You're such a good boy
Storia scritta per la AkaRen Week 2024
Day 7: FREE DAY | Muzzled | Praise
Da quando Akaza gli aveva coperto gli occhi con una maschera in seta nera, annodandola stretta tra i suoi folti capelli biondi, Kyojuro si era trovato immerso in un vortice di sensazioni travolgenti e contrastanti. Messo carponi sul pavimento, aveva iniziato a contare silenziosamente i secondi che sembravano dilatarsi all'infinito, i sensi in allerta per cercare di percepire qualsiasi movimento, qualsiasi suono che potesse svelargli cosa stesse accadendo intorno a lui. Provò a capire dove si trovasse Akaza e cosa stesse facendo, perché ci mettesse tanto a raggiungerlo, ma il silenzio della stanza era rotto soltanto dal martellante ritmo del suo cuore che gli rimbombava nelle orecchie con la stessa forza di un tamburo.
Nudo, completamente esposto allo sguardo dell'altro che sentiva comunque bruciare sulla pelle lievemente madida della schiena, Kyojuro si sentiva al limite della sopportazione. La sua mente era dominata dall'eccitazione, dall'impazienza di conoscere il prossimo passo di Akaza, ma non poteva fare nulla finché l'ordine che gli era stato impartito in precedenza non fosse stato revocato o rimpiazzato da un altro comando. Doveva rimanere fermo in quella posizione, messo a quattro zampe e in assoluto silenzio, divorato dal senso di impotenza e di umiliazione che lo facevano fremere di sadico piacere.
Continuò a contare mentalmente fino a perdere il conto, sentendo le gambe iniziare a formicolare per via della posizione in cui si trovava e perdendo definitivamente la cognizione del tempo e dello spazio. Percepiva chiaramente il freddo e duro pavimento sotto le mani e le ginocchia, ma non aveva più idea di dove si trovasse esattamente Akaza o di quanti centimetri lo separassero dal grande letto che sapeva trovarsi proprio al centro della stanza. L'unica cosa che riusciva a sentire chiaramente era l'impazienza che lo stava divorando vivo e il piacevole brivido dell'attesa che gli scorreva bollente sulla pelle, facendogli attorcigliare le viscere di fronte all'idea di ciò che Akaza aveva in serbo per lui quella sera.
Sentendo la frustrazione crescere ogni secondo sempre di più, la mente di Kyojuro vacillò per un attimo, portandolo a pensare di infrangere le regole e alzare la benda per vedere dove fosse finito l'altro. L'istinto stava per prendere il sopravvento, quando finalmente udì il suono ovattato dei piedi nudi che si muovevano verso di lui. Un altro brivido di anticipazione e desiderio percorse per intero il suo corpo accaldato, facendologli venire la pelle d'oca. Il fremito raggiunse ogni terminazione nervosa, facendo sussultare il suo sesso già lievemente eretto per via del piacere che quella dolce quanto agonizzante attesa gli aveva donato, mozzandogli improvvisamente il respiro e portandolo a sospirare rumorosamente.
Akaza smise di avanzare e Kyojuro percepì chiaramente le sue dita fredde appoggiarsi delicatamente sui lombi per poi risalire lentamente, seguendo la linea della colonna vertebrale fino a raggiungere la nuca. Deglutì a vuoto, soffocando un gemito che rischiava di lasciare le sue labbra schiuse e di riversarsi senza consenso nel silenzio quasi surreale di quella stanza. L'idea di essere punito perché aveva infranto le regole non gli dispiaceva – anzi, lo eccitava da morire –, ma non voleva dimostrarsi disubbidiente sin dall'inizio.
Anche se ormai aveva imparato a cogliere i segnali da parte del suo Master, capendo quanto gli piacesse avere a che fare con un sub non del tutto remissivo e capace di tenergli testa, Kyojuro sapeva che c'erano dei momenti in cui Akaza preferiva avere il controllo totale della situazione e l'inizio dei giochi era quello uno di quelli. Durante quegli attimi, lui si sarebbe solo dovuto limitare a eseguire gli ordini che il suo Master avrebbe deciso di impartirgli.
«Kyojuro.» La voce di Akaza arrivò alle orecchie di Kyojuro, calda e sensuale come sempre, e altri brividi elettrizzanti percorsero il suo corpo più teso che mai. «Ricordi la safeword che abbiamo concordato durante il nostro primo incontro, vero?»
Era una domanda di rito che Akaza gli poneva ogni singola volta, per essere sicuro che ricordasse perfettamente che potevano fermarsi in qualsiasi momento, che in quel loro gioco la regola fondamentale era godere e non eccedere. Anche se avevano redatto e stipulato un contratto quando si erano conosciuti, decidendo insieme cosa fosse consentito e cosa no, Akaza ci teneva a fargli capire che non aveva bisogno di trattenersi e costringersi ad accettare quello che lui aveva in mente di fargli. Il suo compito era quello di prendersi cura di lui e farlo stare bene, non di pensare unicamente al proprio piacere personale.
