollente con le dita e, per un solo istante, si chiese cosa sarebbe stato giusto fare: svegliarla e farle prendere un antibiotico o lasciarla dormire sotto al duvet caldo che -solo forse- sapeva ancora di loro due. Nel dubbio, le accarezzò anche la fronte, scivolando lungo al materasso per potersi godere il corpo di Annabeth ancora per qualche istante.

Sapeva che avrebbe dovuto far ritorno nella sua camera, svegliarsi con una doccia fredda, cambiarsi i vestiti e poi andare a lezione. Ma Annabeth era molto più carina di qualsiasi professore avesse incontrato nel giro dei pochi mesi che risiedeva ad Harvard.

-    Sei tu quella che mi fa paura – disse in un sussurro,    accarezzandole la guancia bollente ancora una volta, esitando sui    capelli morbidi che si prese la briga di sistemare nuovamente dietro    all'orecchio.


Annabeth    mugolò, muovendo lievemente la testa sul cuscino, avvicinandola    alla sua. Portò il volto più vicino ai pugni chiusi prima di    sbattere gli occhioni grigi un paio di volte, mugolando ancora,    spingendo Percy ad allontanare la mano da lei. La bionda ci mise    qualche secondo per squadrarlo, probabilmente per realizzare fosse    ancora lì, corrugando la fronte per pochi istanti, prima di    lasciare che un sorriso potesse stenderle le labbra secche.    


-    Ciao – disse semplicemente, soffocando uno sbadiglio contro al    cuscino, stendendo le dita un paio di volte, lasciandogli la felpa    ma avvicinandosi ancora una volta a lui.    


Ancora di più.    


Percy    sistemò le mani sotto alla testa. I suoi occhi verdi che si    immergevano nelle pozze grigio tempesta. – Buongiorno – sorrise,    combattendo contro gli istinti che gli suggerivano di accarezzarla    ancora una volta. – Come ti senti?    


Annabeth    chiuse gli occhi schiacciando il viso contro al cuscino prima di    voltarsi nuovamente verso Percy. Ed era così tenera e piccola in    quel momento, che lui avrebbe solo voluto stringerla. – Mi fa male    la gola. E ho freddo. – Poi sbarrò gli occhi e nel momento stesso    in cui aggrappò il duvet tra le dita chiare, Percy già sapeva cosa    stesse per dire.    


-    No. Non ci vai a lezione – disse perentorio, puntando il duvet    contro al suo fianco, bloccandola sul materasso e riuscendo a    strapparle un sorriso.    


- Ti    odio – borbottò lei, chiudendo gli occhi e rotolando su un    fianco, fronteggiandolo ancora una volta, forse nascondendo il fatto    che gli fosse grata per impedirle di alzarsi.    


Percy    la smorfiò e solo in quell'istante si arrischiò a sfiorarle i    capelli ancora una volta, sentendola rigida solo per poco prima che    si avvicinasse ancora, fino a sfiorarlo col naso. – No che non mi    odi. – Disse deciso, strappandole un sorriso e spingendola ad    aprire gli occhi ancora una vola. – In ogni caso, ti lascio del    paracetamolo sul comodino con un bicchiere d'acqua. Cerca di    mangiare qualcosa e io vengo a trovarti il prima possibile. – Tirò    le braccia sopra alla testa prima di scostare il duvet ed alzarsi    dal letto con un grugnito, affrettandosi a ricoprire Annabeth    l'istante dopo. – Tu riposati, d'accordo?    


La    ragazza annuì un paio di volte, sorridendo. Lo osservò per pochi    istanti prima di chiudere nuovamente gli occhi, affondando la testa    contro al cuscino.    


Percy    sorrise quando si rese conto si fosse addormentata ancora una volta    e si chinò su di lei, sfiorandole la fronte calda ancora una volta    prima di uscire, chiudendosi silenziosamente la porta alle spalle.

***

La porta del    soggiorno venne chiusa con forza e Annabeth si fece più piccola    contro alla poltrona,stringendo con forza il cuscino accanto a lei,    come se quel pezzo di stoffa potesse essere in grado di darle    coraggio.

"Possibile che tua    figlia non faccia mai niente?!" gridò la voce aspra della sua    nuova mamma.

Lei e il papà si    erano chiusi in cucina da dieci minuti. Le porte erano ben serrate    ma loro urlavano e Annabeth poteva sentirli perfettamente.

