43. Burning up

Successe.
Forse era scritto, forse era stato già concordato dalle penne di ferro di autorità intoccabili di cui noi umani siamo sommamente indegni.
Forse già era stato programmato che sarebbe dovuta finire in questo modo.

Sarebbe dovuta finire con James fra le braccia di un'altra.

«James, non ti aspettavamo così presto»

Quella voce dal tratto decisamente femminile e fascinoso, indusse James a voltarsi indietro, il quale si ritrovò davanti la ragazza alta e dai lunghi capelli neri che lo aveva accolto così gentilmente.
James non poté fare a meno di curvare le sue labbra in un sorriso, poiché il suo unico fine, quella sera, era di vendicarsi di colei che tanto l'aveva fatto soffrire e che l'aveva indotto a umiliarsi davanti a lei, senza risultati.
Se l'affetto che provava per Jodie era potente, l'orgoglio verso sé stesso lo era perfino di più.

«Non riuscivi a starci lontanodomandò ancora Emma avvicinandosi a lui a braccia conserte, sorridendogli in modo tutt'altro che innocente.

James non era stupido, lui colse il significato di quel sorriso, di quel tono caldo, di quegli sguardi, ma decise di passarci sopra. Per il momento.

Tutto ciò che aveva intenzione di fare era mettere a tacere il subbuglio presente nella sua testa con una buona bottiglia di vodka.

James ridacchiò alla "battuta di spirito" di Emma, e, giocherellando con le mani, le rispose.
«Devo ammettere che tutto ciò mi è mancato...» rispose guardandosi attorno e mirando alle numerose genti che affollavano il locale pieno di luci brillanti e colorate, di musica e di alcol.
«...e mi mancava anche un buon bicchiere di vodka» proseguì la frase.
Emma intese la richiesta silenziosa di James, perciò si diresse dietro il bancone e afferrò una bottiglia di vetro contenente del liquido trasparente.

«Jodie non ti permette di berechiese versando il liquido nel bicchiere.

A quelle parole James mutò sguardo, che divenne dardeggiante, ed Emma seppe sfruttare ciò che dedusse da ciò in suo favore.

«State attraversando una fase turbolenta del vostro rapportochiese ingenuamente porgendo a James il bicchiere.

Quest'ultimo lo afferrò per poi ingurgitare il liquido tutto d'un sorso. Perché nonostante tutto, faceva male. E voleva solo dimenticare.

Con sguardo rivolto verso il basso, annuí, ignaro però, del fatto che ad Emma ciò non poteva fare che piacere.

Poiché sapeva che ella provava attrazione nei suoi confronti, ma non avrebbe mai pensato che si sarebbe potuta servire di un suo momento di debolezza per approfittare di lui.
Perché ciò fu proprio quello che fece.

Emma si sedette vicino a lui, dirigendosi alla parte opposta del bancone, e rimase a fissarlo, mentre lui intanto rimaneva a rimuginare con lo sguardo basso, pensieroso, malinconico.
Che lui amava Jodie si poteva intuire, che era rimasto ferito dal suo comportamento anche di più.

E senza nemmeno sapere perché, James si ritrovò a confidarsi con Emma, non facendo altro che facilitarle ulteriormente le cose.

«Si è allontanata» disse soltanto, giocherellando con il bicchiere cilindrico in vetro.
«Non mi vuole più nella sua vita. Non vuole più che io le stia accanto, che la baci, che la tocchi... Semplicemente non mi vuole e basta» concluse portandosi le mani al viso, frustrato, distrutto dentro, nel profondo.

«Oh su, vedrai che si sistemerà tutto» affermò Emma accarezzandogli le spalle larghe e ben muscolose con la sua piccola mano.
«Non credo abbia un altro o robe simili...» continuò lei avvicinando a la bottiglia e riempiendo nuovamente il bicchiere di James, il quale certamente non rifiutò.