«Umai!» Rispose prontamente Kyojuro, con un tono di voce più alto del normale.
Un risata lieve si levò nel silenzio della stanza e le dita di Akaza risalirono sulla nuca del suo sub fino a fermarsi sulla testa, intrecciandosi ai suoi ribelli capelli biondi mentre lo accarezzava lentamente.
«Bravo.» Lo elogiò, continuando a sfiorare il capo di Kyojuro come fosse un docile e ubbidiente cagnolino. «E il segnale nel caso in cui non ti fosse possibile parlare?»
Kyojuro levò la mano destra dal pavimento e schioccò per tre volte le dita, producendo un suono secco che riecheggiò nella stanza silenziosa.
«Benissimo.»
Dopo aver dato quella risposta, Akaza smise di parlare e Kyojuro rimase nuovamente in attesa, avvolto dall'oscurità causata dalla mascherina sugli occhi. Con le orecchie tese, cercò di captare i movimenti del suo Master per capire cosa avesse preparato per lui quel giorno. Ogni volta che si davano appuntamento, non sapeva mai cosa avrebbe fatto o quali nuovi e interessanti oggetti Akaza gli avrebbe proposto di provare. Sapeva solo che arrivava davanti all'appartamento dell'altro uomo sempre pieno di aspettative e ne usciva soddisfatto oltre ogni immaginazione.
Quando aveva fatto il suo timido ingresso in quel mondo che per anni aveva evitato con la scusa di trovarlo troppo "perverso e immorale" – anche se aveva ormai capito da tempo di avere una predilezione per le pratiche BDSM –, non si sarebbe minimamente immaginato di poter trovare una persona come Akaza. Ricordava benissimo il giorno in cui era entrato in uno di quei locali appositi per cercare di fare luce sulle sue preferenze in ambito sessuale, venendo sin da subito preso di mira da Master e Mistress che lo avevano subissato di strane domande e proposte indecenti. Si era sentito così a disagio da uscire immediatamente dal locale con il fiato corto e la testa che girava.
Era stato proprio in quel momento che aveva conosciuto Akaza. Lavorava occasionalmente in quel locale come buttafuori, ma era anche lui un Master in cerca di uno slave che potesse incontrare i suoi gusti. Solo che, a differenza di quelli che lo avevano approcciato dentro quel luogo così singolare, lui non lo aveva messo in imbarazzo con strani quesiti e la promessa di fargli diventare il culo rosso a suon di sculacciate. Lo aveva semplicemente invitato a bere qualcosa insieme, così da potergli illustrare in tutta calma cosa avrebbe comportato entrare a far parte di quel mondo, quali erano le regole da seguire e tutto quello che c'era da sapere in merito.
Mai si sarebbe aspettato di trovare in Akaza un Master con la 'm' maiuscola, che sapesse esattamente come soddisfare i suoi desideri più reconditi e le fantasie più sfrenate. Erano entrati in sintonia sin da subito, scoprendo di essere perfettamente compatibili anche a livello fisico. E benché Kyojuro ci avesse messo un po' a lasciarsi andare del tutto, Akaza era stato paziente e lo aveva accompagnato in quel cammino un passo alla volta, alzando sempre di più il livello di dolore e piacere durante ogni loro incontro.
Le sessioni di gioco e il sesso con Akaza erano così intensi e totalizzanti, così appaganti, che Kyojuro aveva cominciato a non poterne più fare a meno, cosa che lo aveva portato a presentarsi a casa del suo Master – dopo aver ricevuto il dovuto consenso per farlo – più spesso di quanto avrebbe mai potuto immaginare. E Akaza era sempre ben felice di accoglierlo a braccia aperte, con quel suo sorriso sulle labbra che Kyojuro trovava tanto provocante e sexy, pronto a fargli provare cose nuove e sensazioni paradisiache.
Continuando a starsene inginocchiato sul pavimento, con la visuale coperta dalla maschera di seta e con le orecchie tese, Kyojuro sentì nuovamente i passi del suo Master avvicinarsi e trattenne il respiro. L'attesa lo stava letteralmente uccidendo, rendendolo sempre più impaziente e ricettivo a qualsiasi tipo di segnale, ma non poteva negare che quel genere di gioco mentale gli stesse piacendo. Improvvisamente, qualcosa di freddo si posò sulla zona dell'osso sacro, facendolo sussultare e rabbrividire appena. Sentì l'oggetto scorrere sulla sua pelle accaldata, seguendo la linea della colonna vertebrale, proprio come avevano fatto in precedenza le dita di Akaza.
Un tintinnio metallico raggiunse le sue orecchie quando il misterioso oggetto gli scivolò giù dalla spalla sinistra, arrotolandosi lievemente attorno al suo bicipite. Capì quasi immediatamente cosa stava usando il suo Master per accarezzargli la schiena, ma ne ebbe conferma solo quando sentì il cuoio del choker circondargli il collo. Avvertì le dita di Akaza spostargli delicatamente i lunghi capelli biondi, scoprendogli la nuca quel tanto che bastava per regolare la fibbia in modo che l'accessorio aderisse perfettamente, ma senza stringere troppo.