"è una sfaticata.    Sempre chiusa nella sua diavolo di stanza. E guarda i nostri figli,    Frederick! Abbandonati a loro stessi perché lei non si occupa di    loro!" Annabeth sentì qualcosa sbattere. Probabilmente un piatto.

Probabilmente a    terra.

"Ha sette anni,    Frederick! Per quanto ancora le permetterai di fare la mantenuta?!"


Annabeth indietreggiò contro la spalliera del divano. Sollevò gli occhi grigi mentre il cuore le batteva all'impazzita contro al petto.

"Sei pronta adesso"disse con voce profonda, allungando una mano verso di lei,sfiorandole il fianco magro e aspro di bambina. "Sei stata grande abbastanza da fuggire di casa. Adesso sei pronta a diventare donna".

No.

Non lo sono.

Voglio andare via.


Annabeth si svegliò con un sussultò, sbattendo gli occhi un paio di volte e stringendo le coperte tra le dita. Si guardò attorno. Studiò la stanza del suo dormitorio ad Harvard e respirò più profondamente,cercando di far decelerare i battiti del suo cuore impazzito.

Si portò una mano alla guancia, asciugandosi le lacrime, tirando su col naso e tossendo, facendo una smorfia quando la gola prese a bruciarle.

Lasciò andare la schiena contro alla testiera del letto e chiuse gli occhi per qualche istante, passandosi le mani tra i capelli biondi che avevano davvero bisogno di una lavata.

Si voltò verso al comodino, sorridendo quando vide le due pillole bianche e il bicchiere d'acqua che Percy le aveva lasciato sul comodino. Sapeva che avrebbe dovuto prenderle a stomaco pieno ma era certa che, se solo avesse ingurgitato qualcosa in quel momento,avrebbe vomitato nel giro di qualche istante.

Stava bene.

Andava tutto bene si ripeté, afferrando il bicchiere con una presa che si costrinse a saldare, buttando giù le due pastiglie con un unico sorso d'acqua.

Stava bene.

Andava tutto bene si ripeté, portandosi le gambe al petto, lasciando che il duvet scivolasse giù dal suo corpo freddo, rabbrividendo.

Stava bene.

Lasciò che il freddo le pungesse le ossa, rendendosi conto, solo in quell'istante che fosse viva e che, si, febbre a parte, forse stava bene davvero.

***

Talia pestò il vassoio con forza sul tavolo, scavalcando la panca ed ottenendo, da Percy, un'occhiata annoiata ed una sfumatura irritata negli occhi verde mare.

-    Stanotte ci avete preso la stanza – sentenziò e il ragazzo    sorrise, voltandosi poi verso Luke che, non appena prese posto    accanto alla ragazza, con un piatto di pasta scotta sul vassoio,    allungò una mano verso di lui per salutarlo.

-    Come va, amico? – domandò il biondo, sorridendo a Talia quando    lei gli rivolse l'occhiata più elettrica del suo repertorio.

Percy    sollevò le spalle, prendendo una patatina dal suo piatto e    portandosela alle labbra. – Non c'è male.

-    Stanotte ci avete preso la stanza – ripeté Talia, seria, e Percy    sollevò un sopracciglio nella sua direzione.

- E    allora?

La    mora sbuffò, portandosi entrambe le mani ai capelli che, quel    giorno, aveva deciso di lasciare sciolti. – Siete davvero    snervanti, voi due!

Luke    corrugò la fronte. – Perché? – domandò ingenuo, rendendosi    conto dell'errore solo quando Percy si sbattè una mano sulla    fronte, scuotendo la testa così forte che, per un solo secondo,    ebbe paura gli si potesse staccare dal collo.

-    Perché eravate così maledettamente teneri ieri notte, che il mio    desiderio di fare le uscite a quattro si è rafforzato! E poi si    vede che provate qualcosa! Lo sanno tutti! E non capis..

Luke,    coraggiosamente, la interruppe, spingendo Percy a sollevare lo    sguardo verde su loro due solo per non perdersi il modo in cui la    mora avrebbe ucciso il suo ragazzo. – Ma noi facciamo già le    uscite a quattro. Anche se Percy ed Annabeth non sono una coppia    effettiva.

Talia    sbarrò gli occhi azzurri e Percy borbottò qualcosa di    incomprensibile persino a sé stesso, seppellendo il volto tra le    mani. – è proprio qui il problema! Ieri sera eravate una delle    scene più dolci che avessi mai visto e..

Il    moro sollevò il capo solo in quel momento, osservandola col    sopracciglio scuro che, ci mancava poco, diventasse un tutt'uno col    ciuffo di capelli che gli copriva la fronte chiara. – Tuo padre    era un idiota e sei cresciuta nel Bronx. Ovvio che eravamo una delle    scene più tenere avessi mai visto.

