24. Da pari a pari
La scala a chiocciola dietro il gargoyle non era mai stata tanto breve, per Lily. Non era pronta ad affrontare di nuovo Albus Silente. In realtà non era pronta ad affrontare nessuno. Il senso di colpa la opprimeva, le schiacciava il petto e le annodava lo stomaco, ma, nonostante ciò, nemmeno una piccola e insulsa parte di lei avrebbe avuto il coraggio di prendere una decisione diversa: non sarebbe riuscita a scegliere una vita senza James, non di nuovo. Ci avevano provato, si erano divisi ad un bivio, avevano imboccato strade diverse, ma si erano ritrovati, con una consapevolezza diversa, davanti la stessa biforcazione, poco tempo dopo. La porta, in cima alla scalinata, era socchiusa. Lily si voltò, facendo un cenno a James, il quale mise una mano sul legno e lo spinse. Silente era seduto, la bacchetta sospesa tra due dita, la fronte aggrottata. -Professore..?-
-Sì! Prego, entrate pure- mormorò, posando lo sguardo prima su James e poi su Lily. -Gradite del the?-
-Professore, vorremmo delle risposte..-.
-Oh! Avete parlato con Lupin?-
James annuì.
-Ho ritenuto che lui fosse la scelta migliore- disse, versando un liquido ambrato in tre tazze. -Hagrid mi ha spiegato come ottenere un the perfetto, sapete? Tutto sta nel riconoscere la giusta temperatura!-
Lily strinse i pugni. -Di cosa ha paura?-.
-Prego?- disse Silente, ancora impegnato nella preparazione del the.
-Riesco a leggere i suoi occhi, professore-.
Gli occhi verdi di lei si stagliavano, accesi, su quelli azzurri di Silente, il quale si era bloccato, con la teiera a mezz'aria. -Me lo dica: di cosa ha paura?-
Il Preside incurvò le labbra in un sorriso amaro, sotto la lucente barba candida. -Devo raccontarvi una cosa-. Tirò fuori, da un cassetto, un libro rovinato con delle rune sulla copertina. Lily decifrò facilmente il titolo, alzando un sopracciglio. Le Fiabe di Beda il Bardo. Fece per aprire bocca, ma James fu più rapido. -Sarei davvero lieto di leggere una favola, professore, ma qualcosa mi dice che non siamo nelle circostanze adatte-.
-La mia storia inizia così, James-.
-Conosco tutte le favole che sono scritte in quel libro! Le conoscono tutti. Non c'è bisogno di..-
-Io non le conosco- intervenne Lily.
James la guardò. -Mi stai dicendo che esiste un libro che tu non conosci?-
Lei sbuffò. -Non essere ridicolo! Ovviamente lo conosco. Ma non l'ho mai letto: non pensavo potesse essermi utile. È solo un libro per bambini!-
Silente sfogliò le pagine, sospirando. -Ecco, cara. Leggilo!-
Lily alzò gli occhi al cielo e prese il libro dalle mani di Silente. Il titolo della storia le danzò davanti agli occhi, nero sulla pagina completamente bianca: La Storia Dei Tre Fratelli.
-Oh, no!- esclamò James -Sirius ne ha una vera ossessione! Tre anni fa mi costringeva a leggerla ogni sera, prima di andare a dormire. Personalmente preferisco Baba Raba e il ceppo ghignante, ma Sirius sostiene che..-
-James!- sbuffò Lily.
-Posso raccontartela io?-
L'espressione truce di Lily mutò, diventando più morbida. James aveva bisogno di ricordare il suo amico. Lei annuí, dolcemente, passandogli il libro.
-C'erano una volta tre fratelli che viaggiavano lungo una strada tortuosa e solitaria al calar del sole.
Dopo un po' i fratelli giunsero ad un fiume troppo pericoloso da attraversare.
Essendo versati nelle arti magiche ai tre fratelli bastò agitare le bacchette per costruire un ponte.
Ma prima di poterlo attraversare, trovarono il passo sbarrato da una figura incappucciata: era la morte.
Si sentiva imbrogliata perché di solito i viaggiatori annegavano nel fiume.
Ma la morte era astuta: finse di congratularsi con i tre fratelli per la loro magia e disse che meritavano un premio per la loro abilità a sfuggirle.
Il maggiore chiese una bacchetta più potente di qualsiasi altra al mondo, così la morte gliene fece una da un albero di sambuco che era nelle vicinanze. Il secondo fratello decise di voler umiliare la morte ancora di più e chiese il potere di richiamare i propri cari dalla tomba, così la morte raccolse una pietra dal fiume e gliela offrì.
Infine la morte di rivolse al terzo fratello, un uomo umile, lui chiese qualcosa che gli permettesse di andarsene da quel posto senza essere seguito dalla morte e così la morte con riluttanza gli consegnò il proprio mantello del invisibilità.
Il primo fratello raggiunse un lontano villaggio armato della bacchetta di sambuco e uccise un mago con cui in passato aveva litigato. Inebriato dal potere che la bacchetta di sambuco gli aveva dato, si vantò della sua invincibilità... ma quella notte un altro mago rubò la bacchetta e per buona misura gli tagliò la gola. E così la morte chiamò a se il primo fratello.
Il secondo fratello tornò a casa, tirò fuori la pietra, la girò tre volte nella mano. Con sua gioia la ragazza che aveva sperato di sposare prima della di lei morte prematura, gli apparve. Ma presto ella divenne triste e fredda perché non apparteneva al mondo dei mortali.