«Ora, da bravo, Kyojuro: seguimi.» Akaza parlò con un timbro di voce penetrante, facendo tintinnare nuovamente la catenella del guinzaglio che aveva assicurato attorno al collo del suo sub.
Kyojuro si sentì tirare leggermente in avanti e, istintivamente, si mosse seguendo la direzione imposta dalla mano del suo Master che teneva l'altro capo della catena. Il cuoio del collare sfregò lievemente contro la pelle del suo collo, ma si trattenne dal gemere per l'improvvisa scarica di piacere che lo attraversò da capo a piedi. Non poteva eccitarsi solo perché avvertiva la costrizione del choker, altrimenti sarebbe venuto ancora prima di iniziare a fare sul serio – e sapeva che Akaza non avrebbe apprezzato una cosa del genere. Gattonò alla cieca per pochi secondi, vacillando lievemente per via delle gambe e delle braccia indolenzite per la posizione che aveva mantenuto fino a quel momento, venendo fermato quasi subito dalla voce del suo Master.
«Siamo vicini al bordo del letto. Salì sul materasso e rimani carponi, i fianchi in alto e ben in vista.» Gli ordinò, tirando il guinzaglio verso l'alto per fargli capire da che parte dovesse mettere le mani.
Kyojuro fece come gli era stato detto e salì sul letto, facendo cigolare appena le doghe presenti al di sotto del materasso. Si mise nella posizione che Akaza gli aveva ordinato di assumere e rimase di nuovo in attesa, fremente come non mai.
«Bravo il mio ragazzone.» Si complimentò Akaza, dandogli una leggera pacca sul gluteo sinistro, cosa che lo fece sussultare e ansimare in maniera incontrollata. «Ora rimani fermo così. Ti ho comprato un regalo e sono proprio curioso di vedere se ti sta bene per come ho immaginato.» Disse poi, ridacchiando sommessamente e appoggiando qualcosa sul letto, proprio vicino al suo polpaccio.
«Un regalo? Per me?» Kyojuro non riuscì a trattenersi e pose quella domanda a voce alta, sorridendo raggiante per la felicità nel sentire Akaza pronunciare quelle parole.
Non era la prima volta che l'altro uomo comprava qualche nuovo accessorio appositamente per lui – proprio come quel collare che stava indossando e che sapeva essere di un bel rosso fuoco, come il colore delle sue iridi che aveva spinto Akaza a comprare quel choker senza pensarci troppo –, ma ogni volta Kyojuro non poteva fare a meno di sentirsi lusingato per quel genere di attenzioni. Lo faceva sentire importante, come se gli appartenesse davvero in tutto e per tutto.
«Sì, ma non ti ho dato il permesso di parlare. Sei stato così bravo, finora: vuoi davvero farti punire adesso?» Chiese Akaza, tirando la catena e strappando un rantolo strozzato al suo sub.
«No.» Rispose Kyojuro con il respiro pesante.
«No, cosa, Kyojuro? Stiamo andando di male in peggio.»
«No, Master.»
«Così va meglio.» Commentò Akaza, soddisfatto. «Allora, lo vuoi il tuo regalo? Rispondimi solo con un cenno della testa.»
Kyojuro non se lo fece ripetere una seconda volta e annuì energicamente, i biondi capelli che gli danzavano sulle spalle ad ogni movimento. Akaza non parlò più, ma Kyojuro poteva benissimo immaginarlo mentre sorrideva di fronte al suo entusiasmo, con quelle labbra sottili piegate sensualmente verso l'alto. Attese, ogni cellula del proprio corpo attratta dalla presenza del suo Master che percepiva proprio dietro di sé; poi la sua attenzione venne dirottata su altro quando sentì qualcosa di morbido e peloso accarezzargli lentamente il polpaccio destro.
Akaza cominciò a far scorrere quel misterioso oggetto lungo le gambe del suo sub, usando il pellicciotto sintetico per solleticargli le piante dei piedi e le cosce toniche. Kyojuro ansimò e si morse il labbro inferiore per evitare di gemere oscenamente di fronte a quella tortura. Anche se stava lottando contro l'istinto di ridere fragorosamente e di spostarsi per mettere fine a quella strana sensazione che gli faceva aggrovigliare le viscere, cercò di restare immobile il più possibile. Cominciò a respirare affannosamente ogni secondo sempre di più, i muscoli tesi e sudati, le dita dei piedi arricciate dal piacere che gli scorreva nelle vene come lava incandescente.