Talia    lo fulminò con lo sguardo e Percy ringraziò tutti i santi del    paradiso quando una ragazza mora con la divisa da cheerleader    scivolò sulla panca accanto a lui.

La    migliore amica perse tutto l'interesse nei suoi confronti, spostando    lo sguardo elettrico sugli occhi azzurri della ragazza che non aveva    smesso un secondo di sorridere da quando le sue chiappe salterine si    erano posate accanto a quelle di Percy. – E tu sei..?

-    Kayla! – esclamò la ragazza aggiustandosi, forse per istinto, la    coda di cavallo già perfetta e tirata. – Volevo invitarvi alla    mia festa il secondo weekend di novembre. La do nella mia    confraternita. Kappa kappa tau! – esclamò, senza smettere di    sorridere.

Neanche.    Per. Un. Secondo.

Talia    l'osservò confusa, piegando la testa verso destra. – Ma hai tipo    una paralisi o..

Luke    la interruppe prima che gli occhi di Kayla potessero assumere una    sfumatura triste. – Ho sentito parlare della tua festa – le    disse cortese e, se possibile, il sorriso della cheerleader si fece    persino più luminoso.

-    Ooh! Giura! – esclamò ridendo, puntandogli un dito contro che    Talia si premurò di fulminare con un sopracciglio alzato. –    Volevo essere la prima a farvelo sapere. – mormorò triste.

Solo    in quell'istante, il sorriso vacillò sul suo volto, rinforzandosi    l'attimo dopo assieme alla schiena che si raddrizzò come se fosse    stata punta da uno spillo. – In ogni caso, dovete davvero esserci!    – esclamò, battendo le mani un paio di volte, voltandosi poi    verso Percy l'istante dopo. – Annabeth – disse, assottigliando    lo sguardo senza perdere però il sorriso che le stendeva le labbra    lucide di lipgloss, – è la tua ragazza?

Talia    aprì la bocca per rispondere ma Percy la precedette, calciandole la    gamba e facendola imprecare di protesta. – No, siamo amici –    rispose, fulminandola di sottecchi ed ignorando altre imprecazioni    che Luke mise a tacere con un braccio sulle sue spalle e un bacio    alla tempia.

- Oh    perfetto! – esclamò Kayla battendo le mani un paio di volte    ancora. – Metà della squadra di football ha chiesto di lei. –    Rise, senza far caso agli occhi sbarrati di Percy e al sorriso    gongolante di Talia, che non perse un solo istante a calciare il    migliore amico sullo stinco molto più forte di quanto non avesse    fatto lui. – Ci sarà da divertirsi – decise, voltandosi poi    verso Talia e Luke, facendo saettare lo sguardo chiaro da loro due    alla mano di Luke che, blanda, penzolava oltre la spalla magra della    mora. – Mentre voi due state assieme, si?

La    ragazza sollevò il sopracciglio scuro ancora una volta. – Cosa te    ne..

- Si    – la precedette Luke. – Talia è off-limits.

Kayla    si adombrò per pochi istanti prima di rimettere su il sorriso. –    Grandioso. Il secondo weekend di novembre, kappa kappa tau. Non    potete davvero mancare.

Lasciò    un bacio sulla guancia a tutti, come se fossero stati amici da una    vita, prima di scavalcare nuovamente la panca e fare ritorno al    tavolo con le sue amiche, lasciando che il lembo già corto della    sua gonna potesse sollevarsi ad ogni passo.

Percy    strinse i pugni sul tavolo, lo sguardo basso di chi ha voglia di    urlare ma non può.

Fu    questione di secondi prima che potesse alzarsi dalla panca,    lasciando il suo pranzo intatto e la mensa in pochi secondi.

Talia    sollevò le spalle, allungandosi per poter prendere una patatina dal    piato del migliore amico. – Che non dica non l'avessi avvisato.

***

Luke osservò Percy che, con rabbia nuova, prendeva a pugni il sacco come se fosse il suo peggior nemico. Lanciò un'occhiata poco interessata alla matricola che prendeva a pugni i guantoni da allenamento che indossava, sorridendo verso Talia che, dopo aver schivato il colpo di un ragazzo alto il doppio di lei, gli sorrise furba.

Prima o poi l'avrebbero realizzato entrambi.