Reso folle dal suo desiderio il secondo fratello si tolse la vita per unirsi a lei. E così la morte si prese il secondo fratello.
Riguardo al terzo fratello, la morte lo cercò per molti anni ma non fu mai in grado di trovarlo.
Solo quando ebbe raggiunto una veneranda età, il fratello più giovane si tolse il mantello dell'invisibilità e lo donò a suo figlio, poi salutò la morte come una vecchia amica e andò lieto con lei, congedandosi da questa vita da pari a pari-.
Lily lo guardò, per un attimo. Poi esplose in una risata. -È la favola più macabra che io abbia mai sentito! Inoltre credo che solo uno sciocco ci crederebbe davvero!-
-Ti sorprenderebbe sapere quante persone ci credono, Lily. Confesso che anche io ho passato la mia vita a cercare i doni della morte- mormorò Silente.
James alzò le spalle. -Non è del tutto una leggenda. Un Mantello dell'Invisibilità appartiene alla mia famiglia da generazioni. Sono molto rari, sapete?-
Silente sorrise. -Non è raro. È unico-.
James e Lily lo guardarono, sorpresi. -Da giovane mi sono illuso di esser degno di trovarli tutti. E non ero il solo. Ho stretto amicizie che hanno, pian piano, corrotto il mio animo. Ma c'eravamo quasi, eravamo talmente vicini...- gli occhi di Silente si persero per qualche attimo in un ricordo lontano, poi, con evidente sofferenza, proseguì. -Ho perso molte cose, mentre cercavo un tesoro che mi avrebbe portato ad essere il padrone della Morte. Ad un certo punto, tardi, ho capito che non avrei mai guadagnato più di quanto avevo già perduto. Mi fermai, cercai di redimere il mio animo. Ma il desiderio di potere è una malattia difficile da curare-. Il preside prese la bacchetta, che durante tutto il racconto era rimasta adagiata sulla scrivania, e la strinse tra due dita. -La bacchetta di Sambuco. La stecca della Morte. Quindici pollici, nucleo di crine di Thestral. La bacchetta più potente in circolazione-.
-Professore..?-
-Ha un passato colmo di sangue e violenza, che si protrarrà ancora chissà per quanti anni-.
Lily la indicò con un dito. -Quella bacchetta... Non può essere davvero la bacchetta della storia! Insomma: se Ollivander avesse avuto una bacchetta del genere, tutti l'avrebbero saputo!-
Silente sorrise. -Non l'ho avuta da Olivander, ho guadagnato la sua fedeltà battendo il precedente proprietario-.
-E che mi dice della pietra della resurrezione? Se esistesse davvero..- intervenne James.
-Esiste, James. Ho trovato anche quella, poco tempo fa, ad un caro prezzo-. Siente fece ruotare la bacchetta, puntandola verso la sua mano, che assunse un colorito opaco, cadaverico. Lily trattenne il fiato. -Adesso è in un posto sicuro-.
-La sua mano..- James fu interrotto da Lily.
-È una maledizione. E sembra anche parecchio avanzata- Lily si alzò, per guardare da vicino la mano ferita del preside. -Potrei circoscriverla al braccio, ma si diffonderà-.
Silente agitò di nuovo la bacchetta, ridonando un colorito roseo alla pelle. -Severus ha già provveduto-.
James sembrava assorto in un pensiero profondo, poiché non reagì al nome di Piton. A differenza di Lily che, invece, abbassò il viso.
-Che c'è, James?- domandò il preside.
-C'è qualcosa che non mi torna. Lei aveva le prove dell'esistenza dei Doni della Morte. Avrebbe dovuto prendere anche il mio Mantello! Se avessi saputo che lo avrebbe fatto diventare così potente glielo avrei prestato, senza dubbio-.
Gli occhi azzurri di Silente si incupirono. -L'hai fatto, la notte in cui sei morto. Non ho pensato a proteggervi, ma a portarvi via il mantello dell'Invisibilità, per puro egoismo-.
Il senso di colpa di Silente li investì entrambi.
-Non poteva sapere che Voldemort ci avrebbe trovati quella notte- rispose Lily. Il Preside si sentiva in parte responsabile per la loro morte: questo chiariva l'altrimenti inspiegabile paura di dir loro la verità.
-Siamo umani, nonostante tutto. Abbiamo tutti il desiderio di poter controllare la Morte, semplicemente perché ne abbiamo un terrore cieco- continuò la ragazza.
Silente restò in silenzio, osservando assorto la finestra dello studio. Fu James a parlare, qualche minuto dopo.
-Se non ho capito male, allora, in questo momento, lei sa l'esatta collocazione dei tre doni della morte-.
Silente annuì, senza voltarsi.
-Deve distruggerli-.
-Distruggerli?! Sei impazzito?- strillò Lily.
-Non hai sentito la storia? I Doni sono una maledizione. Portano guerre e violenze!-
-Non sono i Doni, ma gli uomini. Se venissero usati da una persona buona, potrebbero essere l'arma vincente nella battaglia contro Voldemort!-
-Esistono persone buone, Lily? L'hai detto anche tu: chiunque può essere corrotto-.
Lily tacque, consapevole che quel discorso non avrebbe portato a nulla.
-Non voglio distruggerli. Ho intenzione di annullare i poteri dell'unico dei Doni che posso davvero definire mio: la Bacchetta di Sambuco-.
-Come?-
-Morendo-.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top