Istintivamente egli puntò il suo sguardo verso Liam, con il quale non aveva ancora avuto modo di chiarire la faccenda. Ma ciò forse era un bene, perché secondo James, il concetto "chiarire" implicava l'uso dei pugni.

Guardò quel ragazzo con sguardo torvo, e quando quest'ultimo, probabilmente sentendosi osservato, alzò il capo dalla console di musica, James distolse lo sguardo con disgusto. Aveva perso ogni stima per il ragazzo con le cuffie, lo considerava un traditore, un bastardo a detta sua. Lui aveva baciato la sua Jodie.

Come un lampo, quella scena gli tornò davanti. Si fece vivo il ricordo di come egli si era appostato in cucina, di come non avesse intenzione di andare a dormire, non prima di avere la certezza che Jodie fosse a casa sana e salva. Ricordò di come sul suo cuore si scatenò un brivido glaciale quando vide che ella non era sola, bensí in compagnia di un ragazzo che non era lui, e di come ciò lo fece andare su tutte le furie. E alla fine, ricordò di come, lentamente e dolcemente, Jodie avesse posato le sue labbra sulle sue, e di come egli avesse serrato i pugni dalla rabbia fino a sentire vero e proprio dolore sulle nocche.

Tutto ciò lo indusse ad afferrare quel bicchiere per la seconda volta e avvelenarsi di quel liquido potente.
Ci era finito di nuovo.
Era nuovamente entrato in quel circolo vizioso la cui protagonista era la voglia incontrollata di bere fino a portare la testa sul punto di scoppiare.

Non rispose, ormai era troppo intento a versare nuovamente la vodka nel suo bicchiere, e non si chiese perché Emma lo lasciasse fare.

James aveva deciso di ubriacarsi, sia per fare un torto a Jodie, sia per sopprimere tutto il male che sentiva, almeno per qualche ora.

Le luci del locale giravano come impazzite, accrescendo lo stato di euforia in coloro i quali stavano scatenandosi e sfogandosi in pista, la musica riusciva a far vibrare il cuore con la sua potenza, così come l'alcol scendeva giù per la gola di James e avvampava il sangue nelle sue vene, offuscandogli la mente ed eliminando ogni briciolo di razionalità dal suo cervello.

E il tutto si amplificava a causa della mano di Emma che lentamente percorreva le sue spalle per poi dirigersi verso il petto. In un momento di lucidità James le avrebbe certamente detto di smetterla, che non poteva farlo perché in fondo teneva ancora alla sua Jodie, sebbene volesse negarlo a se stesso.

Ma il suo cervello era totalmente annebbiato, la vista confusa, l'udito ovattato e un mal di testa da fare ammattire.

Presto ogni briciolo di razionalità venne spazzato via, lasciando spazio ad un turbinìo di sensazioni e istinti primordiali.

E successe.

Emma continuava a fissarlo negli occhi con lussuria mordendosi il labbro. E fu allora che James, il cui cervello era ormai totalmente offuscato dall'alcol, si avventò sulle labbra di Emma. E quello fu l'errore più grande della sua vita, che diede inizio ad una reazione a catena capace di provocare danni ben più rilevanti.

Il famoso effetto butterfly, secondo cui “il battito d'ali di una farfalla si evolve nel tempo causando tsunami e maremoti”.
Ovviamente è del tutto inverosimile che ciò possa accadere, tuttavia è un concetto del tutto esatto che esprime quanto una piccola cosa possa amplificarsi nel tempo, generando conseguenze ben maggiori.

Conseguenze distruttive.

Emma non perse tempo per aggrapparsi alla vita di James, e quest'ultimo, continuando a baciarla con foga e senza un briciolo di dolcezza, le afferrò la vita è la strinse a sé, nel frattempo che Emma giocava con i suoi capelli e accarezzava il suo corpo con sensualità, con l'unico scopo di eccitarlo maggiormente, in modo che egli non avesse mai potuto avere ripensamenti di ogni genere.

E fu quella notte, che James sbagliò.
Fu quella notte, che James causò la scomparsa di Jodie.



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