Dopo un tempo che parve infinito, Akaza smise di solleticare la pelle madida delle gambe e decise di dedicarsi a un'altra parte del corpo di Kyojuro. Appoggiandogli una mano sulla natica destra, afferrò saldamente il gluteo per massaggiarlo a palmo aperto. Con il pollice, esercitò una leggera pressione sul muscolo, separandolo dal gemello per mettere finalmente in mostra la piccola e pulsante apertura che se ne stava nascosta lì in mezzo. Non gli bastava che il fondoschiena del suo sub fosse esposto e ben visibile: voleva avere una visuale completa del suo orifizio mentre lo preparava e allargava con cura.
«Adesso voglio che conti per me, Kyojuro.»
Kyojuro annuì con decisione, aspettando di capire cosa dovesse contare esattamente. Pensò che Akaza avesse cambiato idea e volesse punirlo per aver infranto i suoi ordini quando aveva parlato, quindi si preparò mentalmente a ricevere una serie di sculacciate che gli avrebbero fatto pizzicare e arrossare la pelle delle natiche. Tuttavia, capì di sbagliarsi non appena sentì qualcosa di freddo e denso scivolare abbondantemente tra i suoi glutei, avvertendo subito dopo la pressione di un oggetto sferico che premeva per farsi spazio tra le stretto anello di muscoli che Akaza continuava a tenere esposto.
Quando la prima pallina del plug anale entrò dentro il suo corpo, Kyojuro gemette sonoramente e tremò per l'improvvisa scarica di piacere che lo travolse. Il suo sesso, ormai completamente eretto e pulsante, ebbe un guizzo e una gocciolina di liquido preseminale fuoriuscì senza alcun controllo. Cercò di concentrarsi e di non lasciarsi sopraffare dalle forti sensazioni che stava provando, facendo del suo meglio per tenere sotto controllo l'onda calda e allettante dell'orgasmo che aveva iniziato a scorrergli lungo ogni terminazione nervosa.
«Kyojuro.»
Akaza lo chiamò con tono di ammonizione e Kyojuro si ricordò di dover contare.
«Uno.» Disse a fatica, il respiro accelerato nel tentativo di darsi una calmata.
Subito dopo, un'altra sfera venne spinta all'interno del suo corpo, unendosi alla prima e facendolo sentire già pieno. La pressione esercitata da quelle palline di silicone era quanto di più piacevole e agonizzante avesse mai provato fino ad allora. I suoi muscoli interni si stringevano attorno al plug e scariche di puro godimento si propagavano in tutto il suo corpo, ma non era abbastanza per farlo sentire soddisfatto o per fargli raggiungere l'orgasmo che sentiva incendiargli le vene e mettergli in subbuglio le viscere.
«D-due.»
«Conta per bene o ricominciamo da capo.»
Kyojuro deglutì e annuì impercettibilmente, schiarendosi la gola per usare la sua voce che normalmente era sempre alta e piena di entusiasmo, pronto a riprendere a contare per come gli aveva chiesto il suo Master. Tuttavia, non appena la terza pallina scivolò dentro di lui, Kyojuro si lasciò andare a un lungo gemito e boccheggiò senza riuscire a proferire parola. Quella sfera era diversa dalle prime due: aveva una grandezza maggiore e questo faceva sì che andasse a comprimere e stimolare meglio ogni singola zona sensibile.
Altre gocce trasparenti fuoriuscirono dalla punta del suo membro dolorosamente eretto e pulsante, riversandosi placidamente sulle lenzuola bianche fino a creare una piccola macchia umida, cosa che non passò inosservata agli attenti occhi ambrati di Akaza. Con un largo sorriso sulle labbra, ghignò maliziosamente e spinse ancora un po' il plug tra le natiche del suo sub, facendo sì che le tre palline andassero a colpire con decisione e insistenza un punto in particolare. Kyojuro rantolò e non riuscì più a trattenersi dallo stare in silenzio.
«Akaza... Akaza, ti prego.» Lo supplicò con un tono di voce lamentoso, spingendo i fianchi in fuori per far scivolare il plug più in profondità e continuare a stimolarsi da solo.
Akaza trattenne a stento un sospiro sommesso, sentendosi maledettamente eccitato per quella magnifica visione. Kyojuro era erotismo allo stato puro, con il corpo sudato e attraversato dai brividi, così aperto ed esposto solo per lui, ma non lo avrebbe accontentato finché non fosse stato in grado di usare entrambi i regali che aveva comprato.
«Hai smesso di contare. Ricomincia.»
Così dicendo, Akaza tirò via il plug anale con un unico gesto, sfilando in contemporanea tutte e tre le palline in silicone. Kyojuro urlò per il piacere e non riuscì più a trattenere l'orgasmo che aveva sentito salire e scendere lungo la spina dorsale. Venne in schizzi densi, macchiando ulteriormente il lenzuolo sotto di sé, riuscendo a malapena a restare fermo nella posizione in cui era stato costretto sin dall'inizio. Con le gambe e le braccia che tremavano, quasi cadde di faccia sul materasso quando sentì nuovamente la prima pallina farsi spazio tra le sue pareti ancora pulsanti. Akaza non avrebbe aspettato che si riprendesse dall'orgasmo appena avuto, quindi non ebbe altra scelta che ricominciare a contare.
