31. Emma

Fin qui c'era. Era entrato nel locale avvolto dalla musica a palla, dalle luci variopinte provenienti da ogni parte della sala, e popolato da tanta gente che aveva tutta l'intenzione di dimenticare il passato e divertirsi nel presente.
Ora James doveva soltanto trovare il modo di rivolgerle le domande che da tanto lo tormentavano, e che da tre anni gli rendevano insonni numerose notti.

Mischiandosi tra la folla, raggiunse la ragazza misteriosa, e tentò di avvicinarla con il pretesto di ballare con lei.
Non disse nulla, soltanto si avvicinò a lei muovendosi a ritmo di musica. Ma la ragazza evidentemente fraintese le intenzioni di James, in quanto si allontanò all'istante.
Ma lui non ebbe tempo di realizzare la cosa, in quanto la sua attenzione venne subito attirata da un colpetto sulla spalla.
James si voltò, e vide un ragazzo poco più basso di lui camminare e fargli cenno di avvicinarsi.

Raggiunto un punto dove si poteva parlare senza urlare nell'orecchio dell'interlocutore, il ragazzo gli tese la mano, presentandosi.
«Io sono Liam» disse stringendogli la mano, e continuò.
«E tu devi essere James» ipotizzò squadrandolo dall'alto in basso.
«Giá, sono io»
«Ti stavamo aspettando» disse Liam alzando leggermente il tono della voce per rendersi comprensibile.
E detto ciò, lo condusse su una piattaforma dove si stavano esibendo diversi ballerini, ragazze e ragazzi.
«Io sono il DJ, tu invece sei con loro. Non devi fare altro che ballare, ballare e ballare freestyle. Pensi di farcela?»
«Non credo che mi occorra altro» rispose James cercando tra gli sguardi della folla, uno sguardo in particolare che non riusciva a incrociare.

Con un gesto del capo James salutò Liam, il quale afferrò un paio di cuffie che portò alle orecchie, riprendendo a distorcere canzoni e aggiungere effetti con il mixer.
Ci volle poco per James ad esibirsi in pubblico ed entrare nel vivo del freestyle: aveva davvero dei movimenti sciolti e una notevole forza nelle braccia che gli permetteva di compiere passi più difficili e a testa in giù.
James aveva imparato a ballare per necessità, in quanto per tirare avanti, oltre allo spaccio, lui e sua sorella dovettero imparare "l'arte della strada", ballando così in pubblico per racimolare qualche soldo.

Ma a James non importava niente nè del ballo, nè dei soldi, nè del club.
Lui voleva soltanto compiere la vendetta che aveva giurato sulla tomba di Sheryl, ovvero, assicurare alla morte il suo assassino.
James non era sicuro che fosse Kipling, era più che sicuro. Ne era certo. E non perché il corpo di Sheryl era stato trovato senza vita proprio in quel locale, ma perché Kipling la tormentava continuamente, stando a quanto la sorella gli confessava disperata per telefono. La tormentava per un motivo che però non era mai riuscito a cavarle di bocca, per quanto avesse tentato insistentemente.

James capi subito che c'era qualcosa che non quadrava. Lui e sua sorella si erano sempre detti tutto, e avevano vissuto sempre fianco a fianco, anche quando lei si trasferì a Los Angeles e lui era rimasto a New York. All'inizio pensava che fosse stata l'aria della nuova città ad averla in qualche modo cambiata, resa più distante, ma ben presto si ricredette, e capí che in gioco c'era ben altro.

Così James trascorse la tarda serata. Il corpo era occupato a saltare, ondeggiare, girare, ma la mente spaziava verso altri pensieri, disconnessa dal mondo; fino a quando fu il turno, per tutti i ballerini, di esibirsi uno alla volta per qualche minuto.

«Forza, avanti è il tuo turno!» lo incoraggiò qualcuna tra le ballerine, e James, riluttante, scese dalla piattaforma e si lasciò andare come non faceva da quando era un ragazzino.

Inutile dire che quando finí la musica venne acclamato, le mani batterono per lui, così come le urla e i fischi di incoraggiamento che non mancarono affatto. Tuttavia, nel bel mezzo del ballo improvvisato, il suo occhio cadde sul bancone del bar, dove vide, intenta a servire qualche cocktail, la misteriosa ragazza di qualche ora prima.