Il biondo tornò a rivolgere la sua attenzione al ragazzino che, con la fronte sudata e la canottiera chiara attaccata al busto magro,continuava a prendergli a pugni i guanti coperti dai palmi.

Lanciò un'altra occhiata a Percy che prendeva a pugni il sacco, facendolo oscillare con violenza davanti a lui e poi sorrise quando Talia evitò l'ennesimo colpo, dando un pugno alla mascella del ragazzo con abbastanza forza da buttarlo a terra. Un tonfo secco che risuonò nella palestra gremita di ragazzi.

Luke sorrise e diede uno scappellotto al ragazzino davanti a lui quando lo vide fissare Talia, sollevando il sopracciglio color sabbia nella sua direzione. – Credimi, lei è l'ultimo dei tuoi problemi – disse,colpendolo ancora una volta, sorridendo bonariamente quando gemette.

***

Annabeth dormiva quando Talia entrò in camera con i capelli legati sopra alla testa per l'allenamento ancora finito e la maglietta scura che aderiva al torace tonico. Si chiuse la porta alle spalle e sorrise,andando verso di lei. Fu solo quando la vide che perse tutto il suo buon umore.

Annabeth si agitava sotto al duvet chiaro. Lo stringeva forte e la fronte,imperlata di sudore, si corrugava continuamente come se, persino i suoi sogni fossero in grado di donarle nuove preoccupazioni.

Talia le sfiorò piano il braccio, bollente, ritraendo la mano quando la ragazza sussultò ancora, borbottando qualcosa di incomprensibile tra le labbra secche, agitandosi ancora sotto al duvet troppo caldo e troppo stretto che le impediva i movimenti.

- No  – mormorò, corrugando la fronte ancora una volta, mentre gli    occhi si muovevano velocemente sotto alle palpebre. – No – ripeté e Talia spalancò i propri, elettrici e terrorizzati. – No.

Annabeth  continuò a muoversi furiosa sotto le coperte, stringendole nei    pugni con abbastanza forza da portare Talia a pensare che, prima o    dopo, quello stesso duvet bianco si sarebbe strappato sotto alla presa disperata.    

- No! – esclamò la bionda e fu in quel momento che Talia le mise una mano ferma sulla spalla tremante, inchiodandola al materasso.    

-  Annabeth! – la chiamò decisa, scuotendola nel tentativo di    strapparla via da qualsiasi cosa la stesse tormentando in quel  momento. – Svegliati, andiamo! – continuò, muovendo la spalla    che teneva ben stretta tra le dita affusolate. – Annabeth! – la chiamò ancora, avvicinandosi al suo volto, allontanandosi nel momento stesso in cui l'amica aprì gli occhi grigi, terrorizzati, sedendosi di scatto sul letto, col petto che si alzava e abbassava    velocemente, ansimante.    

Le iridi di tempesta sondarono la stanza, come se dovessero accertarsi    che fosse effettivamente lì e da nessun'altra parte. Si bagnò le labbra secche prima di voltarsi verso Talia, sbattendo gli occhi un paio di volte e mettendo su un sorriso. – Ciao – la salutò, passandosi una mano tremante tra i capelli, probabilmente proprio nel tentativo di nasconderla. – Sei qui da molto? – domandò,    bagnandosi le labbra ancora una volta e poggiandosi alla testiera del letto.    

Quando lo fece, la schiena sembrò piegarsi sotto ad un peso troppo grande    per le sue spalle esili e Talia corrugò la fronte, sedendosi sul  letto accanto a lei, posandole una mano sulla fronte.    

- Da  abbastanza tempo – rispose, osservandola critica. – Che stavi    sognando? – domandò senza troppi giri di parole, probabilmente sperando di coglierla in contro piede.    

Cosa c'è che non va?       

Annabeth sorrise. Si leccò le labbra ancora una volta e poi, la stessa mano    tremante, raggiunse i capelli biondi ancora una volta. – Avevo un test e venivo a saperlo solo qualche minuto prima. Quindi addio A e carriera scolastica con tanto di merito.    

Talia sollevò un sopracciglio.    

Pensi davvero che sia così stupida?    

Ma quando vide gli occhi terrorrizati della  bionda davanti a lei, che    ancora saettavano da una parte all'altra della stanza, come pronti a cercare una via di fuga imminente, rilassò la schiena, aprendosi in un sorriso che le scoprì i denti. – Allora, cos' hai fatto oggi?