«Cinque.»
Quando l'ultima sfera venne inserita all'interno del suo orifizio sensibile, Kyojuro si ritrovò nuovamente eretto ed eccitato, stimolato come non mai dalla pressione che quel plug stava esercitando dentro di lui. Si sentiva così aperto e pieno che pensò potesse essere in grado di percepire la protuberanza di quelle palline, se solo avesse avuto modo di appoggiare una mano sul suo basso ventre. Una volta finito di contare, Kyojuro avvertì distrattamente lo stesso tessuto morbido e peloso solleticargli l'interno coscia e finalmente capì cos'è che gli aveva regalato Akaza: un plug anale munito di coda.
Ne aveva visti diversi, durante le sue ricerche su internet, e ne era sempre stato attratto. Adesso che ne aveva uno ben piantato dentro di sé, che continuava a stimolarlo ad ogni movimento involontario dei muscoli, si rese conto di quanto fosse stato stupido a non provarlo prima. Per fortuna c'era Akaza, che sembrava leggergli nel pensiero e conoscere perfettamente i suoi gusti, riuscendo a soddisfarlo senza alcuna fatica ogni singola volta.
«Ti sta anche meglio di quanto avessi immaginato.» Commentò Akaza, afferrando la coda sintetica per farla scorrere tra le dita, cosa che fece mugugnare Kyojuro per l'improvvisa e ulteriore stimolazione. «Avresti mai immaginato di diventare un cane, Kyojuro?» Gli chiese poi, strattonando appena la catenella agganciata al choker.
«No, mai. Ma se sono con te, Akaza, sento che posso diventare qualsiasi cosa e non me ne vergognerei.» Rispose sinceramente Kyojuro, girando appena la testa in quella che pensava essere la direzione del suo Master e sorridendo raggiante da sopra la spalla sudata.
Akaza si sentì profondamente compiaciuto da quella affermazione e avvertì forte l'impulso di tirare verso di sé quell'uomo bello come il sole per baciarlo fino a perdere il respiro. Tra tutti gli slave che aveva avuto, Kyojuro era l'unico che lo faceva sentire in quel modo, riuscendo a farlo uscire dai suoi soliti standard. Aveva voglia di compiacerlo, di riempirlo di doni, di prendersene cura e di legarlo a sé in una maniera che andava ben oltre il semplice rapporto tra dominante e sottomesso. E anche se durante il loro primo incontro entrambi avevano stabilito di lasciare i sentimenti fuori da quei loro giochi, al cuore non si poteva comandare ed era stato inevitabile cominciare a provare qualcosa di più.
«Mi fa piacere sentirtelo dire. Però stai continuando a comportarti male, Kyojuro. È la terza volta che fai di testa tua e non esegui i miei ordini. Dovrò punirti come si deve.» Rispose Akaza, anche se il suo tono di voce non era duro come quando gli rivolgeva una vera e propria ammonizione.
Quello che voleva davvero era trovare un pretesto per usare il secondo oggetto che aveva comprato, andando così a completare il set di guinzaglio e coda che già abbellivano il corpo nudo e muscoloso di Kyojuro.
«Hai parlato senza avere il permesso per farlo e mi hai chiamato per nome per ben tre volte. Cosa sono io per te, in questo momento?» Chiese Akaza, allontanandosi per andare a prendere l'ultimo giocattolo che aveva appoggiato sul mobile di legno presente nella stanza.
«Il mio Master.» Rispose Kyojuro, leccandosi le labbra e fremendo di fronte alla nuova ondata di impazienza che lo aveva attraversato per intero all'idea di essere punito.
«Esatto. Vedi di tenerlo bene a mente, la prossima volta. Ora, apri la bocca.» Gli ordinò Akaza, tornando vicino a lui e posizionandosi alle sue spalle.
Kyojuro fece come gli era stato chiesto e rimase in attesa. Sentì un oggetto sferico farsi strada tra le sue labbra, incastrandosi perfettamente dietro i denti così da impedirgli di chiudere la bocca, e riconobbe immediatamente la superficie bucherellata del ball gag. Non era la prima volta che Akaza lo imbavagliava, eppure riuscì a capire subito che quello non era il bavaglio che utilizzavano abitualmente; infatti, oltre alla pallina cava e al laccio che il suo Master gli aveva già assicurato sulla nuca, Kyojuro avvertì la presenza di qualcos'altro premuto contro il viso e una nuova cinghia passare sopra il suo naso per poi essere agganciata insieme alle altre dietro la testa.
«Ecco fatto: per un cane cattivo che abbaia troppo, ci vuole una buona museruola.» Disse Akaza dopo aver finito di abbottonare l'ultimo laccio, assicurandolo al choker che contornava il collo del suo sub.
