23. Finding a house pt.1

"Ora dove si va?" domandai all'uomo alla mia sinistra, intento a fare retromarcia.
"A cercare casa, non possiamo vivere in un albergo per tutta la vita" rispose semplicemente, senza neanche guardarmi in faccia.
Ecco. Tale e quale a mio padre, ora faceva la parte dell'offeso, quando invece quella offesa avrei dovuto essere io.
Quando gli sarebbe passata? O meglio, quando ci sarebbe passata?

Mi voltai verso il finestrino per tutto il viaggio, fissando le persone che vagavano continuamente tra il caos di una Los Angeles attiva, viva.
Inesorabilmente, la mia attenzione cadde su una famigliola: madre con un sorriso mozzafiato, padre dai lineamenti fortemente maschili ma con un'espressione da bambino, abbracciato alla loro figlia di almeno dodici anni. Sembravano così sorridenti, così spensierati, sembravano così felici.

Un briciolo di nostalgia e di rimpianto si fece vivo nel mio cuore in quel momento, ricordandomi che ormai io non potevo più godere del privilegio di cui beneficiava quella bambina, attaccata a suo padre.
Tieniteli stretti finché puoi, non allontanarti mai da loro, perché non esisteranno per sempre. Sii felice con loro finché puoi. Amali più che puoi, perché anche loro ti amano.
Avrei voluto dire questo alla bambina, avrei voluto che sapesse questo.

Sentii l'auto rallentare progressivamente, finché non si fermó del tutto. Mi riscossi e posai lo sguardo su una modesta casa sormontata da un cartello 'VENDESI O AFFITTASI' e con scritto il numero di telefono al quale rivolgersi.

"James, noi non abbiamo un telefono" gli feci notare.
"Useremo quello pubblico, guarda, lì c'è proprio una cabina"

Voltai lo sguardo sulla cabina, e poi su di lui.
"James, quella cabina avrà più di trent'anni, non funziona, è rotta, andata..." almeno uno tra questi aggettivi lo avrebbe capito.
"Non si sa mai..." disse guardandomi inarcando un sopracciglio, con quello sguardo capace di scatenare un brivido improvviso sulla schiena.

Uscì dall'auto, e io con lui. Si avvicinò al telefono, mentre io lo guardavo con le mani ai fianchi, pronta a dirgli 'te l'avevo detto io'.

Come era naturale che accadesse, il telefono, con l'input di una moneta, cominciò a emettere bip, cosa che mi fece guadagnare un'occhiata da James, che in quel momento faceva la ruota come un pavone. Era scontato che avesse ragione lui, solo che per una volta avevo sperato di potergli dire la solita frase che dicono tutte le donne ai loro mariti: 'te l'avevo detto io!'
E invece, il destino era tanto bastardo da farmelo apposta, e in più mi faceva andare in bestia il fatto che probabilmente quella era l'unica cabina telefonica funzionante del pianeta.

"Pronto? Salve, chiamo per quella casa da affittare..."
Mi avvicinai, ascoltando ciò che diceva la persona al di là della cornetta.
"Ah bene" rispose una voce maschile.
"É già lì?" continuò la voce.
"Guardi, siamo davanti casa sua, e ci interesserebbe affittarla"
"Va benissimo, sarò lì fra un momento"

James rimise la cornetta al suo posto, per poi voltarsi lentamente verso di me, con uno strano ghigno sul volto.
"E così era rotto eh? Be', a meno che non abbia appena immaginato la conversazione con il tizio della casa, non so davvero con chi ho appena parlato"

Feci un sorrisetto di circostanza e lo spintonai scherzosamente, si fa per dire, verso l'auto.
"Ehi, vacci piano con quelle zampacce!" mi rimproverò scherzosamente, anche questo si fa per dire.
"E muoviti, non fare il bambinone" lo schernii, al che mi rispose con una linguaccia talmente buffa da farmi scappare un risolino.

Dopo qualche minuto, un'automobile parcheggiò proprio accanto a noi, rivelando un signore di mezza età, dalla struttura robusta.

Io e James ci avvicinammo all'uomo in questione, che appena ci vide ci mostrò un sorrisone sotto i suoi baffi enormi.