Annabeth  la guardò fintamente risentita, le spalle che sembrava si fossero liberate di quel fardello troppo pesante chiamato libertà. Gli    occhi smisero di avere paura e quando tornò a poggiarsi alla testiera del letto, lo fece con un sospiro sollevato che tentò di  nascondere. – Ho guardato film. Ma più che altro dormito – ammise con un sorriso. – E tu?    
   
Talia le diede due colpi alla coscia, facendole segno di farle spazio su un materasso decisamente troppo piccolo per due. Il duvet tirò sulle cosce di Annabeth non appena la mora vi si stese sopra, ma nessuna delle due sembrò farci troppo caso. – Io sono andata a lezione e in palestra. - Sbarrò gli occhi. – Questo ragazzo era    così impedito! I suoi colpi erano così lenti che alla fine l'ho buttato a terra solo perché quel combattimento era troppo noioso. – Annabeth scoppiò a ridere, gettando la testa all'indietro, prima  che il corpo potesse venir scosso da forti sussulti di tosse che    fecero scomparire tutta l'allegria dal volto lentigginoso di Talia.  – Ah – proseguì, dandole un paio di colpi alla schiena, come se sarebbero realmente potuti servire a qualcosa. – Ci hanno invitato    ad una festa il secondo weekend di novembre – disse con una    smorfia, tentando di imitare al meglio la voce petulante di Kayla.    

Annabeth sollevò le sopracciglia, sistemandosi meglio sul letto. – E chi?    

- Una cheerleader – rispose Talia con un gesto noncurante della mano che strappò l'ennesimo sorriso sul volto di Annabeth. – Hanno chiesto espressamente di te i giocatori di football – disse la mora con aria intenditrice, strappando alla bionda l'ennesima smorfia.    

Poi sorrise, un secondo prima che quella stessa smorfia potesse destare    sospetti, voltandosi di scatto verso la porta quando, con uno schiocco secco, si aprì verso l'interno.    

Luke  e Percy entrarono pochi istanti dopo, reggendo tra le mani sacchetti    bianchi che non riuscivano a nascondere l'olio della frittura.    

-  Chi ha voglia di cibo cinese? – domandò il biondo, sollevando i    sacchetti sopra la testa mentre Percy, dietro di lui, si chiudeva la porta alle spalle col piede.    

Le due ragazze batterono le mani un paio di volte e Talia si alzò dal  letto ad una velocità sorprendente, snobbando Luke quando chinò il volto per un bacio, rubandogli i sacchetti bianchi dalle mani e  lasciandosi cadere sul suo letto, incrociando le gambe.    

- Dio, morivo di fame – ammise, infilando la mano dentro la prima    busta ed estraendo, trionfante, un involtino primavera. Lo addentò    senza troppi ripensamenti, lasciandosi sfuggire un verso soddisfatto, strappando una risata a Percy nel momento stesso in cui cadde sul materasso accanto ad Annabeth.    

La fissò confuso, esitando a porgerle i sacchetti che, solo dopo, le sistemò tra le gambe incrociate.    

-  Stai bene? – domandò a voce abbastanza bassa perché Luke e Talia    nel letto affianco non potessero sentirli.    

Annabeth, in tutta risposta, sorrise, aprendo una busta e sorridendo alla    vista del pollo alle mandole dentro una scatola di alluminio. – Certo, sto bene – affermò, sorridendo ancora e pescando due forchette di plastica dallo stesso sacchetto che le aveva porto Percy.    

Ed era fantastico quello che poteva nascondere solo mettendo su un    sorriso.


Angolo Autrice:

E SONO TORNATA! DOPO MESI E MESI E MESI E MESI.

allora, lasciate che vi chieda tutte le stracavolo di scuse del mondo. Ho avuto tantissimi problemi da febbraio a questa parte e anche quando sono riuscita a risolverli, non avevo né la testa né il tempo di poter riscrivere e pubblicare questa storia. In ogni caso, sono tornata in Italia e, sicuro al cento per cento, aggiornerò assolutamente regolarmente "you write.."

Vorrei ringraziare tutti voi fiorellini che avete continuato a seguire la storia per quanto assolutamente incompleta, che avete avuto pazienza. E anche tutti voi fiorellini che mi avete detto di non preoccuparmi e che la mia salute veniva prima di qualsiasi altra cosa. Siete riusciti indirettamente a sostenermi e non posso fare a meno di ringraziarvi e darvi un enorme abbraccio virtuale.

Ho aggiornato con questo capitolo e penso che aggiornerò molto presto col prossimo, solo perché devo farmi perdonare in qualche modo ahahahah

Vi voglio bene, fiorellini! Grazie mille ancora<3

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top