Kyojuro rabbrividì e mugugnò, eccitato come non mai. Essere trattato alla stregua di un cane lo faceva sentire umiliato, ciononostante gli stava piacendo da matti. Non avrebbe mai pensato di poter trarre piacere da una situazione tanto imbarazzante, eppure era proprio quello che stava accadendo: con il sesso sempre più teso e gocciolante, il plug anale che cotinuava a stimolarlo internamente e la museruola a impedirgli di parlare o anche solo deglutire, Kyojuro non aspettava altro che scoprire come Akaza avesse intenzione di punirlo e cosa stesse pensando di fargli dopo averlo costretto in quel modo.
Avvertì la mano grande e forte del suo Master accarezzargli lentamente le spalle per poi scendere lungo la linea della colonna vertebrale. Sospirò profondamente quando Akaza si fermò nuovamente sulla sua natica per massaggiarla come aveva fatto poco prima, sentendo le palline del plug muoversi ogni volta che il gluteo veniva spostato. Premevano senza sosta contro la sua prostata, scivolando avanti e indietro quando i muscoli del suo corpo si contraevano per il piacere, tenendolo in bilico sulla cresta di un nuovo e imminente orgasmo.
Improvvisamente, uno schiocco secco risuonò nel silenzio della stanza e Kyojuro si ritrovò a rantolare per la sorpresa, la natica che bruciava per via della potente sculacciata che Akaza gli aveva appena dato. Un altro colpo arrivò subito dopo sul gluteo destro, provocando dolore e immenso godimento a entrambi. Ad Akaza piaceva vedere come la pelle del suo sub diventava deliziosamente rossa e ricettiva, preferendo colpirlo con le proprie mani piuttosto che con qualsiasi altro tipo di strumento. Anche se i suoi palmi formicolavano dopo ogni pacca, era gratificante sapere di essere stato proprio lui a lasciare quei segni sul corpo di Kyojuro; per non parlare di come amava sentire la pelle del sub arricciarsi e diventare sempre più calda sotto le sue dita.
Akaza continuò a colpire con forza le natiche sode di Kyojuro, ritrovandosi ben presto sempre più teso ed eccitato. L'altro uomo non aveva smesso un attimo di mugugnare e fremere tra le sue mani, la museruola che gli impediva di parlare liberamente e di ingoiare la saliva che aveva iniziato a colare dai fori della pallina cava. La vedeva scendere lentamente, bagnando il mento di Kyojuro e le lenzuola ormai sfatte e sporche. Anche il membro eretto del suo sub non aveva smesso di gocciolare nemmeno per un momento: ulteriori stille di liquido preseminale andarono ad unirsi allo sperma che aveva macchiato il letto in precedenza, creando una chiazza umida e sempre più larga proprio al di sotto di quel corpo muscoloso e fremente.
Kyojuro singhiozzò sonoramente quando la decima pacca lo colpì dritto sui glutei, ma non lo fece per via del dolore che gli faceva pulsare la pelle di quella zona del corpo. Il motivo per cui aveva iniziato a gemere più di prima era legato al fatto che ogni colpo provocava uno spostamento delle palline del plug anale. Le sentiva andare più in profondità quando la mano di Akaza si abbassava su di lui, colpendo e stimolando incessantemente quel punto che gli faceva vedere letteralmente le stelle. Sarebbe bastato un altro colpo per farlo venire una seconda volta, senza nemmeno toccarsi, ma la voce roca del suo Master dettò un'altra devastante regola.
«Ti colpirò altre cinque volte, Kyojuro. Le conterò io per te e, se riuscirai a trattenere l'orgasmo fino alla fine, ti darò la ricompensa che meriti.» Disse Akaza, slacciando nel frattempo i propri pantaloni per essere pronto quando sarebbe arrivato il momento. «Cominciamo: uno.»
Kyojuro serrò forte la palpebre al di sotto della mascherina nera e ansimò con forza, cercando con tutto sé stesso di non riversarsi nuovamente sulle lenzuola.
«Due.»
Strinse tra le dita il tessuto bianco e abbassò la testa in avanti, il sudore che gli gocciolava lungo le tempie e la saliva che colava lenta dalla ball gag.
«Tre.»
Il colpo arrivò più forte e deciso di prima, dritto su entrambe le natiche, facendo sprofondare maggiormente il plug anale dentro il corpo di Kyojuro. Una scarica di puro piacere rischiò di farlo venire all'istante, ma riuscì a trattenersi facendo ricorso a tutta la propria forza di volontà.
«Quattro.»
Si sentiva al limite, i muscoli tesi e doloranti, l'orgasmo ormai imminente che gli incendiava ogni terminazione nervosa. Aveva lo stomaco in subbuglio e la mascella che cominciava a fare male. Era una tortura agonizzante, ma ormai mancava poco e non si sarebbe arreso al piacere finché il suo Master non gli avesse dato il permesso per farlo.
«Cinque.»