«Sei stato grande!» Liam non perdette tempo a complimentarsi con lui, e ricevette in tutta risposta un accenno di sorriso.
«Vedrai, ti troverai bene» lo rassicurò il DJ che aveva tutta l'aria di una persona affabile ed amichevole. E lo era. E presto se ne sarebbe accorto qualcun altro.
«Non ne dubito» fu la risposta invece asciutta di James il quale non aveva affatto voglia di socializzare con qualcuno, ma solo compiere il suo dovere nei confronti della sorella, nient'altro. Per il momento.

Una volta prese le sue cose, James si incamminò verso l'uscita. Erano le tre del mattino e aveva una gran voglia di dormire. Nonostante Jodie avesse suggerito, pregato, e quasi obbligato a fargli fare un pisolino pomeridiano, lui non ne aveva voluto affatto sapere, poiché era sicuro che sarebbe stato in grado di sopportare "qualche ora" senza crollare.

Ma poco prima che potesse uscire dal locale, qualcuno gli toccò il braccio, invitandolo a fermarsi.
James si girò di scatto, e rimase alquanto sorpreso nel vedere che la persona che lo aveva fermato era proprio la ragazza di prima.
«Tu sei James, il nuovo arrivato» fu la ora frase che gli disse la ragazza.
«Si, sono io» rispose James.
«Sei uno sbirro?» fu l'inaspettata domanda della giovane.
«Che cosa? No!» rispose un James quasi schifato al solo pensiero, ed era comprensibile, stando ai precedenti.
«Allora cosa vuoi da me?» fu la domanda acida a cui James effettivamente non sapeva dare una risposta coerente.
Appunto per questo motivo, meditò un po' prima di parlare.

James alzò il capo, incontrando lo sguardo della mora, e ciò non fu difficile, poiché la ragazza era molto alta.
«Conoscevi Sheryl
La ragazza evidentemente non si aspettava questa domanda, ma non perse tempo a ricomporsi, in quanto invitò James con un gesto della mano a sedersi su una sedia del bancone bar, ormai sgombero come il resto della sala.
James obbedì, e seguì la ragazza.
«Vuoi qualcosa da bere?» domandò d'un tratto con più calma.
«No, grazie» rispose. Sebbene avesse la gola un po' arsa, sapeva che Jodie non avrebbe approvato il fatto di aver bevuto alcolici.
«Eri il suo fidanzato?» domandò una volta che fu seduta accanto a lui.
«No, ero suo amico» mentí.
«Si, la conoscevo. Ha avuto una relazione con mio padre, non so... tre anni fa» rispose vaga la ragazza.
«Chi è tuo padre?» domandò subito James, guadagnandosi un'occhiata strana da parte della giovane. Tuttavia, seppur con riluttanza, lei rispose.
«Kipling, l'uomo che ti ha assunto. Io sono sua figlia»
Ed ecco che il cuore di James perse un battito, e un brivido di ghiaccio gli attraversò il petto a quelle parole.
Sheryl aveva avuto una relazione con Kipling, il che non faceva altro che alimentare i suoi sospetti nei confronti dell'uomo, che erano già sicuri al 100%.

«Sbaglio o sta con Olivia?»
«Si, adesso. Ma prima di stare con lei, aveva una relazione con Sheryl»
«Tu, personalmente, la conoscevi
«No, la conoscevo così, di vista perché veniva spesso qui a incontrare mio padre»
La ragazza alzò lo sguardo verso di lui, con un'espressione tutta nuova dipinta sul volto.
«Perchè ti interessa così tanto Sheryl?» domandò.
«Perchè ero suo amico, e ci terrei a sapere chi frequentava, o cosa faceva, poco prima della sua morte» e in parte era la verità.

«Perdonami ma ora devo proprio andare» disse frettolosa la ragazza alzandosi dalla sedia e infilando la felpa scura.
«Aspetta!» la richiamò James poco prima che lei varcasse la soglia dell'entrata.
Lei si voltò.
«Con quale nome ricorderò la ragazza con cui ho parlato?» domandò.
«Emma» rispose semplicemente, alzandosi il cappuccio della felpa e uscendo dal locale, lasciando James in piedi, in mezzo alla sala, a riflettere sulle risposte ottenute.
Anche se erano poche, erano pur sempre un passo prossimo alla destinazione finale: la verità.

Appena tornò a casa, dopo aver bevuto qualche sorso d'acqua e fatto una bella doccia, James filò direttamente al letto, dove vide Jodie, rannicchiata nel sul lato, dormiente e con un'espressione rilassata sul volto, immagine che gli strappò un sorriso.
Appena fu tra le lenzuola, James non perse tempo a stampare un dolce bacio sulla guancia della sua donna, e subito dopo si addormentò abbracciato al suo corpo.

Ancora Emma non era una valida concorrente per Jodie.

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