"Voi dovete essere il signore che ha chiamato" disse l'uomo
James si avvicinò, tendendo la mano.
"Sì, mi chiamo James Maslow, e lei é Jodie Cooper"
Strinsi a mia volta la mano al signore, che si presentò.
"Mi chiamo John Sullivan, prego seguitemi"
Ci incitò iniziando a camminare verso il portone, e noi obbedimmo.

~~~~~~~

"E qui abbiamo il bagno. Molto attrezzato, con doccia e vasca, e il bello è che è direttamente collegato alla camera da letto."

Ci guardammo intorno soddisfatti, era una casa luminosa, abbastanza grande, con quattro stanze, cucina e bagno.
Guardai James, il quale mi sorrise.
"E tutto soltanto per 560 dollari mensili!" concluse il proprietario con un entusiasmo che neanche Dora l'esploratrice.

Ecco che il sorriso morì lentamente sulle nostre labbra, lasciando spazio ad un'espressione scettica.
"Davvero?" chiese tremolante James.
"Dico davvero!" rispose entusiasta il signore, convinto davvero che fosse una cifra bassa.

Subito dopo ci trovammo in auto in cerca do un'altra abitazione.
Già, mi sembrava strano il fatto di aver trovato una casa grande, accogliente e luminosa a buon prezzo. E mi sembrava ancora più strano il fatto che eravamo riusciti a trovare la casa giusta al primo colpo. Per un attimo avevo pensato 'Dio é con noi', scordandomi che nel 99,9% dei casi, c'è sempre l'inghippo.

Dopo una mezz'ora passata a rastrellare la città, ci accorgemmo di un'altra casa in vendita, una casa molto grande, con giardinetto sul retro. Sapevo fin dall'inizio che una casa del genere non sarebbe costata spiccioli, ma decidemmo di fare un tentativo.
Anche lì, stessa storia, vendesi o affittasi e numero di telefono.

Scendemmo dall'auto e rimasi appoggiata allo sportello, rivolta verso di lui.
"Qui non abbiamo cabine telefoniche? Vuoi telefonare con bicchieri e filo?" lo punzecchiai un po'. Si, in un certo senso mi piaceva farlo arrabbiare, lo ammetto.
Forse perché da arrabbiato era ancora più sexy di quanto non lo fosse già.

Ad un tratto avvistò qualcosa e si incamminò.
"James, ma che...?"
Mi fece cenno di aspettare, mentre di avvicinava ad un ragazzo.

"Ehi amico, mi presti un attimo il cellulare?"
Il ragazzo lo guardò quasi schifato, e rispose poco educatamente.
"Usa il tuo, no?"
Notai James serrare i pugni e cambiare espressione sul volto, perciò mi avvicinai e rifeci la domanda al ragazzo.

"Scusaci, è che li abbiamo dimenticati a casa, ed è troppo lontana da qui, quindi, per favore, potresti prestarci il tuo?" domandai con voce e sguardo dolci.

Il ragazzo sospirò, e mi sorrise.
"Va bene. Ma solo perché hai degli occhi bellissimi" disse sorridendo.
Sorrisi a mia volta, notando James sospirare pesantemente e allontanarsi gettando le braccia all'aria.

Il ragazzo mi diede il cellulare, e io composi il numero.
Il cellulare iniziò a squillare, e dopo quattro 'bip' udii una voce femminile.

"Si?"
"Mi scusi. Mi chiamo Jodie Cooper e sarei interessata alla casa da affittare"
"Ah, bene. Ha intenzione di affittarla?"
"Veramente prima vorrei darle un'occhiata"
"Allora in tal caso sarò lì fra poco"
"Va bene. Arrivederci"
"Arrivederci"

Restituii il cellulare al ragazzo ringraziandolo, e mi avvicinai a James, intanto appoggiato allo sportello a braccia conserte.

"Bene. Arriverà fra poco"
"Magnifico" sputò freddo.
"James, cosa c'è?"
"Niente"
"Sei nervoso?"
"Perché? Ti sembro nervoso?" chiese gesticolando violentemente con le braccia.
"No, per niente. Soltanto ho come l'impressione che tu stia per spaccare qualcosa"
"Tra cui la testa di quello stronzo"

Sorrisi, ma piaceva vederlo geloso. Significava che ci teneva a me.
"E dai, é stato così gentile da prestarci il cellulare"
"PrestarTI" disse marcando particolarmente il ti. "Specifichiamo. E ha avuto anche la faccia tosta di fare il cascamorto" continuò.

"Ma solo perché hai degli occhi bellissimi, gné gné" disse scimmiottando la voce del ragazzo.

Scossi la testa osservando un'auto fermarsi proprio davanti a noi. Subito dopo ne uscì una donna sui trenta, all'apparenza molto amichevole e solare, che ci accolse con un sorriso e una solida stretta di mano.

"Tu devi essere Jodie"
"Si, piacere"
"Piacere, Sarah Connor"
"James Maslow" si presentò stringendole la mano.

"Vogliate seguirmi" ci invitò la signorina.

"Come vedete, la casa é a tre piani, esposta a Sud, con tre camere da letto e due bagni. Salone..."
Elencò indicando le varie stanze.
"Cucina... E giardinetto sul retro"

"E il tutto quanto costerebbe?" chiesi senza fare troppi complimenti.
"Se si parla di affitto, si tratta di 300 dollari mensili"
I miei occhi brillarono di gioia, e sorrisi ampiamente a sentire quella cifra.
"James, cosa ne pensi?" chiesi

"Ci scusi un momento" si scusò con un sorriso di plastica, e mie spinse con lui.

"James, che diavolo ti prende"
"Non mi piace la cosa. Sai, una casa come questa, a Los Angeles per giunta, non è normale che costi così poco"
"Oh, ma andiamo, l'hai vista anche tu. È magnifica, non ha nulla che non va! Per non parl..."
"Aspetta un attimo" e iniziò a camminare.

"James, dove vai?"

Si avvicinò alla finestra, mentre uno strano rumore si faceva sempre più insistente e forte alle nostre orecchie.
Poco dopo notammo un aereo volare proprio sopra le nostre teste, vicinissimo al suolo, che produceva un rumore assordante.
Ci mancava pure la casa vicino l'aeroporto.

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Stessa storia:
Sportello chiuso, auto accesa, marcia ingranata e cercasi una casa che non costasse l'ira di Dio o che non fosse vicino l'aeroporto.
Ne saremmo mai usciti?

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