Akaza diede l'ultima pacca sul gluteo sinistro di Kyojuro, ammirando rapito la sua opera d'arte: la pelle del sub era di un bel rosso acceso, sudata e arricciata per via dei brividi che la attraversavano. Il letto era un disastro, bagnato dalla saliva e dagli umori che continuavano a colare dal corpo fremente dell'altro uomo. Per come gli aveva chiesto, Kyojuro era riuscito a resistere fino alla fine – anche se immaginava quanto dovesse essere stato difficile non potersi abbandonare all'appagamento dell'orgasmo. Sorrise soddisfatto e depositò un bacio su quella stessa natica che aveva colpito, facendolo sospirare.
«Bravo, Kyojuro, bravo. Ti sei meritato un bel premio.»
Così dicendo, Akaza afferrò la coda sintetica del plug e lo tirò via con un gesto fluido, facendo uscire contemporaneamente tutte e cinque le palline in silicone. Come prima, Kyojuro non riuscì più a trattenersi e venne con un lungo gemito strozzato, la testa reclinata in avanti e gli arti che rischiavano di cedere. Anche se aveva il corpo ancora scosso da violenti fremiti e continuava a riversarsi in schizzi caldi, Akaza non gli diede il tempo di capire cosa stesse succedendo: con un veloce movimento di fianchi, spinse il proprio sesso tra le pareti pulsanti, penetrando Kyojuro con irruenza e lasciandosi andare a un lungo sospiro di puro godimento.
«Cazzo. Come fai a essere così stretto anche se ti ho allargato per bene con quel plug anale. Sei fantastico, Kyojuro.» Lo elogiò, tirando indietro i fianchi per poi rientrare nel suo corpo con veemenza.
Kyojuro mugugnò e perse l'equilibrio, le braccia che non riuscivano più a sorreggere il suo peso e la forza delle spinte di Akaza che aveva iniziato a possederlo con maggiore impeto. Il suo Master non si lamentò del cambio di posizione; anzi, lo seguì salendo in ginocchio sul letto e continuò a penetrarlo, trovando quella posa di suo gradimento e più affine al ruolo di cane che aveva fatto assumere al suo sub. Afferrandolo saldamente per i fianchi, lo tenne fermo mentre faceva schioccare il proprio inguine contro quei glutei sodi e arrossati, beandosi dei mugolii sconnessi che uscivano a fatica dalla sua bocca occupata dalla pallina della museruola.
Akaza era instancabile, carico di energia erotica e desideroso di raggiungere il tanto agognato orgasmo tra le pareti strette e pulsanti di Kyojuro. Si spinse senza sosta dentro il suo corpo caldo, colpendo meticolosamente quel punto sensibile di cui ormai conosceva bene la posizione. Sentì l'anello di muscoli stringersi convulsamente attorno al proprio membro eretto e sensibile, cosa che gli strappò un gemito e lo portò pericolosamente vicino all'apice. Prima di lasciarsi andare e concludere in bellezza quella loro sessione di gioco, Akaza portò una mano tra le gambe del suo sub e gli afferrò il sesso con decisione, iniziando a masturbarlo seguendo il ritmo delle proprie spinte.
Kyojuro mugugnò e provò a rialzarsi grazie all'aiuto delle braccia, ma non ci riuscì e rimase fermo in quella posizione mentre il suo Master lo portava nuovamente vicino all'orgasmo. Aveva il membro dolorante e sensibile, ma non ci volle molto per farlo tornare completamente eretto. Akaza lo penetrò ancora e ancora, masturbandolo con veloci movimenti di polso, finché non lo sentì premersi con decisione contro i suoi glutei e sospirare appagato. Avvertì il suo sperma riempirlo completamente, mentre continuava a spingere la sua erezione fino in fondo, quasi volesse fondersi con lui. Kyojuro si riversò nuovamente sulle lenzuola umide proprio in quel preciso momento, sporcandole ancora di più, e si sentì leggero come una piuma.
Akaza rimase fermo in quella posizione per una manciata di secondi, assaporando fino alla fine il piacere derivato da quel potente orgasmo, il corpo madido e preda di un delizioso torpore. Uscì solo quando il suo sesso smise di pulsare e di riversare fino all'ultima goccia di piacere liquido, vedendo poi il proprio sperma colare sensualmente dalla piccola apertura ancora fremente. Guardò Kyojuro che si era accasciato sul letto sporco e cominciò prontamente a liberarlo dalla costrizione della museruola per aiutarlo a riprendere fiato.
Kyojuro tossì un paio di volte e prese dei profondi respiri, sentendo la testa girare come non mai. Quell'amplesso era stato più intenso del solito e, per un attimo, aveva seriamente rischiato di perdere i sensi, ma non rimpiangeva assolutamente la sua decisione di non ricorrere al segnale di sicurezza. Se Akaza gli aveva proposto quel tipo di gioco, era perché sapeva che sarebbe riuscito ad arrivare fino alla fine e lui non voleva deluderlo. Sentì le dita dell'altro uomo sbottonare con attenzione la cinghia del choker che gli aveva assicurato attorno al collo e, per ultimo, riacquistò la vista quando lo liberò anche della mascherina di seta nera.
Ci mise un po' a mettere a fuoco la stanza, sbattendo le palpebre per togliere i residui di lacrime che non si era accorto di aver versato. Il viso di Akaza fece capolino nella sua visuale e non poté fare a meno di sorridere quando lo vide osservarlo con apprensione. Come ogni volta, voleva assicurarsi che Kyojuro stesse bene e che non avesse esagerato nel portarlo troppo vicino al limite.
«Tutto ok?» Chiese Akaza, allungando una mano per spostare le ciocche bionde che si erano incollate al viso di Kyojuro.
«Mai stato meglio.» Rispose lui, con voce rauca ma con ancora il sorriso sulle labbra.
In realtà, aveva il corpo dolorante e sentiva la stanchezza cercare di prendere il sopravvento, ma si impose di resistere finché Akaza non avesse finito di prendersi cura di lui.
«Va bene. Stenditi, vado a prendere un panno per pulirti e l'unguento.» Disse Akaza, sfiorandogli delicatamente una guancia.
Lo lasciò solo il tempo di andare in bagno a prendere ciò che aveva detto e ritornò dopo pochi minuti. Kyojuro si spostò a fatica in un angolo di letto pulito e si distese a pancia in giù, così da permettere ad Akaza di passare il panno umido sui muscoli sudati e tra i suoi glutei appiccicosi per via del lubrificante che aveva usato e dello sperma che ancora colava placidamente dal suo orifizio. Dopo averlo ripulito da ogni traccia di liquidi corporei e non, Akaza si dedicò all'applicazione dell'unguento sulla pelle ancora arrossata e un po' lesa del collo e delle natiche. Ne usò una buona dose anche per alleviare il rossore della piccola apertura che aveva violato e richiuse la confezione con aria soddisfatta.
«Ecco fatto. Ancora un paio di minuti e potrai rivestirti.» Gli disse, sorridendo fino a mettere in mostra una fila di denti bianchi e perfetti, con i canini un po' più lunghi e appuntiti del normale.
Kyojuro annuì distrattamente e sbadigliò, sentendo il corpo farsi sempre più pesante. Sapeva che si sarebbe dovuto rivestire e lasciare la casa di Akaza entro un paio di minuti, ma la stanchezza stava prendendo il sopravvento e l'essere coccolato in quel modo dal suo Master non aveva fatto altro che rilassarlo sempre di più. Puntò le iridi vermiglie sul viso di Akaza che si era seduto vicino a lui e fece scorrere lo sguardo sul suo petto nudo e tatuato. Pensò che sarebbe stato bello poter appoggiare la guancia su uno di quei pettorali muscolosi per usarlo come cuscino e la sua bocca si mosse prima che potesse rendersi conto di quello che stava per dire.
«Mi piacerebbe dormire insieme a te.»
Capì solo in un secondo momento di aver infranto una delle regole del loro contratto e trattenne il respiro mentre il cuore cominciava a battere furioso nel suo petto. "Niente sentimenti. Dopo le nostre sessioni di gioco, ognuno torna alla propria vita di sempre", questo era quello che avevano pattuito all'inizio, quando ancora non si conoscevano abbastanza per rendersi conto che sarebbe stato impossibile imbrigliare a lungo il profondo sentimento che li avrebbe uniti. Akaza lo guardò in silenzio, ma non si arrabbiò per come aveva immaginato Kyojuro. Si limitò a sorridere dolcemente, stranamente felice nello scoprire che non era l'unico a desiderare qualcosa di più da quel loro strano rapporto.
«Direi che per stasera possiamo fare uno strappo alla regola.» Disse, decidendo di accontentare il suo bel sub.
Così dicendo, si sistemò meglio accanto a Kyojuro e lo invitò ad avvicinarsi a lui, offrendogli il petto come cuscino proprio per come aveva immaginato. Kyojuro ne rimase sorpreso, ma sorrise radioso e si fiondò tra le sue braccia senza farselo ripetere. Si accoccolò e lasciò che Akaza giocasse con i suoi lunghi capelli biondi, il cuore che continuava a galoppare rumoroso dentro la sua cassa toracica. Anche il cuore del suo Master batteva forte e incontrollato, risuonando nelle sue orecchie come la più dolce delle melodie.
Kyojuro si lasciò cullare da quel suono, scivolando lentamente in un sonno profondo, guidato dalle carezze che Akaza continuava a fargli tra i capelli e dai suoi baci depositati a fior di labbra sulla fronte alta. Non sapeva cosa avrebbe comportato quell'improvviso cambio di atteggiamento da parte del suo Master, ma sperava con tutto sé stesso che da quel momento in poi il loro rapporto avrebbe potuto evolversi per come si era ritrovato a sognare in quegli ultimi mesi.
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